G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
ADOLFO MORGANTI
Sommario:
Nel contesto di questo importante Convegno commemorativo, il
mio ruolo è indubbiamente singolare, in quanto Vi propongo una
riflessione su un fenomeno che ha circa 150 anni, ma ha conosciuto una
rapidissima crescita nel nostro paese da una ventina
d'anni a questa parte ed è diventato tristemente un fenomeno di moda,
confondendosi nel calderone del New Age:
lo spiritismo.
E’
cosa nota a tutti che oramai è di moda, per attori statunitensi più o
meno in disarmo, dotarsi di uno o più "spiriti-guida” (in materia il
caso più noto è quello di Shirley McLaine). Per rimanere in Italia, da
anni abbiamo dovuto assuefarci al fatto che i più diffusi settimanali
popolari (come Gente, od Oggi) abbiano deliziato la loro
larghissima platea di lettori con la regolare riproposta di una
"rubrica di fatto” che in maniera addirittura ossessiva ripeteva
rendiconti di genitori impegnati in colloqui coi figli defunti. Le
nostre edicole sono letteralmente alluvionate da una gran copia di
testi che ripropongono variando i nomi la medesima “testimonianza”
spiritista.
Si
tratta quindi di un fenomeno non solo culturale, ma anche sociale di
importanza rilevante, Ed in generale, per capire seriamente un fenomeno
bisogna 1) capirne la genesi, ossia la
storia: 2) comprenderne le motivazioni
profonde, ossia perché oggi la gente vi fa ricorso.
Ed
è quello che in breve cercherò oggi di fare.
In
primo luogo è importante comprendere il contesto in cui nasce lo
spiritismo: si tratta di un mondo protestante
ampiamente secolarizzato, in cui la riduzione della religione a
religione civile (ossia di stato ed in forma di latrìa dello stato) e
della spiritualità a moralismo ha provocato la progressiva
cancellazione delle forse tradizionali cattoliche di
esperienza del sacro: si pensi alla decostruzione della
liturgia, alla negazione del culto dei Santi e
degli angeli. Come è noto la frustrazione di un
bisogno ne provoca la riemersione disordinata e compulsiva: parimenti
la frustrazione dell’innato bisogno di sacro nell’uomo ha condotto ad
un’esplicita effervescenza di diverse forme di quello che efficacemente
Roger Bastide ha definito "Sacro selvaggio”; questo contesto
socio-culturale rende ragione in effetti della constatazione che gli
USA, dopo la metà dell’800, vedono la nascita di moltissime
esperienze settarie (la maggior parte di quelle con cui ancor
oggi abbiamo a che fare), esperienze che in estrema sintesi possiamo
definire “cattive risposte a buone esigenze”.
Corollario
importantissimo di questa ideologia di fondo fu una critica serrata
alla religione
cristiana: lo Spiritismo assunse
immediatamente un atteggiamento fortemente critico nei
confronti della Religione tradizionale dell’Europa, parallelo a quello
dell'ideologia scientista dell'800: si negò come
"superata” e "superstiziosa” la
fede, e ci si presentò viceversa
come illuminati dallo splendore dei tempi nuovi e scaldati
dal sole della scienza. Lo Spiritismo vuole da allora
presentarsi come una sorta di “nuova scienza del
trascendente”, ovviamente “laica”, finalmente “esatta” e comprovabile
“scientificamente”. Da qui la tipica
insistenza sui “fenomeni“ e
le “esperienze“ personali, che a noi sembra oggi
maniacale e che è in contrasto con tutto quanto
tramandato al riguardo delle relazioni fra viventi e defunti da tutte
le grandi tradizioni religiose dell'umanità.
E
in effetti, come ogni ideologia scientifica, anche lo
spiritismo si basa su alcuni presupposti assunti
arbitrariamente per veri, e su alcuni strumenti operativi, o tecniche:
2° Presupposto: i
risultati delle tecniche spiritiche sarebbero
appunto il risultato di un riuscito contatto con
questo mondo degli “Spiriti”, e non semplice
invenzione umana o frutto, anche inconscio, della psiche.
