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«Mio figlio, "rubato" dalla setta»
Inchiesta: le sconvolgenti testimonianze di ex aderenti a gruppi settari "distruttivi"

Famiglia Cristiana n. 9 del 26-2-2006

Alberto Laggia e Luciano Scalettari

 

Una ragazza racconta ai giudici il suo "calvario". Altri particolari drammatici vengono riferiti da persone uscite dal "giro": i minori, strappati ai loro genitori, vengono indottrinati e costretti a credere solo nei capi. Con conseguenze devastanti. «Nei comportamenti raccapriccianti e sconvolgenti descritti dalla teste (una ragazza che all’epoca aveva 13 anni, ndr.) emergono fatti gravissimi: vere e proprie sevizie psicofisiche».
È un passaggio del ricorso contro l’archiviazione, firmato dall’avvocato Maurizio Ghinelli, relativo a un caso accaduto nel Veneto: una madre – che chiameremo Franca – e le sue due figlie (entrambe minorenni) entrano in un piccolo gruppo "guidato" da una santona, che dice di essere un angelo reincarnato proveniente da un lontano pianeta. Franca racconterà poi di essersi fatta irretire perché colta in un momento di particolare vulnerabilità: aveva da poco divorziato dal marito. Dopo tre anni di permanenza nella setta, la madre trova la forza di organizzare una fuga. La figlia minore finisce in ospedale con diverse patologie e scatta la denuncia nei confronti dell’"angelica" santona.
bambini di Dio
Il pubblico ministero chiede l’archiviazione. L’avvocato della famiglia si oppone e, nel ricorso, riporta brani della testimonianza della ragazza: la santona, dice, «mi faceva mangiare molta pasta, solo pasta, aggiungendone per ogni ritardo nel consumare la precedente, e facendomi rimangiare ciò che vomitavo. Poi mi faceva dormire quando diceva lei, non più di due o tre ore per notte. Diceva che così espiavamo le nostre colpe e ci purificavamo».
Un incontro dei Bambini di Dio negli Stati Uniti negli anni 70
(Foto AP - La Presse).
 

In un altro passaggio aggiunge che, per non permetterle di addormentarsi, la pranoterapeuta (perché ha sostenuto di avere queste facoltà) «si sedeva vicino e mi dava continui schiaffetti al viso, nel frattempo con una mano mi chiudeva il naso costringendomi ad aprire la bocca per respirare e così mi infilava il cucchiaio pieno in bocca».

Al ricovero in ospedale la ragazzina risultò dimagrita di sette chili e sofferente, fra l’altro, di celiachia. Il ricorso porta al processo. E qui accade qualcosa di tanto sorprendente che il senatore Renato Meduri (An) presenta un’interrogazione parlamentare, parlando di «sconcertante sentenza di assoluzione» dall’accusa di maltrattamenti e di «un’anomala conduzione del procedimento da parte del giudice, il quale sarebbe venuto alla sentenza senza avvalersi della deposizione di nessuno dei testi, a eccezione della madre delle minorenni». «Una sentenza decisa dopo mezz’ora della prima udienza, e dopo aver minacciato la madre di incriminazione per aver trascurato i figli», aggiunge Sonia Ghinelli, vicepresidente dell’associazione Favis (Familiari vittime delle sètte), che ha seguito il caso con Patrizia Fungi, anche lei della Favis e madre di un giovane tuttora all’interno del gruppo.

Violenze fisiche e psicologiche

«Un caso emblematico», aggiunge Fungi, «che dimostra come l’assenza di una norma sul condizionamento psicologico può portare alle interpretazioni più disparate del magistrato. Queste sono vicende che provocano infinito dolore. Tre anni fa ho tentato il suicidio per il fatto di aver "perduto" mio figlio dentro quella setta. Poi ho capito che, invece, c’è qualcosa di molto importante da fare: battersi perché quello che ci è accaduto non succeda ad altri».

I media si ricordano del fenomeno delle sètte solo in presenza di avvenimenti-shock come la strage del 1978, in Guyana, quando furono trucidati 276 bambini della setta "Il tempio del popolo" di Jim Jones, o il rogo di Waco in Texas, nel 1993, dove perirono 25 bambini su 80 persone, seguaci dei "Branch Davidians" di David Koresh. In entrambi i casi le condizioni di vita dei minori erano contrassegnate da violenze fisiche e psicologiche impressionanti. Ma senza giungere a questi estremi, la pericolosità di questi gruppi è nota. La psicologa Margaret Singer, famosa per i suoi studi sul "lavaggio del cervello", descrisse nel 1995 i metodi d’indottrinamento nei confronti dei minori: «Ogni setta si vede al di sopra delle leggi e, in molte casi, i bambini vengono trattati come esseri sacrificabili».

Giorgio Gagliardi, medico psicoterapeuta, intervenendo al recente convegno dell’Aris Veneto (Associazione per la ricerca e l’informazione sulle sètte), ha elencato i più ricorrenti comportamenti violenti sui figli di adepti: «I bambini quasi sempre non vengono avviati nelle scuole pubbliche perché potrebbero apprendere nozioni contrarie agli insegnamenti del culto. Le cure mediche e preventive sono spesso carenti e improprie e addirittura i minori vengono costretti a usare sostanze stupefacenti. A volte sono emersi casi di scarsa alimentazione, se non di vera denutrizione».

