Sei in:
I nuovi culti nella Rimini Contemporanea
Adolfo Morganti

Come avete potuto constatare dalle conferenze precedenti questo Incontro, delle esperienze religiose eterodosse sono sempre esistite. Ma, ecco la prima constatazione utile, non con la stessa scansione temporale: in alcuni tempi della storia si concentrano, ed è abbastanza facile constatare che questi sono sempre periodi di profonda crisi socio-culturale. Dalla crisi dell'impero romano d'Occidente (II-V secolo d.C), alla parte terminale di quello che noi siamo usi chiamare Medioevo (dalla fine del XII secolo fino al XIV), al Rinascimento (curioso periodo in cui accanto alla rinascita delle arti, delle lettere ecc. si assiste a un grande risveglio di queste pratiche eterodosse: si pensi a Giordano Bruno e alla reinvenzione dell'ermetismo) al Settecento illuminista (con l'invenzione del ritualismo massonico) questi periodi di esplosione di neo-spiritualismi sono oramai stati studiati approfonditamente; infine, l'ultimo periodo di grande diffusione di quello che Roger Bastide ha chiamato "il sacro selvaggio" è stato il nostro secolo: proprio perché in esso non è difficile ripercorrere la storia di questi movimenti, visto che di documentazione ne abbiamo a sufficienza, è abbastanza facile constatare che proprio nel secondo dopoguerra si ha avuto una crescita esponenziale di questi movimenti, con una dinamica ben precisa. Quindi prima di arrivare al nostro specifico riminese, può valer la pena di capire perché questo tipo di esperienze sono così diffuse nell'Italia del secondo dopoguerra. In termini più precisi esse vi giungono in concomitanza con un fatto culturale generale che ha interessato anche la mia generazione, e che possiamo chiamare convenzionalmente "crollo dell'ideologia". Comunque è abbastanza facile cogliere le radici di quest'ultima ondata di nuovi movimenti religiosi in un luogo e in un tempo preciso, esattamente gli Stati Uniti negli anni '50. All'interno di questa cultura, che in quel periodo vive una forte crisi economico-sociale per motivi molto concreti (a causa della fine della grande espansione economica provocata dalla Seconda Guerra Mondiale) parallelamente si è generata una crisi spirituale e culturale molto ampia, che in parte ancora continua e che portò a profonde risistemazioni di tutto l'equilibrio produttivo statunitense. Aggiungiamo a questo scenario il dato di fondo del background culturale e religioso statunitense, che è l'individualismo di origine protestante, in cui è del tutto scontato e naturale che sia il singolo ad avere un rapporto esclusivo, personale, non mediato, con il divino. Tutto questo ha fatto sì che ci fosse una prima esplosione di ricerca religiosa, che si poneva prima di tutto contro l'establishment religioso esistente, quindi contro quelle forme di protestantesimo popolare vissute come chiuse, paesane, provincialissime, e per contrasto si volgevano alla ricerca di altro, tutto l'altro possibile, tutto l'altro immaginabile. Da un punto di vista letterario abbiamo un buon esempio di quest'ondata d'interesse per l'esperienza religiosa senza mediazione nella beat-generation, dove (in autori come Jack Kerouac e soprattutto Allen Ginsberg) possiamo già vedere sintetizzate e riunite le linee di fondo di questo neo-spiritualismo sorgente. Per riuscire ad "espandere la coscienza", per riprendere un termine caro alla beat generation e carico di profondi errori antropologici, ci si rivolge alle culture orientali o alle culture pre-cristiane del luogo dove si risiede, ad esempio lo sciamanesimo del Centro e Sud America, si ricerca prendendo dall'armamentario delle scienze umane (neurofisiologia, psicologia) ciò che può essere utile allo scopo, che è quello di creare ex-novo, cioè di inventarsi, vie dirette, vie tecnologiche verso lo stesso obbiettivo, un'esperienza del divino che superi tutte le mediazioni sociali e culturali preesistenti. Ed è un altro dato di fatto che questa ricerca si coniuga con una grande crisi della cultura borghese, così come la beat generation e tutto il movimento che poi si chiamerà hippy si presenta come una grande negazione della morale e della società borghese. Questo è un dato di cui bisogna tenere costantemente conto, nel senso che l'obbiettivo polemico di tutta questa ondata di nuova religiosità è prima di tutto quella rilettura e volgarizzazione, nel senso proprio etimologico di "perdita di profondità" dell'esperienza religiosa cristiana perpetratasi nella cultura borghese nell'Europa e negli Stati Uniti a partire dall'Ottocento. Quel tipo di scimmiottatura superficiale della religiosità in mera morale, contro cui già si scagliava Friedrich Nieztsche e che trova nello scenario riformato anglo-americano lo spazio ideale e sgombro da radici precedenti dove realizzarsi senza nessun tipo di mediazione, come invece accadde in Italia, in Francia e in altri paesi di maggior radicamento cattolico tradizionale. Quest'impronta anti-borghese connota l'espansione di questa ventata di ricerca religiosa anche altrove. È interessante seguirne l'espansione: oramai sappiamo che le mode culturali che provengono dagli Stati Uniti, come questa di cui stiamo parlando, hanno tutte una sorta di percorso obbligato: dapprima sbarcano in Gran Bretagna, isola che da secoli ricopre la funzione di ponte sospeso tra l'Europa e gli Stati Uniti; successivamente sbarcano nel continente privilegiando alcune aree, ad esempio l'Olanda, dove dal punto di vista storico-religioso ci sono secolari radici protestanti e individualiste; e poi pian piano si diffondono in tutt'Europa. È poi interessante notare come questa diffusione stia ancora proseguendo verso est: dopo il crollo del muro di Berlino i paesi dell'ex cintura sovietica sono stati immediatamente investiti da una grande ondata di proselitismo settario; ancora oggi vi sono in Europa alcuni paesi dove il problema è relativamente recente, come la Grecia ed Israele, in cui da alcuni anni si sta cominciando a fare i conti col "sacro selvaggio". Per quanto riguarda l'Italia, fino alla fine degli anni '70 la penetrazione di massa nel neo-spiritualismo è limitata da un dato che occupa prepotentemente la scena culturale, politica, sociale: l'egemonia e lo scontro tra ideologie. Finché sarà dominante questa egemonia la proliferazione di esperienze religiose eterodosse sarà ristretta ad ambienti molto limitati, che si riallacciano ad esperienze preesistenti, ad esempio di tipo teosofico o massonico.