Il channelling, a differenza dello
spiritismo classico, allarga il campo delle entità evocate, non si
limita ai defunti e punta molto su figure di “maestri
disincarnati”, “spiriti guida”‚ che sarebbero in
grado di guidare verso il bene e la felicità la vita
delle persone che si
affidano loro; in uno
sforzo di democratizzazione che in realtà indica
con chiarezza i connotati di un relativismo assoluto, il channelling
invita ogni persona a costruirsi il proprio "maestro
interiore", la propria spiritualità, la propria verità personale.
Nel
channelling lo spiritismo si fonde
col new age, con la sua teoria di
mondi pressoché infiniti esistenti
su piani "sottili” o immateriali, con i quali
l'uomo, utilizzando come sempre
la tecnica adeguata, può entrare
in contatto e beneficiare di rivelazioni, iniziazioni,
trasmissioni esoteriche.
Il
miglior esempio di organizzazione che ha istituzionalizzato l’utilizzo
di queste tecniche (non trascurando però i modi della “classica”
medianità) per tentare di mettersi in contatto con i figli morti in
incidenti stradali dei propri adepti, è il cosiddetto "Movimento della
speranza", organizzazione per noi ancor più interessante in quanto a
lungo ha cercato di rivendicare riverniciature cattoliche.
Come
fonti primarie sono state utilizzate le numerose testimonianze scritte
di genitori che affermano di essersi messi in contatto con i loro figli
defunti, e i testi di alcuni studiosi che hanno analizzato il fenomeno2.
Il Movimento della Speranza, «è stato fondato da genitori che sono stati privati
traumaticamente di un figlio, e che hanno cercato di “comunicare” in
qualche modo con il congiunto defunto, scrivendo anche dei libri su
questa esperienza»3. Ed è pertanto
corretto rivolgerci ai testi ufficiali di questa aggregazione per
comprenderne finalità ed ideologia.
L’inizio dell’introduzione del
saggio Oltre il Tunnel del dott.
Mario Mancigotti4, ci permette di comprendere
alcuni elementi fondamentali che verranno poi ripresi da tutto il
Movimento della Speranza. In primo luogo, coerentemente con quanto
detto prima, nel testo si da per scontato che i “messaggi” ricevuti
siano da attribuire senza alcun minimo dubbio ai figli defunti o ad
altre “entità” comunque appartenenti all’ “altra dimensione”. In
secondo luogo, a dispetto di tutto quanto il Magistero ha indicato in
merito, tali messaggi e quindi anche le tecniche per ottenerli non
sarebbero in contrasto con la fede cristiana, ma conciliabili con essa.
Infine, pur rimanendo estremamente
rispettosi per il dramma umano che ha coinvolto il Dott. Mancigotti
come tanti altri genitori duramente colpiti per la perdita prematura di
un figlio, si deve comunque ricordare che chi subisce questi traumi
tremendi non è affatto immune dalle difficoltà relative
all’elaborazione del lutto subito.
Il Dott. Mancigotti poi continua la
sua introduzione a Oltre il tunnel
facendo esplicito riferimento all’esperienza di pratiche proprie dello
spiritismo classico. Si diffonde alquanto attorno alla tipica pratica
medianica della “scrittura automatica”, passando poi a dissertare di «eccezionali rivelazioni della Entità spirituale
sulla sua precedente esistenza terrena»5,
di metafonia, di “spiriti guida” e soprattutto si fa una grande
confusione fra medianità e mistica. Per quanto riguarda la scrittura
automatica, dopo aver fatto un ovvio riferimento alla lezione di Alan
Kardec che come abbiamo già visto può essere considerato uno dei padri
dello spiritismo moderno, si fanno alcuni esempi di scrittura
automatica.
«Esempi di
scrittura automatica ci vengono dalla Bibbia, dal Corano di Maometto,
dal libro dei Mormoni di Smith, dai libri mistici di S.Teresa da Avila,
dagli scritti di Jacob Lorder “lo scrivano di Dio”»6.
