G.r.i.s. Gruppo Ricerca Informazione Socio Religiosa Diocesi di Rimini
Adolfo Morganti, Perché questo studio?
Sette, movimenti neospiritualisti e realtà border line nel territorio riminese.
c) Aggregazioni magico-esoteriche
d) Movimenti e aggregazioni New Age e “Movimenti del Potenziale umano”
Appendice: Samuele Zerbini, Educazione per ragazzi.
I Sogni Grandi & i Sogni Avvelenati.
Rimini, 25 aprile 2006, S. Marco Evangelista
Sac. Aldo Amati
Vicario Generale
della Diocesi di Rimini
Neospiritualismo, sètte e “nuove religioni”: l’etichetta non è neutra.
Sempre più si parla di sètte, maghi e “religiosità
alternative”; attorno a questo fenomeno, non bisogna nasconderselo,
si muove un giro d’affari milionario (in Euro) che crea interessi
assai forti; dalle grandi sètte multinazionali come i Testimoni
di Geova, Scientology e le sigle che travestono gli adoratori del Reverendo
Moon, fino alla pletora delle strutture new age, agli organizzatori dei
Convegni di Parapsicologia e sulle “esperienze di confine”
che puntualmente sono organizzati nella provincia di Rimini, ai mille
maghi, cartomanti e veggenti, un vero fiume di denaro scorre nascosto,
sottratto spesso sia al fisco che, in molti modi, ai legittimi proprietari.
Gli interessi, si sa, sanno proteggersi. Ma noi riteniamo che non abbiano
minor importanza i diritti delle persone concrete, delle famiglie, delle
comunità.
Ecco perché è necessario partire dalla comprensione di che
cosa si stia parlando.
Con “Neospiritualismo” si intende l’insieme delle tendenze
contemporanee verso la creazione di forme di “spiritualità”
alternative sia alla tradizione religiosa del nostro territorio, sia alle
altre tradizioni religiose dell’umanità.
Il termine Sètta deriva dal latino, e definisce i gruppi umani
che “si tagliano fuori” dall’esperienza religiosa tradizionale
del proprio territorio, creando gruppi tendenzialmente chiusi, sovente
fortemente gerarchici e autocentrati attorno alla condivisione del verbo
di un guru o fondatore carismatico. Gli apologeti delle sètte cercano
di cancellare l’utilizzo di questo termine, chiaro e compreso da
tutti, sostenendone il carattere diffamatorio. Per quanto ci riguarda
esso è solamente descrittivo: il giudizio sui contenuti del messaggio
di ogni singola setta giunge successivamente, e non è deformato
da pregiudizi lessicali.
Infatti, non tutto il mondo neospiritualista si organizza in sètte:
si pensi ad esempio al new age, o ai mille cartomanti che operano sul
nostro territorio o nelle TV private. E’ però vero che spesso
dietro ad una facciata non settaria, come ad esempio un Centro Yoga, si
possono nascondere “secondi livelli” chiusi che hanno tutte
le caratteristiche delle sètte. Il rischio settario appartiene
all’uomo in quanto tale, e rende necessaria un’attenzione
a tutto tondo.
Infine, il termine “nuove religioni” è utilizzato spesso
come alternativa “politicamente corretta” al termine “sètte”.
Senza volerlo questa diplomazia verbale genera l’equivoco più
pericoloso: sostenere che i movimenti neospiritualisti siano assimilabili
alle Religioni dell’umanità (sia pure con l’epiteto
“nuove”) mescola cose diverse in un contenitore unico ed indistinto,
una “notte nera” in cui solamente chi ha interesse a mestare
nel torbido si muove a proprio agio. Negli Stati Uniti d’America
qualsiasi struttura acquisisce la qualifica di “Chiesa” iscrivendosi
ad un apposito Albo pubblico e divenendo così – per inciso
- esente da tasse; in questa concezione tutto diviene eguale a tutto,
le Chiese cristiane, le grandi Religioni non cristiane e le “Chiese
di Satana”, che non a caso oggi possono colà vantare anche
i propri “cappellani” militari. Questa vacua e pericolosa
genericità fortunatamente non appartiene alla cultura giuridica
e scientifica europea.
Esigenze e deformazioni del bisogno religioso.
Esperienze religiose eterodosse sono sempre esistite, ma non con la stessa
distribuzione nel tempo: in alcuni tempi della storia si concentrano,
ed è facile constatare che questi sono sempre periodi di profonda
crisi socio-culturale.
Dalla crisi dell’impero romano d’Occidente (II-V secolo d.C),
alla parte terminale di quello che siamo usi chiamare Medioevo (dalla
fine del XII secolo fino al XIV), al Rinascimento (in cui accanto alla
rinascita delle arti, delle lettere ecc. si assisté a un grande
risveglio di queste pratiche: si pensi a Giordano Bruno e alla reinvenzione
dell’ermetismo) al Settecento illuminista (con l’invenzione
del ritualismo massonico e del “magnetismo” mesmerista) questi
periodi di esplosione di neo-spiritualismi sono oramai stati studiati
approfonditamente; infine, l’ultimo periodo di grande diffusione
di quello che Roger Bastide ha chiamato «il sacro selvaggio»
è stato il XX secolo: proprio perché in esso non è
difficile ripercorrere la storia di questi movimenti, visto che di documentazione
ne abbiamo a sufficienza, è abbastanza facile constatare come proprio
nel secondo dopoguerra si abbia avuto una crescita esponenziale di questi
movimenti, con una dinamica ben precisa.
Non si capisce il motivo della diffusione crescente delle esperienze neospiritualiste
e settarie anche nel territorio della Provincia di Rimini senza comprendere
che il bisogno religioso, di senso della vita personale e comunitaria,
costituisce un bisogno fondamentale dell’essere umano e come tutti
i bisogni, se non viene adeguatamente soddisfatto e correttamente elaborato
sul piano culturale ed esistenziale, produce reazioni patologiche. Su
un piano puramente storico-scientifico l’antropologia culturale
e la storia delle religioni hanno evidenziato l’eternità
del bisogno religioso umano: non bisogna quindi stupirsi se la frustrazione
del bisogno religioso umano anche nella nostra società individualista
e postmoderna continua come sempre a produrre mostri.
Dietro alla diffusione delle sètte e dei movimenti neospiritualisti
c’è quindi una buona domanda, di senso e profondità
di vita, cui questi movimenti danno delle cattive risposte. Senza alcun
bisogno di confessionalismi, questa buona domanda merita risposte migliori.
Ma perché la risposta settaria è inadeguata? Il punto è
chiaro e semplice.
Non solo l’esperienza cristiana, ma tutta l’esperienza religiosa
dell’umanità è concorde nel viverla come un dono,
una rivelazione, che l’uomo non fabbrica ma riceve, sovente con
grande sacrificio, per sovrabbondanza d’Amore.
Uno dei punti essenziali comuni dell’insieme delle sètte
e dei movimenti spiritualisti è, al contrario, la pretesa della
novità (anche se presentata a volte come salto all’indietro
nel tempo, un presunto ritorno alle origini): il leader carismatico è
colui che, unico, ha compreso il senso del cosmo e della vita, rigettando
con nettezza il lungo processo storico che ha costruito l’identità
culturale e religiosa del proprio territorio: egli è l’originale
fondatore di una Via nuova, uomo privilegiato e superiore che è
in grado di aprire le porte del sacro; oppure egli è l’unico
ad aver compreso come gli altri abbiano errato e come si possa recuperare
la purezza del messaggio originario dopo secoli, talvolta millenni. In
realtà di questa originalità non si ha traccia, e le varie
sètte si limitano quasi sempre a fare del banale sincretismo, mescolando
assieme parti indistinte di tradizioni religiose precedenti.
Ora, la comune ragione ci fa comprendere come:
a) se la Religione non è creazione umana ma dono, ogni pretesa
umana di fondarne una “nuova”, autonomamente, non può
essere che falsa. L’uomo non trascende se stesso e non può
volare tirandosi per i capelli.
b) viceversa, se la Religione può essere creata da uno o più
esseri umani essa si riduce ad illusione consolatoria, secondo la lezione
di Karl Marx e Sigmund Freud; a meno che non si pensi che taluno custodisca
davvero il segreto per non morire, come qualche setta continua a promettere
ai propri adepti, a dispetto ovviamente dei fatti.
La religiosità umana o è segno della presenza nella storia
di un Divino che si china verso l’umanità ed origina così
una trasmissione di esperienza, o non è; soprattutto non è
un articolo che possa essere ammucchiato sugli scaffali del supermarket
delle religioni. Come ha lasciato scritto il massimo storico delle religioni
del XX secolo, Mircea Eliade, le “mitologie personali”, quelle
che ognuno di noi può inventare e modificare a proprio piacimento,
non salvano nessuno.
Imparare a discernere.
Le scienze umane, nell’affrontare in modo scevro da ideologismi
lo studio delle culture altre dalla nostra, hanno da decenni compreso
l’importanza di rispettare un criterio di fondo, quello dell’autocomprensione.
Non si possono comprendere le culture diverse dalla nostra imponendo loro
principi e schemi culturali a loro estranei, ma è necessario comprendere
e rispettare la loro visione del mondo a partire dal loro modo di vedere
se stessi.
Parimenti, per comprendere il limite che separa una Religione da una setta,
in questo volumetto si è utilizzato questo medesimo criterio: per
rispetto a tutte le tradizioni religiose dell’umanità, e
come garanzia da ogni forzatura eurocentrica, anche inconscia. E nel medesimo
modo ci si è comportati per quanto concerne la tradizione cristiana.
