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La Pastorale degli Itineranti
Interventi dell’Arcivescovo Agostino Marchetto al Seminario Regionale del CELAM (per i Paesi del Sud-America) sulla pastorale dell’itineranza

Dal Vaticano, 20 marzo 2007

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti presenta distinti saluti e si pregia di fare avere il testo italiano e spagnolo degli interventi dell’Arcivescovo Agostino Marchetto al Seminario Regionale del CELAM (per i Paesi del Sud-America) sulla pastorale dell’itineranza

 

(Santiago del Cile, 18-21 Marzo 2007)

 

Sono lieto di essere con Voi per questo incontro e Vi ringrazio dell’invito. La mia presenza è segno dell’interesse pastorale del nostro Pontificio Consiglio ad accompagnare la sollecitudine per migranti e itineranti nei vari Paesi, ma anche a livello regionale e continentale. Esso si presenta come dimensione sempre più importante anche per la Chiesa, se si tiene conto altresì del movimento delle persone, fedeli e non, segno dei nostri tempi. Certo le Conferenze Episcopali di ogni Nazione già superano, in un certo senso, nel rispetto della teologia dell’episcopato, la particolarità, per inserirla nella località, ma vi deve essere anche apertura alla patria latino-americana, – se guardo a Voi – e a una realtà continentale ecclesiale, che pur nelle legittime diversità, ha non pochi elementi culturali e umani comuni.

Sono anche lieto di vedere che una nostra profonda convinzione, che ci è cara per il bene della Chiesa, sta entrando nel vostro sentire ecclesiale. Non ci stanchiamo, infatti, di perorare una visione d’insieme della mobilità umana, come base di una pastorale specifica che si aggiunga a quella territoriale, diciamo parrocchiale e la integri. E qui trovo la testimonianza del Vostro procedere, in sintonia con noi, poiché siete riuniti, operatori pastorali con varie identità, a trattare insieme i problemi, i dolori e le gioie di nomadi, abitanti e usuari della strada, circensi e studenti internazionali (esteri), con concelebrazione – ed è una corona significativa dei migranti latino americani – e appendice di relativa musica (ecco qui un’espressione culturale importante).

In ogni caso, a completare il quadro, vi sarà anche una ponenza sulla situazione attuale dei migranti latino-americani e un’altra sui rifugiati in America del Sud, con integrazione dell’esperienza brasiliana e poi ecuadoriana.

Abbiamo dunque qui, unite nel Vostro incontro di questi giorni, le due “ali” della pastorale della mobilità umana (parabems!) che fanno volare il progetto intravisto gia da Pio XII, e poi attuato da Paolo VI e Giovanni Paolo II, di un Pontificio Consiglio atto a incarnare la sollecitudine del Sommo Pontefice per tutte le Chiese nel campo vastissimo e in crescita dalla mobilità umana. E a ciò corrisponde l’impegno delle Chiese locali e particolari.

Mi fermo perché domani mi è stato chiesto un intervento su una delle due ali, sulla pastorale degli itineranti, per cui approfondirò un po’ tale tema, nella sua dimensione universale. Grazie ancora!

La Pastorale degli Itineranti

Mi avete chiesto, oltre al saluto iniziale, in cui approfittavo per inquadrare questo mio intervento di oggi, di intrattenerVi sulla seconda “ala” – diciamo così – della sollecitudine del nostro Pontificio Consiglio, vale a dire quella della itineranza, e concretamente sui settori nomadi, abitanti e usuari della strada, circensi, con aggiunta peraltro degli studenti internazionali, tralasciando, dunque, gli altri tre settori, e cioè l’Apostolato del Mare, dei Turisti e pellegrini e la Pastorale dei cieli (aeroporti).

Per rispondere al Vostro invito ho pensato di darVi quel che si dice il background storico e universale dell’incontro di oggi, anzitutto perché, io credo, nella storia anche in quella della pastorale (del resto ne sono stato insegnante a Maputo, in quel Seminario Maggiore, appena riaperto, quando servivo nella Delegazione Apostolica in Mozambico). Altresì perché vi dev’essere una osmosi tra particolare e universale, che è del resto caratteristica della Chiesa Cattolica, dato che, come dice il Concilio Vaticano II, essa è costituita dalle e nelle Chiese particolari, così come le Chiese particolari sono costitute nella e dalla Chiesa universale [1]

Inizio con gli studenti esteri

A tale proposito osservo che essi raggiungono oggi il bel numero di circa 2 milioni, che sono oggetto-soggetto di interesse pastorale specifico da parte della Chiesa. Tale fenomeno, degli studenti all’estero, rappresenta una provocazione e una sfida all’amore e alla solidarietà.

È pertanto missione della Chiesa seguire e accompagnare con sollecitudine i giovani nella loro vicenda di Studenti in una situazione particolare, vale a dire all’estero e poi nel reinserimento nelle società di provenienza.

La collaborazione in tale campo pastorale, sia tra Conferenze episcopali del Paese di partenza e di arrivo, sia tra le singole strutture nazionali, è segno sicuro di premura e assunzione di responsabilità nei confronti dello sviluppo.

Richiamo a tale proposito qualche data ed evento. Nel 1957, Pio XII affidò questa nascente pastorale alla Congregazione de Propaganda Fide, oggi chiamata Congregazione per l’Evangeliz-zazione dei Popoli, mentre nel 1959, si organizzò un Incontro di Cappellani degli Studenti Esteri in Europa Occidentale, promosso dal Comitato Permanente dei Congressi Internazionali per l’Apostolato dei Laici e dal Centro di coordinamento delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche e Missionarie. Si interessò alla riunione anche la Congregazione per i Seminari e per gli Studi Universitari, oggi chiamata Congregazione per l’Educazione Cattolica, la Pontificia Commissione per l’America Latina e appunto il “Consiglio per i Laici”, oggi Pontificio Consiglio per i Laici.

Nel 1970, Paolo VI creò la Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, affidandole il coordinamento di particolari iniziative attinenti alla mobilità umana. Con il Suo discorso alla Pontificia Commissione per l’America Latina il 27 settembre 1971, il Papa tracciò le linee guida della cura pastorale per gli Studenti esteri, affermando, tra l’altro: «La Chiesa deve assisterli nelle difficoltà, essere solidale con loro, incoraggiarli nei loro sforzi, alimentare la loro speranza ed aiutarli a rivolgere lo sguardo verso Colui che è il Padre di tutti i popoli, che è la Verità, alla quale tutte le culture devono fare riferimento»[2].