Il Dott. Mancigotti in
un’intervista ad un giornale locale del riminese ha spiegato in che
cosa consistono questi “segni”: «“Non si
effettuano evocazioni tutte le esperienze che abbiamo avuto si sono
verificate in modo totalmente spontaneo. Non si tratta di negromanzia,
è un concetto che respingiamo; dobbiamo affidarci soltanto a ciò che ci
arriva come stato di grazia: mamme che all’improvviso hanno il “dono”
della scrittura automatica (come Santa Teresa D’Avila), che pur non
essendo mancine scrivono con la sinistra in modo bizzarro (verticale,
obliquo ecc.) Possono essere anche profumi che arrivano
improvvisamente, oppure la metafonia con la quale tramite una radio a
onde corte, si captano e vengono registrati “messaggi” misteriosi. Sono
tutti “segni” straordinari ma oggettivi; non possono essere sottoposti
a prove scientifiche ma per chi li riceve hanno un enorme valore
consolatorio. Personalmente condivido la cautela della Chiesa. Però
ritengo che la ricerca sia più che legittima”»7.
Sintetizzando il “cuore” dottrinale
di un messaggio tanto sovrabbondante quanto ripetitivo, gli
appartenenti al Movimento della Speranza ripropongono con filologica
esattezza il più tipico annuncio spiritista, che come abbiamo visto più
sopra è fondato su tre perni concettuali:
«L’annuncio che esiste l’aldilà, è questo è la
dimensione di Dio e della vita eterna, è fatto per dare giusti motivi
di speranza autentica a tutti gli esseri umani come tali, poiché la
speranza è dell’uomo. La speranza nella sopravvivenza e nella vita
eterna dà alla nostra vita umana un significato assoluto, una tale
speranza è, certo un sentimento, che però è ben lungi dal risolversi in
un puro fatto emotivo. Ha, all’opposto, le sue ragioni abbastanza
precise. La speranza di sopravvivere è fondata sulle risultanza della
parapsicologia di frontiera. Si può chiamare così un’indagine
parapsicologica che non si limiti a considerare i fenomeni
dall’esterno, ma in qualche modo li viva dall’intimo. (…) La
razionalità su cui la nostra indagine fa leva non è tanto quella rigida
delle scienze esatte, quanto piuttosto quella ragionevolezza più
adattabile e fluida che ci è d’aiuto alla formulazione e alla verifica
delle intuizioni che possiamo avere delle realtà più sottili»8.
Pertanto,
in radice, il problema è un altro: questi contatti sono autentici?
Ossia, nel contesto delle pratiche spiritiche è
veramente il congiunto defunto che viene contattato e che si
rende disponibile a dialoghi e colloqui con i suoi evocatori che non di
rado raggiungono la durata di anni? A questa domanda daremo due
risposte convergenti: quella delle scienze umane e quella
della religiosità umana di tutti i tempi.
Dal
punto di vista delle scienze umane, massimamente
della psicologia contemporanea, è in primo luogo
necessario ricondurci alle dinamiche stanno dietro l’impatto che un
lutto ha nella vita di una persona. E’ noto infatti che la risposta
emozionale di fronte ad un lutto improvviso attraversa tre fasi
successive, la cui durata è mutevole da persona a persona:
Questo
è la normale, per quanto sofferta, fisiologia
del lutto umano; esso diviene al contrario patologico
nel momento in cui il suddetto processo non giunge a compimento, e si
blocca alla prima o alla seconda fase. Nel caso degli adepti dello
spiritismo, il rischio – più volte constatato sul campo – è che la
ferita del lutto non giunga mai a cicatrizzarsi: in breve, che
la perdita della persona cara divenga un “lutto eterno”, l’unico perno
attorno a cui ruota, in una ritualità ossessiva, la vita dei
congiunti.
Quando
ciò avviene, le compensazioni dell'angoscia di
perdita offerte dallo spiritismo rivelano la loro fragilità di fondo,
dovendo – per continuare ad esorcizzare l’angoscia stessa,
evidentemente irrisolta – ripetersi ritualmente e regolarmente, secondo
un calendario compulsivo che evidenzia sovente forme sempre più
evidenti e serrate di dipendenza psichica dall’evocazione, e/o dal medium che la consente.
Nello
stesso tempo, non possono essere sottovalutati i rischi per la salute
mentale derivanti dall’assunzione di un ruolo
attivo nelle pratiche spiritistiche, in particolare per
quanto concerne il ruolo di medium.
Esistono oramai apprezzati studi internazionali che attestano come la
medianità sia in realtà una forma di scissione psichica completamente
interna alla personalità del medium,
che in percentuale ragguardevole (assai più ampia di un campione di
controllo costituito da persone estranee a siffatte pratiche) tende a
perdere il controllo di queste scissioni pilotate, scivolando in modo
percentualmente significativo verso forme di schizofrenia. Tra
parentesi, questa constatazione clinica rappresenta la miglior conferma
della natura puramente umana e psichica dei “contatti” spiritici.
