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“Chiesa Celtica” e “spiritualità”
Realtà storica antica e miti moderni

a) Le radici di un rinnovato interesse.

L'interesse per la religione celtica, come caso particolare di un più generale interesse diffuso per i diversi aspetti della cultura e della storia dei popoli celti, sia continentali (bretoni, asturiani) che insulari (scozzesi, irlandesi, gallesi etc.), si è diffuso in Italia ed in Europa da un numero di anni già significativo ad un livello oramai di massa, generando una vera e propria moda culturale che accomuna buona parte dei popoli del continente europeo, con particolare incidenza sulle giovani generazioni. Moda che, come tutte le mode, ovviamente esibisce all'osservatore avvertito tutte le caratteristiche di superficialità, artificiosità, ambiguità e - non di rado - di pura fraudolenza tipiche di consimili fenomeni di massa, in cui l'interesse filologico e storico viene facilmente sacrificato sull'altare del libero mercato e dell'invenzione pura e semplice: dalla musica alla medicina, dal folklore alla religiosità celtica precristiana il mondo culturale e spirituale di questi popoli conosce una nuova fiammata di interesse e diffusione, fino ed oltre i confini dell'idolatria e del neospiritualismo nelle sue formulazioni più - di nuovo - alla moda, come il cosiddetto new age. Sono proprio questi aspetti ad essere al centro di questa breve comunicazione. Sarebbe tuttavia errato sottovalutare il carattere sintomatico di questa moda culturale, a dispetto dei suoi evidenti limiti: come ci ricorda il compianto Mircea Eliade, se è vero che "Uno degli aspetti affascinanti delle mode culturali è l'irrilevanza della verità o falsità sia dei fatti trattati che della loro interpretazione. Non esiste critica capace di demolire una moda"(1), è altrettanto vero, nell'ottica di uno studio in profondità delle motivazioni che la generano, "che una moda culturale è enormemente eloquente, quale che sia il suo valore oggettivo; lo è in quanto il successo di certe idee o ideologie ci rivela la situazione spirituale ed esistenziale di tutti coloro per i quali queste idee o ideologie costituiscono una sorta di soteriologia" (2).

Per quanto attiene ad una definizione dei termini new age e "neospiritualismo", non mancano certamente gli studi che in maniera autorevole hanno approfondito motivazioni e radici delle diverse esperienze settarie contemporanee, e questa autorevolezza ci consente in questa sede di limitarci a rimandare ad alcune di esse, e ad alcuni nostri lavori in merito, risalenti agli ultimi 15 anni3.

b) le motivazioni religiose di una moda culturale.

La tesi di fondo di questo mio intervento è che questa nouvelle vague di interesse per il mondo celtico in generale, e per quella che viene presentata come la sua spiritualità in particolare, va compresa nel contesto del particolare momento di transizione che la nostra cultura europea sta vivendo, cercando di elevarsi dalle rovine culturali e spirituali della modernità; una transizione che da un lato appare connotata da fenomeni di omologazione e globalizzazione apparentemente incontrollabili, e nello stesso tempo da una diffusa ricerca delle proprie radici storiche ed identitarie; da una secolarizzazione (il che, in Europa, significa scristianizzazione) giunta negli ultimi decenni a livelli inediti e nello stesso tempo dall'esplosione di quella che in generale può definirsi come una "domanda di Sacro" irruenta, incontrollata e, nella bella definizione di Roger Bastide "selvaggia". Una domanda che, scatenata dal fallimento della pretesa illuministica di fare a meno di un Dio personale e trascendente, ed inevasa dall'incapacità delle categorie della modernità di comprenderne la profondità antropologica, affligge l'uomo moderno spingendolo ad una ricerca affannosa di "esperienze" e "sensazioni" (in un sintomatico confondersi di psiche e spirito, che è ricco di interessanti stimoli critici a livello antropologico e che si riconnette a fenomeni spesso quasi bimillenari, quali alcune eresie cristiane dei primi secoli dopo Cristo (4). Una domanda che, se nei casi migliori ha condotto una parte dell'intellettualità contemporanea, all'uscita della fascinazione nei confronti delle classiche ideologie ottocentesche, ad un confronto più cosciente e diretto con le varie forme dell'esperienza religiosa dell'umanità, a livello di massa ha prodotto una pletora di fenomeni tra il commerciale ed il ricreativo inquadrabili nel raggio di competenza delle categorie del cd. "neospiritualismo". Senza bisogno di sprecare tempo in tentativi di explicatio terminorum, ci accontenteremo qui di riconoscere nelle varietà del neospiritualismo contemporaneo il tentativo umano (come direbbe Nietzsche, troppo umano...) di volare tirandosi per i capelli, di fabbricarsi cioè delle religioni personali, degli idoli a propria immagine da adorare a titolo reattivo, non tollerando cioè la solitudine esistenziale profonda di chi vive in un mondo privo di senso quale le diverse forme di "liberazione" dai variopinti vincoli della cultura tradizionale ha spalancato sotto i piedi dell'homo europaeus. (5) Per riprendere una celebre battuta del Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, ci rendiamo qui conto con grande evidenza che l'aver smesso di credere a Cristo non ha portato a non credere in nulla, ma, viceversa, a credere a tutto; per un'evidente eterogenesi dei fini l'ateismo si è ribaltato - non da oggi, a dire il vero - in creduloneria.

c) Le radici del neoceltismo contemporaneo.