Ad esempio l'utilizzo del termine "nuova era", traduzione dell'inflazionatissimo "New Age", in Italia è tutt'altro che recente: è stato diffuso per tutti gli anni '30,'40 e '50 da gruppi estremamente limitati di teosofi. Questo significa che in Italia le ideologie, aldilà della loro contrapposizione, hanno avuto esattamente la stessa funzione di questi nuovi movimenti religiosi, creare modi artificiali di ridare un senso, evidentemente prima già perduto, all'esistenza di chi vi si identificava. Il fatto che le ideologie possano essere interpretate come pseudo-rivelazioni non è nuovo: vi sono diversi sociologi e politologi che si sono addentrati in questo tipo di analisi, come Eric Voegelin e Jean-Pierre Sironneau. Infatti, non è difficile constatare come le ideologie operanti in Europa avessero mutuato uno schema di tipo cristiano che comprendeva una purezza originaria, una caduta, l'esigenza di un ricollegamento alla purezza perduta (e quindi un sacerdozio), addirittura la secolarizzazione di una vita futura. È abbastanza normale analizzare da questo punto di vista il marxismo (lo ha già fatto Mircea Eliade), con la sua dottrina del comunismo originario (il "paradiso terrestre") che viene poi corrotto - ecco la "caduta" - dalla proprietà: la corruzione provoca la creazione delle classi e la dialettica storica fra esse, fino alla rivoluzione che deve riportare il novello Popolo eletto, il proletariato, alla purezza originaria. Ma anche l'Illuminismo sostiene esattamente le stesse cose, e da questo punto di vista Marx non innova nulla. Esso procede presupponendo uno "stato di natura" originario e paradisiaco assunto in mera via di ipotesi, come ci racconta Rousseau. La caduta da questo "stato di natura", sempre causato dal peccato originale dell'egoismo, rende necessario il ritorno, quindi l'utilizzo della legge, per restaurare questa purezza originaria perduta; gli intellettuali radunati nelle "società di pensiero" costituiscono quindi il nuovo sacerdozio che deve "rigenerare" il popolo corrotto, ad esempio con la ghigliottina. E se vogliamo soffermarci un attimo sulle ideologie nazionaliste, tutto il filone del razzismo europeo condivide ugualmente quest'idea della purezza originaria della razza (il "paradiso terrestre"), del successivo meticciato (la "caduta") che si infiltra e comincia ad annullare i valori primordiali, da cui nasce la necessità di un'azione risoluta per riportare la razza alla purezza originaria, con il Partito come casta sacerdotale incaricata di operare questa re-ligio, questo ricollegamento. Non diversamente si comporta il liberalismo classico, col mito della "mano invisibile del mercato". Questa interpretazione è interessante, ma esorbita dal discorso di stasera e pertanto ci accontentiamo di rammentarla; è comunque un dato di fatto che in effetti le ideologie possedevano questa pregnanza simbolica profonda, pretendendo di avere una risposta per tutto. In effetti questo è esattamente quello che fanno tutte le pseudo religioni: essendo creazione umana, "miti personali" come afferma Mircea Eliade, costituiscono un'imitazione, talvolta una parodia, cioè un'imitazione smaccata del modello originario, cioè del mito universale, però a differenza di quello i miti individuali non salvano nessuno, non posseggono senso e quindi non riescono a trasmetterlo. Possiamo sostenere con chiarezza questa conclusione facendo esclusivo riferimento a studi antropologici e storico-religiosi, perché per analizzare il fenomeno dei nuovi movimenti religiosi è spesso superfluo adottare un punto di vista confessionale: è già sufficiente la conoscenza del fatto religioso in sé per poterli comprendere nel loro valore di sintomo epocale, ed anche per demistificarne le pretese e le ambiguità. Comunque, il crollo delle ideologie nella seconda metà degli anni '80 ha provocato il passaggio di intere generazioni a determinate, precise esperienze religiose border-line, non convenzionali. Voglio fare due esempi di ciò, all'insegna della massima equanimità: in primo luogo la grande fuga ad Oriente, che sconvolge il mondo giovanile legato alla sinistra a partire dal 1977, a partire dal famoso "non contate su di noi" di Andrea Valcarenghi. Si tratta di un fenomeno che ha molteplici esiti, ma si presenta proprio come rifiuto dell'onnipotenza della politica, ricerca di altri sogni. Da un lato c'è un recupero di una parte della tradizione precedente del movimento hippy, che in Italia era stata completamente emarginata negli anni dell'ideologismo duro, e nel contempo ci si rivolge ad Oriente in termini più tecnologizzati e si cerca, e spesso si inventa, un Oriente a propria misura, perfetta proiezione di sé, un "oriente per occidentali". Lo stesso avviene in quegli anni anche in ambienti giovanili sicuramente molto più ristretti connotati da un'impostazione ideologica del tutto diversa, dove altro tipo di letture e di influenze spingono alla ricerca tipicamente romantica, posticipata di duecent'anni, della nostra uridentitat, l'identità originaria prima della decadenza incarnata dal cristianesimo: è il filone del neo-paganesimo contemporaneo, che una volta era di destra, ma oggi non è più né di destra né di sinistra perché è condiviso dalla maggior parte del New Age. È un dato di fatto che in generale in Italia, e nello specifico a Rimini, nel momento in cui crolla, rovina in brevissimo tempo la dittatura dell'ideologia si scatena la ricerca del "sacro selvaggio". È anche abbastanza semplice