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Avvenire Bologna7 19 agosto 2001
Gris Incontri a Rimini

(A.F.) Abbiamo chiesto a Adolfo Morganti, presidente del Gris di Rimini, di raccontarci l'esperienza della sua diocesi, che è stata teatro, nel corso dell'estate, di alcuni incontri (organizzati in alcune parrocchie) per sensibilizzare sul problema delle sette.

Come è nata quest'iniziativa?
È il terzo anno che il Gris diocesano di Rimini, in collaborazione con il Vescovo, organizza questi incontri. Si parte dal presupposto che la vacanza sia anche un buon momento per pensare a cose serie. Durante l'anno si cerca di fissare insieme alle parrocchie un calendario degli argomenti di maggior interesse per il loro popolo. Poi, visto che Rimini si presta, si è pensato di aprire questi incontri anche ai turisti. Vengono infatti offerti a tutti i frequentatori della Riviera, nel raggio di una quindicina di chilometri di costa, facendo perno soprattutto su quattro parrocchie: Miramare, Marina Centro, Bellaria, e Viserba Mare. Da giugno a fine agosto, in tutto sono 18 gli incontri che raccolgono i turisti intorno ai temi che vanno dalle sette che si autodefiniscono cristiane (Testimoni di Geova), fino alle problematiche legate all'attualità (il reverendo Moon), le psicosette, i rapporti con l'Islam, e i documenti del magistero. Naturalmente i relatori, tutti qualificati, vengono scelti tra i collaboratori del Gris o tra i sacerdoti e gli insegnanti che abbiano lavorato su questi temi.

Cosa si intende per «psicosette»?
Psicosette sono tutte quelle sette che si nascondono dietro un linguaggio pseudoscientifico, appunto di tipo psicologico. L'esempio più tipico è quello di «Scientology». Vengono anche definite come «movimenti del potenziale umano».

La scelta di questi incontri è legata a una particolare presenza di sette sul territorio o piuttosto alla risonanza mediatica di questi temi?
È soprattutto una richiesta che viene dagli operatori, dal popolo delle parrocchie, che spesso si trova impreparato di fronte a certe situazioni o nell'affrontare determinati argomenti. Per questo abbiamo cercato le persone più adatte a dar loro le risposte che cercano.

Quale è stata la risposta in termini di partecipazione da parte del pubblico?
Abbiamo avuto un grande successo. Non soltanto per la partecipazione di pubblico diciamo «interno» delle parrocchie, ma inaspettatamente anche di turisti. Persone che sono venute a saperlo per caso, o mediante un volantino, o con la pubblicità radiofonica sulla spiaggia. Molti hanno partecipato anche attivamente con testimonianze personali ed esperienze di prima mano. Ovviamente in questi incontri non si è mancato di dare anche qualche spunto per l'approfondimento e riferimento bibliografico.

È vero però che, soprattutto da parte dei sacerdoti e delle parrocchie, mediamente, non emerge alcun interesse per questi temi?
Sì, è vero. Rimini è un caso a parte. Forse per questo suo essere veramente una località di frontiera, dove, anche non volendo, i problemi ti cadono addosso. Da questo punto di vista, penso che chi abbia a che fare con il mondo dei turisti abbia sviluppato un'attenzione maggiore.

Qual è dunque, secondo lei, la ricetta per sensibilizzare sull'argomento la comunità cristiana?
Innanzi tutto rompere il muro dell'ignoranza. Per questo è necessario dare un'adeguata preparazione a tutti gli operatori pastorali e proporre incontri che rispondano alla semplice curiosità della gente, spesso stimolata dai fatti di cronaca.

Il sensazionalismo dei media sulle sette che impatto può avere?
Credo che gli effetti che produce siano abbastanza difformi. Nel caso del satanismo, per la maggior parte, l'effetto è quello di spaventare le coscienze quiete, che rimangono sgomente di fronte a certe manifestazioni. Ai ragazzi invece, si tramanda l'equazione satanismo uguale trasgressione, che indubbiamente può avvicinare qualcuno a certi atteggiamenti (per lo più esteriori). Poi, per fortuna, la maggioranza dei ragazzi si ferma lì.

Quindi, secondo lei, il fenomeno delle sette non è destinato ad assumere contorni ancora più preoccupanti?
La nostra esperienza, da questo punto di vista, è abbastanza positiva. Ad esempio, con i Testimoni di Geova, abbiamo verificato che l'ampliamento del movimento è sempre più contenuto. Adesso è pressoché stazionario, e si stanno moltiplicando i gruppi di autoaiuto per ex appartenenti che si danno una mano per disintossicarsi. È la dimostrazione che quando si opera adeguatamente, non solo studiando queste sette, ma spiegando i «perché no» (è questa la preoccupazione pastorale che dovrebbe interessarci più da vicino), si possono contenere questi fenomeni soprattutto a livello giovanile, il livello fondamentale.