Insomma: perché occuparsi di queste cose?
Sarà bene, in conclusione di queste poche righe, ripeterlo. Lo
scopo di questo volumetto è del tutto positivo: non nasce per diffamare
alcuno, ma vuole prima di tutto sconfiggere il peggiore nemico della libertà
concreta di ogni singolo cittadino della nostra zona: l’ignoranza,
e nello specifico l’ignoranza religiosa. Non è – forse
- colpa di nessuno, ma di fatto siamo tutti orrendamente ignoranti su
tutto ciò che concerne la cultura religiosa dell’umanità,
cristiana e non cristiana allo stesso livello. D’altronde, se non
fossimo così ignoranti e – spesso – assetati di spiritualità
non esisterebbero le sètte, i maghi e i medium, e nessuno si arricchirebbe
alle spalle di un pubblico vasto quanto ingenuo.
Informare per formare. Questa è la nostra scommessa. Se questo
testo farà fare nel nostro territorio un passo in avanti alla discussione
su questi temi sempre più cruciali per la nostra società,
la nostra fatica, come si suol dire, non sarà stata vana.
Adolfo Morganti
Responsabile Diocesano del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa
- Rimini.
Prima di arrivare allo specifico del territorio della Provincia di Rimini
può esser utile capire perché questo tipo di esperienze
sono così diffuse nell’Italia del secondo dopoguerra, ed
in particolare negli ultimi 30 anni.
In termini più precisi esse vi giungono in concomitanza con un
fatto culturale di interesse generale che possiamo chiamare convenzionalmente
“crollo dell’ideologia”; è inoltre abbastanza
facile cogliere le origini di quest’ultima ondata di nuovi movimenti
religiosi in un luogo e in un tempo preciso, esattamente all’interno
degli Stati Uniti degli anni ‘50.
All’interno di questo contesto che in quel periodo viveva una forte
crisi economico-sociale per motivi del tutto concreti (a causa della fine
della grande espansione economica provocata, strano ma vero, dalla Seconda
Guerra Mondiale) parallelamente si è generata una crisi spirituale
e culturale molto ampia, che in parte ancora continua e che portò
a profonde ristrutturazioni di tutto l’equilibrio produttivo statunitense.
Aggiungiamo a questo scenario il dato di fondo del background culturale
e religioso statunitense che è l’individualismo d’origine
protestante, per il quale è del tutto scontato e naturale che sia
il singolo ad avere un rapporto esclusivo, personale e non mediato con
il divino, e che nessuna istituzione comunitaria possa limitarlo in questa
assoluta libertà.
Tutto questo ha fatto sì che ci fosse una prima esplosione di ricerca
religiosa che si poneva prima di tutto contro l’establishment religioso
esistente, quindi contro quelle forme di protestantesimo popolare vissute
non a torto come chiuse, paesane, moralistiche, e per contrasto si volgevano
alla ricerca di altro, tutto l’altro possibile, tutto l’altro
immaginabile, mantenendo però la medesima mentalità individualista
ed incapace di riconoscersi in una Comunità.
Da un punto di vista letterario abbiamo un buon esempio di quest’ondata
d’interesse per l’esperienza religiosa senza mediazione nella
beat-generation, dove (in autori come Jack Kerouac e soprattutto Allen
Ginsberg) possiamo già vedere sintetizzate e riunite le linee di
fondo di questo neo-spiritualismo sorgente.
Per riuscire ad “espandere la coscienza”, per riprendere un
termine caro alla beat generation e carico di profondi errori antropologici,
ci si rivolse quindi alle culture orientali o alle culture pre-cristiane
del luogo, ad esempio lo sciamanesimo del Centro e Sud America, si ricercò
prendendo dall’armamentario delle scienze umane (neurofisiologia,
psicologia) ciò che poteva essere utile allo scopo, che era quello
di creare ex-novo, cioè di inventarsi, vie dirette, vie tecnologiche
verso lo stesso obbiettivo, un’esperienza del divino da farsi in
prima persona, che superasse tutte le mediazioni religiose e culturali
preesistenti.
Ed è un altro dato di fatto che questa ricerca si coniugò
con una grande crisi della cultura borghese, così come la beat
generation e tutto il movimento che poi si chiamerà hippy si presentò
come una grande negazione della morale e della società borghese.
Questo è un dato di cui bisogna tenere costantemente conto, nel
senso che l’obbiettivo polemico di tutta questa ondata di nuova
religiosità fu prima di tutto quella rilettura e volgarizzazione,
nel senso proprio etimologico di “perdita di profondità”
dell’esperienza religiosa cristiana perpetratasi nella cultura borghese
nell’Europa e negli Stati Uniti a partire dall’Ottocento.
Quel tipo di scimmiottatura superficiale della religiosità in mera
morale, contro cui già si scagliava Friedrich Nieztsche e che trovava
nello scenario riformato anglo-americano lo spazio ideale e sgombro da
radici precedenti dove realizzarsi senza nessun tipo di mediazione, come
invece accadde in Italia, in Francia e in altri paesi di maggior radicamento
cattolico tradizionale.
Quest’impronta anti-borghese connota l’espansione di questa
ventata di ricerca religiosa anche altrove.
È interessante seguirne l’espansione: oramai sappiamo che
le mode culturali che provengono dagli Stati Uniti, come questa di cui
stiamo parlando, si sviluppano tutte con una sorta di percorso obbligato:
dapprima sbarcano in Gran Bretagna, isola che da secoli ricopre la funzione
di ponte sospeso tra l’Europa e gli Stati Uniti; successivamente
sbarcano nel continente privilegiando alcune aree, ad esempio l’Olanda,
dove dal punto di vista storico-religioso vi sono secolari radici protestanti
e individualiste quindi omologhe al clima spirituale e culturale d’oltreoceano;
e poi pian piano si diffondono in tutt’Europa. È poi interessante
notare come questa diffusione stia ancora proseguendo: dopo il crollo
del muro di Berlino i paesi dell’ex cintura sovietica fin dai primi
anni ‘90 sono stati immediatamente investiti da una grande ondata
di proselitismo settario; ancora oggi vi sono in Europa alcuni paesi dove
il problema è relativamente recente, come la Grecia ed Israele,
in cui da alcuni anni si sta cominciando a fare i conti col “sacro
selvaggio”.
Per quanto riguarda l’Italia, fino alla fine degli anni ‘70
la penetrazione di massa nel neo-spiritualismo venne limitata da un dato
che occupò prepotentemente la scena culturale, politica, sociale:
l’egemonia e lo scontro tra ideologie contrapposte.
Finché fu dominante questa egemonia e la relativa contrapposizione
la proliferazione di esperienze religiose eterodosse sarà ristretta
ad ambienti molto limitati, che si riallacciavano ad esperienze preesistenti,
ad esempio di tipo teosofico o massonico. Ad esempio l’utilizzo
del termine “nuova era”, traduzione dell’inflazionatissimo
new age, in Italia è tutt’altro che recente: era stato diffuso
per tutti gli anni ‘30,’40 e ’50 da gruppi estremamente
limitati di teosofi.
Questo significa che in Italia le ideologie, aldilà della loro
contrapposizione, hanno avuto esattamente la stessa funzione di questi
nuovi movimenti religiosi: creare modi artificiali di ridare un senso,
evidentemente prima già perduto, all’esistenza di chi vi
si identificava. Il fatto che le ideologie possano essere interpretate
come pseudo-rivelazioni, una sorta di religioni immanenti, non è
nuovo: vi sono diversi sociologi, storici delle religioni e politologi
che si sono addentrati in questo tipo di analisi, fra i quali citiamo
solamente Eric Voegelin, Mircea Eliade e Jean-Pierre Sironneau. Infatti,
non è difficile constatare come le ideologie operanti in Europa
abbiano assunto all’interno del proprio edificio dottrinale uno
schema di evidente tradizione cristiana che comprendeva una purezza originaria,
una “caduta”, la conseguente esigenza di un ricollegamento
alla purezza perduta (e quindi un “sacerdozio” laico ad esso
deputato), addirittura la secolarizzazione di una vita futura.
È oramai sufficientemente noto come si possa analizzare da questo
punto di vista il marxismo (lo ha appunto già fatto Mircea Eliade),
con la sua dottrina del comunismo originario (il “paradiso terrestre”)
che viene poi corrotto – ecco la “caduta” – dalla
proprietà: la corruzione provoca la creazione delle classi e la
dialettica storica fra esse, fino alla rivoluzione che deve riportare
il novello Popolo eletto, il proletariato, alla purezza originaria, grazie
all’azione incorruttibile dell’élite del Partito, novello
sacerdozio rivoluzionario.
Ma anche l’Illuminismo conserva esattamente le stesse strutture
di pensiero, e rispetto ad esso Marx non innova nulla. Come ha notato
anni addietro Pierfrancesco Zarcone, esso procede presupponendo uno “stato
di natura” originario e paradisiaco assunto in mera via di ipotesi,
come ci racconta Rousseau; la caduta da questo “stato di natura”,
sempre causato dal peccato originale dell’egoismo, rende necessario
il ritorno, quindi l’utilizzo della legge, per restaurare questa
purezza originaria perduta; gli intellettuali radunati nelle “società
di pensiero” costituiscono quindi il nuovo sacerdozio che deve “rigenerare”
il popolo corrotto, ad esempio con la ghigliottina.