seguire i percorsi dell'espansione di questa ricerca, e qui ci soffermeremo un poco sulla funzione che hanno avuto i media. Molti tra i presenti si ricorderanno come fecero a sbarcare in Italia i primi guru indiani: per via musicale, grazie ad alcuni complessi musicali che li avevano adottato come "maestri" ed i cui fans, nel consueto modo del tutto acritico e modaiolo, a loro volta adottarono come tali. Ma non ci limitò all'India. Se i Beatles e Carlos Santana hanno lanciato sul mercato alcuni pseudo guru che, come l'inventore della cosiddetta "meditazione trascendentale", Maharishi, hanno fatto veramente milioni di dollari alle spalle dei fessi occidentali, altri gruppi, sto pensando ad esempio ai Led Zeppelin, venivano attirati da filoni di tipo magico-esoterico con esplicite venature sataniste, che grazie a loro conosceranno a loro volta una grande espansione di massa. Ma anche in questo caso la realtà si complica, e questi grandi complessi, vagando lungo i corridoi del labirinto del "sacro selvaggio" sembrano interessarsi a diversi filoni neo-spiritualisti, il cui unico punto di contatto è il rifiuto, con toni anche aspri e violenti, della tradizione cristiana precedente; è ed esempio vero che i Beatles, nel loro pantheon personale, accanto ai guru indiani pongono anche "la grande Bestia 666", Alistair Crowley, il rifondatore del satanismo del XX secolo. Nella grande folla di amici che copre la pagina interna di un loro celebre album, il Sergeant Pepper…, in alto a sinistra si trova il volto di un omino calvo: quello è appunto Crowley, collocato in una posizione di simbolica importanza. Nello stesso tempo è vero che un altro effetto impazzito della corsa ad Oriente della beat-generation è l'uso di massa delle droghe, che si mescola a questa nuova cultura del "sacro selvaggio" e ancor oggi è ben viva ed operante, ad esempio, in tutto il "satanismo musicale". Attraverso i media si sono create le mode. E benché possa inizialmente sembrare strano sono state veramente le generazioni che hanno fatto il '68 e il '77 ad esser state le protagoniste di quest'esplosione di religiosità non conformista, poi allargandosi in tutte le direzioni. L'unica rivoluzione realizzata è stata quella neo-spiritualista. Venendo all'oggi, quando si parla di nuovi movimenti religiosi abbiamo di fronte fenomeni estremamente variegati e diversi fra di loro, difficilmente comparabili sul piano esperiore: cosa può avere in comune un movimento satanista come i vari frammenti dell'Ordo templi orientis con gli Hare Krishna, con i Testimoni di Geova, con Scientology? Questa molteplicità rende difficile una sintesi superficiale, che non interesserebbe a nessuno. Andiamo quindi un po' in profondità. Dietro a queste diverse esperienze un primo aspetto in comune fra esse è il bisogno diffuso che queste esperienze si sono trovate ad interpretare e a cercare di colmare. Comunque, durante i secoli del predominio dell'ideologia era oramai dato per scontato da tutti, laici e cattolici, che il mondo marciasse nella direzione di un'affermazione definitiva del ballo Excelsior, cioè del grande sogno ottocentesco del trionfo della scienza e della tecnica, che avrebbe definitivamente cacciato nel dimenticatoio i sogni religiosi dell'umanità bambina. La scienza e la tecnica avrebbero trasformato il volto del pianeta e la vita umana; la morte sarebbe stata sconfitta dalla tecnologia, e di fronte a patologie ancora oggi incurabili sarebbe stato sufficiente farsi congelare - come ancor oggi accade negli Stati Uniti - per farsi curare e guarire nel futuro. Come scrive Trotzkij, i progressi della scienza e della tecnica avrebbero cambiato il mondo, sotto il comunismo realizzato si sarebbero spianate le montagne e si sarebbe fatto della terra un paradiso, si sarebbe sconfitta la malattia, l'uomo sarebbe diventato immortale. Un altro aspetto letterario - che mette assieme comunismo e capitalismo - dello sforzo umano di costruirsi paradisi in terra. Un necessario corollario di queste previsioni vedeva il bisogno religioso destinato a scomparire: benché questo messianismo abbia influenzato moltissimo lo stesso mondo cattolico (che sostanzialmente ne è stato succube fino a tutti gli anni '70, ed ancora oggi ne rimane culturalmente influenzato, e quindi indietro) si sono rivelate fragorosamente sbagliate. Quello che si è constatato è compendiato in una battuta icastica e molto centrata del nostro cardinale, Mons. Giacomo Biffi, il quale ha scritto che smettere di credere a Cristo non ha significato iniziare a non credere a nulla, ma cominciare a credere a tutto. Cerchiamo di capire assieme cos'è questo bisogno di fondo. Una cosa fondamentale che le scienze umane ormai hanno assorbito da decenni, grazie al concorso di ricercatori cattolici, ebrei o agnostici, è che il bisogno di senso, cioè il bisogno religioso, è una dimensione costitutiva dell'essere umano. Senza sapere per quale motivo uno esiste qui ed ora, nel momento in cui una persona si rende veramente conto dei significati ultimi del non avere un senso nella propria vita, semplicemente si ferma. Nel secondo dopoguerra sono state addirittura create delle categorie di disturbi mentali specifici che hanno dovuto inquadrare tutte queste patologie create dalla mancanza di significato. Il più noto e sicuramente il migliore interprete di questa mancanza di significato contemporaneo nel suo aspetto medico- psicologico è uno psichiatra ebreo, Viktor Frankl, che ho avuto l'onore di conoscere