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Halloween e fede cristiana. G.r.i.s. Rimini 31.10.2015
G.r.i.s. Rimini 31.10.2015

Quando certe mode non soddisfano veramente il nostro cuore

Ogni genitore si è sentito chiedere dal proprio figlio perché si muore, dove va chi muore e cosa gli accade.
E’ una domanda che nasce spontaneamente in ogni bambino quando per la prima volta fa esperienza della perdita di una persona cara o anche della morte del proprio amato cagnolino. Da quel momento l’interrogativo sulla morte rimarrà presente in lui e avrà bisogno di risposte adatte alla sua capacità di comprensione ma comunque vere. E’ una riflessione che ci accompagna durante tutta la nostra vita perché riguarda tutti noi ed è in fondo una domanda sulla vita: sul senso della vita e piena di desiderio di vita.
Questi sono i giorni in cui le nostre radici culturali e religiose ci invitano a festeggiare tutti i santi e a ricordare con affetto e speranza i nostri cari defunti, ma guardandoci attorno ci troviamo sempre più inondati da proposte a guardare alla morte con orrore e disperazione.
Mentre le nostre radici ci invitano a guardare con gioia la vita presente e quella eterna, Halloween porta invece con sé solo cortei di zombi, fantasmi, diavoli e streghe in una profanazione del bello, della vita e della speranza.
Eppure sembra diventato ormai un fenomeno di gran moda su cui non ci si interroga più.
Noi desideriamo continuare a farlo per capire che tipo di proposta porti con sé e per scegliere se aderirvi o meno.
Non possiamo infatti non chiederci cosa ci sia di bello e divertente nel travestire i propri figli da morti ricoperti di piaghe e sangue. Ci chiediamo perché non facciamo più vedere i nonni morti ai nostri figli o non li portiamo più ai loro funerali per il timore che si spaventino ed invece li esponiamo a rappresentazioni della morte volutamente paurose e disgustose.
Ci domandiamo come mai spesso fuggiamo impauriti di fronte alla sofferenza e all’agonia dei nostri cari mentre troviamo attraente assistere alle immagini di morte e di sangue tipiche di Halloween.
Forse cerchiamo di esorcizzare la paura della sofferenza e della morte giocando con queste loro rappresentazioni? Ci sembra che questo funzioni realmente? Davvero in questo modo siamo più capaci di accettare queste realtà nella nostra vita o davvero vediamo che in questo modo i nostri figli sono più sereni di fronte ad esse? Forse questo giocare con la morte ci dà quelle risposte di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere bene e per prepararci al momento in cui essa busserà anche alla nostra porta?
I dubbi sul valore educativo di queste macabre rappresentazioni della morte e di ciò che viene dopo essa sono tanti, senza parlare poi della preoccupazione che nasce dalla forte e incontestabile contaminazione di Halloween con l’occultismo e il satanismo.
Potrebbe essere che non ne abbiamo mai sentito parlare o che non la consideriamo rilevante? Davvero è questa la strada che vogliamo scegliere per noi e a cui vogliamo educare i nostri figli?
Non crediamo che queste proposte possano soddisfare veramente il nostro cuore che è fatto per la felicità e che la cerca senza sosta.
Crediamo che Halloween non possa rispondere alle esigenze di pienezza di senso e di felicità dei nostri cuori, che non ci possa aprire orizzonti di speranza che ci aiutino a prendere sul serio e a trovare risposte adeguate alle domande sul senso del vivere e del morire che emergono anche dai bambini.
Crediamo che siamo fatti per avere molto più di questo.

Gris Rimini 31.10.2015

 

La strada del vero successo


Chi non cerca la propria riuscita? Noi siamo impegnati a tempo pieno alla nostra realizzazione, e cerchiamo senza mai stancarci di realizzare le nostre aspirazioni.
Questa spinta, di per sé buona, ci può condurre su sentieri molto distanti tra loro. Ad esempio: cercare di soddisfare la fame di senso e di felicità attraverso il consumo di tutto ciò che ci viene proposto: fino a una sorta di bulimia che ci porta a prendere tutto, senza capire cosa veramente ci serve, cosa sia buono e cosa invece no. Possiamo invece accettare la sfida di ascoltare veramente noi stessi e percorrere la via dell’autenticità: scegliere secondo ciò che capiamo corrispondere veramente alle esigenze profonde del nostro cuore, per poterci sviluppare secondo la nostra vera personalità.
È ciò che ha fatto Teresa di Lisieux, alias santa Teresa di Gesù Bambino: una ragazza che ha vissuto fino in fondo la tensione verso l’autorealizzazione, tipica della modernità, e ce ne ha lasciato un’appassionante descrizione nei suoi scritti.
“Voglio realizzarmi!”, “Voglio essere santa!”: desiderio ardente che Teresa riesce a soddisfare, non accontentandosi mai di qualcosa di meno di quanto il suo cuore desidera, non ingannandosi mai con finte consolazioni, ma lasciandosi colmare e muovere dall’amore di Dio.
Pochi giorni fa’ anche i genitori di Santa Teresa sono stati dichiarati santi e ci sono stati offerti come stimolo a riconoscere la capacità di vivere la famiglia come luogo in cui si impara a scoprire la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna e tra genitori e figli, come luogo in cui ci si può aiutare a vivere l’invito di Cristo alla piena comunione di amore con Lui, cioè a vivere la “vocazione alla santità”, che è desiderio profondo e autentica realizzazione di ogni uomo.
Essere genitori è un dono meraviglioso che viene fatto a molte coppie ed è insieme una grande responsabilità. Ai genitori spetta il compito di educare i figli a riconoscere le esigenze autentiche del cuore, di sostenerli nelle difficoltà e di proteggerli dai pericoli.
Ai genitori spetta la responsabilità di non ignorare tutto ciò che negli ultimi anni è emerso sul grave pericolo del festeggiare l’orrore di Halloween, spetta il compito di proteggere i propri figli da ciò che non risponde in alcun modo al desiderio di felicità del loro cuore, per invece proporre la bellezza di realizzarsi nella santità, che è l’invito che Gesù continua a rivolgere a ciascuno di noi.

Gris Rimini 31.10.2015