E se vogliamo soffermarci un attimo sulle ideologie nazionaliste, tutto
il filone del razzismo europeo condivide ugualmente quest’idea della
purezza originaria della razza (il “paradiso terrestre”),
del successivo meticciato (la “caduta”) che si infiltra e
comincia ad annullare i valori primordiali, da cui nasce la necessità
di un’azione risoluta per riportare la razza alla purezza originaria,
con il Partito come casta sacerdotale incaricata di operare questa re-ligio,
questo ricollegamento.
Non diversamente d’altronde si comporta il liberalismo classico,
col mito della “mano invisibile del mercato” recentemente
riproposto da un Dario Antiseri come parodistica ed idolatra “innocenza
del mercato”.
È un dato di fatto che in effetti le ideologie usurpavano questa
pregnanza simbolica profonda, pretendendo di avere una risposta per tutto.
In effetti questo è esattamente quello che fanno tutte le pseudo-religioni:
essendo creazione umana, “miti personali” come afferma Mircea
Eliade, costituiscono un’imitazione, talvolta una parodia, un’imitazione
smaccata del modello originario, cioè del mito universale; però
a differenza di quello i miti individuali non posseggono senso e quindi
non riescono a trasmetterlo. I “miti personali” non salvano
nessuno.
Possiamo sostenere con chiarezza questa conclusione facendo esclusivo
riferimento a studi antropologici e storico-religiosi, perché per
analizzare il fenomeno dei nuovi movimenti religiosi è spesso superfluo
adottare un punto di vista confessionale: è già sufficiente
la conoscenza del fatto religioso in sé per poterli comprendere
nel loro valore di sintomo epocale, ed anche per demistificarne le pretese
e le ambiguità.
Comunque, il crollo delle ideologie nella seconda metà degli anni
‘80 ha provocato il passaggio di intere generazioni a determinate
esperienze religiose border-line, non convenzionali.
Due esempi di ciò, all’insegna della massima equanimità:
in primo luogo la grande fuga ad Oriente che sconvolge il mondo giovanile
italiano legato alla sinistra a partire dal 1977, dal famoso “non
contate su di noi” lanciato da Andrea Majid Valcarenghi. Si tratta
di un fenomeno che ha molteplici esiti, ma si presenta proprio come rifiuto
dell’onnipotenza della politica e ricerca di altri sogni. Da un
lato c’è un recupero di una parte della tradizione precedente
del movimento hippy, che in Italia era stata completamente emarginata
negli anni dell’ideologismo duro, e nel contempo ci si rivolge ad
Oriente in termini più tecnologizzati e si cerca, e spesso si inventa,
un Oriente a propria misura, perfetta proiezione di sé e storicamente
inesistente: un “oriente per occidentali”.
Lo stesso avviene in quegli anni anche in ambienti giovanili sicuramente
molto più ristretti e connotati da un’impostazione ideologica
del tutto diversa, dove altro tipo di letture e di influenze spingono
alla ricerca tipicamente romantica, posticipata di duecent’anni,
della nostra ur-identität, l’identità originaria prima
della “decadenza” incarnata dal cristianesimo: è il
filone del neo-paganesimo contemporaneo, che una volta era di destra,
ma oggi non è più né di destra né di sinistra
perché è condiviso e diffuso dalla maggior parte del new
age.
È un dato di fatto che in generale in Italia, e nello specifico
a Rimini, nel momento in cui la dittatura dell’ideologia ha iniziato
a cedere è rovinata in brevissimo tempo, e nel contempo si è
scatenata la ricerca del “sacro selvaggio”. È anche
abbastanza semplice seguire i percorsi dell’espansione di questa
ricerca, e qui ci soffermeremo un poco sulla funzione che hanno avuto
i media.
Molti ricorderanno come fecero a sbarcare in Italia i primi guru indiani:
per via musicale, grazie ad alcuni complessi musicali che li avevano adottato
come “maestri” ed i cui fans, nel consueto modo del tutto
acritico e modaiolo, a loro volta adottarono come tali. Ma non ci si limitò
all’India.
Se i Beatles e Carlos Santana hanno lanciato sul mercato alcuni pseudo
guru che, come l’inventore della cosiddetta “meditazione trascendentale”,
Maharishi, hanno fatto veramente milioni di dollari alle spalle degli
occidentali, altri gruppi rock, ad esempio i Led Zeppelin, venivano attirati
da filoni di tipo magico-esoterico con esplicite venature sataniste, che
grazie a loro conosceranno a loro volta una notevole espansione di massa.
Ma anche in questo caso la realtà si complica, e questi celebri
complessi vagando lungo i corridoi del labirinto del “sacro selvaggio”
sembrano interessarsi a diversi filoni neo-spiritualisti il cui unico
punto di contatto sembra il rifiuto, con toni anche aspri e violenti,
della tradizione cristiana; ad esempio i Beatles, nel loro pantheon personale,
accanto ai guru indiani posero anche “la grande Bestia 666”,
Alistair Crowley, il rifondatore del satanismo del XX secolo: nella grande
folla di volti che riempie la pagina interna di un loro celebre album,
il Sergeant Pepper…, in alto a sinistra si trova il volto di un
omino calvo: quello è appunto Crowley, collocato in una posizione
di elevata e simbolica importanza. Nello stesso tempo è vero che
un altro effetto impazzito della corsa ad Oriente della beat-generation
è stato l’uso di massa delle droghe, che si mescolò
a questa nuova cultura del “sacro selvaggio” e ancor oggi
è ben viva ed operante ad esempio in tutto il “satanismo
acido”.
Attraverso i media si sono create le mode. E benché possa inizialmente
sembrare strano sono state veramente le generazioni che hanno fatto il
‘68 e il ‘77 ad esser state le protagoniste di quest’esplosione
di religiosità non conformista, poi allargatasi in tutte le direzioni.
L’unica rivoluzione realizzata è stata, forse non a caso,
quella neo-spiritualista.
Venendo ai nostri giorni, quando si parla di sètte o “nuovi
movimenti religiosi” abbiamo di fronte fenomeni estremamente variegati
e diversi fra di loro, difficilmente comparabili sul piano esteriore:
cosa può avere in comune un movimento satanista come i vari frammenti
dell’Ordo templi orientis con gli Hare Krishna, con i Testimoni
di Geova, con Scientology? Questa molteplicità rende difficile
una sintesi superficiale, che d’altronde non sarebbe di nessuna
utilità.
Andiamo quindi un po’ più in profondità. Dietro a
queste diverse esperienze un primo aspetto in comune fra esse è
il bisogno diffuso che esse si sono trovate ad interpretare ed a cercare
di colmare.
Durante i due secoli del predominio dell’ideologia nella cultura
occidentale (XIX e XX) era oramai dato per scontato da tutti, laici e
cattolici, che il mondo marciasse nella direzione di un’affermazione
definitiva del grande sogno ottocentesco del trionfo della scienza e della
tecnica, che avrebbe definitivamente ricacciato nel passato i bisogni
religiosi dell’umanità bambina.
La scienza e la tecnica avrebbero trasformato il volto del pianeta e la
vita umana; la morte sarebbe stata sconfitta dalla tecnologia, e di fronte
a patologie ancora oggi incurabili sarebbe stato sufficiente farsi congelare
- come ancor oggi accade negli Stati Uniti – per farsi curare e
guarire nel futuro. Come scrisse Lev Trotzkij, i progressi della scienza
e della tecnica avrebbero cambiato il mondo, sotto il comunismo realizzato
si sarebbero spianate le montagne e si sarebbe fatto della terra un paradiso,
si sarebbe sconfitta la malattia e l’uomo sarebbe diventato immortale.
Un altro aspetto letterario – che ci ricorda la grande fantascienza
statunitense degli anni ’60-’80 e mette assieme comunismo
e capitalismo - dello sforzo umano di costruirsi paradisi in terra.
Un necessario corollario di queste previsioni vedeva il bisogno religioso
destinato a scomparire: benché questo messianismo laicizzato abbia
per qualche tempo largamente influenzato lo stesso mondo cattolico, queste
previsioni si sono rivelate fragorosamente sbagliate. Quello che si è
constatato è compendiato in una battuta icastica e molto centrata
del penultimo Arcivescovo di Bologna, S.E. il Cardinale Giacomo Biffi,
il quale ha scritto che «smettere di credere a Cristo non ha significato
iniziare a non credere a nulla, ma cominciare a credere a tutto».
Cerchiamo di capire assieme in che consista questo bisogno di fondo.
Una cosa fondamentale che le scienze umane ormai hanno accettato da decenni
grazie al concorso di ricercatori cattolici, ebrei o agnostici, è
che il bisogno di senso, cioè il bisogno religioso, è una
dimensione costitutiva dell’essere umano.
Senza sapere per quale motivo uno esiste qui ed ora, nel momento in cui
una persona si rende veramente conto dei significati ultimi del non avere
un senso nella propria vita, semplicemente si ferma. Nel secondo dopoguerra
sono state addirittura create delle categorie di disturbi mentali specifici
che hanno dovuto inquadrare tutte queste patologie create dalla mancanza
di significato. Il più noto e sicuramente il migliore interprete
di questa mancanza di significato contemporaneo nel suo aspetto medico-
psicologico è uno psichiatra ebreo austriaco, Viktor Frankl, che
ha appunto codificato la definizione di “nevrosi noogene”,
causate appunto da mancanza di significato nella vita. In effetti da un
punto di vista clinico il panorama che gli operatori hanno quotidianamente
di fronte è ampiamente permeato da questo tipo di disturbi: basti
pensare alla diffusione delle depressioni, delle nevrosi alimentari, della
rinascita dell’alcoolismo, della diffusione delle nuove droghe.