Considerando tali parole di Paolo VI e compiendo una lettura del fenomeno della mobilità studentesca alla luce della fede, è importante ricordare i NN. 51 e 87 dell’Istruzione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Erga migrantes caritas Christi (La carità di Cristo verso i migranti = EMCC), che insiste «sulla necessità di una assistenza pastorale specifica agli studenti esteri» per la quale siamo chiamati da Dio ad andare incontro alle loro necessità, dando una risposta pastorale adeguata alla situazione speciale in cui vivono. In effetti, con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus (26/06/1988), la Pontificia Commissione veniva trasformata in Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (art. 149-151), in cui era creato un settore per la pastorale degli Studenti esteri.

La necessità di una pastorale specifica per gli Studenti esteri nasce dal loro essere non solo studenti, ma anche migranti temporanei, e dai problemi concreti così come dalle frequenti difficoltà che essi incontrano per il fatto di trovarsi lontano dalla propria famiglia, con abitudini e ritmi di vita differenti, con una lingua diversa e la necessità di adattarsi al nuovo ambiente. Si sentono anche oppressi dagli studi, dalla paura e molte volte dall’angoscia per un eventuale insuccesso, che se ripetuto li riporterebbe al Paese nativo, con sentimenti di solitudine, frustrazione, insicurezza, mancanza di amicizia, in difficoltà economica e nell’incertezza di ottenere il permesso di soggiorno, e, perfino, in trauma spirituale. Per questo la Chiesa deve accoglierli e servirli, in Gesù Cristo, alleviandone il peso della sofferenza e dell’umiliazione, che in genere provano. Certamente vi sono anche gli studenti ricchi che non hanno bisogno di essere seguiti.

Con lo scopo di incoraggiare coloro che si occupano di questa pastorale specifica e anche tutti i Cappellani universitari, affinché aumenti la loro attenzione specifica verso gli Studenti esteri, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti convocò, due Congressi Mondiali.

Congressi Mondiali

Il Primo si svolse nel 1996, su un tema direi ovvio e cioè il Ruolo della Chiesa nel mondo degli Studenti Esteri. Vi parteciparono, provenienti da 16 Paesi, una cinquantina di congressisti in maggioranza responsabili delle strutture nazionali per la pastorale degli Studenti Esteri.

Il Secondo Congresso, tenutosi nel 2005, trattò invece il tema Gli Studenti esteri e l’Istruzione ‘Erga migrantes caritas Christi’[3], nel tentativo di aprire la pastorale universitaria tradizionale alla specificità migratoria, in attenzione e impegno particolare, e nello stesso tempo per sviluppare quella già esistente, con sollecitudine propria per tali studenti. Si voleva anche arricchire la dimensione migratoria, considerando il citato importante documento che si riferisce a migranti, rifugiati, profughi, apolidi, persone soggette al traffico di esseri umani e appunto studenti esteri.

Vi parteciparono 62 congressisti, rappresentanti di 19 Paesi, tra cui due Delegati fraterni, uno della Comunione Anglicana e l’altro del Consiglio Mondiale delle Chiese, e delegati di congregazioni religiose, rappresentanti di associazioni laicali e movimenti ecclesiali. All’apertura del Congresso fu sottolineata l’importanza degli Studenti esteri, che richiedono attenzione e cura pastorale della Chiesa universale e delle Chiese particolari.

Durante le sessioni sia del Primo Congresso, che del Secondo, si tenne un vivace dibattito sulle difficoltà esistenziali e spirituali che gli Studenti incontrano durante il soggiorno all’estero, e sulle diverse risposte messe in atto dalle Chiese locali. Lo scambio di ricche esperienze pastorali è indubbiamente uno dei buoni frutti dei Congressi, con apporto di validi suggerimenti e con rinnovato stimolo all’impegno delle Chiese. Apparve soprattutto che gli studenti esteri sono un dono di Dio per le comunità ecclesiali. La loro presenza «è un positivo fattore di arricchimento umano e culturale»[4], come attestò Giovanni Paolo II nel Suo messaggio ai partecipanti al I Congresso nel 1996. Sua Santità Benedetto XVI, nel 2005, affermò poi che la presenza degli Studenti «costituisce un fenomeno in aumento e rappresenta per la Chiesa un importante campo di azione pastorale. Infatti, i giovani che lasciano il proprio Paese per motivi di studio vanno incontro a non pochi problemi e soprattutto al rischio di una crisi di identità, di uno smarrimento dei valori spirituali e morali. D’altra parte, la possibilità di studiare all’estero è per molti giovani un’opportunità unica per divenire capaci di meglio contribuire allo sviluppo dei propri Paesi, e anche di partecipare in modo attivo alla missione della Chiesa. È importante proseguire nel cammino intrapreso per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle»[5].

Nel 2005, i partecipanti condensarono le loro esperienze in riflessioni e proposte, con attenzione soprattutto, su due punti saldi: da una parte l’accoglienza e l’assistenza spirituale, e dall’atra la formulazione di programmi di collaborazione fra Chiese locali.

Vi segnalo alcune conclusioni del Congresso che ritengo particolarmente valide anche per voi:

Per rispondere poi alle concrete esigenze degli Studenti esteri si raccomandò, e così io faccio con voi: ai Cappellani e agli operatori pastorali universitari di trovare tempo durante il quale gli Studenti esteri possano “parlare della fede con orgoglio” ed umiltà, il dialogo e vitale anche in questi casi.

Bisognerà poi

Il congresso incoraggio anche le diocesi e le Conferenze episcopali a:

Si affermò inoltre la necessità, da parte della Chiesa di origine, di preparare i candidati agli studi all’estero e una conoscenza effettiva della situazione morale e religiosa nel Paese di arrivo, con particolare cautela per l’indifferentismo religioso e l’aggressione delle sètte. Si sottolineò il dovere della Chiesa di arrivo di affrontare il problema dell’accoglienza, combattendo con determinazione atteggiamenti di diffidenza e di ostilità di cui si rendono protagonisti spesso anche i cattolici.

Si avvertì la necessità

Infine si chiese al Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti di

Negli ultimi due anni Sua Santità Benedetto XVI nel Suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha affrontato anche il tema degli studenti esteri. Nel Messaggio di quest’anno dedicato a La famiglia migrante, Benedetto XVI si riferisce a loro come segue: «tra i migranti vi è una categoria da considerare in modo speciale: è quella degli studenti di altri Paesi, che si trovano lontani da casa, senza un’adeguata conoscenza della lingua, talora privi di amicizie e in possesso non raramente di borse di studio insufficienti. Ancora più grave diviene la loro condizione, quando si tratta di studenti sposati. Con le sue Istituzioni la Chiesa si sforza di rendere meno dolorosa la mancanza del sostegno familiare di questi giovani studenti, e li aiuta ad integrarsi nelle città che li accolgono, mettendoli in contatto con famiglie pronte a ospitarli e a facilitarne la reciproca conoscenza. Come ho avuto modo di dire in altra occasione, venire in aiuto degli studenti esteri è “un importante campo d’azione pastorale”»[6].

