G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI
Piana di Montorso
Sabato, 1° settembre 2007
Risposte del Santo Padre alle domande dei
giovani partecipanti alla veglia
Omelia del Santo Padre Domenica 2 settembre 2007
Domanda posta dai giovani Piero Tisti e
Giovanna Di Mucci:
"A molti di noi giovani di periferia manca un centro, un luogo o
persone capaci di dare identità. Siamo spesso senza storia, senza
prospettive e perciò senza futuro. Sembra che ciò che aspettiamo
veramente non capiti mai. Di qui l'esperienza della solitudine e, a volte,
selle dipendenze. Santità, c'è qualcuno o qualcosa per cui
possiamo diventare importanti? Com'è possibile sperare, quando
la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di
vita?".
Risposta del Santo Padre:
Grazie per questa domanda e per la presentazione molto realistica della
situazione. Circa le periferie di questo mondo con grandi problemi non
è adesso facile rispondere e non vogliamo vivere in un facile ottimismo,
ma, d’altra parte, dobbiamo avere coraggio e andare avanti. Così
anticiperei la sostanza della mia risposta: “Sì c’è
speranza anche oggi, ciascuno di voi è importante, perché
ognuno è conosciuto e voluto da Dio e per ognuno Dio ha un suo
progetto. Dobbiamo scoprirlo e corrispondervi, perché sia possibile,
nonostante queste situazioni di precarietà e di marginalità,
realizzare il progetto di Dio su di noi. Ma, per andare ai dettagli, Lei
ci ha presentato realisticamente la situazione di una società:
nelle periferie sembra difficile andare avanti, cambiare il mondo per
il meglio. Tutto sembra concentrato nei grandi centri del potere economico
e politico, le grandi burocrazie dominano e chi si trova nelle periferie
realmente sembra essere escluso da questa vita. Allora un aspetto di questa
situazione di emarginazione di tanti è che le grandi cellule della
vita della società, che possono costruire centri anche nella periferia,
sono frantumate: la famiglia, che dovrebbe essere il luogo dell’incontro
delle generazioni - dal bisnonno fino al nipote - dovrebbe essere un luogo
dove si incontrano non solo le generazioni, ma dove si impara a vivere,
si imparano le virtù essenziali per vivere, è frantumata,
è in pericolo. Tanto più noi dobbiamo fare il possibile
perché la famiglia sia viva, sia anche oggi la cellula vitale,
il centro nella periferia. Così anche la parrocchia, la cellula
vivente della Chiesa, deve essere realmente un luogo di ispirazione e
di vita e di solidarietà che aiuta a costruire insieme i centri
nella periferia. E, devo qui dire, si parla spesso nella Chiesa di periferia
e di centro, che sarebbe Roma, ma in realtà nella Chiesa non c’è
periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è
tutto il centro. Dove si celebra l’Eucaristia, dove c’è
il Tabernacolo, c’è Cristo e quindi lì è il
centro e dobbiamo fare di tutto perché questi centri vivi siano
efficaci, presenti e siano realmente una forza che si oppone a questa
emarginazione. La Chiesa viva, la Chiesa delle piccole comunità,
la Chiesa parrocchiale, i movimenti dovrebbero formare altrettanti centri
nella periferia e così aiutare a superare le difficoltà
che la grande politica ovviamente non supera e dobbiamo nello stesso tempo
anche pensare che nonostante le grandi concentrazioni di potere, proprio
la società di oggi ha bisogno della solidarietà, del senso
della legalità, dell’iniziativa e della creatività
di tutti. So che è più facile dirlo che realizzarlo, ma
vedo qui persone che si impegnano perché crescano anche nelle periferie
centri, cresca la speranza, e quindi mi sembra che dobbiamo prendere proprio
nelle periferie l’iniziativa, bisogna che la Chiesa sia presente
che il centro del mondo Cristo sia presente. Abbiamo visto e vediamo oggi
nel Vangelo che per Dio non ci sono periferie. La Terra Santa, nel vasto
contesto dell’Impero Romano, era periferia; Nazareth era periferia,
una città sconosciuta. E tuttavia proprio quella realtà
era, di fatto, il centro che ha cambiato il mondo! E così anche
noi dobbiamo formare dei centri di fede, di speranza, di amore e di solidarietà,
di senso della giustizia e della legalità, di cooperazione. Solo
così può sopravvivere la società moderna. Ha bisogno
di questo coraggio, di creare centri, anche se ovviamente non sembra esistere
speranza. A questa disperazione dobbiamo opporci, dobbiamo collaborare
con grande solidarietà e fare quanto ci è possibile perché
cresca la speranza, perché gli uomini possano collaborare e vivere.