Questo bisogno fondamentale, anche quando viene rimosso per via culturale
ovvero viene negato dai canali ufficiali di formazione di una certa cultura
dominante, rimane lì come prima e, frustrato, si comporta come
tutti i bisogni frustrati, comincia a ricercare delle soddisfazioni allucinatorie
e crea delle patologie.
Un esempio semplicissimo: durante le grandi carestie dell’inizio
dell’Ottocento, anche in Romagna quando la gente aveva veramente
fame abbandonava la città e andava verso la campagna a cercare
qualche cosa da mangiare; e in preda alla fame si metteva in bocca qualsiasi
cosa, l’erba di un fosso che sembrasse più o meno commestibile.
Sovente queste erbe invece erano velenose, per cui queste persone morivano
lungo i fossi, dove si erano riempiti la pancia.
Col bisogno di senso accade la stessa cosa. Se togliete il senso dell’esistenza
all’uomo concreto, questo alla fine si attaccherà a chiunque
gli dica o più ambiguamente gli faccia capire di possedere la ricetta
per soddisfare questa fame e sete di significato.
La sete di significato e il comportamento coattivo che essa genera accomuna
esperienze pseudo-religiose molto diverse fra loro, a partire dal comune
profilo sociologico dell’utente medio dei “nuovi movimenti
religiosi”, delle sètte e del new age.
Un buon numero di ricerche sociologiche, come quelle condotte in Romagna
qualche tempo addietro dalla ricercatrice cesenate Barbara Riva, hanno
sottolineato come la generazione che ha dato vita e continua ad essere
protagonista di questi fenomeni sia prima di tutto una generazione tipicamente
urbana e colta, con una grandissima percentuale di laureati, con un età
media che oscilla verso i 50-55 anni, con una leggera preponderanza di
donne sugli uomini: si tratta di ceti che nella società hanno un
peso notevole.
Più si esce dalle città e si va nelle campagne, più
si scende di ceto sociale, queste esperienze in maniera evidente si rarefanno.
È così anche nel nostro territorio. Più ci si allontana
dal capoluogo della provincia di Rimini e ci si dirige verso le campagne,
più la presenza di questo tipo di esperienze diminuisce, e al massimo
si rivela essere un riporto dalla città.
All’inizio degli anni ‘90, ad esempio, l’ISPES ha pubblicato
un’interessante inchiesta sulla diffusione dei gruppi, sette, associazioni
in Italia, chiudendo un lavoro articolato per regioni e dividendo il composito
mondo del “sacro selvaggio” in quattro categorie: la parapsicologia,
l’esoterismo, le religioni varie e l’ufologia. È interessante
constatare come l’Emilia-Romagna non sia tra le regioni che vedono
la maggior diffusione di queste realtà: lo sono infatti quelle
che ospitano le grandi città: Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana.
Poi, in seconda fila, l’Emilia-Romagna assieme col Veneto e la Liguria.
Il nesso tra diffusione neo-spiritualista e cultura urbana ne viene ancora
una volta confermato.
Il limite di fondo di questa indagine è che, limitandosi ad una
constatazione quantitativa, ha rischiato di confondere fra loro le esperienze
più diverse: quando si crea una categoria che si chiama genericamente
“religione” si rischia di mettervi dentro - come l’ISPES
ha fatto - Scientology e l’Islam, due realtà del tutto differenti,
in un modo del tutto inutile.
Il problema è quindi come inquadrare questo tipo di realtà.
E un inquadramento è possibile solo a partire da un’interpretazione
di questi fenomeni: non esiste nessun inquadramento di un fenomeno scientifico
che non proceda da una particolare visione dello stesso che precede e
da’ senso all’osservazione.
Chi ha studiato in questi anni la diffusione delle sette, dei nuovi movimenti
religiosi e del new age prima di tutto ha tracciato una differenza fondamentale
tra queste esperienze e le grandi Religioni, che in Europa sono tradizionalmente
scarsamente rappresentate ma cominciano ad esserlo (si pensi alla presenza
islamica) legate a fenomeni come quelli migratori. Insomma: un conto sono
le grandi religioni dell’umanità (l’Islam, il Buddhismo,
l’Induismo, l’Ebraismo), un’altra cosa sono le sètte.
Posta questa prima divisione, nell’area del “sacro selvaggio”
si isolano d’abitudine tre grandi gruppi: il primo riunisce le aggregazioni
di derivazione cristiana, largamente diffuse negli Stati Uniti, la più
nota delle quali nel nostro territorio sono i Testimoni di Geova. A rigore
le si definisce non “cristiane”, ma “di derivazione
cristiana” perché - proprio come nel caso dei Testimoni di
Geova - spesso accade che all’interno di esse si realizzi una deriva
dottrinale progressiva per cui l’aggettivo “cristiano”,
così come viene vissuto all’interno del movimento ecumenico
mondiale, diviene sempre più inadeguato e fuorviante, se non proprio
abusivo.
Il secondo gruppo, altrettanto variegato, raduna le esperienze di derivazione
orientale, che pretendono di ricollegarsi alle grandi religioni orientali
(Induismo, Buddhismo, Taoismo) ma in realtà ne rappresentano delle
imitazioni ad uso degli occidentali. Fra esse ricordiamo solamente gli
Hare Krishna e gli “Arancioni” di Osho Rajneesh.
Il terzo gruppo, ancora più variegato, riunisce i gruppi di derivazione
magico-esoterica (dallo spiritismo al satanismo, ai gruppi magici), al
cui interno, cosa che può sembrare strana ma che si fonda su motivazioni
storiche precise, si annoverano alcuni fra i cosiddetti “movimenti
del potenziale umano” o “psicosette”, cioè quei
gruppi che adottano un linguaggio pseudo-scientifico per promuovere un
contenuto che è normalmente desunto della tradizione teosofica,
con ricerca di poteri particolari, l’insistenza sulla reincarnazione
e la ricerca di “vite passate”, pretese di immortalità
ecc.; fra essi ricordiamo solamente Scientology e i suoi frammenti. Esistono
anche in italiano veri e propri repertori che elencano centinaia di denominazioni
all’interno di questi tre gruppi, cui rimandiamo (vedasi la Bibliografia
finale).
La cosa interessante è che, a dispetto delle diversità che
separano questi tre gruppi, esiste un pubblico sufficientemente ampio
che vaga da un gruppo all’altro in modo estremamente mobile, passando
attraverso esperienze diversissime fra loro senza porsi evidentemente
grossi problemi di coerenza ma cercando caparbiamente una risposta ad
uno stesso bisogno di fondo. È interessante sottolineare questo
fatto perché in teoria dovrebbe essere il contrario, dovremmo assistere
semmai ad un cammino di approfondimento, di specializzazione, di restringimento
dello spettro delle esperienze personali in una gamma esperienziale sempre
meno dispersa e più approfondita. Sta avvenendo esattamente il
contrario anche qui da noi, e questo sottolinea da un lato la natura consumista
del neo-spiritualismo contemporaneo, e nello stesso tempo la vitalità
del bisogno che si cerca di soddisfare, senza poterci riuscire.
Quali sono i bisogni che in questa città, nella nostra regione,
in Italia spingono le persone a rivolgersi a questo tipo di esperienze?
In sintesi, sono bisogni di:
- identità
- senso
- realizzazione.
Il concetto di identità ha un significato molto forte, perché
non esiste un uomo genericamente inteso, illuministicamente astratto,
che non viva in un “qui” ed in un “ora”. Per comprendere
meglio il valore dell’identità, cominciate a pensare a cosa
succederebbe ad ognuno di noi se domani mattina svegliandosi avesse perso
la propria identità, trovandosi in uno stato di amnesia totale.
Non ricordarsi ciò che si è significherebbe vedere alterato
il proprio rapporto con il mondo intero, non saper più fare il
proprio lavoro, non riconoscere la propria moglie, i propri figli ecc.:
un’autentica tragedia. La stessa cosa avviene al livello dell’identità
collettiva, comunitaria: nel momento in cui si perde la coscienza di una
precisa identità di sé, si scatena una crisi che produce
delle patologie personali e sociali. Ad esempio un meccanismo consimile
è percepibile oggi dietro la larga diffusione di esperienze distruttive
come l’utilizzo delle droghe, in particolare quelle “nuove”,
che si diffondono avendo definitivamente lasciato alle spalle tutto quell’apparato
ideologico libertario di cui invece si è nutrita la grande diffusione
della droga negli ambienti “alternativi” degli anni ‘70.
Aldilà degli esiti di questa ricerca di sballo, che è lo
stato alterato di coscienza dei poveri (nel senso culturale del termine)
è interessante sottolineare in essa la forza del bisogno di evasione,
di fuggire da una situazione esistenziale priva di senso, letteralmente
ad ogni costo.
Il secondo bisogno, come abbiamo visto, è quello di senso. Come
si è già detto una sopravvivenza anche opulenta evidentemente
all’uomo non basta. Ognuno è costruito per un fine, e questo
ha rappresentato una vera rivoluzione copernicana per le scienze umane
contemporanee; ha significato uscire da quella concezione atomistica dell’uomo
e della società che aveva dominato fino a tutto l’Ottocento.
Noi non siamo delle masse di creta plasmate dall’ambiente, né
siamo degli anonimi ingranaggi sostituibili all’infinito all’interno
dell’immortale macchinario della società produttiva. Da un
punto di vista esistenziale noi abbiamo bisogno di vivere in un cosmo
ordinato, in cui l’unicità della nostra persona si rifletta
in un progetto di vita: esiste nell'universo un posto fatto su misura
per ognuno di noi (all’interno della cultura cattolica quest’ordine
esistenziale viene espresso col termine “vocazione”). Nel
momento in cui questo bisogno non trova delle risposte oggettive, universali,
esso stesso si crea dei surrogati di risposta e questi surrogati sono
irrimediabilmente, in quanto tali, patogenetici, ossia generatori di malattia.