Per concludere si sottolinea come, nel suo annuncio profetico, la Chiesa debba aiutare a scoprire, con opere di sostegno spirituale e allo stesso tempo di assistenza materiale, il ruolo “strategico” degli studenti esteri, non solo per il futuro delle loro Nazioni, ma anche per il bene dell’intera comunità internazionale. Affinché questo avvenga, essa deve avvalersi della pastorale universitaria che Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae (N. 38), ha definito come «quell’attività dell’Università che offre ai membri della comunità stessa l’occasione di coordinare lo studio accademico e le attività para-accademiche con i principi religiosi e morali, integrando così la vita con la fede»[7].

II

Passando alla Pastorale della strada rilevo, innanzitutto, che fa parte del nostro mandato «assistere le Chiese locali affinché tutti coloro che si trovano fuori dal proprio domicilio possano usufruire di un’assistenza pastorale adeguata» (Pastor Bonus 151).

Per adempierlo, circa 5 anni fa, risuscitammo il nostro settore di Pastorale della strada, nel contesto di quello generale della mobilità umana, inserendovi la sollecitudine per le persone che vivono nella strada e della strada, specificamente i ragazzi, le donne e i senza fissa dimora (clochards).

Ma non dimentichiamo che l’impegno originale era teso al rispetto alla vita, alla difesa di quella di automobilisti e auto-trasportatore (camionisti), nonché dei viaggiatori, sensibilizzando tutti in vista di una maggiore incidenza delle leggi che regolano il traffico, per evitare gravi perdite di vite dovute a errori umani. Sappiamo infatti che in conseguenza all’infrazione delle regole del traffico, ogni 3 minuti muore un bambino in un incidente stradale e ogni 30 secondi una persona. Dunque 3000 persone e 500 bambini muoiono ogni giorno sulle strade, l’85% dei quali nei Paesi in via di sviluppo.

Con l’intento di approfondire le conseguenze tragiche del disordinato e incontrollato traffico stradale, possiamo ricordare le profonde parole di Paolo VI all’“Automobile Club d’Italia”, e cioè: «quanto è penoso costatare che i progressi fatti in questo settore, nonostante ogni buona volontà, siano purtroppo spesso trascurati! Il fratello uccide ancora il fratello, non solo nei focolai di guerra nel mondo, ma anche sulle strade quando trascura la severa osservanza delle norme relative alla circolazione stradale. [...] Eleviamo pertanto, ancora una volta, fermamente la nostra voce per invitare ed esortare tutti gli uomini di buona volontà affinché contribuiscano a far sì che il costume civile e cristiano, ispirato ai valori del Vangelo, alla fraternità, alla gentilezza, al mutuo rispetto, all’aiuto vicendevole, entri più a fondo e si renda finalmente visibile, anche in questo settore, sottoposto, come ogni altro della vita umana, alle precise norme della Legge di Dio e della coscienza morale. Incoraggiamo le Autorità e gli Enti che, come il vostro, si dedicano a tale nobile scopo; e invitiamo a non perdersi d’animo, fiduciosi che l’innata mobilita dell'uomo saprà sempre più affermarsi anche nell’educazione stradale»[8].

Incontri Internazionali

Allo scopo di incoraggiare coloro che si occupano di questa pastorale specifica e di promuovere una maggiore sensibilità circa la sua urgenza, il nostro Dicastero realizzò due Incontri Internazionali di Pastorale degli utenti e addetti della strada (I° Incontro Europeo per i Direttore Nazionali dell'apostolato della strada, nel febbraio 2003, e II° Incontro Internazionale di Pastorale della strada, nel dicembre 2006).

Il I° Incontro aveva come obiettivo la presa di coscienza della realtà della strada in prospettiva cristiana. Si evidenziò, inoltre, la novità del fenomeno della mobilità umana vista dall’universo della strada, che sollecita attenzione e carità pastorale della Chiesa. Il II° Incontro, invece, voleva offrire l’occasione, in un contesto internazionale, per una seria e profonda riflessione sulle numerose e complesse questioni legate a tale fenomeno, inglobando pure gli “abitanti della strada”.

Riguardo ad essi, il Pontificio Consiglio, nel 2004, convocò il I° Incontro Internazionale di Pastorale per i ragazzi di strada, la cui finalità consistette nel dare visibilità alle forze istituzionali e private, alle associazioni d’ispirazione cristiana e a organizzazioni non governative, agli operatori di base, al volontariato e ai gruppi impegnati a favore dei piccoli emarginati. Si volle mettere insieme le esperienze della Chiesa nella pastorale d’accoglienza di questi ragazzi, per tentare di delineare una pastorale specifica ancorata alla responsabilità episcopale. Il Supplemento al N. 98 di People on the Move riporta gli Atti dell’incontro, che appaiono pure su internet (http://www.vatican.va/ roman_curia/pontifical_ councils/migrants/pom2005_98-suppl/rc_pc_migrants_pom98-suppl_index. html).

Qui si è di fronte a una piaga di insospettabile profondità, anche per le pubbliche istituzioni. Si tratta di un popolo di circa 100 milioni di ragazzi, secondo le stime di Amnesty International.

Nel 2005 ebbe luogo invece il I° Incontro Internazionale di Pastorale per la liberazione delle donne di strada, anche qui con lo scopo di offrire l’opportunità di una profonda riflessione aggiunta, sulle numerose, complesse e latenti questioni insite in quest’altra piaga. Si voleva creare una coscienza più viva di questo dramma e far cooperare, con un certo coordinamento, le forze pastorali specifiche già esistenti, coinvolgendo, peraltro, la pastorale ordinaria delle diocesi e, se possibile, anche delle parrocchie.

Infine occorreva, e ancora è necessario, levare profeticamente la voce per denunciare le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo e circostanza esse avvengano. Ciò implica un forte richiamo alle istituzioni affinché siano realmente applicate le leggi che proteggono le donne, specialmente se minorenni anche dal traffico di esseri umani, e affinché si mettano in atto misure efficaci contro le varie forme del loro sfruttamento. Gli Atti di questo Congresso sono pubblicati nel Supplemento di People on the Move N. 102.

È inoltre in programma, per quest’anno (2007), un Incontro Internazionale di Pastorale a favore dei senza fissa dimora (clochards).