e studiare, che ha appunto codificato la definizione di "nevrosi noogene", da mancanza di significato. In effetti da un punto di vista clinico il panorama che gli operatori hanno quotidianamente di fronte è ampiamente permeato da questo tipo di disturbi: basti pensare alla diffusione delle depressioni, delle nevrosi alimentari, della rinascita dell'alcoolismo, della diffusione delle nuove droghe. Questo bisogno fondamentale, anche quando viene rimosso per via culturale, ovvero viene negato dai canali ufficiali di formazione di una cultura data, rimane lì come prima e, frustrato, si comporta come tutti i bisogni frustrati, comincia a ricercare delle soddisfazioni allucinatorie, e crea delle patologie. Vorrei fare un esempio semplicissimo: durante le grandi carestie dell'inizio dell'Ottocento, da queste parti quando la gente aveva veramente fame abbandonava la città e andava verso la campagna a cercare qualche cosa da mangiare; e quando aveva veramente fame si metteva in bocca qualsiasi cosa, l'erba di un fosso che sembrasse più o meno commestibile. Sovente queste erbe invece erano velenose, per cui queste persone morivano lungo i fossi, dove si erano riempiti la pancia. Col bisogno di senso accade la stessa cosa. Se togliete il senso dell'esistenza all'uomo concreto, questo alla fine si attaccherà a chiunque gli dica o più ambiguamente gli faccia capire di possedere la ricetta per soddisfare la propria fame e sete di significato. La sete di significato e il comportamento coattivo che essa genera accomuna esperienze pseudo-religiose molto diverse fra loro, a partire dal profilo sociologico dell'utente medio dei "nuovi movimenti religiosi", delle sette e del New Age.

Un buon numero di ricerche sociologiche, come quelle recentemente condotte in Romagna dalla ricercatrice cesenate Barbara Riva, hanno sottolineato come la generazione che ha dato vita e continua ad essere protagonista di questi fenomeni sia prima di tutto una generazione tipicamente urbana e colta, con una grandissima percentuale di laureati, con un età media che oscilla verso i 45-50 anni, con una leggera preponderanza di donne sugli uomini: si tratta di ceti che nella società hanno un peso notevole. Più si esce dalle città e si va nelle campagne, più si scende di ceto queste esperienze in maniera singolare si rarefanno. È così anche nel nostro territorio. Più ci si allontana dal capoluogo della provincia di Rimini e ci si dirige verso le campagne, la presenza di questo tipo di esperienze diminuisce. Nel territorio riminese, in un contesto urbano culturalmente evoluto, una certa generazione affolla questo tipo di esperienze. È un dato di fatto significativo, che va sempre ricordato. All'inizio degli anni '90, ad esempio l'ISPES ha pubblicato un'interessante inchiesta sulla diffusione dei gruppi, sette, associazioni in Italia, facendo un lavoro molto articolato, articolato per regioni, dividendo il composito mondo del "sacro selvaggio" in quattro categorie: la parapsicologia, l'esoterismo, le religioni varie e l'ufologia. È interessante constatare come l'Emilia-Romagna non sia tra le regioni che vedono la maggior diffusione di queste realtà: lo sono infatti quelle che ospitano le grandi città: Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana. Poi, in seconda fila, l'Emilia-Romagna lotta col Veneto e la Liguria. Il nesso tra diffusione neo-spiritualista e cultura urbana ne viene ancora una volta confermato. Il limite di fondo di questa indagine è che, limitandosi ad una constatazione quantitativa, si è rischiato di confondere fra loro le esperienze più diverse: quando si crea una categoria che si chiama genericamente "religione" si rischia di mettervi dentro come l'ISPES ha fatto Scientology e l'Islam, due realtà del tutto differenti, in un modo inutile. Il problema è quindi come inquadrare questo tipo di realtà. E un inquadramento è possibile solo a partire da un'interpretazione di questi fenomeni: non esiste nessun inquadramento di un fenomeno scientifico che non proceda da una particolare visione dello stesso che precede e da' senso all'osservazione. Evidentemente questi inquadramenti sono tutti quanti relativi e funzionali ad una visione complessiva delle cose, nell'ambito scientifico lo si dà oramai per scontato. La patetica illusione di una conoscenza scientifica oggettiva è rimasta seppellita con il ballo Excelsior. Chi ha studiato in questi anni la diffusione delle sette, dei nuovi movimenti religiosi e del New Age prima di tutto ha tracciato una differenza fondamentale tra queste esperienze e le grandi religioni, che in Europa sono tradizionalmente scarsamente rappresentate, ma cominciano ad esserlo (si pensi alla presenza islamica) legate a fenomeni come quelli migratori. Un conto sono le grandi religioni dell'umanità (l'Islam, il Buddhismo, l'Induismo, l'Ebraismo), un'altra cosa sono i nuovi movimenti religiosi.

Posta questa prima divisione, nell'area del "sacro selvaggio" si isolano tre grandi gruppi: il primo riunisce le sette di derivazione cristiana, largamente diffuse negli Stati Uniti, la più nota delle quali nel nostro territorio sono i Testimoni di Geova. A rigore le si definisce non "cristiane", ma "di derivazione cristiana" perché - proprio come nel caso dei Testimoni di Geova - spesso accade che all'interno di esse si realizzi una deriva concettuale progressiva per cui l'aggettivo "cristiano", così come viene vissuto all'interno del movimento ecumenico, diviene sempre più inadeguato.