Con “bisogno di senso” alludiamo all’orizzonte ultimo
definito dalle famose domande di fondo della filosofia: Chi siamo? Dove
andiamo? Perché c’è il male? Cosa succede dopo la
morte? Senza riuscire a dare una risposta a queste domande il nostro senso
si scompone in una assurdità globale. Di fronte all’impatto
di questa assurdità le persone più coerenti si uccidono
subito, quelle un po’ meno coerenti si uccidono in maniera lenta
e graduale.
Quindi il discorso sull’identità e sul senso ci spinge all’orizzonte
della realizzazione personale. Se è vero che la dimensione spirituale
è costitutiva in ogni uomo, verità che può essere
attestata da un punto di vista puramente storico ed antropologico, questo
bisogno è altrettanto importante dell’esistenza fisica e
dell’equilibrio emotivo, psicofisico, perché dà il
senso della limitazione personale e nello stesso tempo rompe il muro dell’assurdo
che la limitatezza personale di per sé non può fare a meno
che suggerire.
Questo senza scappare, come fa larga parte della cultura contemporanea
di fronte a questo problema. Dal “pensiero debole” alle anfetamine
abbiamo oggi a che fare con una lunga serie di tecniche per evadere dal
problema; che non lo risolvono semplicemente perché hanno rinunciato
a risolverlo, non perché questo possa scomparire.
Di fronte a questi bisogni diffusi, la maggior parte di questi nuovi movimenti
religiosi si presenta con una struttura molto moderna, soprattutto dal
punto di vista del marketing, tant’è che si può tranquillamente
affermare che il vero motivo per cui abbiamo assistito ad un crescente
successo di queste esperienze è stata un forte utilizzo delle strategie
di marketing. Questo è tutt’altro che casuale.
Nella stessa provenienza storica prettamente statunitense della maggior
parte di queste esperienze (sia pure, come già abbiamo sottolineato,
molto diverse fra loro) dai Testimoni di Geova a Scientology, c’è
un forte ricorso all’organizzazione e al pragmatismo: l’unica
cosa che conta è vendere il proprio prodotto, e per questo bisogna
comportarsi in un certo modo che accomuna nella prassi esperienze settarie
ideologicamente assai diverse fra loro.
Nella preistoria della psicologia del lavoro contemporanea, una stagione
di un certo interesse è costituita dai manuali degli anni ‘50
con cui i venditori porta a porta di spazzole, nell’America della
crisi economica, venivano preparati per riuscire a vendere qualcosa a
chi non ne aveva bisogno: venivano loro suggeriti una serie di atteggiamenti
e trucchi che ritroviamo utilizzati da questi movimenti, oggi, qui da
noi, mezzo secolo dopo.
Nello stesso tempo, da un punto di vista pragmatico la parte più
interessante del nostro discorso è il grandioso successo commerciale
che il marchio new age è riuscito ad ottenere nel mondo per una
trentina d’anni. A parte la Coca Cola, quello new age è senz’altro
il marchio commerciale di maggior successo nella storia recente, perché
è riuscito a far vendere pressoché qualsiasi cosa. Se andate
in un’edicola e vedete cosa viene venduto con la scritta “new
age”, troverete dischi, libri, riviste che vi spiegano la dieta
e che tipo di moquette acquistare per la casa, musica etnica tibetana
o rifrittura di musica cosmica tedesca degli anni ‘70, pezzi di
cristalli, artigianato etnico, tinture per capelli. Tutto questo viene
avvolto dall’aura commercialmente vincente del marchio new age e
vende, o ha venduto fino ad un certo punto. È infatti interessante
notare che negli Stati Uniti da almeno 8-10 anni il vento è cambiato,
e questo sta già accadendo anche da noi, malgrado i tentativi di
inventarsi altri marchi commerciali come la next age.
Al di là dei prodigi del marketing, il tipo di risposte che questi
movimenti pseudo-religiosi danno alle grandi domande di cui sopra è
la tipica pseudo-risposta, facile, standard, de-responsabilizzante. De-responsabilizzante
significa che espropria, magari con l’ampio consenso della persona,
la persona stessa della propria responsabilità di fronte ai problemi
legati alla vita di ogni giorno.
Dal mago che fa le carte o butta le conchiglie o i sassolini nei teatrini
delle TV commerciali di provincia, alle grandi organizzazioni che hanno
costruito veri imperi economici vendendo fumo, è interessante notare
che qualsiasi problema venga portato di fronte ad essi il meccanismo è
il medesimo. C’è sempre qualcosa di precedente, di esterno,
di estraneo alla persona che agisce, che opera, a cui viene fatto risalire
il problema, dal malocchio del mago agli engrammi di Scientology. La persona
è una vittima, quindi non ha responsabilità, e gli serve
solo qualcuno che con qualche tecnica gli risolva il problema; ovviamente
costui si trova alla svelta perché “casualmente” è
la stessa persona o organizzazione che propone la diagnosi.
Analizzando i modi di proselitismo delle grandi sètte operanti
sul nostro territorio parallelamente ai metodi usati dai piccoli “operatori
dell’occulto” che rappresentano l’area più nazional-popolare
del neospiritualismo contemporaneo, è interessante notare come
il meccanismo sia sempre lo stesso. In realtà non dobbiamo stupircene,
perché con la massima indifferenza nei confronti dell’unicità
delle persone concrete e della varietà delle problematiche presentate,
la soluzione è sempre una, il fine ultimo non è altro che
mantenere in vita ed allargare la struttura stessa (il bilancio del piccolo
mago, la curva dei profitti della grande organizzazione). Questa constatazione
può essere tranquillamente accettata, perché è attestata
dalle organizzazioni stesse: conosciamo un buon numero di circolari interne
di Scientology che attestano che lo scopo finale del lavoro del gruppo
e di ogni suo singolo adepto è rinforzare la struttura dell’associazione
aumentandone i profitti, così come è piuttosto evidente
che i nostri maghi locali non credono in quello che fanno, ma lo fanno
solo per lucro.
È ovvio che si crei un mercato che produce con ritmi sempre maggiori
pseudo-risposte sempre nuove a questo bisogno. Proprio perché sono
pseudo-risposte e perché si consumano molto rapidamente, il mercato
offerto dalle sètte è in costante evoluzione, gli autori
salgono e scompaiono dalle bancarelle durando mediamente un anno, le sigle
dei gruppi si trasformano costantemente perché una sigla dopo un
po’ passa di moda o viene screditata dai propri “risultati”:
il consumo della nuova religiosità obbedisce, a differenza delle
esperienze religiose autentiche, a ritmi veramente convulsi. Se pensate
alla resistenza con cui l’Islam si mantiene all’interno del
mondo dell’immigrazione e lo confrontate col mutare vorticoso delle
sigle e degli orientamenti che continua a verificarsi nel mercato della
“nuova religiosità”, potrete cogliere istintivamente
la differenza.
Il motivo è molto semplice: il prodotto vacuamente consumato deve
essere rapidamente sostituito da uno diverso e l’unico modo di eternare
una pseudo-risposta ad un bisogno è quello di fornirne un’altra.
Questo è noto in psicologia, essendo un’applicazione delle
teorie del condizionamento operante di B.F. Skinner (1904-1990) risalenti
agli anni ‘50, per cui è sufficiente mantenere uno stato
di bisogno e dare una serie di stimoli successivi per far sì che
uno venga frastornato e portato a ripeterli, anche se viene frustrato
dalla mancanza di risultati forniti da quello precedente: la persona è
portata a tentare e ritentare ancora esattamente a causa dei fallimenti
subiti.
Questo ci riporta alla profondità ed alla visceralità di
questo bisogno di senso che è completamente pre-razionale, e che
se non è coltivato in modo culturalmente evoluto talvolta si esprime
in modo irrazionale e perverso.
Si pensi che in Italia esiste addirittura un movimento pseudoreligioso
di matrice indù che insegna a volare, organizzando corsi della
durata di alcuni giorni e del costo di alcune migliaia di euro in cui
si insegnerebbe l’arte della levitazione; la cosa singolare e significativa
non è che una setta proponga amenità del genere, ma che
qualcuno caschi nella rete e si iscriva ad un corso siffatto. Il problema
di fondo è che quando si toccano questi tasti profondi la nostra
povera razionalità va spesso e volentieri in vacanza, come le recenti
prodezze dei falsi medium inglesi colti in pieno fallo dai reporters di
Striscia la notizia all’interno del Convegno sul “paranormale”
di Bellaria nel 2005 confermano.
Rimini da questo punto di vista è sempre stata una città
“all’avanguardia”: ad esempio è stata all’avanguardia
di quel passaggio dalla politica militante, ed erano gli anni del terrorismo
e dei carri armati a Bologna nel 1977, di intere generazioni di giovani
alle esperienze neospiritualiste e settarie. Per la sua struttura sociologica,
per il tipo di vita che vi si conduce, per il suo passato recente, Rimini
è una città opulenta connotata da uno sradicamento culturale
diffuso (ognuno di noi infatti ha un nonno che viene dall’entroterra
o addirittura da più distante), un ritmo di vita estremamente diverso
dall’estate all’inverno, che vive una notevole vacuità
di contenuti profondi ed ha condotto un gran numero di persone a ricercare
questo tipo di esperienze.