Siccome apparteniamo a quella singolare specie di uomini che continuano a credere che la Verità renda liberi, per rispetto alla pura e semplice verità storica è bene chiarire immediatamente che le radici storiche dell'attuale interesse per la religione celtica, o perlomeno di quella sua parte - esigua forse percentualmente, ma emblematica spiritualmente e "di tendenza" sul piano culturale - che non si accontenta di uno studio più o meno erudito della sua storia, nè ne costruisce un mito politico o si esaurisce in una riscoperta del ricco folklore delle terre di antica civilizzazione celtica, ma privilegia un punto di vista "operativo" (ovvero, rivendicante una sopravvivenza occulta dell'antica religiosità celtica precristiana, la continuità della trasmissione fino ad oggi delle proprie dottrine esoteriche e, di conseguenza, una sua attualità concreta e pratica) risalgono non a pochi anni addietro, ma al XVIII secolo, quello dei "lumi", e non si potrebbe comprendere questo fenomeno astraendosi da una valutazione complessiva attorno al ricchissimo retroterra occultistico dell'illuminismo. Dopo questa stagione inaugurale altre ne sarebbero seguite, con una ciclicità interessante, riproponendo normalmente con linguaggi adattati a temperie culturali differenti il medesimo corpus di presunte rivelazioni, e la stessa concezione dell'uomo e del mondo. Nulla di meno "nuovo", quindi, del new age, l'ultima stagione di questa serie, che nelle parole di S.S. Giovanni Paolo II è definito "soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè quell'atteggiamento dello spirito che, in nome di una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua Parola sostituendovi parole che sono soltanto umane" ( 6) E' cosa nota, infatti, che nell'ambiente illuministico, dapprima francese e poi europeo, nel corso del XVIII secolo nacquero svariati filoni neospiritualisti, destinati spesso ad un luminoso avvenire: basti pensare a Cagliostro ed al suo recupero di una magia egittizzante, a Mesmer e al suo magnetismo, alla Massoneria speculativa - che anch'essa all'epoca costituì una gran moda culturale, particolarmente all'interno dell'aristocrazia europea - col suo complesso apparato cultuale, frutto di un sincretismo erudito e sfrenato. La ricerca storica contemporanea si è soffermata più volte sui singolari "doppi fondi" che facevano dei difensori diurni della raison, raffinati libertini e caustici critici della religione cattolica, notturni esploratori di ogni forma di paranormale, di magia, di esoterismo: basti pensare alla apparentemente curiosa contraddizione incarnata da Voltaire, l'apostolo della Dea Ragione, l'uomo dell'anticristianesimo a tutto tondo, il fustigatore della superstizione cristiana, l'ispiratore dopo la rivoluzione del 1789 di una serie di attacchi pubblici al cattolicesimo romano che non si peritavano di rispolverare contro i sacerdoti le antiche accuse di antropofagia a proposito del Sacrificio eucaristico: lo stesso Voltaire domandò per anni, con costante insistenza, il singolare privilegio di essere iniziato in Massoneria... privilegio che gli venne accordato, pare, solamente alla fine della sua vita. In questo particolarissimo clima sociale e culturale, in cui la pregiudiziale anticristiana - anzi, esattamente, la pregiudiziale antiromana e anticattolica - era in effetti l'unico collante in grado di rendere solidali esperienze assai difformi fra loro, si assistette al risvegliarsi dell'interesse nei confronti delle religioni antiche, appunto pre-cristiane, con motivazioni assai distanti da quelle della pura ricerca storico-religiosa: l'idea di fondo era che, riscoprendo il modo di rivivificare le religioni precristiane, fosse possibile rivitalizzare una spiritualità originaria, più antica e quindi più pura del cristianesimo, sostituendola quindi ad esso. I filoni che conobbero una maggior popolarità, soprattutto negli ambienti intellettuali parigini, furono quelli egittizzante (7) ed ermetico, ispiratori di tutta la nouvelle vague neo-magica e massonica fino ai giorni nostri. Ma accanto ad essi non può essere dimenticato il filone che cercò di superare all'indietro il cristianesimo rimanendo per ossequio nazionalistico in terra di Francia, procedendo quindi nella direzione di una "riscoperta" - che ovviamente si risolse in una re-invenzione - della religiosità celtica. A rinforzare l'incidenza di questo specifico filone confluirono in breve tempo anche altre tendenze culturali, fra le quali ricordiamo da un lato solamente l'importanza del tradizionale gallicanesimo, proprio sovente anche alla Chiesa cattolica francese, proiezione in spiritualibus del tradizionale nazionalismo francese da secoli avverso ad ogni forma di universalità; d'altro canto l'interesse tipicamente illuminista verso le categorie di una "naturalità" e di una "primordialità" pensate seguendo Rousseau esclusivamente in base a "principi di pura ragione", e quindi proiettate in un passato anch'esso immaginato "razionalmente" in modo del tutto scisso dalla concretezza storica. Questa astrattezza, tendente a ri-creare un passato arcadico del tutto inesistente per sostituirlo a colpi di "ragione" a quello reale, rende ragione di una contraddizione palmare: negli anni della grande rivoluzione in terra di Francia, in maniera solo apparentemente paradossale, alla lotta contro ogni minoranza etnico-linguistica e corpo intermedio comunitario concreto (si ricordino il caso vandeano e bretone e la lotta giacobina contro le strutture sociali tradizionali, secondo l'esempio della nota Legge Le Chapelier contro le corporazioni), si unì un grande interesse erudito nei confronti di un passato ritagliato secondo le necessità deformanti dell'ideologia borghese: inutile dire che a farne le spese era il cristianesimo. E dalla Francia, seguendo dapprima le truppe filosofiche dei Lumi, e poi quelle meno coltivate ma più efficaci delle Armè es giacobine, queste mode culturali si diffusero nelle corti e all'interno dei ceti borghesi di tutt'Europa.

d) i nuovi druidi.