Il mondo, lo vediamo, deve essere cambiato, ma è proprio la missione
della gioventù di cambiarlo! Non lo possiamo fare solo con le nostre
forze, ma in comunione di fede e di cammino. In comunione con Maria, con
tutti i Santi, in comunione con Cristo possiamo fare qualcosa di essenziale
e vi incoraggio e vi invito ad avere fiducia in Cristo, ad avere fiducia
in Dio. Stare nella grande compagnia dei Santi e andare avanti con loro
può cambiare il mondo, creando centri nella periferia, perché
essa realmente diventi visibile e così diventi realistica la speranza
di tutti e ognuno possa dire:”Io sono importante nella totalità
della Storia. Il Signore ci aiuterà”. Grazie
Domanda posta dalla giovane Sara Simonetta:
"Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma sono tante le insicurezze,
le domande, le paure che porto dentro. Non è facile parlare di
Dio con i miei amici; molti di loro vedono la Chiesa come una realtà
che giudica i giovani, che si oppone ai loro desideri di felicità
e di amore. Di fronte a questo rifiuto avverto tutta la mia solitudine
di uomo e vorrei sentire la vicinanza di Dio. Santità, in questo
silenzio dov'è Dio?".
Risposta del Santo Padre:
Sì, tutti noi anche se credenti conosciamo il silenzio di Dio.
Nel Salmo che abbiamo adesso recitato c’è questo grido quasi
disperato: “Parla Dio, non ti nascondere!” e poco fa è
stato pubblicato un libro con le esperienze spirituali di Madre Teresa
e quanto sapevamo già si mostra ancora più apertamente:
con tutta la sua carità, la sua forza di fede, Madre Teresa soffriva
del silenzio di Dio. Da una parte, dobbiamo sopportare questo silenzio
di Dio anche per potere capire i nostri fratelli che non conoscono Dio.
Dall’altra, con il Salmo possiamo sempre di nuovo gridare a Dio:
“ Parla, mostrati!”. E senza dubbio nella nostra vita , se
il cuore è aperto, possiamo trovare i grandi momenti nei quali
realmente la presenza di Dio diventa sensibile anche per noi. Mi ricordo
in questo momento di una piccola storia che Giovanni Paolo II ha raccontato
negli Esercizi da lui predicati in Vaticano quando non era ancora Papa.
Ha raccontato che dopo la guerra è stato visitato da un ufficiale
russo che era scienziato, il quale gli ha detto da scienziato: “
Sono sicuro che Dio non esiste. Ma se mi trovo in montagna, davanti alla
sua maestosa bellezza, davanti alla sua grandezza, sono ugualmente sicuro
che il Creatore esiste e che Dio esiste”. La bellezza della Creazione
è una delle fonti dove realmente possiamo toccare la bellezza di
Dio, possiamo vedere che il Creatore esiste ed è buono, che è
vero quanto la Sacra Scrittura dice nel racconto della Creazione, che
cioè Dio ha pensato e fatto con il suo cuore, con la sua volontà,
con la sua ragione questo mondo e lo ha trovato buono. Anche noi dobbiamo
essere buoni, per avere il cuore aperto a percepire la vera presenza di
Dio. Poi sentendo la Parola di Dio nelle grandi celebrazioni liturgiche,
nelle feste della fede, nella grande musica della fede, sentiamo questa
presenza. Mi ricordo in questo momento di un’altra piccola storia
che mi ha raccontato poco tempo fa un vescovo in visita “ad limina”:
c’era una donna non cristiana molto intelligente che cominciava
a sentire la grande musica di Bach, Haendel, Mozart. Era affascinata e
un giorno ha detto: “Devo trovare la fonte da dove poteva venire
questa bellezza”, e la donna si è convertita al Cristianesimo,
alla fede cattolica., perché aveva trovato che questa bellezza
ha una fonte, e la fonte è la presenza di Cristo nei cuori, è
la rivelazione di Cristo in questo mondo. Quindi, grandi feste della fede,
della celebrazione liturgica, ma anche il dialogo personale con Cristo:
Lui non sempre risponde, ma ci sono momenti in cui realmente risponde.