Il secondo gruppo, altrettanto variegato, raduna le esperienze di derivazione orientale, che pretendono di ricollegarsi alle grandi religioni orientali (Induismo, Buddhismo, Taoismo) ma in realtà ne rappresentano delle imitazioni ad uso degli occidentali. Fra esse ricordo solamente gli Hare Krishna e gli "Arancioni" di Rajneesh.

Il terzo gruppo, ancora più variegato, riunisce i gruppi di derivazione magico-esoterica (dallo spiritismo al satanismo ai gruppi magici), al cui interno, cosa che può sembrare strana ma che si fonda su motivazioni storiche precise, si annoverano i cosiddetti "movimenti del potenziale umano" o "psicosette", cioè quei gruppi che adottano un linguaggio pseudo-scientifico per promuovere un contenuto che è normalmente desunto della tradizione teosofica, con ricerca di poteri particolari, l'insistenza sulla reincarnazione ecc.; fra essi ricordiamo solamente Scientology e i suoi frammenti. Esistono anche in italiano veri e propri repertori che elencano centinaia di denominazioni all'interno di questi tre gruppi, per cui non vi annoierò citandone altri. La cosa interessante è che, a dispetto delle diversità che separano questi tre gruppi, esiste un pubblico sufficientemente ampio che vaga da un gruppo all'altro in modo estremamente mobile, passando attraverso diversissime esperienze, senza porsi evidentemente grossi problemi di coerenza, ma cercando caparbiamente una risposta ad uno stesso bisogno di fondo. È interessante sottolineare questo fatto perché in teoria dovrebbe essere il contrario, dovremmo assistere semmai ad un cammino di approfondimento, di specializzazione, di restringimento dello spettro delle esperienze personali in una gamma esperienziale sempre meno dispersa e più approfondita. Sta avvenendo esattamente il contrario, anche qui da noi, e questo sottolinea da un lato la natura consumista del neo-spiritualismo contemporaneo, e nello stesso tempo la vitalità del bisogno che si cerca di soddisfare, senza riuscirci. Quali sono i bisogni che in questa città, nella nostra regione, in Italia spingono le persone a rivolgersi a questo tipo di esperienze? In sintesi, sono bisogni di: - identità - senso - realizzazione. Il concetto di identità ha un significato molto forte, perché non esiste un uomo genericamente inteso, illuministicamente astratto, che non viva in un "qui" ed in un "ora". Per comprenderne il valore, cominciate a pensare a cosa succederebbe ad ognuno di noi se domani mattina svegliandosi avesse perso la propria identità: un'amnesia totale. Non ricordarsi ciò che si è, significherebbe vedere alterato il proprio rapporto con il mondo intero, non saper più fare il proprio lavoro, non riconoscere la propria moglie, i propri figli ecc.: una autentica tragedia. La stessa cosa funziona a livello dell'identità collettiva, comunitaria: nel momento in cui si perde la coscienza di una precisa identità di sé, si scatena una crisi che produce delle patologie personali e sociali. Ad esempio, un meccanismo consimile è percepibile oggi dietro la larga diffusione di esperienze distruttive come l'utilizzo delle droghe, in particolare quelle nuove, che si diffondono avendo definitivamente lasciato alle spalle tutto quell'apparato ideologico libertario di cui invece si è nutrita la grande diffusione della droga negli ambienti "alternativi" degli anni '70. Aldilà degli esiti di questa ricerca di sballo, che è lo stato alterato di coscienza dei poveri (culturalmente) è interessante sottolineare in essa la forza del bisogno di evasione, di fuggire da una situazione esistenziale priva di senso letteralmente ad ogni costo. Il secondo bisogno, come abbiamo visto, è quello di senso. Come si è già detto una sopravvivenza anche opulenta evidentemente all'uomo non basta. Ognuno è costruito per un fine, e questo ha rappresentato una vera rivoluzione copernicana per le scienze umane contemporanee; ha significato uscire da quella concezione atomistica dell'uomo e della società che aveva dominato fino a tutto l'Ottocento. Noi non siamo delle masse di creta plasmate dall'ambiente, né siamo degli anonimi ingranaggi sostituibili all'infinito all'interno dell'immortale macchinario della società. Da un punto di vista esistenziale noi abbiamo bisogno di vivere in un cosmo ordinato, in cui l'unicità della nostra persona si riflette in un progetto di vita: esiste nell'universo un posto fatto su misura per ognuno di noi (all'interno della cultura cattolica quest'ordine esistenziale viene espresso col termine "vocazione"). Nel momento in cui questo bisogno non trova delle risposte oggettive, universali, esso stesso si crea dei surrogati di risposta, e questi surrogati sono irrimediabilmente patogenetici. Quando dico "bisogno di senso" alludo all'orizzonte ultimo definito dalle famose domande con cui ognuno di noi prendeva in giro al liceo la filosofia: Chi siamo? Dove andiamo? Perché c'è il male? Cosa succede dopo la morte? Senza riuscire a dare una risposta a queste domande il nostro senso si scompone in una assurdità globale. Di fronte all'impatto di questa assurdità le persone più coerenti si uccidono subito, quelle un po' meno coerenti si uccidono in maniera lenta e mediata. Quindi il discorso sull'identità e sul senso ci spinge all'orizzonte della realizzazione personale. Se è vero che la dimensione spirituale è costitutiva in ogni uomo, verità che può essere attestata da un punto di vista puramente storico ed antropologico, questo bisogno è altrettanto importante dell'esistenza fisica e dell'equilibrio emotivo, psicofisico, perché dà il senso della limitazione personale e nello stesso tempo rompe il muro dell'assurdo che la limitatezza personale di per sé