La storia della rinascita organizzata di un interesse "operativo" di chiara marca neospiritualista nei confronti della religiosità celtica, interesse che rapidamente si organizza in un vero e proprio "movimento neo-druidico" ancor oggi presente ed operante, inizia quindi nella Francia del XVIII secolo: in mezzo ad una pletora di pseudo-Templari, di presunti grandi Cofti, di falsi Rosacroce ricompaiono anche gli pseudo-Druidi. Questo sostennero e sostengono, almeno, gli attuali "druidi" francesi, la cui pubblicistica è ricca di riferimenti ad una serie di singolari "miti di fondazione" su cui è necessario porre una certa attenzione. Uno fra i più interessanti miti in questione racconta la storia di un abate benedettino, Bonaventure Guyon, che in realtà sarebbe stato non un monaco cattolico seguace di San Benedetto ma un Archidruida nascosto sotto mentite spoglie e capo di un Collegio Druidico delle Gallie sopravvissuto a secoli di clandestinità, il quale a partire dal 1763 avrebbe profetizzato la fine della monarchia francese e soprattutto l'avvento e l'epopea di Napoleone Bonaparte, magnificato come "il Messia umano della nostra razza" (8). A dimostrazione dell'importanza essenziale che nella vita e nella "teologia" di queste prime confraternite neoceltiche contemporanee ebbe la lotta contro la presenza ed il radicamento del cattolicesimo romano in terra di Francia, è interessante notare come in queste fonti ci si vanti del fatto che i "legami tradizionali" tra questo sedicente Collegio Druidico delle Gallie e la "nuova monarchia imperiale" napoleonica sarebbero stati in questo contesto rinsaldati a partire dal Concordato sulla "libertà di culto" del 15 luglio 1801; in realtà questa legge costituì una tappa essenziale del processo di demolizione giacobina - continuata in maniera imperterrita anche sotto il Direttorio, il Consolato e l'Impero bonapartista - della religiosità tradizionale cattolica francese, in vista dell'instaurazione della nuova "religione dell'umanità": secondo questa mitologia fondamentale l'influenza spirituale occulta dei moderni druidi avrebbe quindi plasmato per via sottile la carriera di Napoleone Bonaparte, fino ad elevarlo al rango di apostolo della "Renaissance de l'Empire Celtique"; un'impero da costruirsi in primo luogo sulle rovine di quella che il neopaganesimo d'oltralpe, in tutte le sue formulazioni e travestimenti ideologici, ha continuato a chiamare fino ai giorni nostri la "superstizione cristiana" (9).

e) L'album di famiglia dei "nuovi druidi".