Conclusioni dei Congressi

Vi segnalo a titolo esemplificativo alcune conclusioni tratte negli Incontri summenzionati:

Per rispondere poi alle esigenze degli automobilisti e dei professionisti del trasporto stradale e ferroviario si raccomandò di:

Per quanto riguarda gli “abitanti della strada”, si raccomando di:

 

Per concludere, su questo settore della strada, ricordo le parole di Giovanni Paolo II nel Suo Messaggio ai partecipanti al I° Incontro Internazionale per la Pastorale dei ragazzi di strada, nel 2004, vale a dire «auspico che il provvido incontro contribuisca a formulare concrete proposte di efficaci interventi di accoglienza e assistenza della gioventù a rischio, perché senza casa e senza famiglia, e per la tutela dei diritti e della dignità di ogni ragazzo e ragazza in difficoltà»[9]. Nel 2006, Sua Santità Benedetto XVI, espresse anche sincero apprezzamento per l’iniziativa «volta ad approfondire e stimolare l’azione pastorale nei confronti di quanti operano o si trovano a vivere sulle strade», auspicando «che l’attenzione ecclesiale sia sempre alimentata dal costante amore e da propositi generosi di esemplare testimonianza della fede cristiana»[10].

III

Nella vasta categoria degli itineranti, gli Zingari formano una componente numerosa[11] che richiede dalla Chiesa un tipo di pastorale specifica, adatta alla loro mentalità particolare e impostata su metodi e iniziative che rispettino le loro esigenze e tradizioni culturali.

L’8 dicembre 2005, Solennità dell’Immacolata Concezione, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha pubblicato, con il beneplacito di Giovanni Paolo II gli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari[12], il primo Documento della Chiesa, nella sua dimensione universale, dedicato proprio a questo popolo.

La pubblicazione ha avuto luogo esattamente quarant’anni dopo lo straordinario evento che segno una tappa decisiva nella storia degli Zingari. Il 26 settembre 1965, infatti, per la prima volta, Papa Paolo VI, accompagnato da alcuni Padri conciliari, si reco all’accampamento degli Zingari, per indicare, con paterno amore, il loro posto nella Chiesa. Con parole di conforto e di incoraggiamento, non solo li rassicurò: «Voi siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno e solo nella Chiesa», ma formulò anche l’auspicio che «il risultato di questo eccezionale incontro fosse quello di farvi pensare alla santa Chiesa, alla quale voi appartenete; di farvela meglio conoscere, meglio apprezzare, meglio amare; (...) che il risultato fosse insieme quello di svegliare in voi la coscienza di ciò che voi siete»[13].

Possiamo affermare con certezza che gli Orientamenti rispondono del tutto a tali auspici. «Con la pubblicazione di questo Documento – si legge al N. 4 del testo – si intende riaffermare, senza tentennamenti, l’impegno della Chiesa a favore di questa popolazione. Si propongono poi anche strade nuove da tracciare in seno alle società nazionali e alle Chiese particolari, per aprire le comunità a questi fratelli. Vengono altresì stabiliti alcuni criteri pastorali generali per l’azione e traguardi da raggiungere. Il Documento segna dunque un momento importante nella storia di evangelizzazione e promozione umana a favore degli Zingari, dopo l’incontro di Paolo VI a Pomezia con loro». Esso si rivolge comunque non solo a coloro che sono coinvolti – Zingari e non – in questo specifico campo pastorale, ma anche a tutta la Chiesa (cfr Orientamenti 4).

Il Documento è frutto di esperienze maturate nel decorso storico di tale pastorale, nonché di proposte fatte in occasione dei precedenti Convegni internazionali. La rassegna cronologica di questi ultimi permette, prima di tutto, di avere una visione generale sullo sviluppo di questa pastorale durante gli ultimi decenni e, in secondo luogo, offre un quadro reale delle problematiche che la stessa comporta nella Chiesa.

Un po’ di storia

L’incoraggiamento di Paolo VI si tradusse concretamente nell’istituzione, il 27 ottobre 1965, presso la Sacra Congregazione per i Vescovi, del Segretariato Internazionale dell’Opus Apostolatus Nomadum. Con il Motu Proprio Apostolicae Caritatis (19/3/1970) l’opera fu assunta nella Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, allora alle dipendenze della Sacra Congregazione per i Vescovi. Più tardi, la Commissione divenne un Pontificio Consiglio, con autonomia propria, mediante la Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana (28/6/1988). Così la Pastorale dei Nomadi trovo una base stabile, un punto di riferimento e di propulsione, al centro stesso della Chiesa e si aprì quindi per gli Zingari quel “cuore” in cui, come e stato gia detto, li aveva collocati Paolo VI.

Incontri internazionali

Dal 12 al 14 febbraio 1975, detta Commissione organizzò il Primo Convegno Internazionale per la Pastorale dei Nomadi, che si svolse nella sede della Commissione stessa ed ebbe come tema generale L’Evangelizzazione dei gruppi nomadi.

Nel corso del Secondo Convegno Internazionale della Pastorale per i Nomadi, promosso dalla Pontificia Commissione e svoltosi a Roma dall’11 al 15 settembre 1980, Giovanni Paolo II ricevette i partecipanti al Convegno con un affettuoso discorso in cui confermo l’amore della Chiesa per gli Zingari. Dato che il Convegno aveva come tema generale La famiglia nomade nella Comunita ecclesiale, il Papa accenno anche alla necessità del protagonismo della famiglia nell'evangelizzazione dei suoi membri e indicò il pellegrinaggio come forma di incontro spirituale[14].

I primi due Convegni portarono sia al potenziamento delle strutture ecclesiali per la pastorale degli Zingari nei Paesi dell’Europa occidentale, sia al suo allargamento all’Est europeo. Ciò è particolarmente evidente nel Terzo Convegno della Pastorale per gli Zingari, organizzato dalla Pontificia Commissione a Roma, nei giorni 7-9 novembre 1989, in cui parteciparono, per la prima volta, sacerdoti di alcuni Paesi dell’Europa orientale (Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia e Ungheria). Nel quadro del tema generale Vocazione e missione degli Zingari nella Chiesa e nel mondo, furono inseriti i numerosi problemi con cui gli Zingari si trovavano confrontati sia a livello di Chiesa che di società civile.

A distanza di trenta anni dallo storico incontro di Papa Paolo VI con gli Zingari a Pomezia, Giovanni Paolo II ricevette i Partecipanti al IV Convegno della Pastorale per gli Zingari, organizzato dal Pontificio Consiglio, a Roma dal 6 all’8 giugno 1995. Gli oltre 110 partecipanti, provenienti da 17 Paesi europei, esaminarono il tema Zingari oggi: tra storia e nuove esigenze pastorali. A conclusione fu avanzata la proposta di stilare un Documento sulla Pastorale degli Zingari, uno “strumento di lavoro”, da offrire alle Conferenze Episcopali, ai Pastori delle Chiese Particolari, ai sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati in questa pastorale e a tutti gli interessati.