non può fare a meno che suggerire. Questo senza scappare, come fa larga parte della cultura contemporanea di fronte a questo problema. Dal "pensiero debole" alle anfetamine abbiamo oggi a che fare con una lunga serie di tecniche per evadere dal problema; che non lo risolvono semplicemente perché hanno rinunciato a risolverlo, non perché questo possa scomparire. Di fronte a questi bisogni diffusi, la maggior parte di questi nuovi movimenti religiosi si presenta con una struttura molto moderna, soprattutto dal punto di vista del marketing, tant'è che si può tranquillamente affermare che il vero motivo per cui abbiamo assistito ad un crescente successo di queste esperienze è stata un forte utilizzo delle strategie di marketing. Questo è tutt'altro che casuale. Nella stessa provenienza storica prettamente statunitense della maggior parte di queste esperienze (sia pure, come già abbiamo sottolineato, molto diverse fra loro) dai Testimoni di Geova a Scientology, c'è un forte ricorso all'organizzazione del pragmatismo: l'unica cosa veramente importante è vendere il proprio prodotto, e per questo bisogna comportarsi in un certo modo. Nella preistoria della psicologia del lavoro contemporanea, una stagione di un certo interesse è costituita dai manuali degli anni '50 con cui i venditori porta a porta di spazzole, nell'America della crisi economica, venivano preparati per riuscire a vendere qualcosa a chi non ne aveva bisogno, venivano suggeriti una serie di atteggiamenti e trucchi che ritroviamo utilizzati da questi movimenti, oggi, qui da noi. Nello stesso tempo, da un punto di vista pragmatico la parte più interessante del nostro discorso è il grandioso successo commerciale che il marchio New Age è riuscito ad ottenere nel mondo per una trentina d'anni. Credo che, a parte la Coca Cola, quello New Age sia il marchio commerciale di maggior successo nella storia, perché è riuscito a far vendere pressoché qualsiasi cosa. Se, uscendo di qua, andate in un'edicola, e vedete cosa viene venduto con su scritto "New Age", troverete dischi, libri, riviste che vi spiegano la dieta e che tipo di moquette acquistare per la casa, musica etnica tibetana o rifrittura di musica cosmica tedesca degli anni '70, pezzi di cristalli, artigianato etnico, tinture per capelli. Tutto questo viene avvolto dall'aura commercialmente vincente del marchio New Age e vende, o ha venduto fino ad un certo punto. È infatti interessante notare che negli Stati Uniti il vento è cambiato, e questo capiterà anche da noi fra qualche anno, malgrado i tentativi di inventarsi altre ondate come la Next Age. Al di là dei prodigi del marketing, il tipo di risposte che questi movimenti pseudo-religiosi danno alle grandi domande di cui sopra è la tipica pseudo-risposta, facile, de-responsabilizzante. De-responsabilizzante significa che espropria, magari con l'ampio consenso della persona, la persona stessa della responsabilità di fronte ai problemi legati alla sua vita di ogni giorno. Dal mago che fa le carte o butta le conchiglie o i sassolini nei teatrini delle TV commerciali di provincia, alle grandi organizzazioni che hanno costruito veri imperi economici vendendo fumo, è interessante notare che qualsiasi problema venga portato di fronte ad essi il meccanismo è il medesimo. C'è sempre qualcosa di precedente, di esterno, di estraneo alla persona che agisce, che opera, a cui viene fatto risalire il problema, dal malocchio del vicino di casa agli engrammi di Scientology. La persona è una vittima, quindi non ha responsabilità, e gli serve solo qualcuno che, con qualche tecnica, gli risolva il problema; ovviamente costui si trova alla svelta perché è lo stesso (persona o organizzazione) che fa la diagnosi. Analizzando i modi di proselitismo delle grandi sette operanti sul territorio e nello stesso tempo i metodi usati da questi piccoli operatori dell'occulto che rappresentano l'area più nazional-popolare, è interessante notare come il meccanismo sia sempre lo stesso. In realtà non dobbiamo stupircene, perché con la massima indifferenza nei confronti dell'unicità delle persone concrete e della varietà delle problematiche presentate, la soluzione è sempre una, il fine ultimo non è altro che mantenere in vita ed allargare la struttura stessa (il bilancio del piccolo mago, la curva dei profitti della grande organizzazione). Questa constatazione può essere tranquillamente accettata, perché è attestata dalle organizzazioni stesse. Conosciamo un buon numero di circolari interne di Scientology che attestano che lo scopo finale del lavoro del gruppo e di ogni singolo adepto è rinforzare la struttura dell'associazione, aumentandone i profitti, così come è piuttosto evidente che i nostri maghetti locali non credono in quello che fanno, lo fanno solo per soldi. Si arriva per questa via a dei casi abbastanza fragorosi, che hanno toccato anche la nostra città. Ho qui un ritaglio di giornale dell'aprile dell'anno scorso dove si narra che a Padova è stata smascherata e arrestata per truffa una finta pellerossa che girava con un gruppo di finti pellerossa in tutti i centri New Age del nord Italia promuovendo incontri, corsi, tutti rigorosamente a pagamento, presentandosi come White Eagle, al secolo Alice Vergano. I vari centri New Age che hanno ospitato questa truffatrice, hanno rimborsato agli utenti il denaro lucrato durante questi corsi? Permettetemi di dubitarne. È ovvio che si crei un mercato che produce con ritmi sempre maggiori pseudo-risposte sempre nuove a questo bisogno. Proprio perché sono pseudo-risposte e perché si consumano molto rapidamente, il mercato offerto dai nuovi movimenti religiosi è un mercato in costante