Cosè come nel caso della Massoneria, anche queste prime congreghe neodruidiche dovettero misurarsi con un problema storico di notevole rilevanza: attestato che non esiste la tradizione di un "sapere esoterico" senza una trasmissione ininterrotta da maestro a discepolo, in che modo cotanto sapere sarebbe giunto fino al soglio imperiale di Napoleone I? A partire da questo impertinente quesito, imitando il più illustre esempio-radice della Massoneria, gli ambienti neo-celtici furono obbligati a tracciare la mappa di questa trasmissione nascosta delle proprie verità, cercando di mantenere un minimo di credibilità storica. Ricordiamo a questo proposito che i più qualificati ricercatori contemporanei concordano nel datare l'estinzione della religiosità celtica nelle Gallie al più tardi verso il V secolo d.C., ed in terra britannica un paio di secoli dopo (10): si tratta di colmare quindi un divario di almeno undici secoli, impresa comprensibimente assai poco agevole. Ecco perchè nell'album di famiglia del neo-druidismo, per tentare di giustificare almeno una parvenza di continuità tra il tempo antico dell'autentica religione celtica degli antichi Galli e la propria struttura, vengono affastellati e sovrapposti i più bei nomi della storia di Francia: Carlo Magno (che altri ambienti neopagani d'oltralpe condannano invece come l'autore dei più efferati massacri di sassoni pagani a scopo" missionario"), i vari teorici del gallicanesimo, Filippo Augusto, Giovanna d'Arco, i Catari, gli abati di Citeaux e di Clairvaux, Richelieu e Luigi XIV, in un tipico mélange pseudo-storico che trae la propria legittimità dal costante riferimento a presunte tradizioni esoteriche, trasmissioni riservate ad iniziati ed "informazioni riservate" la cui attendibilità é pari alla loro antichità. Come spesso accade, per giustificare la singolare fatica necessaria ad occultare all'inclito e al volgo secoli e secoli di una "catena iniziatica" capace di far sopravvivere nella più impenetrabile clandestinità fino alla rivoluzione francese la sapienza celtica precristiana nei suoi aspetti più elevati ed esoterici, si rispolvera un elemento fondamentale della "leggenda nera" illuministica sul Medioevo (elemento che, una volta di più, ne comprova la data di nascita reale): la leggenda nera dell'onnipresente Inquisizione. Codesta clandestinità sarebbe infatti stata la misura indispensabile per "sfuggire alle persecuzioni ordinate dai nemici della nostra dottrina" (11); la tipica mitologia illuminista del "martire del libero pensiero" si tinge qui di mistica celtizzante, e ci sembra di poter dire che se la leggenda nera dell'Inquisizione non fosse esistita le sette avrebbero dovuto inventarla, vista la tentazione di prolungarne l'esistenza storica e la funesta azione, liberticida e reazionaria, fin verso la prima guerra mondiale! Beninteso, non si tratta di un caso isolato: ogni setta bisognosa di crearsi una legittimità storico-spirituale tende ad inventarsi "rivelazioni" dirette o, in alternativa, ad affastellare simili fantasiosi alberi genealogici (basti pensare al caleidoscopio enciclopedico tipico della Massoneria). Nei primi decenni di questo secolo, tuttavia, la supposta trasmissione iniziatica (e quindi, per definizione, riservata e segreta) di questa presunta "sapienza celtica", compì un salto di qualità e si propose al largo pubblico, passando quindi da una presunta trasmissione esoterica alla proposta di una religiosità completa di tutti i suoi elementi cultuali e rituali, aperta a tutti gli interessati: nacquero quindi i primi gruppi organizzati che pretendevano di possedere in proprio la trasmissione della religiosità celtica precristiana. Nella spiegazione offerta dalle fonti settarie relativamente a questo importante passaggio dal segreto iniziatico all'"esoterismo di massa" si rintraccia il primo riferimento all'ambiente culturale e pseudo-spirituale che darà poi vita al new age: i teorici dell'attuale neo-druidismo collegano infatti l'ufficiale svelamento essoterico del neo-druidismo al fatidico avvento dell'Età dell'Acquario, perno centrale della mitologia new age (12). Questo processo di svelamento di ciò che prima era invece "occulto" ebbe il suo demiurgo, perfettamente sconosciuto ai più: la persona dell'allora "Gran Druida" di Francia, ovvero "Sua Perfetta Serenità" (al secolo) Phileas Lebesgue (13). Fino a qui la leggenda ad uso interno. In altri termini, più prosaicamente concreti, l'esistenza reale di questi gruppi inizia nei primi decenni di questo secolo.

f) dopo il '68: forme e peculiarità del neo-celtismo; la riscoperta della sacralità della terra.

