G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
Radiomariaonline - 27.10.2007
L'occasione dell'imminente festa cristiana di Ognissanti, ormai per popolarità
superata dalla più democratica e political correct festa di Halloween
ci offre l'opportunità per tentare di andare aldilà dell'immagine
ironico grottesca delle zucche dipinte e per cercare di esplorarne simbolicamente
l'interno. In tale percorso ci aiuterà il critico francese Damien
Le Guay , di cui è appena uscita una interessante pubblicazione,
a carattere ironico e provocatorio "la faccia nascosta di Halloween
(ed. Elledici) significativamente sottotitolata "come la festa della
zucca ha sconfitto Tutti i Santi""! La prima considerazione che
viene spontanea è che nell'attuale risvegliarsi, in Europa, di una
cultura caparbiamente laicista, che rifiuta, forzando perfino la storia,
di riconoscere le proprie origini cristiane, non meraviglia il fatto che
una festa di arcane origini paganeggianti, miratamente trasformata in occasione
consumistica e di vago sapore carnevalesco, abbia ormai sopraffatto l'originaria
festa cristiana non a caso con essa coincidente temporalmente. Vi è,
per la verità, un esempio ancora più emblematico di tale processo
di sovrapposizione tra mondo secolare-paganeggiante e cristiano: il Natale,
che, preso a sua volta in prestito (come data) dalla precedente festa pagana
del dio sole e divenuto il "dies natalis" di Gesù per secoli,
è ora ormai insidiato, soprattutto in ambito anglosassone e nordico,
dalle renne di babbo natale e dagli alberi colorati, con annesso tutto l'indotto
commerciale e consumistico che ha, tra l'altro, relegato il francescano
presepe, originariamente veicolo religioso di meditazione sul mistero dell'Incarnazione,
in rassegne artistiche dedicate dal vago sapore naturalistico e spesso più
attente a rendere l'effetto meccanico di mulini e cascate piuttosto che
a manifestare la nascita del Salvatore! Ma tornando alla festa in oggetto,
ciò che invece insospettisce il nostro autore è innanzitutto
la pressoché totale indolenza e passività con cui la maggioranza
della gente ha in pochi anni ( l'inizio risale al 1995), dapprima timidamente
tollerato, poi sempre più accettato tale sorpasso festaiolo, secondo
la logica del "in fondo che c'è di male". Giornalisti e
sociologi, per la verità, hanno pure tentato interpretazioni, almeno
negli intenti, più filosofiche, affermando, per esempio, che "le
cucurbitacee (la famiglia delle zucche) si adeguano perfettamente ai valori
emergenti"(sic), o ancora che "Halloween è una nuova educazione
alla vita e alla morte" (editoriale di "Le Monde" del 1°
novembre 2000), articolo nel quale l'autore interpreta la grande diffusione
della festa e la relativa ostilità dei cristiani come una rottura
del monopolio religioso-e cristiano in particolare- sui riti e sulla simbologia
nella società occidentale; c'è anche chi, infine, arriva a
considerare la cultura indoeuropea, celtica e pagana come la vera originaria
rispetto a quella giudaico-cristiana, che " ne avrebbe soffocato lo
sviluppo" (J.Markale). Ma donde viene in realtà Halloween? Diciamo
subito che il nome è già una sorta di malcelato acronimo inglese
di "Ognissanti"; si tratta poi di una arcaica- e in parte mitizzata-
tradizione celtica, veicolata successivamente da tradizioni irlandesi e
americane, che univa il passaggio agricolo al nuovo anno con la festa religiosa-popolare
del dio Samhain, divinità che nella notte tra il 31 ottobre e il
1° novembre consentiva il passaggio di spiriti malefici dal mondo dei
morti a quello dei vivi. In tale occasione gli antichi druidi, travestiti
con teste di animali, compivano gesti propiziatori in cambio di offerte
che, se rifiutate, ricambiavano con puntuali maledizioni! Per scacciare
i medesimi spiriti, pare che fuori dalle case venissero appese zucche e
lampade. Chi pensasse, però che si tratti di una delle tante rivalutazioni
tradizional-folcloristiche di culture arcaiche minoritarie, verrà
subito smentito dall'apprendere che, in realtà, fu il frutto di una
autentica pianificazione consumistico-commerciale su scala mondiale operata
da una società (Cesar) nel 1992. Essa individuò il periodo
"a metà strada tra l'inizio dell'anno scolastico e Natale"
e lanciò la festa con maschere(di cui era produttrice), teschi e
costumi da strega; successivamente, grazie ad una mirata pubblicità
mass-mediatica e all'apporto di grosse multinazionali dello svago (da Disney
a McDonalds), raggiunse la diffusione che conosciamo diventando una sorta
di "folklorizzazione religiosa" (M.de Certeau). Il paradosso di
Halloween e delle sue bizzarrie è, quindi, quello di essere nel contempo
ipermoderna (nel modo di presentarsi) ed iperarcaica (nelle idee), e rappresentare
il massimo della credulità in un mondo -per dirla con Chesterton-
che ha smesso di credere in Dio. Nell'attuale cultura, in stile tipicamente
new age e rigorosamente a-confesionale, dove impera la logica della festa
per la festa, a prescindere dai contenuti da celebrare, si spiega il facile
e veloce successo della penetrazione sociale di Halloween, emblema e icona
del vuoto, delle zucche ma specialmente delle teste che in esse si perdono.
Perfino l'apparentemente innocuo gioco infantile del "dolcetto o scherzetto",
ad un'analisi più approfondita, non è che la rappresentazione
dei ruoli invertiti bambini-adulti, dove questi ultimi sono ricattati a
dare dolcetti ai primi per
cautelarsi contro la maledizione, sia pur scherzosa: e qui sta la differenza
tra lo scambio gratificante e il dono estorto (considerando anche che il
carnevale è ancora lontano). Per quanto riguarda l'ambito scolastico,
poi, mentre la tendenza imperante, dai programmi ai testi adottati, è
quella di evitare o ridurre al minimo ogni accenno a riferimenti religiosi-
e in particolare cristiani- assistiamo, per occasioni come Halloween (proprio
per la sua malcelata aura di gioiosa e giocosa neutralità) ad una
vera e propria adozione laica universalmente accettata, con tanto di lezioni
di cultura anglosassone(?) e similia. A tale filone culturale sono da ascrivere
i successi, tra gli adolescenti, di alcune serie televisive americane (Buffy,
Streghe). In definitiva, quindi, la differenza tra Halloween e Ognissanti
è sostanziale, sia come contenuto - per la prima pressoché
inesistente - sia come rappresentazione temporale: per la prima, infatti,
il tempo è ciclico e costituito da stagioni che ritornano uguali,
mentre per la seconda, il tempo cristiano è lineare e caratterizzato
dalla tensione tra nascita e parusìa di Cristo, sia pur nella ciclicità
liturgica. La più nostrana e genuina tradizione popolare metteva
giustamente in guardia: "scherza con i fanti,...!"
(da radiomariaonline - 27.10.2007)