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L’evocazione dei defunti oggi
Un sintomo di disagio culturale

ADOLFO MORGANTI

Sommario:

  1. Introduzione
  2. Lo Spiritismo classico
  3. The new Make-up: il Channelling
  4. Alcune forme contemporanee di evocazione dei defunti.
  5. Critica dello spiritismo a partire dalle scienze umane.
  6. Critica dello spiritismo nell'esperienza religiosa dell'umanità.
  7. Una risposta cattolica al disagio spirituale incarnato dallo spiritismo.

Introduzione

Nel contesto di questo importante Convegno commemorativo, il mio ruolo è indubbiamente singolare, in quanto Vi propongo una riflessione su un fenomeno che ha circa 150 anni, ma ha conosciuto una  rapidissima crescita nel nostro paese da una ventina d'anni a questa parte ed è diventato tristemente un fenomeno di moda, confondendosi nel calderone del New Age: lo spiritismo.

E’ cosa nota a tutti che oramai è di moda, per attori statunitensi più o meno in disarmo, dotarsi di uno o più "spiriti-guida” (in materia il caso più noto è quello di Shirley McLaine). Per rimanere in Italia, da anni abbiamo dovuto assuefarci al fatto che i più diffusi settimanali popolari (come Gente, od Oggi) abbiano deliziato la loro larghissima platea di lettori con la regolare riproposta di una "rubrica di fatto” che in maniera addirittura ossessiva ripeteva rendiconti di genitori impegnati in colloqui coi figli defunti. Le nostre edicole sono letteralmente alluvionate da una gran copia di testi che ripropongono variando i nomi la medesima “testimonianza” spiritista.

 

Si tratta quindi di un fenomeno non solo culturale, ma anche sociale di importanza rilevante, Ed in generale, per capire seriamente un fenomeno bisogna 1) capirne la  genesi,  ossia  la storia:  2) comprenderne  le  motivazioni profonde, ossia perché oggi la gente vi fa ricorso.

Ed è quello che in breve cercherò oggi di fare.

 

a) Lo Spiritismo "classico".

A  dispetto di tutte le fantastorie diffuse oggi, prima di  tutto dagli stessi spiritisti, lo Spiritismo classico nasce negli Stati Uniti  solamente  nel secolo XIX: è il celebre caso delle  sorelle  Fox.

In primo luogo è importante comprendere il contesto in cui nasce lo spiritismo:  si tratta di un mondo  protestante ampiamente secolarizzato, in cui la riduzione della religione a religione civile (ossia di stato ed in forma di latrìa dello stato) e della spiritualità a moralismo ha provocato la progressiva cancellazione  delle forse tradizionali cattoliche di esperienza del sacro: si pensi alla decostruzione della  liturgia, alla negazione del culto dei Santi e  degli  angeli. Come è noto la frustrazione di un bisogno ne provoca la riemersione disordinata e compulsiva: parimenti la frustrazione dell’innato bisogno di sacro nell’uomo ha condotto ad un’esplicita effervescenza di diverse forme di quello che efficacemente Roger Bastide ha definito "Sacro selvaggio”; questo contesto socio-culturale rende ragione in effetti della constatazione che gli USA, dopo la metà dell’800, vedono la nascita  di moltissime esperienze  settarie (la maggior parte di quelle con cui ancor oggi abbiamo a che fare), esperienze che in estrema sintesi possiamo definire “cattive risposte  a buone  esigenze”.

Dal punto di vista dell’ideologia di fondo, non a caso fin dai propri esordi lo Spiritismo si presenta come un'ideologia scientista applicata al mondo del trascendente, facendo proprio il clima culturale positivista generalmente egemone in occidente durante il XIX secolo, ispirato alla più ampia ed utopistica fiducia nelle capacità della ragione umana e della conoscenza scientifica di esaurire conoscenza e gestione della realtà. I testi spiritistici sono infatti zeppi di una pretesa di “oggettività” nella conoscenza e nello studio del mondo dell’aldilà che oggi nemmeno gli spiritisti stessi ripropongono a cuor leggero, ma che al tempo delle sorelle Fox e dell’importazione in Europa dello spiritismo, massimamente grazie al lavoro di Allan Kardec, costituiva un argomento propagandistico di una certa efficacia, avvicinando allo spiritismo anche personalità già scettiche, come Arthur Conan Doyle.

