G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
Ogni genitore si è sentito chiedere dal
proprio figlio perché si muore, dove va chi muore e cosa gli accade.
E’ una domanda che nasce spontaneamente in ogni bambino quando per
la prima volta fa esperienza della perdita di una persona cara o anche della
morte del proprio amato cagnolino. Da quel momento l’interrogativo
sulla morte rimarrà presente in lui e avrà bisogno di risposte
adatte alla sua capacità di comprensione ma comunque vere. E’
una riflessione che ci accompagna durante tutta la nostra vita perché
riguarda tutti noi ed è in fondo una domanda sulla vita: sul senso
della vita e piena di desiderio di vita.
Questi sono i giorni in cui le nostre radici culturali e religiose ci invitano
a festeggiare tutti i santi e a ricordare con affetto e speranza i nostri
cari defunti, ma guardandoci attorno ci troviamo sempre più inondati
da proposte a guardare alla morte con orrore e disperazione.
Mentre le nostre radici ci invitano a guardare con gioia la vita presente
e quella eterna, Halloween porta invece con sé solo cortei di zombi,
fantasmi, diavoli e streghe in una profanazione del bello, della vita e
della speranza.
Eppure sembra diventato ormai un fenomeno di gran moda su cui non ci si
interroga più.
Noi desideriamo continuare a farlo per capire che tipo di proposta porti
con sé e per scegliere se aderirvi o meno.
Non possiamo infatti non chiederci cosa ci sia di bello e divertente nel
travestire i propri figli da morti ricoperti di piaghe e sangue. Ci chiediamo
perché non facciamo più vedere i nonni morti ai nostri figli
o non li portiamo più ai loro funerali per il timore che si spaventino
ed invece li esponiamo a rappresentazioni della morte volutamente paurose
e disgustose.
Ci domandiamo come mai spesso fuggiamo impauriti di fronte alla sofferenza
e all’agonia dei nostri cari mentre troviamo attraente assistere alle
immagini di morte e di sangue tipiche di Halloween.
Forse cerchiamo di esorcizzare la paura della sofferenza e della morte giocando
con queste loro rappresentazioni? Ci sembra che questo funzioni realmente?
Davvero in questo modo siamo più capaci di accettare queste realtà
nella nostra vita o davvero vediamo che in questo modo i nostri figli sono
più sereni di fronte ad esse? Forse questo giocare con la morte ci
dà quelle risposte di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere
bene e per prepararci al momento in cui essa busserà anche alla nostra
porta?
I dubbi sul valore educativo di queste macabre rappresentazioni della morte
e di ciò che viene dopo essa sono tanti, senza parlare poi della
preoccupazione che nasce dalla forte e incontestabile contaminazione di
Halloween con l’occultismo e il satanismo.
Potrebbe essere che non ne abbiamo mai sentito parlare o che non la consideriamo
rilevante? Davvero è questa la strada che vogliamo scegliere per
noi e a cui vogliamo educare i nostri figli?
Non crediamo che queste proposte possano soddisfare veramente il nostro
cuore che è fatto per la felicità e che la cerca senza sosta.
Crediamo che Halloween non possa rispondere alle esigenze di pienezza di
senso e di felicità dei nostri cuori, che non ci possa aprire orizzonti
di speranza che ci aiutino a prendere sul serio e a trovare risposte adeguate
alle domande sul senso del vivere e del morire che emergono anche dai bambini.
Crediamo che siamo fatti per avere molto più di questo.
Gris Rimini 31.10.2015
Chi non cerca la propria riuscita? Noi siamo impegnati a tempo pieno
alla nostra realizzazione, e cerchiamo senza mai stancarci di realizzare
le nostre aspirazioni.
Questa spinta, di per sé buona, ci può condurre su sentieri
molto distanti tra loro. Ad esempio: cercare di soddisfare la fame di senso
e di felicità attraverso il consumo di tutto ciò che ci viene
proposto: fino a una sorta di bulimia che ci porta a prendere tutto, senza
capire cosa veramente ci serve, cosa sia buono e cosa invece no. Possiamo
invece accettare la sfida di ascoltare veramente noi stessi e percorrere
la via dell’autenticità: scegliere secondo ciò che capiamo
corrispondere veramente alle esigenze profonde del nostro cuore, per poterci
sviluppare secondo la nostra vera personalità.
È ciò che ha fatto Teresa di Lisieux, alias santa Teresa di
Gesù Bambino: una ragazza che ha vissuto fino in fondo la tensione
verso l’autorealizzazione, tipica della modernità, e ce ne
ha lasciato un’appassionante descrizione nei suoi scritti.
“Voglio realizzarmi!”, “Voglio essere santa!”: desiderio
ardente che Teresa riesce a soddisfare, non accontentandosi mai di qualcosa
di meno di quanto il suo cuore desidera, non ingannandosi mai con finte
consolazioni, ma lasciandosi colmare e muovere dall’amore di Dio.
Pochi giorni fa’ anche i genitori di Santa Teresa sono stati dichiarati
santi e ci sono stati offerti come stimolo a riconoscere la capacità
di vivere la famiglia come luogo in cui si impara a scoprire la bellezza
e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna e tra genitori e figli, come
luogo in cui ci si può aiutare a vivere l’invito di Cristo
alla piena comunione di amore con Lui, cioè a vivere la “vocazione
alla santità”, che è desiderio profondo e autentica
realizzazione di ogni uomo.
Essere genitori è un dono meraviglioso che viene fatto a molte coppie
ed è insieme una grande responsabilità. Ai genitori spetta
il compito di educare i figli a riconoscere le esigenze autentiche del cuore,
di sostenerli nelle difficoltà e di proteggerli dai pericoli.
Ai genitori spetta la responsabilità di non ignorare tutto ciò
che negli ultimi anni è emerso sul grave pericolo del festeggiare
l’orrore di Halloween, spetta il compito di proteggere i propri figli
da ciò che non risponde in alcun modo al desiderio di felicità
del loro cuore, per invece proporre la bellezza di realizzarsi nella santità,
che è l’invito che Gesù continua a rivolgere a ciascuno
di noi.
Gris Rimini 31.10.2015