Rimini ha ospitato nel tempo le esperienze neospiritualiste più
disparate; la maggior parte sono scomparse dopo qualche tempo, qualcuna
è rimasta.
Ma al di là della curiosità che spinge a fare l’elenco
delle sigle delle aggregazioni operanti in zona, sembra più importante
verificare che tipo di risposte migliori si possono dare a questo bisogno
di senso, di realizzazione e di identità. Volutamente, da cattolico,
prescindo da ogni considerazione confessionale, e parto da un piano il
più possibile comune.
Un recente saggio di Franco Ferrarotti, che ho scelto proprio per la sua
connotazione assolutamente laica, si intitola La verità? E’altrove.
All’insegna del New Age (Roma, 1999). In questo suo saggio, Ferrarotti
sostiene che tutte queste esperienze sono il sintomo della caduta della
ricerca di una verità certa e possibile, quindi la messa in crisi
dello stesso concetto di razionalità. Cito una sua frase: «Con
il New Age si è confinato nel capitolo dell’inutile rigidità
la ricerca della coerenza interiore dell’essere umano, generando
così una irresponsabile fiera dei comportamenti, un ottimismo adolescenziale,
una fuga verso la regione indistinta dell’irresponsabilità.
Come in una protratta adolescenza nel New Age non c’è dramma
vero, non c’è scadenza, non c’è momento del
decidere, del tagliare, del prendere posizione. Il suo limite invalicabile
consiste nel non riconoscere il dolore e la morte» Cosa significa
tutto ciò? Che, come tutte le fughe da quella che è una
caratteristica fondamentale della vita umana, l’essere impastata
di dolore e comunque proiettata verso la morte, anche il new age che si
presenta come una vendita di soluzioni prêt-à-porter, da
un lato è tecnicamente parlando una truffa, cioè un millantato
credito perché vende ciò che non ha, ma nello stesso tempo
ricopre una funzione culturalmente pericolosa, che è quella del
disabituare le persone a confrontarsi con una nozione seria, che è
quella di verità.
Siccome si sta parlando dei fondamenti esistenziali della vita umana,
bisogna esser seri. I casi sono allora solo due: o l’esperienza
religiosa è una invenzione umana (e allora aveva ragione Feuerbach,
e quindi la cosa migliore da fare è distruggerla perché
è una presa in giro che l’uomo fa di sé stesso, è
come pensava Freud una sorta di sublimazione di figure concrete ed immanenti
e come tutte le illusioni patologiche che impedisce di affrontare i problemi
veri va superata se si vuole diventare grandi), oppure se non è
questo esige che ognuno di noi si confronti con un orizzonte veritativo,
cioè che ci rimanda caparbiamente a qualcosa che ci trascende,
di più grande e più importante del nostro parere personale
attorno alla vita ed alla realtà: l’orizzonte della trascendenza
si misura con la categoria dell’oggettività.
Ripeto: siamo ampiamente al di qua del problema di “svelare il nome”
di questa verità, ad individuare una tradizione religiosa specifica
che dia concretezza al cammino verso la trascendenza, problema che è
successivo. Non – è ovvio - nel senso che non sia importante
e nemmeno nel senso che sia evitabile, ma perché esige un minimo
di maturità, e si presenta alla persona solamente dopo che si è
superata questa forma di “materialismo spirituale” adolescenziale,
questa superficialità diffusa per cui da un lato ci si vuole costruire
una religione personale – fatta a proprio uso, consumo e misura
- e nello stesso tempo si attende da questa costruzione personale la propria
salvezza, il miglioramento della propria vita. Questo è impossibile
come lo è – lo ripetiamo - l’imparare a volare tirandosi
per i capelli.
Questa immaturità interiore è, nella sua realtà profonda,
il sintomo di una crisi culturale enorme.
Prima ancora di pensare a che tipo di esito sicuro, vero, possa avere
questa risposta bisogna comprendere che la nostra è una cultura
che sta decadendo, è in crisi proprio perché è incapace
di misurarsi con una posizione certa, con la sfida della Verità,
e che questa sfida passa attraverso ognuno di noi.
È apparentemente molto comodo delegare ad altri la soluzione, a
qualcuno che sostiene di aver scoperto la chiave di tutto, ma in realtà
nulla viene in questo modo risolto. Il mio dolore personale viene semplicemente
rimosso, accantonato, io posso anche sprofondare nella nevrosi persuadendomi
che l’unico problema è che c’è qualcuno che
mi vuole del male, ma ciò nonostante la realtà della mia
vita non cambia.
Ecco perché ha senso affrontare questo tipo di problemi proprio
in chiave educativa, non nel senso che si debba suggerire alle persone
il sentiero di un’adozione confessionale, perché queste sono
scelte personali, che ognuno fa alla luce della verità che sente
e che gli parla; ma una cosa è certa, quello che è assolutamente
intollerabile è la banale e becera superficialità dell’adolescente
che non cresce mai che è veramente convinto di trattare con questo
tipo di problemi come si tratta con un distributore automatico di lattine.
Dove basta inserire il soldino, poi con la pulsantiera si sceglie la mistura
che piace di più. Perché tutto ciò è falso
e la falsità va smascherata come tale. Questo è il primo
servizio alla verità che ognuno di noi può fare.
Adolfo Morganti
GRIS (Gruppo di Ricerca ed Informazione Socio-Religiosa) – Diocesi
di Rimini, c/o Parrocchia di San Girolamo, Viale Principe Amedeo 65, 47900
Rimini. E-mail info@grisrimini.org . Sito internet www.grisrimini.org
.
GRIS nazionale: www.gris.org
Nota bene:
Per facilitare la classificazione delle sètte, dei movimenti neospiritualisti
e delle realtà ambigue e potenzialmente introduttive a questo mondo
(che pertanto abbiamo definito border line, sulla “linea di confine”
fra fisiologia e patologia religiosa) operanti nel territorio della Provincia
di Rimini abbiamo mantenuto una suddivisione per “generi”
che, pur con alcune differenze, è normalmente utilizzata dagli
studiosi: si sono pertanto divise queste esperienze con il seguente criterio:
a) Movimenti e sètte di derivazione cristiana.
b) Movimenti e sètte di derivazione orientale.
c) Movimenti e sètte magico-esoterici.
d) Movimenti new age e “del potenziale umano”
e) Realtà esemplari della “superstizione diffusa” nella
nostra provincia.
f) Infine, si è aggiunto un breve paragrafo sul “rischio
settario” all’interno delle Religioni storiche.
Ovviamente si tratta di una suddivisione non netta: vi sono numerosi casi “grigi”, a cavallo fra una e l’altra delle categorie elencate sia dal punto di vista della struttura organizzativa che dei contenuti dottrinali; tuttavia l’esperienza ha dimostrato che si tratta di una suddivisione utile soprattutto a fare chiarezza attorno all’articolazione del fenomeno, ed in quanto tale l’abbiamo mantenuta. Spesso è stato necessario inserire nella nostra trattazione realtà che di per sé non obbligatoriamente identificabili con una sètta, ma che nel concreto della realtà possono servire da veicolo promozionale per nuovi movimenti religiosi, sètte, etc.: in questo caso le abbiamo distinte sotto la designazione collettiva di “realtà border line”. Ogni denominazione è accompagnata da una breve nota storica e da una valutazione del numero di adepti nel territorio di Rimini; per ogni ulteriore approfondimento storico e dottrinale si rimanda alla Bibliografia in fondo al volume.
Si considerano “di derivazione cristiana” quelle organizzazioni o gruppi che, spesso al termine di un periodo di evoluzione dottrinale, pur dichiarandosi “cristiani” o facendo largo uso di terminologia cristiana non accettano o de facto rigettano l’architrave della tradizione cristiana condivisa, cioè la fede in Gesù Cristo, unico figlio di Dio, e nella sua Parola, unica e definitiva Rivelazione.
Fondata negli Stati Uniti nel 1879 da Charles T. Russell (1895-1916), è la più diffusa sètta pseudocristiana in Italia. In provincia di Rimini conta alcune sedi e circa 500 adepti. Ne è nota l’aggressività proselitistica.
Fondata negli Stati Uniti nel 1830 da Joseph Smith (1805-1844). In provincia di Rimini conta una sede e circa 15 adepti, nonché un fiorente missionariato internazionale proveniente dagli USA (Stato dell’Utah).
Fondata negli Stati Uniti, sostiene il duplice avvento di Cristo e l’imminenza della sua seconda Venuta sulla base di una serie di “rivelazioni” particolari. In provincia di Rimini conta meno di dieci aderenti.
Gruppo d’origine statunitense uscito dagli ambienti più liberal del protestantesimo, presente nella città di Rimini negli anni ’80 con una sede ed una massiccia opera di proselitismo anche sessuale; ora non più attivi.
Nella città di Rimini a più riprese è comparsa una massiccia propaganda di questa organizzazione, appartenente al protestantesimo estremo dei “telepredicatori” statunitensi.
Trattasi di una sètta di radice protestante, diffusasi fra alcuni gruppi di emigrati latino-americani.
Si tratta di uno pseudo-sacerdote probabilmente di origini siriane che a più riprese ha sostato nella provincia di Rimini negli anni ‘80 ingannando anche istituzioni religiose, poi allontanato da tutte le strutture cattoliche locali a causa della propria “predicazione” quantomeno fantasiosa e della propria condotta altrettanto discutibile. Durante la sua permanenza in zona aveva attirato un gruppo di alcune decine di adepti e simpatizzanti, pressoché dissoltosi dopo la netta presa di posizione della Chiesa Cattolica locale.
