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Denunciano il suo utilizzo in istituti cattolici
WASHINGTON, lunedì, 20 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il Reiki, medicina
alternativa giapponese, manca di credibilità scientifica ed è
estranea alla fede cristiana, e per questo motivo è inaccettabile
per le istituzioni sanitarie cattoliche, indica la Conferenza Episcopale
degli Stati Uniti.
Il 29 marzo, la Conferenza ha pubblicato le "Direttrici per la valutazione
del Reiki come Terapia Alternativa", svolte dal suo comitato dottrinale,
presieduto dal Vescovo di Bridgeport (Connecticut), monsignor William Lori,
e approvate dal comitato amministrativo il 28 marzo.
Il documento osserva che "la Chiesa riconosce due classi di cure: la
cura mediante la grazia divina e la cura che utilizza i poteri della natura",
che "non si escludono a vicenda".
Il Reiki, ad ogni modo, "non trova sostegno né nelle scoperte
della scienza naturale né nella fede cristiana", osserva.
Le Direttrici indicano che questa tecnica di cura "è stata inventata
in Giappone alla fine dell'Ottocento da Mikao Usui, che studiava i testi
buddisti".
"Secondo gli insegnamenti del Reiki, la malattia è provocata
da qualche tipo di disfunzione o squilibrio nell''energia vitale' di una
persona. Un medico Reiki cura collocando le mani in certe posizioni sul
corpo del paziente per facilitare il flusso del Reiki, l''energia vitale
universale', dal medico Reiki al paziente".
Cura spirituale
La terapia, spiega il testo, ha alcuni aspetti religiosi, venendo "descritta
come un tipo di cura 'spirituale'", con i propri precetti etici o "forma
di vita".
Il Reiki "non è stato accettato dalle comunità scientifica
e medica come una terapia efficace", osservano le Direttrici. "Seri
studi scientifici testimoniano che il Reiki manca di efficacia, così
come di una spiegazione scientifica plausibile su come potrebbe essere efficace".
Neanche la fede può essere la base di questa terapia, sostengono
i Vescovi, visto che il Reiki è diverso dalla "cura divina conosciuta
dai cristiani".
Per i presuli, "la differenza radicale si può vedere in modo
immediato nel fatto che il potere di guarigione del medico Reiki è
a disposizione dell'essere umano". Per i cristiani, rilevano, "l'accesso
alla cura divina si compie attraverso la preghiera a Cristo come Signore
e Salvatore", mentre il Reiki è una tecnica che si trasmette
da "maestro" ad allievo, un metodo che "a quanto pare produrrà
i risultati previsti".
Problemi insolubili
"Per un cattolico credere nella terapia Reiki presenta problemi insolubili
- dichiarano le Direttrici -. In termini di cura della salute fisica propria
o altrui, impiegare una tecnica che manca di sostegno scientifico - e anche
di verosimiglianza - è in generale imprudente".
A livello spirituale, il documento indica che "esistono pericoli importanti".
"Per usare il Reiki bisognerebbe accettare, almeno in modo implicito,
elementi centrali della visione del mondo che sta dietro alla terapia Reiki,
elementi che non appartengono né alla fede cristiana né alla
scienza naturale".
"Senza giustificazione né della fede cristiana né della
scienza naturale, quindi, un cattolico che riponga la sua fiducia nel Reiki
starebbe agendo nell'ambito della superstizione, quella terra di nessuno
che non è né fede né scienza".
"La superstizione corrompe il culto a Dio portando in una falsa direzione
i sentimenti e la pratica religiosa. Anche se a volte la gente cade nella
superstizione per ignoranza, è responsabilità di tutti coloro
che insegnano in nome della Chiesa eliminare questa ignoranza nel modo che
sia a loro possibile".
"Visto che la terapia Reiki non è compatibile né con
l'insegnamento cristiano né con le prove scientifiche, non sarebbe
appropriato che istituzioni cattoliche, come istituti sanitari e centri
di ritiri, o persone che rappresentano la Chiesa, come i cappellani cattolici,
promuovano o forniscano la terapia Reiki", termina il documento.
Per ulteriori informazioni sulle Direttrici, http://www.usccb.org/dpp/doctrine.htm