Nel secondo dopoguerra, la renaissance del neo-celtismo si colloca all'interno del più generale fenomeno della rinascita di un "nuovo paganesimo" la cui parabola assume prima di tutto il valore di un sintomo spirituale e culturale profondo, che continua ad aver molto da dirci sulla reale profondità della crisi dell'Occidente secolarizzato. Nel suo celebre saggio Metamorfosi della gnosi, il compianto Emanuele Samek Lodovici ha illuminato da par suo i legami esistenti tra le manifestazioni più tipiche della cultura contemporanea "liberata" dalla rivoluzione del costume sessantottina e sintomatici doppi fondi magico-religiosi, sovente di durata millenaria. Anche all'interno delle sette neo-celtizzanti è facilmente percepibile una configurazione culturale che si sposa perfettamente con le mitologie libertarie (per rimanere in Italia) sessantottine prima e settantasettine poi: non è infatti un caso che ancora oggi una gran parte degli adepti di culti e sette neo-celtiche provenga - storicamente e culturalmente - da ambienti ideologici e culturali di sinistra ed estrema sinistra, così come non appare casuale la grande confusione che in questi stessi ambienti viene costantemente fatta tra "esperienza" psicofisica ed esperienza spirituale (14). E' in questo contesto che il neopaganesimo celtizzante incontra il new age, o, per meglio dire, che nella sua diffusione all'interno degli ambienti che maggiormente esprimono la profonda nevrosi religiosa propria alla modernità (ritorniamo qui alla precedente immagine dell'uomo che cerca di volare tirandosi per i capelli) si tinge effettivamente di tinte acquariane: alla fine, all'interno di quel grande coacervo religioso-commerciale chiamato new age, il neo-celtismo si svela essere nè più nè meno che una variante tra le altre di quella "religione della terra" inesistente nella concretezza storica dell'esperienza religiosa dell'umanità ed inventata per astrazione, estrapolandola dalle opere degli antropologi evoluzionisti dell'ottocento (con il celebre sir James Frazer, l'autore de Il Ramo d'Oro, in prima fila): un primitivismo proiettato addosso alle antiche civiltà dell'Europa per poterlo rivivere oggi, frutto e misura della moderna decadenza spirituale, incapace di rapportarsi all'altro-da-sè se non proiettandovi addosso i fantasmi della propria ignoranza spirituale. Nota Jean Vernette che "Le forme che assume il "religioso" oggi "di ritorno" facilitano l'assorbimento di ogni ricerca spirituale in un grande insieme indifferenziato... La religione, in questa "era del vuoto" (...), appare infatti come uno dei tanti mezzi della realizzazione di sè, dell'equilibrio e della Saggezza, ed è vista non diversamente dalle Vie orientali di meditazione e dai movimenti occidentali di Sviluppo del Potenziale umano. Così ciascuno elabora la propria personale religione, secondo la propria misura, prendendo in prestito elementi da tutte le credenze, in una vasta nebulosa di opinioni. E' in questo contesto che si colloca il risveglio dei paganesimi..." (15). Secondo l'autore in questione questo neo-paganesimo si esprime nelle quattro direzioni di una riproposizione di forme arcaiche - anche politiche - del ritorno del religioso e del sacro, nella teorizzazione di un nuovo paganesimo anche a livello filosofico, in una serie di tendenze di paganizzazione dello stesso cristianesimo, nella ridiffusione dello gnosticismo (16). Seguendo l'analisi di Vernette, si può constatare come svariate caratteristiche tipiche di questa vague neospiritualista accomunano in maniera emblematica le tesi degli ambienti neo-celtizzanti con il più generale ambiente new age: il vitalismo, ossia la supervalutazione religiosa degli aspetti legati alle sensazioni di benessere ed all'esperienza vitale di sè; il panteismo, ossia la confusione tra il mondo e Dio, tratto d'altronde tipico di larga parte dell'ecologismo radicale contemporaneo; il "sincretismo sentimentale, che rifiuta qualsiasi rivelazione storica particolare, che giustifica un relativismo dottrinale assoluto col pretesto della tolleranza religiosa" (17); l'utopismo progressista, che ha seplicemente spostato sul terreno di un generico "bisogno religioso" le classiche illusioni ottocentesche da Ballo Excelsior: ai "radiosi domani" mondani della mitologia socialista sostituendo un futuro parimenti radioso nell'incipiente alba della "nuova era" (18). Dietro all'etichetta di "celticità", all'interno di questi movimenti vengono inoltre contrabbandate un singolare simultaneo fideismo abbracciante sia la scienza contemporanea che lo spiritualismo (19), nonchè - e qui la radice dottrinale di questi gruppi si rivela per quella che effettivamente è - l'adesione a larga parte dell'armamentario teorico classico di una grande setta ottocentesca, la Teosofia: dalla teoria dei cosiddetti "Grandi Iniziati" alle valenze soteriche attribuite all'inizio dell'età dell'Acquario; dal femminismo riverniciato in salsa mistica alla supervalutazione dell'emozionalità individuale, ai miti, ideologici prima ancora che religiosi, dell'Evoluzione cosmica, della reincarnazione e della "libera ricerca spirituale" (20). Nello stesso tempo è un dato di fatto che la rete dei gruppi e delle sigle che compongono la ragnatela teosofica mondiale siano in questi nostri anni attivamente impegnate sia nella promozione del new age, sia nello studio e nell'approfondimento "operativo" della religiosità europea precristiana (con abbondante spazio dato alle fantasie neotemplari, neograaliche, neodruidiche). In questo contesto "Gruppi neopagani nascono in Islanda, in Francia, negli Stati Uniti [ma anche in Italia, ndA...] dediti talvolta a pratiche religiose arcaiche [magia, stregoneria, satanismo), o ad una ricerca delle radici "naturali" [comunità ecologiche) e dell'interiorità... Alcuni riti sono mutuati dal patrimonio pagano indoeuropeo... Queste celebrazioni simboliche, comunitarie, festive, della Natura e dell'Energia cosmica, si ritrovano nelle religioni favorevoli al "new age", che chiamano tutte in causa la supremazia di fatto del giudeo-cristianesimo, presentandosi per prendere il suo posto all'entrata nell'Era dell'Acquario" ( 21). Da un punto di vista cattolico, ossia oggettivo ed "universale", "Ciò apre il campo a mostruose possibilità di strumentalizzazione delle correnti neopagane da parte di gruppi che hanno tutto l'interesse a distogliere le forze giovanili da un recupero della dimensione spirituale per rivolgerle verso un dissenso puramente culturale e sterile" (22). In altri termini, apre il cammino ad un'inversione del naturale bisogno religioso dell'uomo nella sua parodia più smaccata; e l'autore di ogni parodia del Sacro, come ben si sa, è Satana. Lo scivolamento di molti ambienti neospiritualisti direttamente coinvolti o assai vicini al neopaganesimo celtizzante, anche in Italia, in riti e culti incentrati su figure come il dio Pan rende concretamente vicina una notazione come quella precedente, che altrimenti rischierebbe di essere interpretata come un teologhema astratto.

g) la parola della storia delle religioni: perchè non è possibile un neo-celtismo?