 Corollario importantissimo di questa ideologia di fondo fu una critica serrata  alla  religione cristiana: lo Spiritismo assunse immediatamente un atteggiamento fortemente critico nei confronti della Religione tradizionale dell’Europa, parallelo a quello dell'ideologia  scientista  dell'800: si negò come  "superata”  e "superstiziosa”  la  fede,  e ci si  presentò viceversa  come illuminati dallo splendore dei tempi nuovi e scaldati dal sole della scienza.  Lo Spiritismo vuole da allora presentarsi  come  una sorta di “nuova scienza del trascendente”, ovviamente “laica”, finalmente “esatta” e comprovabile “scientificamente”. Da  qui  la  tipica  insistenza  sui  “fenomeni“  e  le  “esperienze“ personali, che a noi sembra oggi maniacale e che è in  contrasto con  tutto quanto tramandato al riguardo delle relazioni fra viventi e defunti da tutte le grandi  tradizioni religiose dell'umanità.

E in effetti, come ogni ideologia scientifica, anche lo spiritismo si basa su alcuni presupposti assunti arbitrariamente per veri, e su alcuni strumenti operativi, o tecniche:

1° Presupposto: esiste il mondo degli "Spiriti", con precise caratteristiche. E’ accanto al nostro mondo, non visibile ai nostri occhi né udibile dalle nostre orecchie; tuttavia grazie al medium spiritista il contatto è possibile ed effettivo. Ne deriva quindi che:

2° Presupposto: i risultati delle tecniche spiritiche sarebbero appunto il risultato di un riuscito contatto con questo  mondo  degli “Spiriti”, e non semplice invenzione umana o frutto, anche inconscio, della psiche.

Le tecniche: “Tecnica” allude allo strumento utile, il trucco per entrare in contatto con questo mondo degli "Spiriti". Ecco quindi l'assoluta importanza che in ambito spiritista viene attribuita al Medium, la persona le cui capacità individuali (la cui origine non viene d’altronde ben specificata)  dovrebbero facilitare questo contatto; nel contempo, da questa attitudine scientista deriva nel corso del ‘900 l'attenzione dei circoli spiritisti verso altri mezzi che si considera essere utili per entrare in contatto con gli spiriti dei defunti: si tratta di una congerie di utensili tipo pendolini, tavolette alfanumeriche, ed ultimamente registratori e addirittura telecamere digitali, che dovrebbero avere la stessa funzione di medium fra il nostro mondo e l’aldilà.

Una strana solidarietà. Lo spiritismo non nasce isolato, e fin dall’inizio della propria storia crea e mantiene nel tempo precisi rapporti di cooperazione con altre sette: di fatto, nel corso del XIX secolo lo spiritismo cresce fino a diventare un fenomeno se non di massa quanto meno alla moda negli ambienti colti di mezza Europa grazie alla collaborazione di una tra le più attive sette sincretistiche di quel secolo, la Teosofia: non a caso i testi teosofici sono ricolmi di riferimenti a spiriti guida, mondi e maestri spirituali, “sottili” raggiunti grazie al massiccio ricorso a fenomeni di medianità. E anche oggi possiamo notare come la pratica di diverse forme di evocazioni spiritistiche rientra nell’armamentario tecnico di diversissime sette, d’estrazione anche assai diversa fra loro.

 b) The new Make-up: il Channelling

Dobbiamo anche però constatare come gran parte delle pratiche dello spiritismo sono  oggi demodé: ecco quindi che la vecchia teoria si è ripresentata in una chiave simultaneamente più modaiola e tecnologica, attenta al linguaggio “new age“ e a quelle leggi  di  propaganda mediale che oggi  spesso  sostituiscono  il vero con un simulacro di verosimiglianza. Così neglim ultimi decenni del secolo scorso è nato il channelling, un’altra invenzione USA,  diventata di  moda  grazie a volti noti di attori ed attrici che si fanno apostoli  di  questo  “nuovo spiritismo“ (la  più  famosa delle quali è l’attrice Shirley McLaine) in nome di una vaga e spuria “riscoperta della spiritualità”.

Il channelling, a differenza dello spiritismo classico, allarga il campo delle entità evocate, non si limita ai defunti e punta molto su figure di “maestri disincarnati”,  “spiriti  guida”‚ che sarebbero in grado di guidare verso il bene e la felicità la vita delle  persone  che  si  affidano  loro; in  uno  sforzo di democratizzazione che in realtà indica con chiarezza i connotati di un relativismo assoluto, il channelling invita ogni persona a costruirsi  il proprio "maestro interiore", la propria spiritualità, la propria verità personale.

