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Le sette, “occasione” per una nuova evangelizzazione
Zenit 05 febbraio 2007

Le sette, “occasione” per una nuova evangelizzazione
Secondo l’autore del “Diccionario Enciclopédico de las Sectas”

BURGOS, lunedì, 5 febbraio 2007 (ZENIT.org).- A nessuno piace essere definito “settario”. Eppure sono più di 20.000 i gruppi qualificati come “sette” secondo lo studio dell’esperto nordamericano Gordon Melton.

In preparazione al viaggio di Benedetto XVI in Brasile, che si terrà a maggio, in occasione dell’inaugurazione della Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano (CELAM), i Vescovi del “continente della speranza” vedono nelle sette uno dei maggiori pericoli per il cattolicesimo in America.

ZENIT ha intervistato il maggior esperto di lingua spagnola sulle sette, Manuel Guerra, consultore della Comissione episcopale per le relazioni interconfessionali della Conferenza episcopale spagnola e autore del “Diccionario Enciclopédico de las Sectas”, composto da 1098 pagine (Biblioteca de Autores Cristianos http://www.bac-editorial.com/home.htmBAC).

“Oltre ad essere un segno e un sfida, o proprio per esserlo, le sette devono essere un ‘kairos’ o una ‘occasione’ per una evangelizzazione nuova e rinnovata”, spiega Guerra a ZENIT.

L’autore, che conosce il sanscrito, avverte che di fronte alla forza delle sette, “sarebbe disastroso cadere nella tentazione di pensare che i mali vengono solo e soprattutto da fuori, che i cattivi sono gli altri”.

In questo senso, Guerra, docente della Facoltà di Teologia del Nord della Spagna, invita a ravvivare la vita cristiana.

Tra qualche mese si svolgerà in Brasile la Conferenza Generale dell’Espiscopato latino americano (CELAM). Uno degli argomenti sarà quello delle sette. Che consigli darebbe, in qualità di esperto, alla Chiesa in America su questo tema?

Guerra: Gli esperti latinoamericani sulle sette conoscono meglio di me la situazione. Poco più di un anno fa è stata istituita la Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas/Rede Ibero-Americana de Estudo das Seitas (RIES), a cui hanno partecipato finora più di trenta esperti di tutti i Paesi di lingua spagnola e portoghese.

Ha già pubblicato una decina di edizioni del bollettino elettronico Info-RIES, che viene inviato gratuitamente a più di 4000 destinatari, e presto darà vita a una pagina Internet, che riteniamo necessaria per fare informazione sulle sette in spagnolo.

Detto questo, vorrei ricordare ciò che dovrebbe essere evidente: che sarebbe disastroso cadere nella tentazione di pensare che i mali vengono solo e soprattutto da fuori, che i cattivi sono gli altri.

Quando in una popolazione inizia a diffondersi una malattia epidemica, la gente deve vaccinarsi, ovvero ricevere le giuste informazioni sui virus delle sette, per evitare di esporsi, per ignoranza, al rischio dell’infezione.

Inoltre bisogna rafforzare i sostegni alla vita e alla spiritualità cristiane, alla conoscenza, alla formazione dottrinale (biblica, dogmatica, morale, liturgica, sociale), alla vita interiore (persone nutrite dalla preghiera e che incoraggiano preghiera), al vero dinamismo apostolico che sgorga dalla santità personale e dall’unione con Gesù Cristo fondata sull’incontro personale con Lui.

Come punto di partenza, occorre sradicare l’atteggiamento interiore meramente passivo o recettivo, promuovendo una maturazione del senso “critico”, ovvero ascoltare ed insegnare ad ascoltare gli altri e la radio “in modo critico”, leggere la stampa, vedere la televisione e il cinema “in modo critico”, secondo un “criterio” che per i cattolici è quello della ragione illuminata dalla fede o dalla rivelazione divina, interpretata alla luce del Magistero della Chiesa.

Sarebbe decisivo e opportuno raggiungere un accordo sui tratti identificativi delle sette.

In America latina vengono chiamate “sette” anche quegli innumerevoli gruppi del movimento evangelico e delle sue ampie correnti (i pentecostali e il fondamentalismo protestante), a prescindere dal fatto che la maggioranza di tali gruppi siano cristiani.

Se i cattolici definiscono settari i cristiani-protestanti e se questi (e ve ne sono) fanno lo stesso con la Chiesa cattolica, cosa è che non rientra nella definizione di setta? Facendo una parodia di Calderón de la Barca, “le sette, sette sono”.

Occorre anche elaborare una serie di norme pastorali pratiche. Tra queste, ad esempio, quella di non cedere i locali delle strutture cattoliche (scuole, case di spiritualità, ecc.) né alle sette, né ai cosiddetti Movimenti del Potenziale Umano (MPH).

Questo è avvenuto e continua a verificarsi, nonostante si tratti di una manipolazione camaleontica di proselitismo negativo.

I locali vengono usati per vincere l’iniziale resistenza dei possibili aderenti e soprattutto – se sono minori di età – quella dei genitori o tutori. Queste persone corrono il rischio di cadere nell’equivoco che il contenuto delle conferenze e dei ritiri di queste sette sia compatibile con la fede e la morale cristiana, per il fatto che si svologno nelle strutture cattoliche.

Lei crede che le sette stiano aumentando, o è piuttosto il tempo delle grandi religioni?

Guerra: Frammentarsi e dividersi solitamente è più facile e più comodo, anche se spesso molto traumatico. Non posso dire se questo fenomeno è in aumento in termini di numeri di sette o di loro aderenti.

D’altra parte è invece evidente l’aumento dei cosiddetti Movimenti del Potenziale Umano (MPH): Meditazione trascendentale, Rei-ki, Taichi (chuan), yoga, zen, Dianetica, Metodo Silva di Controllo Mentale, Asociazione Latinoamericana dello sviluppo umano, Sahaja Yoga, Energia umana e universale, ecc.

Secondo loro si tratta di procedure psicotecniche per il pieno sviluppo delle forze nascoste della mente umana.

Un cristiano può praticarle in quanto psicotecnica, pur essendo cosciente che queste tecniche solitamente sono percorsi per raggiungere una meta religiosa o ideologica non cristiana, la quale viene strategicamente mantenuta occulta, almeno nei primi passi o nelle prime sessioni.

È triste constatare che non pochi cattolici, soprattutto donne, dedicano diverse ore alla settimana alla pratica dei Movimenti del Potenziale Umano, sebbene affermino di non avere tempo da dedicare quotidianamente alla preghiera cristiana.

Certamente adesso, una volta passata la tempesta iniziale e placato il fascino del nuovo e dell’ignoto, è arrivata “l’ora delle grandi religioni”, almeno come reazione di fronte a tanta superficialità, tanto soggettivismo e sentimentalismo.

Le sette sono uno dei segni del nostro tempo e una sfida per la pastorale della Chiesa. Di fronte a questa realtà dobbiamo chiederci: cosa ci sta dicendo Dio attraverso le sette? E, come San Paolo, chiedere a Gesù: “Che devo fare, Signore?” (Atti 22,10).

Ma oltre ad essere un segno e una sfida, o proprio per esserlo, le sette devono essere un “kairos” o una “occasione” per una evangelizzazione nuova e rinnovata (Giovanni Paolo II). Poiché l’esistenza delle sette può essere considerata persino conveniente (cfr. 1Cor 11,19), a condizione che ci sproni a studiarle e ad approfondire la conoscenza degli insegnamenti di Cristo, in unione con Lui, commenta Sant’Agostino.
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