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Sette, risparmiateci queste pirlate
La Voce di Rimini 28 settembre 2006 - Claudio Monti

Il compito della Chiesa è far volare l'aquila che non voleva
volare, fino alla "sommità del cielo" La guida del Gris non è
una risposta alle domande essenziali

Nel libro nero del Gris: Scientology che vede fra i suoi adepti Tom Cruise e Deepak Chopra ospite nel '97 del Pio Manzù

RIMINI - C'è una sorta di ossessione alla base del sempre più frequente allarme sulle sètte e sui movimenti neospiritualisti che sono in costante crescita anche nella sonnacchiosa Rimini. Quale luogo migliore della metropoli ("è la casistica di una metropoli" ci dicono: e cosa siamo un borgo?) sospesa fra mare e terra, per aggiungerne un'altra "s" (sètte) alla già fortunata serie di sesso, sangue, soldi, attorno alle quali ruotano buona parte delle vicende umane? Per tutelarci da chi maneggia lo spirito in modo truffaldino, come fosse un'associazione di strizzacervelli o un comitato di difesa dei cittadini, la chiesa locale ha appena sfornato una pubblicazione "di servizio" (c'è anche l'Urp diocesano?): "Rimini, la sfida della nuova religiosità. Movimenti neospiritualisti, sètte e realtà border line nel territorio riminese" (a cura del Gris).
Non che il problema non sia reale ed anzi abbia assunto un rilievo significativo. Ma cosa deve fare la chiesa? Anche S. Paolo arrivando ad Atene trovò "la città piena di idoli", ma non si mise a fare il manuale di autodifesa. Nel caso delle sètte di cosa stiamo parlando se non del "ritorno della religione" in una forma che esprime la malattia della libertà dell'uomo moderno? Imbevuti di scetticismo e malinconia, persa ormai la familiarità con l'idea di verità e attratti da tutto ciò che ha un vago sapore di spiritualità, finiamo nell'abbraccio soffocante di uno spirito che odora di zolfo. Ma Paolo VI, che fu Papa, aveva capito dove si nascondeva il serpente velenoso: negli anfratti di una fede derubricata in ideologia, fattasi astratta e disincarnata. Lo chiamò il fumo di Satana. Tanti buoni e impegnati sacerdoti e vescovi di Santa romana chiesa si stanno ancora chiedendo cosa intendesse dire.
La chiesa deve preoccuparsi di fare il suo "mestiere". Qualcuno ha scritto che il nostro è il tempo dell' illuminismo insoddisfatto: avendo preteso troppo dalla ragione, oggi finiamo per domandarle troppo poco. La trappola delle sètte è uno degli esiti dell'amputazione della ragione moderna che ha rinunciato a conoscere la realtà ("adaequatio intellectus et rei") e sistematicamente abdica al proprio compito. La lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona è da questo punto di vista un manifesto di inestimabile valore. Per gli uomini non per gli intellettuali solamente. Caro vicario della Diocesi di Rimini: fatene manifesti e tappezzate "tutti i muri", come canta Riccardo Cocciante (la canzone si intitola "Margherita", non so se può aiutare). Offriteci la perla preziosa che custodite fra le mura secolari di una fede che ha costruito la civiltà che abitiamo e che oggi si sta trasformando "nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende" (La poesia dell'Anello, J.R.R. Tolkien). Risparmiateci le pirlate di chi sostiene che una guida alle sètte "può rappresentare una risposta a domande esistenziali e l'occasione per aprire una dibattito sui giovani". Il fumo di Satana.
Abbiamo perduto l'origine, perché la filosofia postmoderna - come spiega magistralmente il card. Christoph Schónborn - ha tagliato i ponti con la possibilità dell'accesso all'alfa e all'omega. "Invece la fede biblica e la ragione cristiana partono dall'arché, l'origine. C'è un Dio che ha creato all'inizio e questo significa che c'è un cammino." Nel quale si può cadere ma anche rialzarsi. Comunque non c'è il caso ma un senso. Si fugge dalla realtà se questa non è il campo di battaglia per la ricerca del "senso". Quid est? diceva Aristotele, cosa è l'uomo? Se non ce lo dice la chiesa, gli uomini lo vanno a chiedere ai venditori di speranza che trovano sulla loro strada. Perché la domanda della verità è impressa nell'uomo come suo tratto distintivo, non è un optional. La chiesa delle pastorali e dei consigli, dei documenti e delle guide, rischia di non dirci più l'essenzialità della proposta cristiana: che c'entra con la vita e con l'esperienza umana. Ci dice cosa fare e cosa non fare ma non ci dice l'origine. E, soprattutto, non ci dice che il reale è "amabile". E' commovente questa definizione che ho trovato sottolineata dal Patriarca di Venezia, il card. Angelo Scola. "Perché l'aquila antica dovrebbe spalancare le sue ali?". Si aprono così i "Cori della Rocca" di Thomas Eliot. Glieli commissionò il vescovo anglicano e la confraternita degli Amici di Canterbury che avevano capito tutto sulla "amabilità". Il compito della chiesa è far volare l'aquila che non voleva volare, fino "alla sommità del cielo". E cosa sono le sètte che svolazzano qua e là davanti all'aquila antica che si leva in volo?

Claudio Monti