Per
quale motivo un così diffuso atteggiamento di rigetto nei confronti di
ogni forma di spiritismo? E’ possibile rintracciare due forme
simmetriche di motivazioni: in primo luogo un profondo rispetto per il
morto. In secondo luogo un altrettanto profondo rispetto del
Post-mortem, ossia del percorso spirituale che l’anima del defunto
continua a compiere nell’aldilà.
Non
esiste sacrilegio più completo e perverso del disturbare il cammino di
un’anima verso la Luce.
Di fronte alla sfida dello spiritismo, ed anche alle ambiguità di chi continua malgrado i tutti a millantare possibili compatibilità fra l’evocazione dei defunti e il cristianesimo, la stessa Chiesa è stata recentemente costretta a pronunciare una parola aggiornata ed in equivoca. Come GRIS della Diocesi di Rimini nell’anno 2000 abbiamo salutato con grande soddisfazione la pubblicazione del Documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna sul tema “La Chiesa e l’Aldilà”.
Con questo documento viene in effetti ricandidata con la massima autorevolezza la tradizione di sempre della Chiesa nei confronti di ogni tipo di spiritismo: per le nostre Diocesi, che talvolta vedono la presenza di aggregazioni spiritistiche che cercano ambiguamente di farsi passare per “cattoliche”, questa parola dei Vescovi è una spada che taglia alla radice ogni ambiguità.
Deve quindi essere finalmente chiaro per tutti, credenti o mano, che per i Cattolici qualunque compromissione con qualsiasi forma di evocazione di cosiddetti “spiriti”, di defunti o di presunti “maestri” è un errore, un’illusione pericolosa, una deviazione ed un peccato contro la Verità.
Ogni cattolico è chiamato a ricordarsi di quello che è e, aldilà delle mode culturali, di quanto la tradizione bimillenaria della Chiesa continua a tramandare attorno al destino dell’Anima immortale di ognuno di noi dopo la morte, al suo Giudizio eterno, alla sua salvezza in Paradiso o alla sua dannazione nell’Inferno.
Assieme ai Vescovi dell’Emilia-Romagna, il GRIS invita tutti i religiosi che un malinteso senso di fratellanza cristiana porta a presenziare a qualsiasi titolo a riunioni, esperimenti o cerimonie spiritiche, a non farsi strumentalizzare da chi approfitta della loro disponibilità per insinuare una tolleranza della Chiesa verso siffatte organizzazioni, errori dottrinali, concezioni sbagliate dell’uomo e della realtà, semplici visioni e deliri individuali.
La proliferazione di esperienze neospiritualiste, sètte e maghi non deve tuttavia far dimenticare che il “rischio settario” esiste per ognuno di noi. Non solo le ideologie storiche del ‘900 hanno costruito delle vere e proprie “sètte laiche”, ma anche le religioni tradizionali non sono esenti da tali rischi.
Più volte abbiamo assistito al progressivo rinserrarsi in sé stessi di gruppi religiosi, anche cristiani e cattolici, e talvolta questo processo di alienazione è giunto fino al taglio delle relazioni con la tradizione e la Chiesa d’origine: da un gruppo religioso in tal modo nasce un’altra setta.
In ambito cristiano è evidente che ciò accade quando ci si allontana dalla sintonia e dalla piena sinergia con la Chiesa d’appartenenza, quando, cioè, si rinuncia consciamente o meno all’universalità del messaggio e della comunità cristiana. E si pretende “di avere più Spirito Santo degli altri”.
Una costante memoria della propria pochezza personale e dell’immenso valore della sinergia ecclesiale per i cristiani ed un maggiore rispetto della saggezza contenuta nel celebre verso pascoliano “piccolo il mio, grande il nostro” per i non credenti, accanto (per entrambi) ad una maggiore attenzione verso la concretezza della storia dell’esperienza religiosa dell’umanità, al di là di ogni barriera confessionale, costituirebbe il miglior vaccino nei confronti dei rischi e delle truffe del “supermarket delle religioni”.
Adolfo
Morganti
Note