Sei anni più tardi, tale proposta fu rafforzata da Giovanni Paolo II nel discorso indirizzato ai Partecipanti all’Incontro Internazionale di Studio dei Direttori Nazionali ed Esperti della Pastorale dei Nomadi, promosso dal Dicastero nel dicembre 2001. L’obiettivo era appunto porre le prime fondamenta di un tale documento. Io stesso, nominato nel novembre di quello stesso anno Segretario del Dicastero, colsi immediatamente l’importanza della sfida e, contro venti e maree, organizzai l’opera di stesura e seguii il suo procedere. Certo la vasta e complessa problematica del mondo gitano, la diversità dei gruppi che lo compongono, la terminologia, ecc., rendevano il compito assai arduo e impegnativo, ciononostante, chi lavorava in questo ambito, poteva vedere come il Documento acquistasse, in breve tempo, una sua prima buona configurazione.

Il presagio che il Documento sarebbe presto arrivato si avvertì gia durante il V° Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari[15], tenutosi a Budapest (Ungheria), dal 30 giugno al 7 luglio, sul tema Chiesa e Zingari: per ‘una spiritualita di comunione’. Esso mi offrì l’occasione di presentare i Punti fondamentali per una pastorale degli Zingari in prospettiva ecclesiale, divenuti una base importante del Documento attuale.

Incontro di dicembre scorso

Al fine di approfondirne lo studio e di incoraggiare la sua appropriata applicazione, il nostro Pontificio Consiglio convocò i Direttori Nazionali della Pastorale per i Nomadi a un Incontro di Studio che si svolse nella sede del Dicastero l’11 e il 12 dicembre 2006. Vi parteciparono 27 delegati provenienti da 21 Paesi, in rappresentanza di tre Continenti: Europa, Americhe e Asia, ed ebbe come tema: “Orientamenti per una Pastorale degli Zingari”. Disamina del Documento. Per la prima volta erano presenti delegati di Bangladesh, Cile, Filippine e Indonesia.

Tra i Relatori intervenuti vi erano – oltre ai Superiori di questo Pontificio Consiglio – S.Em. il Cardinale Albert Vanhoye, S.J., che ha trattato l’aspetto biblico, i Revv. Professori Philip Goyret ed Eduardo Baura, della Pontificia Università della Santa Croce, i quali hanno parlato, rispettivamente, degli aspetti ecclesiale e giuridico. Il Rev. P. Cyril Vasil’, S.J., Professore nella Facoltà di Diritto Canonico Orientale, ha delineato poi il profilo dell’identità del Cappellano e, infine, il Rev. P. René Bernard, S.J., già Direttore nazionale della Pastorale per gli Zingari in Francia, ha fatto una considerazione generale sul Documento. I testi appariranno sul numero 103 di People on the Move.

Nel corso della riunione ancora una volta è stata ribadita la necessità di potenziare la pastorale specifica a favore degli Zingari e delle popolazioni nomadi in genere. La Chiesa è stata invitata ad approfondire la conoscenza del mondo zingaro, per una più efficace ed ampia evangelizzazione, e gli Orientamenti si sono rivelati un valido strumento a tale fine. Si è constatato che il XX secolo ha apportato un cambiamento fondamentale nella visione del mondo degli Zingari, e cio con due eventi di portata storica: il primo fu la beatificazione di Ceferino Giménez Malla, umile Zingaro spagnolo, martire della guerra civile del 1936, mentre il secondo si riferisce alla richiesta di perdono a Dio per i peccati commessi, anche nei confronti degli Zingari, dai figli della Chiesa, ad opera di Papa Giovanni Paolo II il 12 marzo 2000, nell’ambito delle celebrazioni liturgiche del Grande Giubileo. Occorre, dunque, incrementare il processo di reciproca riconciliazione, nonché curare e intensificare gli atteggiamenti di accoglienza e di dialogo, atti a favorire l’integrazione della popolazione zingara.

Conclusioni dell’Incontro

Dall’analisi approfondita del Documento, nella sua dimensione antropologica, sociologica, teologica ed ecclesiale, nonché storica e giuridico-legislativa, sono emerse numerose conclusioni, delle quali ci limitiamo a presentare quelle più salienti.

In primo luogo, i Direttori Nazionali hanno riconosciuto l’importanza di avere finalmente un Documento (Orientamenti) che testimoni gli sforzi compiuti dalla Chiesa cattolica nella cura pastorale degli Zingari, descrivendola non come mera beneficenza, ma come esigenza della cattolicità della Chiesa. Sulla scia della vera cattolicità, poi, la Chiesa deve diventare, in un certo senso, essa stessa zingara fra gli Zingari, affinché questi possano partecipare pienamente alla vita ecclesiale.

È stato ripetuto come l’evangelizzazione e la promozione umana debbano essere considerate complementari nell’attività pastorale e contraddistinte da elementi di giustizia, fratellanza e uguaglianza. Si rende necessaria inoltre una certa “purificazione” della cultura zingara, attraverso il superamento di quegli aspetti non compatibili con la visione cristiana della vita o che, in un modo o nell’altro, costituiscono ostacolo sulla strada della riconciliazione e comunione fra Zingari e gagé.

Gli Zingari interpellano tutta la Chiesa, pertanto la specificità propria della pastorale non può eliminare il senso di responsabilità universale territoriale di essa, anzi, occorre un’articolazione tra pastorale specifica e territoriale, parrocchiale. Al Vescovo, poi, si richiede la responsabilità dell’accoglienza e dell’ascolto degli Zingari, con l’incoraggiamento a conservare la propria identità e unità. Essi devono sentirsi bene accetti nella Chiesa locale e nella comunità alla quale appartengono nei loro spostamenti.

I Partecipanti hanno inoltre affermato la necessità di dare priorità al compito del Promotore episcopale, in quanto la sua presenza e il suo atteggiamento sono essenziali per gli Operatori pastorali.

Quindi essi hanno considerato degno di lode il fatto che negli Orientamenti si constata che solo l’integrazione, intesa come inserimento armonioso nella piena accettazione della diversità, conduce verso l’auspicata unità. D’altronde, accogliere gli Zingari senza assimilarli, aiutandoli preferibilmente a conservare la propria specificità, si presenta come equilibrio difficile da realizzare. Sono essenziali, dunque, maggior impegno e più grande responsabilità nell’ambito dell’educazione, della formazione professionale, dell’uguaglianza di fronte alla legge, della dignità umana, del perdono reciproco, dell’interruzione di una catena di offese che si trasmette di generazione in generazione.