Ma la domanda di Sacro che, in ogni caso e malgrado tutte le parzialità e le deformazioni, esiste dietro il successo attuale dei culti neo-celtici esige una risposta chiara. Ebbene, è responsabilità di chiunque operi consapevolmente per la salvaguardia dell'identità culturale europea ricordare con la massima chiarezza che non è possibile nessuna sopravvivenza di una tradizione religiosa senza la costante ed ininterrotta trasmissione da parte della sua gerarchia sacerdotale del suo apparato culturale e sacrificale, oltrechè del deposito spirituale da cui nasce (i "semi del Verbo" dei Padri); e oramai si sa bene che a partire dal VII secolo d.C. in nessun angolo della tradizionale area celtica è attestata la sopravvivenza di questa gerarchia. Chiacchiere su presunte "tradizioni iniziatiche segrete", "centri occulti" etc. ingannano solamente coloro che in ogni caso desiderano farsi ingannare, mentre sulla consistenza storica e spirituale degli alberi genealogici accampati a difesa di questa continuità è meglio stendere un velo pietoso. Ciò che veramente continua a stupire è la facilità con cui si legge sulle pagine dei cento bollettini new age e neopagani degli inqualificabili massacri commessi dai cristiani per evangelizzare l'Irlanda, massacri che hanno l'unico difetto di non essere mai avvenuti; così come è possibile leggervi l'interessante rivelazione che, in realtà, San Bernardo di Chiaravalle era un druido nascosto, perchè venerava la Santa Vergine. E stupisce ancora di più il fatto che, evidentemente, queste parole in libertà incontrano ascoltatori e lettori benevoli. Queste (ed altre) confusioni in ambito religioso sono in effetti possibili solamente grazie alla crassa ignoranza che affligge l'uomo secolarizzato in materia di spiritualità; e se è bene rispettare almeno la buona fede che spinge molti giovani alla ricerca di improbabili esoterismi, è necessario nello stesso tempo demistificare le costruzioni irreali di personaggi che nella veste di guru, druida o vate, soddisfano in primo luogo, come scriveva Eliot, la propria lussuria di denaro e di potere. Chi, come chi scrive, si sia imposto come penitenza quaresimale la frequentazione regolare della stampa neo-spiritualista, nel nostro caso di impostazione neo-celtica, conosce bene l'ossessiva regolarità con cui queste pretese di continuità vengono accampate, sventolate, difese. Probabilmente (ma non è questa la sede) sarà il caso prima o poi di analizzare più in profondità le motivazioni storico-culturali che alla fine del XX secolo hanno reso possibili questi fenomeni di imitazione parodistica del Sacro. In ogni caso, attorno alle pretese di sopravvivenza della tradizione celtica fino ai giorni nostri basti questa notazione conclusiva di uno degli studiosi contemporanei più accreditati, Françoise Le Roux: "...l'esoterismo celtico si è calato e confuso nel cristianesimo. Vale la pena aggiungere, di sfuggita, che questo è un motivo sufficiente perchè i druidi non possano più sussistere in alcun modo, se non in chiave puramente e semplicemente parodistica" (23)

h) Uno sguardo neoceltizzante sulla Chiesa cattolica celtica.

Come abbiamo potuto notare poco più sopra, per sostenere la continuità della tradizione esoterica della sapienza sacra celtica dalla tarda antichità fino ai giorni nostri, i neo-druidi, e assieme a loro tutta la compatta vulgata new age, iscrivono al registro dei druidi travestiti da cristiani il fiore degli esponenti della storia politico-religiosa del medioevo cattolico francese: secondo costoro sarebbero quindi stati dei coscienti esponenti di questa celticità sotterranea sia Carlo Magno che Filippo Augusto, sia Giovanna d'Arco che i Catari, gli abati di Citeaux e di Clairvaux e tra questi lo stesso San Bernardo di Chiaravalle, etc. In conclusione del nostro breve intervento, è interessante distillare da questa esegesi storiografica quantomeno creativa i principi primi di giudizio attorno alla Chiesa cattolica in generale, e nello specifico attorno alla Chiesa cattolica celtica. Come scrivemmo in apertura di un'antologia divulgativa di testi della cristianità scoto-irlandese, toccare con mano la sorprendente ingenuità di queste interpretazioni, e nello stesso tempo l'altrettanto sorprendente successo che esse oggi ottengono a livello di massa, fa constatare veramente come "Parlare della Chiesa britannica ed irlandese dei primi secoli dopo Cristo, della sua storia e della sua spiritualità, è come aprire un tesoro dimenticato da tempo immemorabile per incuria ed ignoranza: la ricchezza improvvisa che se ne sprigiona, proprio perchè è inattesa, abbaglia" ( 24). L'ignoranza della storia, e assieme ad essa dei fondamenti dell'esperienza religiosa dell'umanità, spiega quindi i fraintendimenti che possiamo facilmente accumulare a dozzine; il bisogno di sacralità spiega le motivazioni profonde del fascino. Ne deriva una curiosa mescolanza di principi di giudizio tipici del neospiritualismo moderno, dalla Teosofia ad oggi, e di storicismo di evidente tradizione neomarxista.