Nel channelling lo spiritismo si fonde col  new age,  con la sua teoria  di  mondi  pressoché  infiniti esistenti  su piani "sottili” o immateriali, con i quali  l'uomo, utilizzando  come  sempre  la tecnica adeguata,  può  entrare  in contatto e beneficiare di rivelazioni, iniziazioni, trasmissioni esoteriche.

c) Alcune forme contemporanee di evocazione dei defunti.

Accanto  a  queste tecniche in qualche  modo  ormai  "classiche", abbiamo già citato altre mode che si  sono  diffuse,  allo scopo di creare o favorire, nelle speranze di chi le pratica, il contatto con anime di defunti; accanto ai medium “classici” assistiamo infatti da qualche decennio alla grande diffusione della   scrittura automatica,  o dell'utilizzo di registratori o  addirittura  di telecamere per entrare in contatto con i defunti.

Il miglior esempio di organizzazione che ha istituzionalizzato l’utilizzo di queste tecniche (non trascurando però i modi della “classica” medianità) per tentare di mettersi in contatto con i figli morti in incidenti stradali dei propri adepti, è il cosiddetto "Movimento della speranza", organizzazione per noi ancor più interessante in quanto a lungo ha cercato di rivendicare riverniciature cattoliche.

Ho scelto di concentrare l’attenzione su questo movimento per almeno due motivi. Il primo è la sua presenza nel territorio nazionale, sufficientemente vasta, e (per mezzo della stretta collaborazione con una celebre giornalista new age, Paola Giovetti) la sua capacità di attirare l’attenzione massmediale su di sé grazie all’organizzazione di “convegni di studio” che negli anni si sono distribuiti tra Cattolica, sulla riviera romagnola, e Modena. Il secondo è che mi è sembrato particolarmente interessante analizzare un gruppo sincretistico in cui, come avrò modo di illustrare, si vorrebbero conciliare fede cristiana e pratiche pseudo-spiritiche. Come infatti afferma Andrea Porcarelli1, possiamo infatti definire il Movimento della Speranza come un gruppo spiritista pseudo-cattolico. La ricerca su tale movimento è stata condotta a vari livelli.

Come fonti primarie sono state utilizzate le numerose testimonianze scritte di genitori che affermano di essersi messi in contatto con i loro figli defunti, e i testi di alcuni studiosi che hanno analizzato il fenomeno2.

Il Movimento della Speranza, «è stato fondato da genitori che sono stati privati traumaticamente di un figlio, e che hanno cercato di “comunicare” in qualche modo con il congiunto defunto, scrivendo anche dei libri su questa esperienza»3. Ed è pertanto corretto rivolgerci ai testi ufficiali di questa aggregazione per comprenderne finalità ed ideologia.

L’inizio dell’introduzione del saggio Oltre il Tunnel del dott. Mario Mancigotti4, ci permette di comprendere alcuni elementi fondamentali che verranno poi ripresi da tutto il Movimento della Speranza. In primo luogo, coerentemente con quanto detto prima, nel testo si da per scontato che i “messaggi” ricevuti siano da attribuire senza alcun minimo dubbio ai figli defunti o ad altre “entità” comunque appartenenti all’ “altra dimensione”. In secondo luogo, a dispetto di tutto quanto il Magistero ha indicato in merito, tali messaggi e quindi anche le tecniche per ottenerli non sarebbero in contrasto con la fede cristiana, ma conciliabili con essa.

Infine, pur rimanendo estremamente rispettosi per il dramma umano che ha coinvolto il Dott. Mancigotti come tanti altri genitori duramente colpiti per la perdita prematura di un figlio, si deve comunque ricordare che chi subisce questi traumi tremendi non è affatto immune dalle difficoltà relative all’elaborazione del lutto subito.

Il Dott. Mancigotti poi continua la sua introduzione a Oltre il tunnel facendo esplicito riferimento all’esperienza di pratiche proprie dello spiritismo classico. Si diffonde alquanto attorno alla tipica pratica medianica della “scrittura automatica”, passando poi a dissertare di «eccezionali rivelazioni della Entità spirituale sulla sua precedente esistenza terrena»5, di metafonia, di “spiriti guida” e soprattutto si fa una grande confusione fra medianità e mistica. Per quanto riguarda la scrittura automatica, dopo aver fatto un ovvio riferimento alla lezione di Alan Kardec che come abbiamo già visto può essere considerato uno dei padri dello spiritismo moderno, si fanno alcuni esempi di scrittura automatica.