Frutto di una scissione del Priorato Lefevfriano di Rimini, raduna quei “tradizionalisti” già vicini al movimento fondato da Mons. Marcel Lefebvre che non credono che il Papa sia realmente tale, a causa dei suoi supporti “errori dottrinali”, in conseguenza dei quali la sede papale sarebbe appunto “vacante”. In provincia di Rimini conta una sede ed una decina di adepti.
Gruppo che si definisce “cristiano” ma in realtà pratica istituzionalmente diverse forme di spiritismo, dimostrando una notevole confusione dottrinale, tanto da aver provocato una reazione ufficiale della Chiesa cattolica nel Documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna dal titolo “La Chiesa e l’Aldilà” (maggio 2000). Ha in provincia la sua sede nazionale, una ventina di adepti e un centinaio di simpatizzanti; la città di Cattolica ne ospita annualmente i Convegni nazionali.
Organizzazione che si presenta come un “gruppo di preghiera”, in realtà segue rigidamente le rivelazioni sincretistiche di una “veggente” in cui si mescolano metodi spiritistici, superficiali richiami cristiani e credenze nella reincarnazione, provocando anche prese di posizione pubbliche da parte dei sacerdoti cattolici della città. Chiusa ufficialmente una propria sede a Riccione, risulta spostata nel comune di Onferno. Conta una ventina di adepti.
Si considerano “di derivazione orientale” quelle organizzazioni o gruppi che pur dichiarandosi tali o facendo largo uso di terminologia proveniente dalle tradizioni religiose orientali (buddismo, induismo, shintoismo, etc.) rigettano, anche de facto, i fondamenti delle tradizioni di cui sopra, e pertanto non sono riconosciuti come appartenenti alle tradizioni suddette dagli organi – laddove questi esistano - deputati alla loro tutela.
Gruppo sincretista fondato dal coreano Sun Myung Moon nel 1954 dopo “rivelazioni private” ricevute da Cristo, Buddha, Mosè etc. È una vera e propria multinazionale con forti addentellati politici nell’area della destra conservatrice statunitense. Altre sigle con cui lo stesso gruppo fa proselitismo sono la Women's Federation for World Peace e il Council of the World Religion. Presente nella Repubblica di San Marino grazie ad una famiglia di convertiti ed è ciclicamente presente nella provincia di Rimini grazie ai propri ”missionari”, studenti giapponesi e coreani che si presentano fraudolentemente come “cristiani”.
Fondata in Giappone nel 1930, è un’associazione laica buddhista attualmente presieduta da Daisatsu Ikeda, ed esprime il partito politico Komeito attualmente al governo di quel paese. Sostiene di essere erede dell’insegnamento del Maestro buddista Nichiren (XIII secolo), ma l’organizzazione monastica che custodisce l’eredità spirituale di questo Maestro l’ha ripetutamente negato. Nella provincia di Rimini conta un centinaio di adepti, che si radunano in case private.
Fondata nel 1966 negli Stati Uniti dall’indiano Swami Prabhupada, propone agli occidentali l’adesione ad una serie di codici culturali e comportamentali di tradizione induista, ignorando la natura strettamente etnica e non universale di questa religiosità. Raduna i propri adepti in comunità sufficientemente chiuse, sovente controverse per il tipo di vita imposto agli adepti, ed anche ai minori. Nella provincia di Rimini, dopo la fine della “moda dell’oriente” degli anni ‘70 conta solo pochi simpatizzanti.
Riunisce gli adepti del santone indiano che si è proclamato avatar, ossia manifestazione di Dio, e raduna grandi folle di occidentali nel suo Tempio in India grazie ai “miracoli” ed alle materializzazioni con cui stupisce l’uditorio occidentale. Nella Provincia di Rimini, dopo un periodo in cui anche molti cattolici erano stati affascinati dai suoi “prodigi” risiedono alcune decine di simpatizzanti, e gli alberghi della riviera riminese hanno ospitato importanti raduni nazionali della setta.
Questa sigla si articola in realtà in una serie di Centri largamente impregnati di ideologia new age, fondati dai discepoli del controverso guru “per occidentali”. Nel territorio riminese se ne contano due, a Cattolica ed a Gemmano, assieme ad una decina di adepti effettivi e ad un centinaio di simpatizzanti. Rimini vantò anche la presenza storica della prima Discoteca Rajneesh d’Italia, Zorba the Buddha (1984), che chiuse dopo un’estate.
Anche nel territorio della Provincia di Rimini operano numerose palestra
di yoga, ma attorno all'oggetto di questo insegnamento vige una sistematica
confusione che non di rado da’ spazio a dinamiche settarie. Non
si può capire lo yoga estrapolandolo dal contesto religioso indiano
più antico: Patanjali, il primo, celebre estensore degli Yogasutra
(2° secolo d.C.) fissò una tradizione senz'altro più
arcaica, e dopo di lui si inaugurò una trasmissione secolare,
psicofisica e religiosa assieme, giunta fino ad oggi. Lo yoga indiano
classico influenzò direttamente anche il buddhismo. Ma lo yoga
che viene insegnato a casa nostra cosa ha conservato dell'ampiezza metafisica
e spirituale di Patanjali? In primo luogo va ricordato un fatto essenziale:
lo yoga è una via spirituale interna all'induismo, e l'induismo
non è una religione universale (aperta cioè a tutti gli
uomini, come il Cristianesimo, l'Islam ed il Buddhismo) ma a base etnica:
non può definirsi induista chi non è indù e si
è tali solo se figli di padre indù (la discendenza per
linea femminile non essendo accettata). Questo significa che, semplicemente,
ogni forma di religiosità induista che si rivolga agli occidentali
si pone da sé stessa fuori dalla propria ortodossia, ed è
quindi una sètta (appunto, una "trappola per occidentali”).
Raramente lo yoga in occidente viene proposto immediatamente come Via
religiosa: solitamente si fa perno sulla dimensione psico-fisica, l'equilibrio
emotivo, la salute del corpo ottenuta e difesa con metodi naturali.
E per quanto concerne il suo millenario bagaglio di conoscenze attorno
al corpo ed alla mente dell'uomo, l'ingresso della pratica yoga nella
cultura occidentale può essere scientificamente utile e foriera
di interessanti sviluppi nella nostra conoscenza psicologica e medica,
così come avvenuto in precedenza con la medicina classica ed
araba. Ma non sempre accade questo, e talvolta all'insegnamento della
tecnica psico-fisica si sovrappongono due tendenze perniciose:
a ) l'imitazione fraudolenta, conscia o inconscia, delle strutture linguistiche e concettuali tipiche dell'induismo religioso.
b) il confluire della pratica yoga "per occidentali” in quel calderone sincretistico che è il new age.
Nel primo caso l'insegnante yoga si atteggia a Maestro, a guru, creando attorno a sé quel clima emotivo da discepolato che in Italia ha dato vita a migliaia di guru per polli: è il primo passo verso la creazione di una sètta. Così accanto alle tecniche dello yoga fisico (o hatha yoga) si diffondono recitazioni di mantra (sillabe o parole sacre) cui viene attribuita una esplicita valenza ”esoterica”; si sente parlare spesso, volentieri e a sproposito di termini religiosi quali "Illuminazione", "insegnamento", "Maestro", che con una pratica psico-fisica hanno sempre e comunque poco a che spartire. Inizia a crearsi quel clima vischioso di esclusivismo e falsa accoglienza tipico di ogni esperienza settaria: chi vi partecipa è portato a coltivare l'illusione di far parte di un'élite di privilegiati, che grazie alla pratica ed al gruppo si separa da un mondo falso e cattivo. Nel secondo caso lo yoga viene affogato nel mare magnum delle psicoterapie selvagge, delle meditazioni fai-da-te, nella superficialità delle mode culturali genericamente sincretiste, reincarnazioniste, salutiste, pacifiste, vegetariane che rappresentano oggigiorno il nocciolo duro dell'ideologia della new age: un calderone ribollente in cui spezzoni malcompresi di oriente si mescolano a spiritismo, teosofia, occultismo ottocentesco, cascami massonici. Anche nel territorio della provincia di Rimini abbiamo tracce di questa involuzione, che talvolta ha creato “secondi livelli” nascosti dietro il paravento di “innocui” corsi yoga: vere e proprie sètte che hanno mietuto il loro carico di mistificazione e dolore, i cui frutti sono d’altronde già giunti al vaglio della Magistratura.
Di per sé il Reiki è una delle tecniche insegnate negli ambienti new age, consistente nell’imporre le mani sopra alcuni punti del corpo corrispondenti ai chakra della tradizione indo-buddhista: un mix di pranoterapia e medicina orientale. Esso però possiede una evidente struttura pseudo-religiosa, che lo rende emblematico di come le persone sprovvedute si trovino ad esser risucchiate in strutture settarie magari solo per aver cercato una soluzione per il proprio mal di testa. Il Reiki pretende cioè di essere tramandato attraverso iniziazioni, termine che appartiene al lessico religioso e che non si concilia con alcuna pretesa medica. Chi pretende di “iniziare” qualcuno si colloca nella posizione di chi possiede una conoscenza religioso-esoterica non trasmissibile razionalmente. Ovviamente quale legittimità abbia questa pretesa, su quale deposito si fondi, non è dato sapere: si tratta quindi di una mera invenzione pseudo-religiosa.
Si considerano “magico-esoteriche” quelle organizzazioni o gruppi che pretendono di custodire, tramandare o praticare tecniche, dottrine e culti di tipo “esoterico” (“riservate a pochi”, distaccati da ogni tradizione religiosa “essoterica”, o comune a tutti gli uomini) o di tipo magico.
