G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
(A.F.) Abbiamo chiesto a Adolfo Morganti, presidente del Gris di Rimini, di raccontarci l'esperienza della sua diocesi, che è stata teatro, nel corso dell'estate, di alcuni incontri (organizzati in alcune parrocchie) per sensibilizzare sul problema delle sette.
Come
è nata quest'iniziativa?
È il terzo anno che il Gris diocesano
di Rimini, in collaborazione con il Vescovo, organizza questi incontri.
Si parte dal presupposto che la vacanza sia anche un buon momento per
pensare a cose serie. Durante l'anno si cerca di fissare insieme alle
parrocchie un calendario degli argomenti di maggior interesse per il
loro popolo. Poi, visto che Rimini si presta, si è pensato di aprire
questi incontri anche ai turisti. Vengono infatti offerti a tutti i
frequentatori della Riviera, nel raggio di una quindicina di chilometri
di costa, facendo perno soprattutto su quattro parrocchie: Miramare,
Marina Centro, Bellaria, e Viserba Mare. Da giugno a fine agosto, in
tutto sono 18 gli incontri che raccolgono i turisti intorno ai temi che
vanno dalle sette che si autodefiniscono cristiane (Testimoni di
Geova), fino alle problematiche legate all'attualità (il reverendo
Moon), le psicosette, i rapporti con l'Islam, e i documenti del
magistero. Naturalmente i relatori, tutti qualificati, vengono scelti
tra i collaboratori del Gris o tra i sacerdoti e gli insegnanti che
abbiano lavorato su questi temi.
Cosa si intende per «psicosette»?
Psicosette
sono tutte quelle sette che si nascondono dietro un linguaggio
pseudoscientifico, appunto di tipo psicologico. L'esempio più tipico è
quello di «Scientology». Vengono anche definite come «movimenti del
potenziale umano».
La scelta di questi incontri è legata a una
particolare presenza di sette sul territorio o piuttosto alla risonanza
mediatica di questi temi?
È
soprattutto una richiesta che viene dagli operatori, dal popolo delle
parrocchie, che spesso si trova impreparato di fronte a certe
situazioni o nell'affrontare determinati argomenti. Per questo abbiamo
cercato le persone più adatte a dar loro le risposte che cercano.
Quale è stata la risposta in termini di
partecipazione da parte del pubblico?
Abbiamo
avuto un grande successo. Non soltanto per la partecipazione di
pubblico diciamo «interno» delle parrocchie, ma inaspettatamente anche
di turisti. Persone che sono venute a saperlo per caso, o mediante un
volantino, o con la pubblicità radiofonica sulla spiaggia. Molti hanno
partecipato anche attivamente con testimonianze personali ed esperienze
di prima mano. Ovviamente in questi incontri non si è mancato di dare
anche qualche spunto per l'approfondimento e riferimento bibliografico.
È vero però che, soprattutto da parte dei
sacerdoti e delle parrocchie, mediamente, non emerge alcun interesse
per questi temi?
Sì,
è vero. Rimini è un caso a parte. Forse per questo suo essere veramente
una località di frontiera, dove, anche non volendo, i problemi ti
cadono addosso. Da questo punto di vista, penso che chi abbia a che
fare con il mondo dei turisti abbia sviluppato un'attenzione maggiore.
Qual è dunque, secondo lei, la ricetta per
sensibilizzare sull'argomento la comunità cristiana?
Innanzi
tutto rompere il muro dell'ignoranza. Per questo è necessario dare
un'adeguata preparazione a tutti gli operatori pastorali e proporre
incontri che rispondano alla semplice curiosità della gente, spesso
stimolata dai fatti di cronaca.
Il
sensazionalismo dei media sulle sette che impatto può avere?
Credo che gli effetti che produce siano
abbastanza difformi. Nel caso del satanismo, per la maggior parte,
l'effetto è quello di spaventare le coscienze quiete, che rimangono
sgomente di fronte a certe manifestazioni. Ai ragazzi invece, si
tramanda l'equazione satanismo uguale trasgressione, che indubbiamente
può avvicinare qualcuno a certi atteggiamenti (per lo più esteriori).
Poi, per fortuna, la maggioranza dei ragazzi si ferma lì.
Quindi, secondo lei, il fenomeno delle sette non
è destinato ad assumere contorni ancora più preoccupanti?
La
nostra esperienza, da questo punto di vista, è abbastanza positiva. Ad
esempio, con i Testimoni di Geova, abbiamo verificato che l'ampliamento
del movimento è sempre più contenuto. Adesso è pressoché stazionario, e
si stanno moltiplicando i gruppi di autoaiuto per ex appartenenti che
si danno una mano per disintossicarsi. È la dimostrazione che quando si
opera adeguatamente, non solo studiando queste sette, ma spiegando i
«perché no» (è questa la preoccupazione pastorale che dovrebbe
interessarci più da vicino), si possono contenere questi fenomeni
soprattutto a livello giovanile, il livello fondamentale.