Poi l’amicizia, la compagnia della fede. Adesso, qui riuniti a Loreto,
vediamo come la fede unisce, l’amicizia crea una compagnia di persone
in cammino. E sentiamo che tutto questo non viene dal nulla, ma realmente
ha una fonte, che il Dio silenzioso è anche un Dio che parla, che
si rivela e soprattutto che noi stessi possiamo essere testimoni della
sua presenza, che dalla nostra fede risulta realmente una luce anche per
gli altri. Quindi direi, da una parte dobbiamo accettare che in questo
mondo Dio è silenzioso, ma non essere sordi al suo parlare, al
suo apparire in tante occasioni e vediamo soprattutto nella Creazione,
nella bella liturgia, nell’amicizia all’interno della Chiesa,
la presenza del Signore e, pieni della sua presenza, possiamo anche noi
dare luce agli altri. Così vengo alla seconda o alla prima parte
della sua domanda: difficile parlare agli amici di oggi di Dio e forse
ancora più difficile che parlare della Chiesa, perché vedono
in Dio solo il limite della nostra libertà, un Dio di comandamenti,
di divieti e nella Chiesa un’istituzione che limita la nostra libertà,
che ci impone delle proibizioni. Ma dobbiamo cercare di rendere visibile
a loro la Chiesa viva, non questa idea di un centro di potere nella Chiesa
con queste etichette, ma le comunità di compagnia nelle quali nonostante
tutti i problemi della vita, che ci sono per tutti, nasce la gioia di
vivere. Qui mi viene in mente un terzo ricordo. Sono stato in Brasile
e nella Fazenda da Esperança, questa grande realtà dove
i drogati vengono curati e ritrovano la speranza, ritrovano la gioia di
vivere e hanno testimoniato che proprio lo scoprire che Dio c’è
ha significato per loro la guarigione dalla disperazione. Così
hanno capito che la loro vita ha un senso e hanno ritrovato la gioia di
essere in questo mondo, la gioia di affrontare i problemi della vita umana.
Quindi in ogni cuore umano nonostante tutti i problemi che ci sono, c’è
la sete di Dio e dove Dio scompare, scompare anche il sole che da luce
e gioia. Questa sete di infinito che è nei nostri cuori si dimostra
proprio anche nella realtà della droga: l’uomo vuole allargare
lo spessore della vita, avere di più dalla vita, avere l’infinito,
ma la droga è una menzogna, una truffa, perché non allarga
la vita, ma distrugge la vita. Vera è la grande sete che ci parla
di Dio e ci mette in cammino verso Dio, ma dobbiamo aiutarci reciprocamente.
Cristo è venuto proprio per creare una rete di comunione nel mondo,
dove tutti insieme possiamo portarci l’un l’altro e così
aiutarci a trovare insieme la strada della vita e capire che i Comandamenti
di Dio non sono limitazioni della nostra libertà, ma le strade
che guidano verso l’altro, verso la pienezza della vita. Preghiamo
il Signore perché ci aiuti a capire la sua presenza, ad essere
pieni della sua Rivelazione, della sua gioia, ad aiutarci l’un l’altro
nella compagnia della fede per andare avanti, e trovare sempre più
con Cristo il vero volto di Dio e così la vera vita.