«Esempi di scrittura automatica ci vengono dalla Bibbia, dal Corano di Maometto, dal libro dei Mormoni di Smith, dai libri mistici di S.Teresa da Avila, dagli scritti di Jacob Lorder “lo scrivano di Dio”»6.   

Il Dott. Mancigotti in un’intervista ad un giornale locale del riminese ha spiegato in che cosa consistono questi “segni”: «“Non si effettuano evocazioni tutte le esperienze che abbiamo avuto si sono verificate in modo totalmente spontaneo. Non si tratta di negromanzia, è un concetto che respingiamo; dobbiamo affidarci soltanto a ciò che ci arriva come stato di grazia: mamme che all’improvviso hanno il “dono” della scrittura automatica (come Santa Teresa D’Avila), che pur non essendo mancine scrivono con la sinistra in modo bizzarro (verticale, obliquo ecc.) Possono essere anche profumi che arrivano improvvisamente, oppure la metafonia con la quale tramite una radio a onde corte, si captano e vengono registrati “messaggi” misteriosi. Sono tutti “segni” straordinari ma oggettivi; non possono essere sottoposti a prove scientifiche ma per chi li riceve hanno un enorme valore consolatorio. Personalmente condivido la cautela della Chiesa. Però ritengo che la ricerca sia più che legittima”»7.

Sintetizzando il “cuore” dottrinale di un messaggio tanto sovrabbondante quanto ripetitivo, gli appartenenti al Movimento della Speranza ripropongono con filologica esattezza il più tipico annuncio spiritista, che come abbiamo visto più sopra è fondato su tre perni concettuali:

·        Esistenza dell’aldilà.

·        Speranza nella sopravvivenza dopo la morte.

·        Prove dell’esistenza dell’aldilà.

«L’annuncio che esiste l’aldilà, è questo è la dimensione di Dio e della vita eterna, è fatto per dare giusti motivi di speranza autentica a tutti gli esseri umani come tali, poiché la speranza è dell’uomo. La speranza nella sopravvivenza e nella vita eterna dà alla nostra vita umana un significato assoluto, una tale speranza è, certo un sentimento, che però è ben lungi dal risolversi in un puro fatto emotivo. Ha, all’opposto, le sue ragioni abbastanza precise. La speranza di sopravvivere è fondata sulle risultanza della parapsicologia di frontiera. Si può chiamare così un’indagine parapsicologica che non si limiti a considerare i fenomeni dall’esterno, ma in qualche modo li viva dall’intimo. (…) La razionalità su cui la nostra indagine fa leva non è tanto quella rigida delle scienze esatte, quanto piuttosto quella ragionevolezza più adattabile e fluida che ci è d’aiuto alla formulazione e alla verifica delle intuizioni che possiamo avere delle realtà più sottili»8.

 d) Critica dello spiritismo a partire dalle scienze umane.

Premettiamo che, di fronte all’umanità ferita di chi ha perso tragicamente e prematuramente un congiunto in un incidente stradale o in una malattia incurabile (come la stragrande maggioranza di coloro che frequentano ambienti spiritisti, è necessario in primo luogo la comprensione dell’umano dolore, e ancor più il massimo rispetto di fronte alla sofferenza che la  morte di una persona cara provoca. Nello stesso tempo dobbiamo dire con chiarezza che è esattamente in questi frangenti tragici dell’esistenza umana che vengono al pettine i nodi irrisolti di una cultura diffusa che ha preteso di considerare l’orizzonte religioso come libero possesso personale.  Umanamente ci è infatti chiaro che all'interno di una cultura che  di fatto ha perso ogni senso dell'immortalità dell'anima, per cui in essa – con una certa dose di coerenza -  la tradizione  cristiana  è solamente una teoria che liberamente può essere scelta, rifiutata o mescolata con altri ingredienti, chi è colpito da questo genere di  tragedie (d’altronde numericamente in crescita) cerchi qualche  modo per consolarsi, per affrontare e gestire in qualche modo l’angoscia e il senso di vuoto che sembrano tutto sommergere.