  1. In primo luogo ci sembra evidente un pre-giudizio da cui si muove obbligatoriamente, dandolo completamente per scontato: il rigetto della sintesi cattolica, ovvero del fatto che l'incontro del Cristianesimo con le diverse culture sia stato in grado di aver creato delle sintesi organiche e viventi, differenti sia per moltissimi aspetti culturali dal cristianesimo originario palestinese, e per una non minore quantità di aspetti spirituali dalla religiosità precristiana, nel nostro caso celtica. Il cristianesimo, seguendo la lezione di Gramsci, viene colto come un'ideologia dominante che giunge ad opprimere un'ideologia diversa, quella celtica, saldandosi agli interessi della nuova classe dominante; il proletariato della situazione, ovvero il popolo, in questa rappresentazione diviene il soggetto di una "lotta di classe" che della difesa dell'identità religiosa precristiana farebbe uno strumento di autodifesa e di tramandamento della propria identità "rivoluzionaria" di contro all'ideologia religiosa delle classi dominanti, il cattolicesimo romano; ecco quindi che la religiosità popolare, fino al culto dei Santi ed alla stregoneria, diverrebbe un momento inconscio della lotta di classe del popolo contro il cristianesimo delle classi dominanti. Il tutto, almeno, fino a che il cammino dell'umanità verso il progresso e il radioso sol dell'avvenire non avrà consentito di abbandonare queste forme immature di difesa del popolo, ancora attaccate a schemi religiosi, per giungere all'adozione di una concezione scientifica e lineare della storia e della realtà. E' qui inutile ripeterci che il marxismo è oramai morto e sepolto: in realtà questi fondamenti teorici del marxismo ottocentesco sopravvivono benissimo a tutt'oggi, saldandosi con l'emergente mentalità neo-libertina e radicale, e con le sue velleità "religiose" a contrariis. Vediamo quindi che, in una sintesi completamente autocontraddittoria, all'interno di questa visuale della Chiesa celtica il progressismo più meccanicistico e dogmatico si unisce a forme di nostalgia apparentemente regressive nei confronti della "sapienza nascosta" (esoterica) che all'interno della cristianità celtica, e a dispetto della gerarchia o con la complicità della parte più "spirituale" di essa sarebbe stata tramandata nascostamente, esotericamente fino al secolo scorso, per poi essere dichiarata pubblicamente, essotericamente; qui affonda le proprie radici uno dei più tipici fraintendimenti neospiritualistici del cristianesimo di ogni epoca, che pretende di imporre ad esso quella frattura tra "esoterismo" ed "essoterismo" che gli è completamente estraneo, a partire dalle parole stesse di Gesù Cristo. In ogni modo all'interno di questi ambienti, continua a valere in maniera ferrea la massima giacobina e leninista secondo la quale, se la realtà entra in conflitto con le proprie idee, tanto peggio per la realtà. Non è scontato ripetere che lo schema di un "esoterismo cristiano" non si adatta affatto alla realtà della Chiesa irlandese e scozzese delle origini e del Medioevo; tuttavia esso spiega come si possa continuare a diffondere in centinaia di corsi di esoterismo di massa a pagamento, il luogo ideale in cui la new age si concretizza, l'idea che San Patrizio e San Colombano fossero in realtà dei Druidi costretti a cristianizzarsi - quantomeno nelle apparenze - per sfuggire alla repressione del potere, e che i noti rapporti di fraternità spirituale tra S. Malachia di Bangor e S. Bernardo di Chiaravalle costituiscano la prova (ovviamente per "chi sappia vedere aldilà delle apparenze") dell'affiliazione del Santo alla catena occulta del drudismo pseudo-cristiano.
  2. Dietro queste parole, che è fin troppo facile bollare di visionarietà, esiste in realtà un profondo errore antropologico, che trae le proprie origini all'interno dello gnosticismo tardo-antico, ed è tipico della cultura moderna e contemporanea, a partire dallo stesso Lutero: una radicale con-fusione tra la psiche umana e lo spirito, e pertanto tra cultura e religione. Pur discettando in continuazione di trascendenza la new age ha continuato a perder di vista le caratteristiche fondamentali della stessa; per essa la spiritualità confonde la religione col benessere psicofisico, ed è un atto di auto-creazione da parte dell'uomo, che pertanto è abilitato a ri-crearsela continuamente, sulla base delle proprie necessità del momento e senza esser vincolato da variabili storiche, linguistiche e culturali; è facile vedere qui l'eco della tradizione filosofica hegeliana e delle sue derivazioni successive, sia volontariste (o "di destra") che storiciste (o "di sinistra"). Quindi, l'uomo crea costantemente il proprio dio e il proprio culto, servendosi sugli ampi scaffali del supermarket delle religioni di ogni latitudine e tempo. Questa è ovviamente l'unica base concepibile affinchè divenga possibile l'idea stessa di una "scelta religiosa" che si spinge fino a tentare di rivitalizzare, aldilà delle vulgate ad uso della pubblicistica specializzata, esperienze religiose ormai conclusesi, come quella cella religiosità celtica. Ovviamente in questo difficile campo i paradossi non perdonano: se in effetti fosse così, ovvero se dio e il sacro fossero creati e costantemente ricreati dall'uomo, questi diventerebbero di conseguenza del tutto superflui: inutili a render conto di quella domanda di senso che l'uomo avverte urgente dentro di sè proprio perchè non riesce individualmente, soggettivamente, a darvi risposta; come ci ricorda Mircea Eliade, i "miti individuali" imitano la struttura delle ierofanie, ma ne perdono ogni capacità salvifica. Sono, in pratica, moneta falsa spacciata per vera: tutto funziona finchè qualcuno non se ne accorge. Come avverte in modo sapiente la tradizione indù, non si può volare tirandosi per i capelli.
  3. Di conseguenza, è difficile non notare come il rifiuto dell'esperienza storica della Chiesa cattolica, a favore della ri-creazione immaginaria di una "storia parallela" ed inesistente che reinterpreta la vita della Chiesa stessa e delle civiltà cristiane delle isole britanniche sulla base di presupporti del tutto inventati ed arbitrari, costituisca un'architrave insostituibile che unifica il new age contemporaneo e i vari gruppi neoceltizzanti contemporanei in un insieme ideologicamente omogeneo, che ha nella mistica del potenziamento dell'io il suo fondamento metafisico e che tenta, come già da secoli tentò la Massoneria, di ricostruirsi alberi genealogici millenari nobilitanti quanto insussistenti. Ed è ancora inutile sottolineare quanto ogni forma di mistica del potenziamento dell'io fosse distante dalla religiosità tradizionale europea, di cui quella celtica rappresenta un ramo importante e caratterizzato.