* *
DISCORSO DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
Cari giovani, che costituite la speranza della Chiesa in Italia! Sono
felice di incontrarvi in questo luogo così singolare, in questa
serata speciale, ricca di preghiere, di canti, di silenzi, colma di speranze
e di profonde emozioni. Questa valle, dove in passato anche il mio amato
predecessore Giovanni Paolo II ha incontrato molti di voi, è diventata
ormai la vostra "agorà", la vostra piazza senza mura
e barriere, dove mille strade convergono e si dipartono. Ho ascoltato
con attenzione chi ha parlato a nome di tutti voi. In questo luogo dell’incontro
pacifico, autentico e gioioso, siete arrivati per mille motivi diversi:
chi perché appartenente a un gruppo, chi invitato da qualche amico,
chi per intima convinzione, chi con qualche dubbio nel cuore, chi per
semplice curiosità… Qualunque sia il motivo che vi ha condotto
qui, posso dirvi che a riunirci anche se è coraggioso dirlo è
lo Spirito Santo. Sì, è proprio così: qui vi ha guidati
lo Spirito; qui siete venuti con i vostri dubbi e le vostre certezze,
con le vostre gioie e le vostre preoccupazioni. Ora tocca a noi tutti,
a voi tutti aprire il cuore ed offrire tutto a Gesù.
Ditegli: ecco, sono qui, certamente non sono ancora come tu mi vorresti,
non riesco nemmeno a capire fino in fondo me stesso, ma con il tuo aiuto
sono pronto a seguirti. Signore Gesù, questa sera vorrei parlarti,
facendo mio l’atteggiamento interiore e l’abbandono fiducioso
di quella giovane donna, che oltre duemila anni fa disse il suo "sì"
al Padre che la sceglieva per essere la tua Madre. Il Padre la scelse
perché docile e obbediente alla sua volontà. Come lei, come
la piccola Maria, ognuno di voi, cari giovani amici, dica con fede a Dio:
Eccomi, «avvenga di me quello che hai detto»!
Quale stupendo spettacolo di fede giovane e coinvolgente stiamo vivendo
questa sera! Questa sera Loreto è diventata, grazie a voi, la capitale
spirituale dei giovani; il centro verso cui convergono idealmente le moltitudini
di giovani che popolano i cinque Continenti. In questo momento ci sentiamo
come attorniati dalle attese e dalle speranze di milioni di giovani del
mondo intero: in questa stessa ora alcuni stanno vegliando, altri dormono,
altri ancora studiano o lavorano; c’è chi spera e chi dispera,
chi crede e chi non riesce a credere, chi ama la vita e chi invece la
sta gettando via. A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa
vi é vicino, condivide le vostre gioie e le vostre pene, soprattutto
condivide le speranze più intime che sono nel vostro animo e per
ciascuno chiede al Signore il dono di una vita piena e felice, una vita
ricca di senso, una vita vera.
Purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice viene vista
da molti giovani come un sogno difficile - abbiamo sentito tante testimonianze
- e qualche volta quasi irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano
al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi. Si chiedono
preoccupati: come inserirsi in una società segnata da numerose
e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla
violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla
vita? Con amore e convinzione ripeto a voi, giovani qui presenti, e attraverso
di voi, ai vostri coetanei del mondo intero: Non abbiate timore, Cristo
può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore!
Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli
nel cuore è lo Spirito di Dio? C’è qualcosa che può
bloccare il nostro entusiasmo quando siamo uniti a Cristo? Nulla e nessuno,
direbbe l’apostolo Paolo, potrà mai separarci dall’amore
di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Cf Rm 8, 35-39).
Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito
a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici,
non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene
e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha
fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più
nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile
per chi si fida di Dio e si affida a Dio. Guardate alla giovane Maria!
L’Angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile:
partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso
dei piani di Dio, la salvezza dell’umanità. Dinanzi a tale
proposta Maria, come abbiamo sentito nel Vangelo, rimase turbata, avvertendo
tutta la piccolezza del suo essere di fronte all’onnipotenza di
Dio; e si domandò: com’è possibile, perché
proprio io? Disposta però a compiere la volontà divina,
pronunciò prontamente il suo "sì", che cambiò
la sua vita e la storia dell’umanità intera. E’ grazie
al suo "sì" che anche noi ci ritroviamo qui stasera.