Allo scopo di infrangere la loro convinzione che la Chiesa è dei gagé e che bisogna rinunziare alla propria identità zingara per essere un “buon cristiano”, fu proposto di moltiplicare i luoghi in cui gli Zingari possono esprimere se stessi e la loro fede, come, ad esempio, nella formazione delle Scuole di Fede, e di promuovere i pellegrinaggi come occasioni di incontro. Un’Eucaristia “sul terreno” può significare la presenza di Cristo nel cuore della vita zingara.

Spetta, poi, al Pontificio Consiglio di adoperarsi per favorire l’accoglienza e un’appropriata applicazione degli Orientamenti, ma, data la diversità e la complessità delle situazioni in cui vivono gli Zingari nei vari Paesi, le Chiese locali sono chiamate a studiare l’opportunità di elaborare una sorta di Direttorio nazionale.

I Direttori nazionali hanno ribadito l’importanza della presenza di sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose zingari, in questa pastorale specifica e la necessità di intensificare l’impegno e la sollecitudine per le vocazioni.

Incontro mondiale di consacrati zingari

In risposta a tale istanza, il Pontificio Consiglio ha convocato per il prossimo settembre il Primo Convegno Mondiale dei Sacerdoti, Diaconi e Religiosi/Religiose Zingari. Con questo Incontro, il nostro Dicastero vuole offrire loro la possibilità di incontrarsi, di conoscersi e di riflettere insieme sul proprio ruolo anche nella missione della Chiesa tra gli Zingari. Il tema scelto per la riunione, Con Cristo al servizio del Popolo Zingaro, si ispira al n. 101 degli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari, in cui si sottolinea la necessità di una particolare sollecitudine della Chiesa per le vocazioni zingare, al fine di facilitare un’autentica implantatio Ecclesiae in questo ambiente.

Tutti i nostri sforzi produrranno i loro frutti se vi sarà anche una profonda conversione della comunità cristiana, come disse Paolo VI in occasione dell’Udienza concessa ai partecipanti al I° Convegno, il giorno 12 Febbraio 1975: «In questo tempo, nel quale la Chiesa rivaluta la sua presenza, nel mondo dei poveri, in questo tempo in cui i nostri fratelli nomadi sono oggetto di discriminazione e di una propaganda nefasta, aiutateli a vivere meglio le loro ricchezze umane e spirituali: le loro gioie e le loro sofferenze particolari. ... Il Signore già vi permette di raccogliere il frutto dei vostri sforzi: uomini e donne si svegliano già alle responsabilità del loro ambiente e sorgono già delle vocazioni: Coraggio e fiducia!». Questo appello resta valido e attuale. Coraggio, dunque!

IV

Faccio riferimento ora ai Circensi - Fieranti che sono “la grande famiglia viaggiante”[16], una delle fasce umane particolarmente seguite dalla materna attenzione della Chiesa. Vi fanno parte i circensi e lunaparkisti, i fieranti e artisti della strada, come madonnari, cantastorie, suonatori ambulanti, burattinai, ecc. In occasione di un incontro ad essi dedicato, Giovanni Paolo II li ha definiti veri “artigiani della festa”, autentici dispensatori di gioia, di meraviglia e di stupore[17].

La vita dinamica di queste persone, caratterizzata da una certa provvisorietà e, per i circensi anche da un continuo sradicamento da ambienti e persone conosciuti, comporta grandi sacrifici. Non di rado l’impatto con la popolazione residente genera vari problemi, come la crescente difficoltà del reperimento delle aree di sosta e le pesanti tariffe per l’occupazione del suolo pubblico. La reazione degli utenti, pure, non sempre e positiva: alle dimostrazioni di simpatia e ammirazione per gli attori e gli spettacoli si alternano, a volte, atteggiamenti di opposizione per l’utilizzo degli animali.

La Chiesa accompagna lo spettacolo viaggiante con un buon numero – pur se ancora insufficiente – di cappellani che svolgono il loro ministero in vari modi. Tra questi si contraddistingue il ministero della presenza, importante dal punto di vista dell’accoglienza e dell’ascolto, così come dell’assistenza pastorale più specifica nella vita sacramentale (la celebrazione di battesimi, comunioni, matrimoni), con benedizione pure di equipaggiamenti (strutture, attrezzi, ecc.), il counseling nelle questioni di vita e di lavoro (solitudine, relazioni reciproche, alcool e droga, problemi legati all’educazione dei figli, ecc.). Una pastorale organizzata a livelli nazionali risale gia a due secoli fa, quando nel lontano 1868, in Belgio, fu istituita la famosa Action Roulotte per l’apostolato dei circensi e dei fieranti, mentre in Italia gli inizi si registrarono nel 1924, a Padova. Più tardi Pio XII concesse ai cappellani la facoltà di celebrare la Messa all’interno del circo.

Questo Pontificio Consiglio sostiene e appoggia le varie iniziative e gli sforzi diretti all’evangelizzazione di circensi e fieranti con un’opera che si può sintetizzare nei seguenti termini: coordinamento, promozione e incoraggiamento.

Riunioni internazionali

Possiamo dunque qui ricordare qualche iniziativa particolarmente importante.

Il Primo Incontro Europeo della Pastorale dei Circhi e dello Spettacolo Viaggiante si svolse a Parigi, dall’8 al 10 febbraio 1975, in occasione di "FORAINEXPO 1975", considerato terreno ideale di un dialogo con i rappresentanti del mondo circense e dello spettacolo viaggiante. I cappellani, provenienti da numerosi Paesi europei occidentali, rifletterono sulla Pastorale européenne au Service des Industriels Forains et Gens du Cirque.

Seguì il Secondo Incontro Europeo, tenutosi a Roma, il 23 gennaio 1976, in occasione del XIX Congresso di Union Forains Européenne. Oltre ai Cappellani, esso riunì anche alcuni religiosi e laici impegnati in tale pastorale. Furono invitati i rappresentanti dell’International Association of Amusement Parks and Attractions degli Stati Uniti d’America. I partecipanti esaminarono la questione della scolarizzazione dei fanciulli e dell’emarginazione e della partecipazione dei laici nell’Apostolato a favore dei circensi e dei fieranti.

