G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
Il compito della Chiesa è far volare l'aquila che non voleva
volare, fino alla "sommità del cielo" La guida del Gris
non è
una risposta alle domande essenziali
Nel libro nero del Gris: Scientology
che vede fra i suoi adepti Tom Cruise e Deepak Chopra ospite nel '97
del Pio Manzù |
RIMINI - C'è una sorta di ossessione alla base del sempre più frequente
allarme sulle sètte e sui movimenti neospiritualisti che sono in costante
crescita anche nella sonnacchiosa Rimini. Quale luogo migliore della metropoli
("è la casistica di una metropoli" ci dicono: e cosa siamo un
borgo?) sospesa fra mare e terra, per aggiungerne un'altra "s"
(sètte) alla già fortunata serie di sesso, sangue, soldi, attorno alle quali
ruotano buona parte delle vicende umane? Per tutelarci da chi maneggia lo
spirito in modo truffaldino, come fosse un'associazione di strizzacervelli
o un comitato di difesa dei cittadini, la chiesa locale ha appena sfornato
una pubblicazione "di servizio" (c'è anche l'Urp diocesano?):
"Rimini, la sfida della nuova religiosità. Movimenti neospiritualisti,
sètte e realtà border line nel territorio riminese" (a cura del Gris).
Non che il problema non sia reale ed anzi abbia assunto un rilievo significativo.
Ma cosa deve fare la chiesa? Anche S. Paolo arrivando ad Atene trovò "la
città piena di idoli", ma non si mise a fare il manuale di autodifesa.
Nel caso delle sètte di cosa stiamo parlando se non del "ritorno della
religione" in una forma che esprime la malattia della libertà dell'uomo
moderno? Imbevuti di scetticismo e malinconia, persa ormai la familiarità
con l'idea di verità e attratti da tutto ciò che ha un vago sapore di spiritualità,
finiamo nell'abbraccio soffocante di uno spirito che odora di zolfo. Ma
Paolo VI, che fu Papa, aveva capito dove si nascondeva il serpente velenoso:
negli anfratti di una fede derubricata in ideologia, fattasi astratta e
disincarnata. Lo chiamò il fumo di Satana. Tanti buoni e impegnati sacerdoti
e vescovi di Santa romana chiesa si stanno ancora chiedendo cosa intendesse
dire.
La chiesa deve preoccuparsi di fare il suo "mestiere". Qualcuno
ha scritto che il nostro è il tempo dell' illuminismo insoddisfatto: avendo
preteso troppo dalla ragione, oggi finiamo per domandarle troppo poco. La
trappola delle sètte è uno degli esiti dell'amputazione della ragione moderna
che ha rinunciato a conoscere la realtà ("adaequatio intellectus et
rei") e sistematicamente abdica al proprio compito. La lectio magistralis
di Benedetto XVI a Ratisbona è da questo punto di vista un manifesto di
inestimabile valore. Per gli uomini non per gli intellettuali solamente.
Caro vicario della Diocesi di Rimini: fatene manifesti e tappezzate "tutti
i muri", come canta Riccardo Cocciante (la canzone si intitola "Margherita",
non so se può aiutare). Offriteci la perla preziosa che custodite fra le
mura secolari di una fede che ha costruito la civiltà che abitiamo e che
oggi si sta trasformando "nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa
scende" (La poesia dell'Anello, J.R.R. Tolkien). Risparmiateci le pirlate
di chi sostiene che una guida alle sètte "può rappresentare una risposta
a domande esistenziali e l'occasione per aprire una dibattito sui giovani".
Il fumo di Satana.
Abbiamo perduto l'origine, perché la filosofia postmoderna - come spiega
magistralmente il card. Christoph Schónborn - ha tagliato i ponti con la
possibilità dell'accesso all'alfa e all'omega. "Invece la fede biblica
e la ragione cristiana partono dall'arché, l'origine. C'è un Dio che ha
creato all'inizio e questo significa che c'è un cammino." Nel quale
si può cadere ma anche rialzarsi. Comunque non c'è il caso ma un senso.
Si fugge dalla realtà se questa non è il campo di battaglia per la ricerca
del "senso". Quid est? diceva Aristotele, cosa è l'uomo? Se non
ce lo dice la chiesa, gli uomini lo vanno a chiedere ai venditori di speranza
che trovano sulla loro strada. Perché la domanda della verità è impressa
nell'uomo come suo tratto distintivo, non è un optional. La chiesa delle
pastorali e dei consigli, dei documenti e delle guide, rischia di non dirci
più l'essenzialità della proposta cristiana: che c'entra con la vita e con
l'esperienza umana. Ci dice cosa fare e cosa non fare ma non ci dice l'origine.
E, soprattutto, non ci dice che il reale è "amabile". E' commovente
questa definizione che ho trovato sottolineata dal Patriarca di Venezia,
il card. Angelo Scola. "Perché l'aquila antica dovrebbe spalancare
le sue ali?". Si aprono così i "Cori della Rocca" di Thomas
Eliot. Glieli commissionò il vescovo anglicano e la confraternita degli
Amici di Canterbury che avevano capito tutto sulla "amabilità".
Il compito della chiesa è far volare l'aquila che non voleva volare, fino
"alla sommità del cielo". E cosa sono le sètte che svolazzano
qua e là davanti all'aquila antica che si leva in volo?
Claudio Monti