evoluzione, gli autori salgono e scompaiono dalle bancarelle durando mediamente un anno, le sigle dei gruppi si trasformano costantemente perché una sigla dopo un po' passa di moda: il consumo della nuova religiosità obbedisce, a differenza delle esperienze religiose autentiche, a dei ritmi veramente convulsi. Se pensate alla resistenza con cui l'Islam si mantiene all'interno del mondo dell'immigrazione e lo confrontate col mutare vorticoso delle sigle e degli orientamenti che continua a verificarsi nel mercato della "nuova religiosità", vedrete che c'è una differenza incredibile. Il motivo è molto semplice: il prodotto consumato deve essere sostituito da uno diverso, l'unico modo si eternare una pseudo-risposta ad un bisogno è quello di fornirne un'altra. Questo è noto in psicologia studiando le teorie del condizionamento operante, dalle ricerche di Skinner degli anni '50, per cui è sufficiente mantenere uno stato di bisogno e dare una serie di stimoli successivi per far sì che uno venga frastornato e portato a ripeterli, anche se viene frustrato dalla mancanza di risultati forniti da quello precedente: la persona è portata a tentare e ritentare ancora. Questo ci riporta alla profondità ed alla visceralità di questo bisogno di senso che è completamente pre-razionale e che quindi talvolta si esprime in modo irrazionale e perverso. Pensate che in Italia esiste addirittura un movimento pseudoreligioso di matrice indù che insegna a volare, organizzando corsi della durata di alcuni giorni e del costo di alcuni milioni in cui si insegnerebbe l'arte della levitazione; il bello non è che qualcuno proponga amenità del genere, ma che qualcuno caschi nella rete e si iscriva ad un corso siffatto.

Così come, sullo stesso piano, ricorderete una cosa che riguarda Rimini, quando ci fu quell'incontro del Centro Pio Manzù che ebbe come ospite d'onore uno dei grandi guru del New Age americano, un medico di origine indiana ma formatosi negli USA, già stretto collaboratore del guru fondatore della "meditazione trascendentale", il quale si presentò all'assemblea dichiarando di aver scoperto il segreto per bloccare l'invecchiamento dell'organismo umano e anziché essere seppellito dalle risate di un uditorio di scienziati, è stato anche applaudito. Il problema di fondo è che quando si toccano questi tasti profondi la nostra povera razionalità va volentieri in vacanza. Rimini da questo punto di vista è sempre stata una città all'avanguardia: ad esempio, qui nel 1984 è stata aperta per un anno l'unica discoteca Rajneesh operante in Italia, si chiamava Zorba de Buddha, e rapidamente chiuse. Rimini è stata all'avanguardia di quel passaggio dalla politica militante, ed erano gli anni del terrorismo e dei carri armati a Bologna nel 1977, di intere generazioni di giovani a questo tipo di esperienze. Per la sua struttura sociologica, per il tipo di vita che vi si fa, per il suo passato recente, è una città opulenta, con uno sradicamento culturale diffuso (ognuno di noi infatti ha un nonno che viene dall'entroterra o addirittura da più distante), un ritmo di vita estremamente diverso dall'estate all'inverno, che vive una grande vacuità di contenuti profondi, ed ha condotto un gran numero di persone a ricercare questo tipo di esperienze.

Rimini ha ospitato nel tempo le esperienze neospiritualiste più disparate; la maggior parte sono scomparse dopo qualche tempo, qualcuna è rimasta. Non so se ad esempio conoscete l'esperienza dei "Ragazzi del Lago"; è un gruppo che si è costituito a partire dalla rivelazione privata di Leo Amici, personaggio veramente singolare, dalle molteplici esperienze di vita, che alla sera riuniva i presenti attorno a sé in maniera molto famigliare e comunicava le rivelazioni che aveva avuto da un alieno con cui era in contatto, che - sembra - portasse l'ingombrante nome di Giuseppone. Recentemente abbiamo avuto notizie del ritorno a Rimini di una presenza legata a Scientology, che pur essendo assai elitaria è tra quelle che maggiormente preoccupano, visti i precedenti di questo controvero gruppo. Per quanto riguarda i movimenti di derivazione cristiana, sapete che i Testimoni di Geova a Rimini costituiscono una realtà abbastanza radicata per quanto non più in espansione; esistono poi altre realtà come quella dei Mormoni, anch'essa piuttosto esigua e numericamente stabile. Per un certo periodo sono stati presenti in città gruppi di derivazione cristiana ancora più strani, come la cosiddetta "Famiglia" o "Bambini di Dio" e poi, travolti da questioni giudiziarie, sono scomparsi. Per quanto riguarda i gruppi di derivazione orientale, una volta discioltosi il mondo umano che faceva riferimento a Rajneesh, ogni tanto vediamo qualche Hare Krishna, ma in maniera piuttosto episodica. Nella Repubblica di San Marino c'è un gruppo che fa riferimento alla "Chiesa dell'Unificazione Universale" di Moon, che è una realtà curiosissima: Moon è un pastore protestante coreano, la sua dottrina è una sincresi, un mescolone tra protestantesimo e taoismo, secondo cui Dio è maschile e femminile assieme: non viene mai detto apertamente, ma Moon e sua moglie sono sostanzialmente ciò che di più vicino noi possiamo conoscere di Dio, perché appunto uno è uomo e l'altra donna. Sul fronte dei movimenti magico religiosi, la Provincia di Rimini è stata visitata da una serie di esperienze piuttosto variegate, che a volte sfondano anche il muro della cronaca, spesso di quella penale. Ricorderete che quando fu arrestato per la prima volta Dimitri, il leader dei Bambini di Satana bolognesi, ciò avvenne a causa di alcune orge pseudo-magiche che egli organizzava nello studio di qualche mago a Savignano; inoltre