Il Terzo Incontro si riunì a Berlino, dal 15 al 18 gennaio 1979, e aprì i suoi confini ai rappresentanti della Chiesa negli USA che vi partecipo a pieno titolo. Divenne così il primo incontro a essere aggettivato come “Internazionale”. Con la partecipazione, poi, di alcuni Pastori evangelici, l’incontro segnò una tappa importante nello sviluppo della dimensione ecumenica di questa pastorale e diede inizio a una lunga tradizione di collaborazione con altre Chiese e Comunità ecclesiali impegnate in questo campo.

Il 15 e 16 settembre 1980, nell’Aula del Sinodo del Vaticano, ebbe luogo il IV Convegno Internazionale dei Fieranti e dei Circensi, dedicato a La presenza evangelizzatrice dei laici nel mondo della festa. Il tema fu affrontato da due angolature: una storica e l’altra teologico-pastorale, e ciò permise di conoscere il cammino che tale presenza percorre nel tempo, e altresì aiuto una sessantina di partecipanti al Convegno, provenienti da vari Paesi del mondo, a interrogarsi sulle modalità dell’evangelizzazione nell’ambito dello spettacolo viaggiante.

Il tema della festa fu ripreso dal V Convegno Internazionale della Pastorale dei Circensi e dei Fieranti, organizzato in Vaticano, dal 26 al 28 novembre 1985. Il tema centrale, infatti, fu: Dalla festa profana alla festa cristiana. L’incontro vide un’insolita partecipazione di sacerdoti, suore e laici, responsabili della pastorale di questo settore e fu anche occasione d’incontro del Comitato esecutivo dell’Union Forains Européenne.

Dal 14 al 16 dicembre 1993, il Pontificio Consiglio organizzo a Roma il VI Incontro Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti, cui parteciparono 90 persone provenienti da 13 Paesi europei e dagli Stati Uniti: 8 vescovi, 22 cappellani, 60 tra religiose e laici impegnati in questa pastorale. L’incontro, che ebbe come tema Per una nuova evangelizzazione nel mondo dei circhi e Luna Park: educare i giovani alla fede, si interrogò su come strutturare meglio l’assistenza religiosa per la gente dei circhi e dello spettacolo viaggiante.

Il Settimo Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi, i Lunaparchisti, gli addetti allo spettacolo popolare e i partecipanti alle corse automobilistiche americane[18], promosso dal Pontificio Consiglio, si svolse a Roma dal 12 al 16 dicembre 2004. Ne fu tema generale Accogliere i Circensi e i Fieranti – ‘Dalle diversità alla convivialità delle differenze’, che si ispiro, nella sua seconda parte soprattutto, al Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato[19] di quell’anno, nonché all’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi (II Parte, nn. 34-69).

In un’atmosfera di fratellanza e apertura, presero parte alle quattro giornate di riflessione e dialogo sulla convivialità delle differenze in tema d’accoglienza circa novanta partecipanti – Promotori Episcopali, Cappellani, Religiose e Laici – tra cui anche alcuni artisti del circo ed operatori dello spettacolo viaggiante, provenienti da quasi tutti i Paesi europei, nonché dagli Stati Uniti d’America, e – per la prima volta – da Cile e Messico.

Conclusioni dell’ultimo Congresso internazionale

Il Congresso evidenziò varie problematiche e indicò alcune linee operative concrete emanate dalle relazioni, dalle comunicazioni e dalle conclusioni dei gruppi di studio. Gli oratori si soffermarono sugli aspetti della trasmissione del messaggio evangelico ai Circensi e Fieranti e sui diversi momenti dell’evangelizzazione, come catechesi e iniziazione ai sacramenti, considerando i quattro sotto-temi principali del Congresso, e cioè: accoglienza dei circensi e dei lunaparchisti da parte delle comunità ecclesiali, i giovani del circo e del lunapark protagonisti di un incontro tra fede e cultura, la famiglia e, infine, la situazione del circo e del lunapark nei confronti della società e della Chiesa.

I Partecipanti sottolinearono che ovunque si rende sempre più viva la consapevolezza che il mondo circense ha norme di cultura e di tradizione degne di considerazione e di rispetto, e che pertanto richiede atteggiamenti di accoglienza e di ascolto. Per descrivere le caratteristiche di questi ultimi, i Congressisti si riferirono all’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi che, al n. 39, parla di vera e propria “cultura dell’accoglienza”, di cui i cristiani devono essere i promotori. Si tratta dunque di una cultura dell’accoglienza che sappia apprezzare i valori autenticamente umani degli altri, al di sopra di tutte le difficoltà che comporta la convivenza con chi e diverso da noi[20].

Questo pensiero è del resto quello del Magistero Pontificio circa il diritto dei fedeli alla libera integrazione ecclesiale e, quindi, al conservare la propria identità, anche nell’espressione della fede, con progressiva integrazione nelle strutture pure territoriali della Chiesa locale. Vi sono richiamati, inoltre, il rispetto di ogni individuo e la necessità di bandire le discriminazioni che umiliano la dignità della persona umana.

Il Documento Finale evidenziò varie problematiche e indicò linee operative concrete scaturite dalle relazioni, dalle comunicazioni e dalle conclusioni dei gruppi di studio.

Ampio spazio vi fu dedicato all’analisi della situazione dei giovani impiegati nei circhi e luna park, per coglierne le esigenze e le aspettative alla luce del Vangelo. Fu rilevato quindi, che pur nelle diversità di provenienza, di confessione e di religione, nonché di livello sociale, si può dire che la loro cultura e quella del loro ambiente d’origine. Evidentemente la “modernità” segna anche i giovani artigiani del circo e del lunapark, e non sempre in senso positivo. Talvolta, attraverso un testimone di fiducia, essi trovano pero nella fede un aiuto e una luce preziosa.

Per quanto riguarda la famiglia cristiana in tale mondo, si constato che essa si presenta come luogo privilegiato del primo annuncio del Vangelo ed è testimonianza di fede viva. Sono, infatti, i genitori e i nonni che vi trasmettono i valori umani e la fede, e che aiutano nella preparazione ai sacramenti.

Mentre, poi, la struttura parrocchiale territoriale aiuta la popolazione cristiana sedentaria a riconoscersi in una comunità dove celebrare la fede e approfondirne i contenuti, per la gente del lunapark, e soprattutto per quella del circo, è praticamente impossibile “sentire” l’appartenenza ad una parrocchia locale o a una comunità ecclesiale tradizionale.

Le Chiese particolari quindi, le parrocchie, devono diventare “case aperte a tutti”, “parrocchie missionarie” al servizio della fede delle persone, anche di quelle di passaggio, compresi dunque i circensi e gli addetti allo spettacolo itinerante. Questi, infatti, pur vivendo il disagio di una continua partenza, sono, a tutti gli effetti, nel breve periodo di permanenza in un luogo, membri della comunità cristiana. Essa deve quindi assumere nei loro confronti quegli atteggiamenti e rapporti di vita che sono chiesti da Gesù alla sua Chiesa, superando tentazioni e insidie in contrasto con il Vangelo.