Mi chiedo e vi domando: le richieste che Dio ci rivolge, per quanto impegnative
possano sembrarci, potranno mai uguagliare ciò che fu domandato
da Dio alla giovane Maria? Cari ragazzi e ragazze, impariamo da Maria
a dire il nostro "sì", perché lei sa veramente
che cosa significhi rispondere generosamente alle richieste del Signore.
Maria, cari giovani, conosce le vostre aspirazioni più nobili e
profonde. Conosce bene, soprattutto, il vostro grande desiderio di amore,
il vostro bisogno di amare e di essere amati. Guardando a lei, seguendola
docilmente scoprirete la bellezza dell’amore, non però di
un amore "usa-e-getta", passeggero e ingannevole, prigioniero
di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero
e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza,
che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso
pieno al proprio avvenire. Per molti questo trova compimento nella scelta
del matrimonio e nella formazione di una famiglia dove l’amore tra
un uomo e una donna sia vissuto come dono reciproco e fedele, come dono
definitivo, suggellato dal "sì" pronunciato davanti a
Dio nel giorno del matrimonio, un "sì" per tutta l’esistenza.
So bene che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare.
Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano
la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi!
Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio
dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse
situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità
dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi
che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile.
Possano le famiglie cristiane, con il sostegno della Grazia divina, mantenersi
fedeli a quel solenne impegno d’amore assunto con gioia dinanzi
al sacerdote e alla comunità cristiana, il giorno solenne del matrimonio.
Di fronte a tanti fallimenti non è infrequente questa domanda:
sono io migliore dei miei amici e dei miei parenti che hanno tentato e
hanno fallito? Perché io, proprio io, dovrei riuscire là
dove tanti si arrendono? Quest’umano timore può bloccare
anche gli spiriti più coraggiosi, ma in questa notte che ci attende,
ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi,
cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere
dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è
con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile.
Ciò vale per chi è destinato alla vita matrimoniale, ed
ancor più per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale
distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno.
Tra voi ci sono alcuni che sono incamminati verso il sacerdozio, verso
la vita consacrata; taluni che aspirano ad essere missionari, sapendo
quanti e quali rischi ciò comporti. Penso ai sacerdoti, alle religiose
e ai laici missionari caduti sulla trincea dell’amore al servizio
del Vangelo. Ci potrebbe dire tante cose al riguardo padre Giancarlo Bossi,
per il quale abbiamo pregato durante il periodo del suo sequestro nelle
Filippine, e oggi gioiamo nell’averlo tra noi. In lui vorrei salutare
e ringraziare tutti coloro che spendono la loro esistenza per Cristo sulle
frontiere dell’evangelizzazione. Cari giovani, se il Signore vi
chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente.
Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano.
Cari giovani, termino qui queste mie parole, non senza prima avervi abbracciato
con cuore di padre; vi abbraccio ad uno ad uno e cordialmente vi saluto.
Saluto i Vescovi presenti a cominciare dall’Arcivescovo Angelo Bagnasco,
Presidente della CEI e l’Arcivescovo Gianni Danzi che ci accoglie
nella sua Comunità ecclesiale. Saluto i sacerdoti, i religiosi,
le religiose, gli animatori che vi accompagnano. Saluto le Autorità
civili e quanti hanno curato la realizzazione di quest’incontro.
Saremo ancora uniti "virtualmente" più tardi e ci rivedremo
domattina, al termine di questa notte di veglia, per il momento più
alto del nostro incontro, quando si farà presente realmente lo
stesso Gesù nella sua Parola e nel mistero dell’Eucaristia.
Fin d’ora tuttavia vorrei dare a voi giovani appuntamento a Sidney,
dove tra un anno si terrà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Lo so, l’Australia è lontana e per i giovani italiani è
letteralmente all’altro capo del mondo… Preghiamo perché
il Signore che compie ogni prodigio conceda a molti di voi di esserci.
Lo conceda a me, lo conceda a voi. È questo uno dei tanti nostri
sogni che questa notte pregando insieme affidiamo a Maria. Amen.
VISITA PASTORALE
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
A LORETO
IN OCCASIONE DELL’AGORÀ
DEI GIOVANI ITALIANI
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
OMELIA DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
Piana di Montorso
Domenica, 2 settembre 2007
Cari fratelli e sorelle,
cari giovani amici!