Le tecniche blocca-pensiero

E siamo al capitolo abusi psicologici, e alle tecniche d’indottrinamento e di isolamento. «I bambini vengono tenuti sempre occupati. Devono ripetere all’infinito cantilene e recitare preghiere che possono indurre a stati di dissociazione autoipnotica. Nella setta si fa uso di tecniche blocca-pensiero, e si cerca di restringere i sentimenti personali». E proprio quest’ultimo aspetto è uno dei più preoccupanti: i gruppi coercitivi impediscono il legame tra genitori e figli.

Ne è testimone Maria Pia Gardini, oggi membro dell’Aris, uscita da qualche anno da Scientology: «I bambini, nelle sedi principali della setta, stanno in un luogo separato rispetto ai genitori, custoditi da baby-sitter. Intanto i genitori lavorano a spron battuto per l’organizzazione. Il tempo da passare insieme è un’ora al giorno, il cosiddetto "parent’s time", dalle ore 18 alle 19. Ma attenzione: papà e mamma hanno diritto a questa oretta solo se i livelli di rendimento sono alti, altrimenti devono continuare a lavorare fino a tardi. Quanto all’istruzione, un mio collega dell’epoca che decise di lasciare Scientology portò con sé la figlia di 13 anni. Quando la iscrisse alla scuola pubblica, la misero in quarta elementare: prima aveva frequentato solo la scuola interna».

Un’analisi del fenomeno la offre Cristina Caparesi, pedagogista, responsabile del Cesap-Friuli (Centro studi abusi psicologici), che osserva: «I genitori membri di una setta abdicano al loro ruolo di educatori, cedendolo al gruppo». La studiosa ha esaminato le pratiche di manipolazione mentale rivolte ai minori in una setta italiana, "Orizzonti nuovi", gruppo scismatico staccatosi dai "Bambini di Dio" (The Family) nel 1980 e che oggi, dopo l’intervento della magistratura e le condanne subite dal suo capo carismatico, sopravvive a sé stessa. «In questo gruppo i legami familiari non esistono più, perché i figli sono in comune. Tale idea ha comportato la condivisione sessuale fra i membri, dato che tutti sono sposati gli uni con gli altri, e la nascita di tantissimi bambini».

I ragazzi frequentavano una scuola interna, e l’addestramento a diventare zelanti membri della comunità avveniva attraverso continue letture di scritti interni, memorizzazione di regole, isolamento dal mondo esterno e dai parenti contrari. «Alla coercizione fisica e alle percosse esemplari», precisa la Caparesi, «si deve aggiungere un controllo sociale spietato: confessione delle colpe in pubblico, delazione, ricatti affettivi, minacce di maledizioni per i ragazzi "devianti" fino all’internamento in collegi, ossessione del potere del diavolo».

Insomma, la setta si trasforma in matrigna, che distribuisce "amore" solo per meriti. Quali? Quello di essere fedele al volere del capo. Se questo non è plagio, di che cosa si tratta?

Alberto Laggia e Luciano Scalettari

 

IL GRIS: LE NUOVE NORME SONO URGENTI

 

«Siamo lieti di aver sostenuto una norma che, pur migliorabile, aveva lo scopo di sanare un vuoto giuridico ormai intollerabile. La legge non è stata approvata, speriamo che il prossimo Parlamento la riprenda in mano quanto prima». A parlare è Adolfo Morganti, psicoterapeuta, consigliere nazionale del Gris e presidente della sezione di Rimini. Il Gris (Gruppo ricerca e informazione socio-religiosa) è l’organizzazione ecclesiale che si occupa di ricerca e studio sui gruppi religiosi alternativi e le sètte, e di aiutare quanti si trovano in situazione di disagio.

«Oggi si può tutelare la persona solo quando c’è un reato contro il patrimonio o di fronte a violazioni manifeste, previste dall’attuale ordinamento. Con i tempi della giustizia, vuol dire lasciare anni alIa setta distruttiva per manipolare e danneggiare ulteriormente gli individui».

  • Non ritiene che ci fosse il rischio di ricadere nei problemi del plagio?

«No. La nuova norma si basava sul concetto di "condizionamento", tanto chiaro, che si studia nel primo anno di Psicologia».

  • Come lo si definisce?

«Il condizionamento è la manipolazione, non avvertita come tale dalla vittima, del comportamento e del pensiero altrui. Quel disegno di legge individuava bene i colpevoli e le vittime. Puniva i primi e non le seconde, che vanno aiutate a reinserirsi e a trovare il proprio equilibrio».

  • I minori? Vittime due volte?

«I minori sono un problema nel problema. Ma vanno distinte due categorie: la prima è esemplificata dal figlio di una famiglia coinvolta. In questo caso si deve intervenire sul contesto familiare, perché comunque i bambini hanno diritto di vivere con i propri genitori. Per la seconda categoria, i minori più grandi, pensiamo al caso non raro di giovanissimi entrati, per esempio, in gruppi di satanisti. In questo caso il condizionamento va a limitare le possibilità educative della famiglia. Che naturalmente va protetta».