per un breve periodo c'è stato il tentativo dei Bambini di Satana di mettere in piedi una filiale a San Marino, ma la cosa non ha avuto seguito. Una cosa che invece per un periodo ha creato problemi notevoli è stata la presenza operativa di un gruppo di satanisti che profanava tombe alla periferia sud della nostra diocesi, quindi a cavallo tra Provincia di Rimini e quella di Pesaro-Urbino; si trattava di un gruppo di ragazzi che aveva messo in piedi un gruppo di rock satanico a Pesaro e avevano preso molto sul serio il satanismo; arrestato, uno di questi si pentì e raccontò tutto ai giornali, di modo che Rimini vanta anche l'unico satanismo pentito di cui vi sia notizia. Ma al di là della curiosità che spinge a fare l'elenco delle sigle delle sette operanti in zona, mi preme verificare che tipo di risposte migliori si possono dare a questo bisogno di senso, di realizzazione e di identità. Volutamente, da cattolico, prescindo da ogni considerazione confessionale, e parto da un piano il più possibile comune. L'ultimo libro di Franco Ferrarotti, che ho scelto proprio per la sua connotazione assolutamente laicista, si intitola La verità è altrove. All'insegna del New Age. In questo suo saggio, Ferrarotti sostiene che tutte queste esperienze sono il sintomo della caduta della ricerca di una verità certa e possibile, quindi la messa in crisi dello stesso concetto di razionalità. Cito una sua frase: "Con il New Age si è confinato nel capitolo dell'inutile rigidità la ricerca della coerenza interiore dell'essere umano, generando così una irresponsabile fiera dei comportamenti, un ottimismo adolescenziale, una fuga verso la regione indistinta dell'irresponsabilità. Come in una protratta adolescenza nel New Age non c'è dramma vero, non c'è scadenza, non c'è momento del decidere, del tagliare, del prendere posizione. Il suo limite invalicabile consiste nel non riconoscere il dolore e la morte" Cosa significa tutto ciò? Che, come tutte le fughe da quella che è una caratteristica fondamentale della vita umana, l'essere impastata di dolore e comunque proiettata verso la morte, anche il New Age che si presenta come una vendita di soluzioni prêt-à-porter, da un lato è tecnicamente parlando una truffa, cioè un millantato credito perché vende ciò che non ha, ma nello stesso tempo ricopre una funzione culturalmente pericolosa, che è quella del disabituare le persone a confrontarsi con una nozione seria, che è quella di verità. Siccome si sta parlando dei fondamenti esistenziali della vita umana, bisogna esser seri. I casi sono allora solo due: o l'esperienza religiosa è una invenzione umana (e allora aveva ragione Feuerbach, e quindi la cosa migliore da fare è distruggerla perché è una presa in giro che l'uomo fa di sé stesso, è come pensava Freud una sorta di sublimazione di figure molto concrete ed immanenti e come tutte le illusioni patologiche che impedisce di affrontare i problemi veri va superata se si vuole diventare grandi), oppure se non è questo esige che ognuno di noi si confronti con un orizzonte veritativo, cioè che ci rimanda caparbiamente a qualcosa che ci trascende, di più grande e più importante del nostro parere personale attorno alla vita ed alla realtà: l'orizzonte della trascendenza si misura con la categoria dell'oggettività. Ripeto: siamo ampiamente aldiqua del problema di "dare un nome" a questa verità, ad individuare una trasmissione religiosa concreta che dia concretezza al cammino verso la trascendenza, problema che è secondario. Non - è ovvio - nel senso che non sia importante e nemmeno nel senso che sia evitabile, ma perché esige un minimo di maturità, e si presenta alla persona solamente dopo che si è superata questa forma di "materialismo spirituale" adolescenziale, questa superficialità diffusa per cui da un lato ci si vuole costruire una religione personale - fatta a proprio uso, consumo e misura - e nello stesso tempo si attende da questa costruzione personale la propria salvezza, il miglioramento della propria vita. Questo è impossibile come lo è l'imparare a volare tirandosi per i capelli. Questa immaturità interiore è, in profondità, il sintomo di una crisi culturale enorme. Prima ancora di pensare a che tipo di esito sicuro, vero, possa avere questa risposta bisogna comprendere che la nostra è una cultura che sta decadendo, è in crisi proprio perché è incapace di misurarsi con una posizione certa, con la sfida della Verità, e questa è una cosa che passa attraverso ognuno di noi. È apparentemente molto comodo delegare ad altri la soluzione, a qualcuno che sostiene di aver scoperto la chiave di tutto, ma in realtà nulla viene in questo modo risolto. Il mio dolore personale viene semplicemente rimosso, accantonato, io posso anche sprofondare nella nevrosi persuadendomi che l'unico problema è che c'è qualcuno che mi vuole del male, ma ciò nonostante la realtà della mia vita non cambia. Ecco perché ha senso affrontare questo tipo di problemi proprio in chiave educativa, non nel senso che si debba suggerire alle persone il sentiero di un'adozione confessionale, perché queste sono scelte personali, che ognuno fa alla luce della verità che sente e che gli parla, ma una cosa è certa, quello che è assolutamente intollerabile è la banale e becera superficialità dell'adolescente che non cresce mai che è veramente convinto di trattare con questo tipo di problemi come si tratta con un distributore automatico di lattine. Dove basta inserire il soldino, poi con la pulsantiera si sceglie la mistura che piace di più. Perché tutto ciò è falso e la falsità va smascherata come tale. Questo è il primo servizio alla verità che ognuno di noi può fare.

Adolfo Morganti