Pertanto, in radice, il problema è un altro: questi contatti sono autentici? Ossia, nel contesto delle pratiche spiritiche è veramente il congiunto defunto che viene contattato e che si rende disponibile a dialoghi e colloqui con i suoi evocatori che non di rado raggiungono la durata di anni? A questa domanda daremo due risposte convergenti: quella delle scienze umane e quella della religiosità umana di tutti i tempi.

Dal punto di vista delle scienze umane, massimamente della psicologia contemporanea, è in primo luogo necessario ricondurci alle dinamiche stanno dietro l’impatto che un lutto ha nella vita di una persona. E’ noto infatti che la risposta emozionale di fronte ad un lutto improvviso attraversa tre fasi successive, la cui durata è mutevole da persona a persona:

a)      negazione e rimozione del fatto luttuoso (“Non è possibile, non può essere capitato a me”).

b)      esplosione dell’angoscia e sperimentazione del senso di perdita e di vuoto (“Tutto è perduto, nulla sarà più come prima, la mia vita non ha più senso”).

c)      elaborazione del lutto e sua integrazione all’interno del più ampio percorso esperienziale della persona. 

Questo è la normale, per quanto sofferta, fisiologia del lutto umano; esso diviene al contrario patologico nel momento in cui il suddetto processo non giunge a compimento, e si blocca alla prima o alla seconda fase. Nel caso degli adepti dello spiritismo, il rischio – più volte constatato sul campo – è che la ferita del lutto non giunga mai a cicatrizzarsi: in breve, che la perdita della persona cara divenga un “lutto eterno”, l’unico perno attorno a cui ruota, in una ritualità ossessiva, la vita dei congiunti.   

Quando ciò avviene, le  compensazioni dell'angoscia di perdita offerte dallo spiritismo rivelano la loro fragilità di fondo, dovendo – per continuare ad esorcizzare l’angoscia stessa, evidentemente irrisolta – ripetersi ritualmente e regolarmente, secondo un calendario compulsivo che evidenzia sovente forme sempre più evidenti e serrate di dipendenza psichica dall’evocazione, e/o dal medium che la consente.

Nello stesso tempo, non possono essere sottovalutati i rischi per la salute mentale derivanti dall’assunzione di un ruolo attivo nelle pratiche spiritistiche, in particolare per quanto concerne il ruolo di medium. Esistono oramai apprezzati studi internazionali che attestano come la medianità sia in realtà una forma di scissione psichica completamente interna alla personalità del medium, che in percentuale ragguardevole (assai più ampia di un campione di controllo costituito da persone estranee a siffatte pratiche) tende a perdere il controllo di queste scissioni pilotate, scivolando in modo percentualmente significativo verso forme di schizofrenia. Tra parentesi, questa constatazione clinica rappresenta la miglior conferma della natura puramente umana e psichica dei “contatti” spiritici.

 e) Critica dello spiritismo nell'esperienza religiosa dell'umanità.

Un esame anche solo superficiale di quanto le grandi dottrine religiose dell’umanità affermano e tramandano attorno allo spiritismo ci fa scoprire un atteggiamento generalizzato di sconfessione e di messa in guardia. L’evocazione dei defunti (o necromanzia) è severamente vietata, con sanzioni che comprendono la messa a morte, in tutte le grandi religioni dell’umanità, da Oriente a Occidente. Le stesse esperienze religiose meno strutturate, che in modo errato e positivistico sono state chiamate troppo a lungo “primitive”, mantengono una netta distinzione fra le funzioni sciamaniche normalmente accettate in quanto utili per la comunità e le forme negromantiche, al punto tale che chi si macchia di pratiche siffatte viene spesso espulso dalla comunità.

Per quale motivo un così diffuso atteggiamento di rigetto nei confronti di ogni forma di spiritismo? E’ possibile rintracciare due forme simmetriche di motivazioni: in primo luogo un profondo rispetto per il morto. In secondo luogo un altrettanto profondo rispetto del Post-mortem, ossia del percorso spirituale che l’anima del defunto continua a compiere nell’aldilà.

Non esiste sacrilegio più completo e perverso del disturbare il cammino di un’anima verso la Luce.

 f) Una risposta cattolica al disagio spirituale incarnato dallo spiritismo.

