G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
Domani presso la Biblioteca Apostolica vaticana si tiene un evento
di straordinaria importanza. Sarà presentata l'edizione critica
dei documenti relativi al processo all'Ordine Templare, tenutosi
fra 1307 e 1312. Fin qui la cronaca di un evento che senza dubbio interesserà
gli studiosi; ma che, dato il suo oggetto, non mancherà di incuriosire
anche un pubblico molto più vasto. È noto che, quando
si parla dei Templari, le passioni e gli interessi, le cacce ai tesori
nascosti e agli imperscrutabili segreti si scatenano violentemente.
In effetti, un'avvisaglia è venuta da un'interessante ma anche
discutibile dichiarazione di Claudio Bonvecchio, ordinario di
Filosofia Politica all'Università di Trieste e studioso che non ha
mai fatto mistero della sua militanza massonica. Bonvecchio si schiera con
molta chiarezza, ma non senza qualche contraddizione, dalla parte dell'innocenza
dei Templari; il loro scioglimento fu in effetti voluto dal re
di Francia Filippo IV desideroso di appropriarsi dei loro tesori (se
e nella misura in cui c'erano). In realtà, il sovrano intendeva
liberarsi dello scomodo peso dell'Ordine, che gli aveva in passato
prestato molto denaro; e vendicarsi forse di più recenti prestiti
non accordati. Perché è noto che l'Ordine Templare,
perdute ormai gran parte delle sue funzioni militari in seguito alla
caduta della Terra Santa crociata, era in gran parte rifluito
in Europa dove esercitava le funzioni di grande proprietario terrieri
e di prestatore di denaro. Il che non mancava di addensare sulla sua
testa molte inimicizie. In una parola, i Templari erano ormai,
alla fine del Duecento, una presenza militarmente abbastanza inutile
per il mondo cristiano e moralmente piuttosto scomoda.
La contraddizione latente nell'assunto di Bonvecchio sta nel militare da
un lato per l'innocenza riguardo agli addebiti mossi all'Ordine
Templare, ma nell'insinuare dall'altro lato che esso avesse «un
fondo gnostico » che lo «rende affine alla Libera Muratoria».
In effetti, insieme alla corretta osservazione che la filosofia
massonica, elaborata a partire dal XVIII secolo, attinge largamente a un
substrato di tipo gnosticoermetico- esoterico, si lascia intendere
che tra le associazioni massoniche e l'Ordine religioso-militare del
Tempio esista qualche affinità concettuale e filosofica, nonché
forse una forma di filiazione.
Ma tale idea è un mito culturale elaborato a partire dal '700
tra Inghilterra, Francia e Germania e sono ben noti i responsabili: personaggi
come lo scozzese naturalizzato francese Ramsey e il nobile tedesco von Hund.
Queste cose sono studiatissime e solo una letteratura occultistica
di quint'ordine le prende sul serio. Stupisce che uno studioso di valore
dia l'impressione di avvalorarle.
Ma non è tutto. Bonvecchio osserva correttamente che Clemente II,
prigionerio del Re di Francia, non fece nulla per difendere i Templari anche
se (e i documenti presentati in Vaticano lo dimostrano) era convinto della
loro innocenza e ortodossia. Però sbaglia nel sostenere che
fu la Chiesa nel suo complesso a condannare un Ordine innocente.
Chiariamo le cose: la Chiesa non ha niente da farsi perdonare. Resta vero
che l'abolizione dell'Ordine e addirittura il rogo del suo ultimo Maestro
è una pessima pagina della storia della cristianità.
Ma si era in un tempo in cui la Chiesa non coincideva semplicemente
con la comunità dei fedeli, bensì con la società
civile tutta, con l'Europa cristiana nel suo complesso. E il Re di Francia
falsò le carte in tavola e impose un processo truccato. Non
è lecito pertanto mettere in campo un gioco di bussolotti che
relegherebbe agli uomini di Chiesa tutta la responsabilità
di quell'orribile evento.
da avvenireonline del 24/10/2007