Sarebbe auspicabile, poi, che le Chiese locali facessero un’opera di promozione e un giusto discernimento nei confronti di questo settore della pastorale della mobilità umana per una cultura dell’accoglienza nel proprio territorio. Si potrebbe pensare altresì ad un affidamento con un ministero specifico, anche tenendo conto del diaconato o dei “ministeri laicali” nella linea della missione (cfr EMCC, nn. 86-88, 98-99).

Per concludere mi piace richiamare l’auspicio di Giovanni Paolo II, espresso nell’Udienza speciale concessa per l’occasione, che il mondo del circo e dello spettacolo itinerante diventi un laboratorio di frontiera per quanto concerne le grandi tematiche della pastorale, dell’ecumenismo e dialogo interreligioso, nonché dell’impegno comune per costruire una fraternità universale[21].

In ogni caso tutti i settori che ho qui delineati come utile background per il vostro impegno, li considero laboratori di frontiera e mi auguro che così li consideriate per la vostra pastorale, non scoraggiandovi quindi nelle difficoltà che incontrerete, fiduciosi che il Signore e con noi. Grazie.

 

[1] Cfr. Lumen Gentium, 13 e Lettera ai Vescovi su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione, 8-9: AAS LXXXV [1993] 842-844

[2] Paolo VI, Discorso ai partecipanti della VI sessione del Consiglio Generale della Pontificia Commissione per l’America Latina: Insegnamenti di Paolo VI, IX (1971) 824.

[3] Il Documento è stato pubblicato sulla Rivista People on the Move, N. 95, ed è disponibile sul sito web: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2004_94/rc_pc_migrants_pom94_ind95.html.

[4] Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione del primo Congresso mondiale sulla pastorale degli studenti esteri, N. 4: L'Osservatore Romano, 22 settembre 1996, 8.

[5] Benedetto XVI, Saluto al termine della Celebrazione Eucaristica pre-natalizia per gli universitari degli Atenei romani, 15 dicembre 2005: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2005/december/documents/hf_ben_xvi_spe_20051215_saluto-universitari_it.html.

[6] Benedetto XVI, Messaggio per la 93ª Giornata del Migrante e del Rifugiato, L'Osservatore Romano, 15 novembre 2006, 5.

[7] Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae, 38: AAS LXXXII (1990), 1496.

[8] Paolo VI, Le precise norme della Legge di Dio e della coscienza morale nell'uso della strada: Insegnamenti di Paolo VI, Vol. X [1972], 1220-1222.

[9] GIOVANNI PAOLO II, Messaggio ai partecipanti al 1° Incontro Internazionale per la Pastorale dei ragazzi di strada: People on the Move XXXVII (2005), Suppl. 98, 4.

[10]

[11] Si stima che siano circa 36 milioni gli Zingari sparsi in tutto il mondo, di cui 18 milioni vivono in India (considerata la loro terra d'origine) e tra i 9 e i 12 milioni in Europa, con maggiore concentrazione nell'Est europeo. Gli Stati Uniti d'America ospitano quasi un milione di Zingari è, poco meno, circa 900.000 il Brasile. La Romania e l'Ungheria sono i Paesi europei con la maggiore concentrazione di popolazioni nomadi (tra 1.800.000 e 2.500.000), invece in Bulgaria e Spagna il loro numero si aggira attorno a 800.000. II mondo zingaro, poi, e diviso in diverse etnie, tra le quali le piu note sono i Rom e Sinti, seguono poi Manousche, Kalé, Yéniches, Romanichals, Xoraxané, Kanjarija, Rudari, Ari, e altri.

[12] Il Documento e reperibile in varie lingue sul sito internet: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_coun-cils/migrants/pom2006_100-suppl/rc_pc_migrants_pom100-suppl_index.html ed è stato pubblicato come Supplemento al N. 100 della nostra Rivista People on the Move.

[13] Cfr Paolo VI, Omelia, 26 settembre 1965: Insegnamenti di Paolo VI, III (1965), 490-495.

[14] Cfr On the Move, N. 31, 28-30.

[15] L'estensione geografica e quantitativa dei Paesi presenti a Budapest fece sì che nella intestazione fu preferito il termine "congresso mondiale" a quello di "convegno internazionale". Esso riunì oltre 200 persone in rappresentanza di 26 Nazioni d'Europa, Asia e delle Americhe. Particolare rilievo ebbe la partecipazione attiva di un consistente gruppo di sacerdoti, religiosi e religiose di origine zingara, i quali - per la prima volta - si incontrarono in un gruppo di studio. Gli Atti del Congresso vennero pubblicati come Supplemento al N. 93 della Rivista People on the Move e sono anche reperibili alla pagina web: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2003_93S/rc_pc_ migrants_pom93S_ind.html.

[16] La "grande famiglia viaggiante" si rivela una realtà straordinaria se parliamo di essa in numeri. Infatti, in Europa ci sono 80.000 attrazioni equestri e oltre 50.000 artisti e persone connesse con circo. I visitatori a queste attrazioni sono circa 1.000.000.000. In Nord America contiamo 4.000 fiere popolari nelle quali lavorano 100.000 persone. I "Carnivals" arrivano a 462 unità con 150.000 persone coinvolte. Inoltre vi sono 60 grandi circhi con 2.000 artisti e 20.000 persone impegnate in tale industria. Altre migliaia di persone lavorano nei parchi ricreativi, stagionali e fissi, come Disney World e Six Flags.

[17] Giovanni Paolo II, Discorso ai Partecipanti al VI Convegno Internazionale della Pastorale per i Circensi e Fieranti, Vaticano, 16 dicembre 1993: in L'Osservatore Romano, 17 dicembre 1993, 4.

[18] I1 Documento Finale e gli Atti del Congresso sono stati pubblicati nel Supplemento al N. 99 della Rivista People on the Move e sono disponibili sul sito web: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2005_ 99-suppl/rc_pc_migrants_pom99-suppl_index.html.

[19] Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la 90°Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 15 Dicembre 2003: L'Osservatore Romano, 24 dicembre 2003, 5.

[20] Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Pastores Gregis, n. 65: AAS XCVI (2004), 912-913.

[21] Giovanni Paolo II, Discorso ai Partecipanti al VII Congresso Internazionale della Pastorale per i Circensi e Fieranti, Vaticano, 16 dicembre 2004: L'Osservatore Romano, 17 dicembre 2004, 8.