 Di fronte alla sfida dello spiritismo, ed anche alle ambiguità di chi continua malgrado i tutti a millantare possibili compatibilità fra l’evocazione dei defunti e il cristianesimo, la stessa Chiesa è stata recentemente costretta a pronunciare una parola aggiornata ed in equivoca. Come GRIS della Diocesi di Rimini nell’anno 2000 abbiamo salutato con grande soddisfazione la pubblicazione del Documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna sul tema “La Chiesa e l’Aldilà”.

Con questo documento viene in effetti ricandidata con la massima autorevolezza la tradizione di sempre della Chiesa nei confronti di ogni tipo di spiritismo: per le nostre Diocesi, che talvolta vedono la presenza di aggregazioni spiritistiche che cercano ambiguamente di farsi passare per “cattoliche”, questa parola dei Vescovi è una spada che taglia alla radice ogni ambiguità.

Deve quindi essere finalmente chiaro per tutti, credenti o mano, che per i Cattolici qualunque compromissione con qualsiasi forma di evocazione di cosiddetti “spiriti”, di defunti o di presunti “maestri” è un errore, un’illusione pericolosa, una deviazione ed un peccato contro la Verità.

Ogni cattolico è chiamato a ricordarsi di quello che è e, aldilà delle mode culturali, di quanto la tradizione bimillenaria della Chiesa continua a tramandare attorno al destino dell’Anima immortale di ognuno di noi dopo la morte, al suo Giudizio eterno, alla sua salvezza in Paradiso o alla sua dannazione nell’Inferno.

Assieme ai Vescovi dell’Emilia-Romagna, il GRIS invita tutti i religiosi che un malinteso senso di fratellanza cristiana porta a presenziare a qualsiasi titolo a riunioni, esperimenti o cerimonie spiritiche, a non farsi strumentalizzare da chi approfitta della loro disponibilità per insinuare una tolleranza della Chiesa verso siffatte organizzazioni, errori dottrinali, concezioni sbagliate dell’uomo e della realtà, semplici visioni e deliri individuali.

 La proliferazione di esperienze neospiritualiste, sètte e maghi non deve tuttavia far dimenticare che il “rischio settario” esiste per ognuno di noi. Non solo le ideologie storiche del ‘900 hanno costruito delle vere e proprie “sètte laiche”, ma anche le religioni tradizionali non sono esenti da tali rischi.

Più volte abbiamo assistito al progressivo rinserrarsi in sé stessi di gruppi religiosi, anche cristiani e cattolici, e talvolta questo processo di alienazione è giunto fino al taglio delle relazioni con la tradizione e la Chiesa d’origine: da un gruppo religioso in tal modo nasce un’altra setta.

In ambito cristiano è evidente che ciò accade quando ci si allontana dalla sintonia e dalla piena sinergia con la Chiesa d’appartenenza, quando, cioè, si rinuncia consciamente o meno all’universalità del messaggio e della comunità cristiana. E si pretende “di avere più Spirito Santo degli altri”.

Una costante memoria della propria pochezza personale e dell’immenso valore della sinergia ecclesiale per i cristiani ed un maggiore rispetto della saggezza contenuta nel celebre verso pascoliano “piccolo il mio, grande il nostro” per i non credenti, accanto (per entrambi) ad una maggiore attenzione verso la concretezza della storia dell’esperienza religiosa dell’umanità, al di là di ogni barriera confessionale, costituirebbe il miglior vaccino nei confronti dei rischi e delle truffe del “supermarket delle religioni”.

 

Adolfo Morganti

 

 

Note

 

1.      A. Porcarelli, Spiritismo. Cose dell’altro mondo, Milano 1998, p. 217.

2.      Per un ulteriore approfondimento sul Movimento cfr. A. Porcarelli, Spiritismo. Cose dell’altro mondo, op. cit. pp. 218-237; A. Pavese, Comunicazioni con l’aldilà, Piemme, Casale Monferrato 1998, pp. 245-293.

3.      Il G.r.i.s. e le evocazioni dei defunti, in «Sette e Religioni – Movimenti Psico-spiritualistici 1», Bologna, n°7/1992, p. 459.

4.      M. Mancigotti, Oltre il tunnel. Dialoghi con Daniela, Hermes Edizioni, Roma 1990, (prima edizione 1985, a cura dell’autore).

5.      Idem, pag. 15.

6.      Ibidem, pag. 16.

7.      La Gazzetta di Rimini del 19.9.1992, pag. 17.