Dopo la veglia di questa notte, il nostro incontro lauretano si conclude
ora attorno all’altare con la solenne Celebrazione eucaristica. Ancora
una volta a voi tutti il mio più cordiale saluto. Saluto in special
modo i Vescovi e ringrazio l’Arcivescovo Angelo Bagnasco che si è
fatto interprete dei vostri comuni sentimenti. Saluto l’Arcivescovo
di Loreto che ci ha accolti con affetto e premura. Saluto i sacerdoti, i
religiosi, le religiose e quanti hanno preparato con cura quest’importante
manifestazione di fede. Un saluto deferente alle Autorità civili
e militari presenti, con un ricordo particolare per il Vice Presidente del
Consiglio dei Ministri, l’on. Francesco Rutelli.
Questo è davvero un giorno di grazia! Le Letture che poco fa abbiamo
ascoltato ci aiutano a comprendere quale meravigliosa opera abbia compiuto
il Signore facendoci incontrare, qui a Loreto, così numerosi e in
un clima gioioso di preghiera e di festa. Nel nostro ritrovarci presso il
Santuario della Vergine si avverano, in un certo senso, le parole della
Lettera agli Ebrei: "Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città
del Dio vivente". Celebrando l’Eucaristia all’ombra della
Santa Casa, anche noi ci avviciniamo "all’adunanza festosa e
all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli". Possiamo così
sperimentare la gioia di trovarci di fronte "al Dio giudice di tutti
e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione". Con Maria, Madre
del Redentore e Madre nostra, andiamo soprattutto incontro "al Mediatore
della Nuova Alleanza", il Signore nostro Gesù Cristo (cfr Eb
12,22-24). Il Padre celeste, che molte volte e in molti modi ha parlato
agli uomini (cfr Eb 1,1) offrendo la sua Alleanza e incontrando spesso resistenze
e rifiuti, nella pienezza dei tempi ha voluto stringere con gli uomini un
patto nuovo, definitivo e irrevocabile, sigillandolo con il sangue del suo
Figlio Unigenito, morto e risorto per la salvezza dell’intera umanità.
Gesù Cristo, Dio fatto uomo, in Maria ha assunto la nostra stessa
carne, ha preso parte alla nostra vita e ha voluto condividere la nostra
storia. Per realizzare la sua Alleanza, Dio ha cercato un cuore giovane
e lo ha trovato in Maria, "giovane donna".
Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci
di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova
Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante come quella che ci fa
Gesù, per stringere Alleanza con Lui, occorre essere giovani interiormente,
capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità, per intraprendere
con Lui strade nuove. Gesù ha una predilezione per i giovani, come
ben evidenzia il dialogo con il giovane ricco (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22);
ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete
più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza
di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo Signore la Chiesa
continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani,
vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia
e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della
grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della vostra vocazione.
Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro
con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre
famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità
ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate.
Ma che cosa rende davvero "giovani" in senso evangelico? Questo
nostro incontro, che si svolge all’ombra di un Santuario mariano,
ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: Come ha vissuto
Maria la sua giovinezza? Perché in lei è diventato possibile
l’impossibile? Ce lo svela lei stessa nel cantico del Magnificat:
Dio "ha guardato l’umiltà della sua serva" (Lc 1,48a).
L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più
di ogni altra cosa in lei. E proprio dell’umiltà ci parlano
le altre due Letture della liturgia odierna. Non è forse una felice
coincidenza che questo messaggio ci venga rivolto proprio qui a Loreto?
Qui, il nostro pensiero va naturalmente alla Santa Casa di Nazaret che è
il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che
si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l’umiltà
di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del
Creatore e l’umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà
è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. "Quanto
più sei grande, tanto più umìliati, così troverai
grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato",
ci dice il brano del Siracide (3,18); e Gesù nel Vangelo, dopo la
parabola degli invitati a nozze, conclude: "Chiunque si esalta sarà
umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Questa prospettiva
indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura
e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è
percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da
dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché
l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché,
in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la
via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, "apparso
in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce" (Fil 2,8).
Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà
un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire
Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite
la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà.
Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che
oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza
e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire
e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che
vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari!
Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta
da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici,
di preferire le vie "alternative" indicate dall’amore vero:
uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure;
un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo
per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati
per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei,
ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani
dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno
di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità
manifestata da Gesù Cristo.
Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via
della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta
ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della
grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il
coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore
perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle
sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi
il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco
d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche
a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata,
san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, nata non lontano
da qui, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. E penso ancora
ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi "anonimi",
ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica,
con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad
essere santi!
Come vedete, cari giovani, l’umiltà che il Signore ci ha insegnato
e che i santi hanno testimoniato, ciascuno secondo l’originalità
della propria vocazione, è tutt’altro che un modo di vivere
rinunciatario. Guardiamo soprattutto a Maria: alla sua scuola, anche noi
come lei possiamo fare esperienza di quel sì di Dio all’umanità
da cui scaturiscono tutti i sì della nostra vita. È vero,
tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare. La prima però
rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi.
E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è
la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si
ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia,
nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto
nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa sperimentare la gioia di
poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente
illuminata dall’Amore. Il nostro quotidiano impegno sia di vivere
quaggiù come se fossimo già lassù. Sentirsi Chiesa
è pertanto una vocazione alla santità per tutti; è
impegno quotidiano a costruire la comunione e l’unità vincendo
ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo
ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione
premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi.
La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è
il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico
quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto
nell’avere o nel potere ma nell’essere. Così si edifica
la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente
cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro
e nella collaborazione tra gli uomini e Dio (cfr Ap 21,2-3).
Seguire Cristo, cari giovani, comporta inoltre lo sforzo costante di dare
il proprio contributo alla edificazione di una società più
giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra. So che
molti di voi si dedicano con generosità a testimoniare la propria
fede nei vari ambiti sociali, operando nel volontariato, lavorando alla
promozione del bene comune, della pace e della giustizia in ogni comunità.
Uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro
quello della salvaguardia del creato. Alle nuove generazioni è affidato
il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che
non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che
sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare
una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un sì deciso
alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze
che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile. Per questo
ho apprezzato l’iniziativa della Chiesa italiana di promuovere la
sensibilità sulle problematiche della salvaguardia del creato fissando
una Giornata nazionale che cade proprio il 1° settembre. Quest’anno
l’attenzione è puntata soprattutto sull’acqua, un bene
preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà
purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti.
Cari giovani amici, dopo aver ascoltato le vostre riflessioni di ieri sera
e di questa notte, lasciandomi guidare dalla Parola di Dio ho voluto ora
affidarvi queste mie considerazioni, che intendono essere un paterno incoraggiamento
a seguire Cristo per essere testimoni della sua speranza e del suo amore.
Da parte mia, continuerò a starvi accanto con la preghiera e con
l’affetto perché proseguiate con entusiasmo il cammino dell’Agorà,
questo singolare percorso triennale di ascolto, di dialogo e di missione.
Concludendo oggi il primo anno con questo stupendo incontro, non posso non
invitarvi a guardare già al grande appuntamento della Giornata Mondiale
della Gioventù che si terrà nel luglio del prossimo anno a
Sidney. Vi invito a prepararvi a questa grande manifestazione di fede giovanile,
meditando il Messaggio che approfondisce il tema dello Spirito Santo, per
vivere insieme una nuova primavera dello Spirito. Vi aspetto dunque numerosi
anche in Australia, a conclusione del vostro secondo anno dell’Agorà.
Volgiamo infine, ancora una volta, i nostri occhi verso Maria, modello di
umiltà e di coraggio. Aiutaci, Vergine di Nazaret, ad essere docili
all’opera dello Spirito Santo come lo fosti tu; aiutaci a diventare
sempre più santi, discepoli innamorati del tuo Figlio Gesù;
sostieni e accompagna questi giovani perché siano gioiosi e infaticabili
missionari del Vangelo tra i loro coetanei, in ogni angolo dell’Italia.
Amen!