Conclusione

Ed è proprio da ciò che emerge la speranza. Il millantato credito è destinato fisiologicamente ad essere smascherato. Da un lato appare quindi opportuno continuare ad approfondire l'autentica realtà della tradizione religiosa celtica pre-cristiana, e nello stesso tempo è indispensabile continuare a sfatare leggende e false pretese settarie.

 

Adolfo Morganti

 

Note

1. M. Eliade, "Mode culturali e storia delle religioni" in Idem, Occultismo, stregoneria e mode culturali, trad. it. Firenze 1982, p. 5.

2.Idem, p. 7.

3. Sul neospiritualismo contemporaneo, vedi introduttivamente:

M. Polia, Il neospiritualismo contemporaneo: forse e presupposti, in Aa.Vv., Le religioni e il mondo della morte di Dio, Rimini 1984, pp. 38 e segg.

A nostra firma vedasi "Visioni e visionari", in Aa.Vv. (a cura del G.R.I.S. di Rimini), Al Supermarket delle religioni, Il Cerchio-Iniziative Editoriali, Rimini 1994;

"Il volto oscuro della modernità: la magia che ci accompagna", I Quaderni di Avallon n°40, Rimini 1997; "L'angelo ribaltato. Il messaggero del culto dell'Io nella New Age", I Quaderni di Avallon n°42, Rimini 1998.

4. Per quanto attiene a questa importante problematica antropologica mi limito a rimandare ad un mio lavoro di sintesi, "De Anima et Spiritu. Itinerario nella confusione contemporanea", I Quaderni di Avallon n°29, Rimini 1992.

5. Per un primo inquadramento sistematico delle varietà di esperienze neospiritualiste contemporanee, v. M. Polia, Il neospiritualismo..., cit., pp. 42-44.

6. Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, Milano 1994, p. 99.

7. Beninteso, l'approfondimento delle modalità concrete con cui fu proposta e promossa questa "riscoperta" filosofica dell'antico paganesimo costituisce un modo, di incredibile interesse, per entrare nel vivo delle radici spirituali della modernità. Un primo testo da cui è essenziale iniziare questa esplorazione è senz'altro J. Baltrusaitis, La ricerca di Iside, Milano 1984.

8. Questo ed altri esempi di "miti di fondazione" del neopagamesimo celtico contemporaneo possono essere rintracciati nella stampa delle varie sette che oggigiorno si contendono siffatta autorità. In questo caso abbiamo fatto riferimento a P. e R. Bouchet, Les Druides. Science et philosophie, R. Laffont, p. 155 e seguenti, in quanto uno degli autori sostiene di essere l'attuale archidruida delle Gallie (sic!).

9. Idem, p. 164.

10. Su questo tema, cfr. H.C. Puech (a c.), Storia delle religioni, vol. 5, Slavi, Balti, Germani e Celti, Bari-Roma 1982

11. P. e R. Bouchet, Les Druides, cit., p. 276.

12. Cfr. introduttivamente G. Ferrari, "Che cosè? il New Age", in Religioni e sette nel mondo n°5, Bologna, marzo 1996, pp. 15 e segg., che introduce brevemente anche all'opera di alcuni esponenti fondamentali del new age contemporaneo. Religioni e sette nel mondo è la rivista ufficiale del GRIS ("Gruppo di Ricerca ed Informazione sulle Sette"), gruppo cattolico riconosciuto dalla CEI, diffuso a livello nazionale tra i più attivi nello studio e nella profilassi della diffusione neospiritualista nell'Italia contemporanea.

13. P. e R. Bouchet, Les Druides, cit., p. 276.

14. Su questa distinzione fondamentale, cfr. A. Morganti, "De Anima et Spiritu. Itinerari nella confusione contemporanea", ne I Quaderni di Avallon n° 29/1992, pp. 7 e segg.

15. J. Vernette, "Neopaganesimo", in Sette e Religioni, n°13/1994, pp. 65 e segg.

16. Idem, p. 66.

17. Idem, pp. 67-68.

18. Idem.

19. Cfr. l'Introduction a P. e R. Bouchet, cit., pp. 9 e segg.

20. Sul tema, è ancora di grande interesse l'opera di sintesi di Renè Guénon, Il Teosofismo, 2 volumi, Carmagnola 1994, sia per la diretta conoscenza dell'Autore della maggior parte dei milieux spiritualisti francesi dei primi decenni di questo secolo, che proprio per il suo notorio non essere cattolico, e quindi "libero" - quand'anche questa fosse un peccato - da ogni imputabilità apologetica.

21. J. Vernette, "Neopaganesimo", cit., p. 70.

22. M. Polia, Il Neospiritualismo..., cit., p. 67.

23. Cit. in H.C. Puech (a c.), Storia delle religioni, vol. 5, Slavi, Balti, Germani e Celti, cit.

24. Cfr. la mia Introduzione all'antologia Dio ? corazza dei forti. Testi del cristianesimo celtico. Il Cerchio, Rimini 1998.