È la più antica setta esoterica esistente in Europa; fondata nel 1717 in Inghilterra, giunse in Italia con l’invasione napoleonica, sull’onda della diffusione delle ideologie illuministe. Attualmente è frammentata in diverse “obbedienze” in aperta polemica fra loro. Nella provincia di Rimini si contano Logge appartenenti al Grande Oriente d’Italia e alla Massoneria “di Piazza del Gesù”, e da qualche tempo Rimini ospita l’annuale Gran Loggia Aperta del G.O.I. I punti essenziali di incompatibilità con la dottrina cristiana, come rimarcato da inoppugnabili documenti del Magistero della Chiesa, riguardano la concezione di Dio, le pretese esoteriche, e l’avversione assoluta verso la Chiesa Cattolica. Benché gli elenchi degli adepti siano segreti, se ne stima il numero attorno al centinaio.
Si tratta di una delle più celebri comunità magico-esoteriche d’Italia, con sede in Piemonte e fortemente intrisa di spiritualità new age; i suoi adepti si distinguono perché prendono il nome di animali, e ritengono di essere il prossimo stadio dell’evoluzione dell’umanità. Nella provincia di Rimini risiedono qualche adepto ed una decina di simpatizzanti.
L’Antroposofia è una scissione tedesca ottocentesca della sètta Teosofica inglese, fondata in Germania da Rudolf Steiner, che ha lasciato agli adepti migliaia di pagine di conferenze sugli argomenti più svariati, dalla coltivazione alla storia dell’arte, dalla “scienza dell’iniziazione” al “cristianesimo esoterico”. Nella provincia di Rimini si ha notizia di alcuni “circoli culturali” che negli anni hanno cercato di organizzare una presenza stabile di questo gruppo senza peraltro riuscirvi. Dietro alle diverse sigle usate nel tempo si ritrovano probabilmente gli stessi 4-5 adepti.
La storia del satanismo nel nostro territorio inizia nel 1988, quando un gruppo di satanisti iniziò a profanare numerose tombe alla periferia sud della diocesi di Rimini, quindi a cavallo tra Provincia di Rimini e quella di Pesaro-Urbino. Le indagini della polizia portarono rapidamente all’arresto dei membri di un gruppo di rock satanico di Pesaro (i Death SS); uno dei loro membri si pentì e raccontò tutto sui giornali, di modo che Rimini vanta anche il primo satanista pentito d’Italia, mentre a dispetto di tutto il gruppo è ancora operativo e si è da anni trasferito in Toscana. Successivamente la vicenda dei “Bambini di Satana”, celebre setta satanica bolognese, sfiora anche le nostre zone: Dimitri, il capo carismatico della setta, nel 1996 fu arrestato a Savignano nello studio di un mago locale e nel bel mezzo di un rito di “magia sessuale”; inoltre per un breve periodo vi fu un tentativo dei “Bambini di Satana” di creare una filiale a San Marino, contatti che con l’arresto di Dimitri si interrompono.
“Movimento del potenziale umano” in realtà profondamente impregnato di gnosticismo, è una delle sètte più discusse e controverse a tutti i livelli d’Europa. Nella provincia di Rimini si conta un’assai modesta presenza di adepti dopo il 1999, ma ciclicamente moltissima pubblicità ai libri del fondatore, Ron Hubbard, e alle sigle parallele come Narconon, “Comunità di recupero” per tossicodipendenti fondate sulla più rigida adesione ai dettami del gruppo, cui i “recuperati” finiscono troppo spesso – ovviamente - per aderire.
Setta ufologica (fondata sulla pretesa del capo carismatico di aver ricevuto una rivelazione diretta dagli extraterrestri) nota per aver millantato per mesi di esser riuscita a clonare una bambina, venendo poi screditata a livello internazionale. Nella provincia di Rimini si sono avute episodiche “missioni” di questo gruppo, che non hanno portato ad evidenti conversioni.
A lungo operante a Santarcangelo di Romagna; travolta dallo scandalo sollevato da alcune famiglie di adepti che avevano visto i propri figli gradatamente rinchiudersi dentro il perimetro della setta fino a restarvi completamente invischiati, dopo il 2003 si trasferisce in Veneto.
Questa definizione raccoglie la gran copia di sigle, centri
e movimenti che condividono in maniera anche non completa ma
significativa la visione del mondo new age o “dell’Età
dell’Acquario”, sovente a cavallo fra il libero
mercato, l’abuso della professione medico-psicologica
e il semplice occultismo. Rispetto alle sètte sopra elencate,
il new age si presenta in maniera assai più sfrangiata,
come una “galassia” di realtà diverse, riunite
dalla diffusione dei medesimi temi e concezioni.
Nel contesto della Provincia di Rimini il fenomeno del new age
attraversa ora una prevedibile fase di stasi. A fronte di una
diffusione di massa dei suoi temi oramai giunta al suo livello
terminale, e perciò stesso oramai sfrangiati e dispersi
aldilà di ogni capacità degli ambienti organizzati
new age di controllarli in termini organizzativi e di proselitismo,
iniziano a verificarsi i sintomi di quell’esaurirsi della
“moda” del new age che già negli USA si è
verificata anni addietro. Va considerato che Rimini, per le
sue peculiarità sociali e culturali, è stata una
delle prime città in cui le diverse espressioni che sono
use riunirsi sotto il comune denominatore di new age hanno raggiunto
un livello di organizzazione sociale percepibile già
nella prima metà degli anni ’80. Dopo 20 anni il
ciclo di questa moda culturale tipicamente made in USA sembra
quindi raggiungere il suo naturale svuotamento.
Le principali manifestazioni che rivelano l’ampiezza della
diffusione del pensiero new age nella Provincia di Rimini sono:
a) La diffusione a livello di massa – quindi con connotati
di spiccata superficialità e volgarità - di un
generico sincretismo religioso, per il quale la religione è
una “libera scelta” individuale, che liberamente
viene presa, consumata e cambiata secondo un gusto puramente
individuale, del quale si rigetta qualsiasi limite: al di là
dell’individuo e delle sue scelte, non esiste nulla.
b) Parimenti, la diffusione a livello di massa di un relativismo
etico diffuso, per cui la singola persona è l’unica
fonte di legittimazione morale per sé stessa e per l’ambiente
che è in grado di controllare, nel rifiuto di ogni oggettività
e nel nome della difesa della libertà individuale. Ne
deriva una concezione della libertà unicamente negativa
e quantitativa (“libertà di fare quello che mi
pare”; “nessuno può dirmi cosa devo o non
devo fare, in cosa devo o non devo credere”), che cancella
come inconsistente ogni attenzione al vero.
Il mondo new age non è una setta perché non ha
alcuna struttura centralizzata di controllo: è una galassia
di realtà diversissime che propagandano a diversi livelli
l’ideologia e gli autori new age; tuttavia in mezzo a
questa galassia operano anche delle vere e proprie sètte,
e molti movimenti neospiritualisti.
Una delle caratteristiche essenziali del new age è comunque
il consumismo: tutto è acquistabile grazie a corsi, seminari
e conferenze; lo scopo di lucro è un segno largamente
distintivo di questo mondo, assieme al sincretismo e all’insistenza
su diverse forme di terapie “naturali” (cristalloterapia,
lettura dell’aura, fiori di Bach etc.).
Nella vasta gamma di offerte dell’area New Age molto numerosi
sono i centri che propongono la possibilità di sviluppare
il proprio “potenziale umano”. Si presentano sotto
svariate forme: centri culturali con corsi, seminari, stages,
scuole per migliorare le capacità manageriali, anche
centri sportivi con palestre per acquisire maggior efficienza
corporea.
Di solito, due sono gli scopi fondamentali di questi centri:
intervenire sull'anima (o spirito, o mente) per guarire il corpo,
sviluppando di conseguenza quelle capacità straordinarie
dalla mente che vengono normalmente ignorate.
L'approccio avviene quasi sempre con l'offerta di sottoporsi
ad un test psicologico offerto gratuitamente. Si fa presente
alla persona che è carente di armonia, equilibrio, padronanza
di sé, a motivo di limitazioni sia proprie, che derivanti
dalla società. La si invita quindi a sottoporsi ad una
seconda seduta che approfondirà i problemi. Da qui in
poi tutto diventa a pagamento.
Purtroppo però si possono verificare pesanti conseguenze
sul piano psicologico: psicoterapeuti, psichiatri, psicologi
che per motivi professionali hanno esaminato documenti interni
a certe aggregazioni e curato ex-adepti, testimoniano spesso
di effetti deleteri a livello fisico, emozionale, mentale, spirituale.
E non è poi raro che, quando le tecniche adottate riescono
ad aumentare l'autostima e l'ottimismo della persona e a favorire
il miglior uso di doti e qualità, per i modi e i tempi
in cui vengono proposte spingano al narcisismo, all'egocentrismo,
ad una enfatizzazione delle capacità della persona che
si sente amplificata nelle proprie possibilità e finisce
per perdere la consapevolezza dei limiti inerenti alla propria
natura di essere umano, esponendosi anche perciò, inevitabilmente,
a penose frustrazioni di fronte alle normali difficoltà
e inevitabili sofferenze della vita.
Costante del comportamento dell’adepto diventa quasi sempre
la de-responsabilizzazione: il proprio perfezionamento è
più importante di tutto, dai rapporti familiari al lavoro,
dagli affetti ai doveri nei confronti di chi è a noi
legato da vincoli di sangue, di vita, di amicizia. Anche il
dolore e la sofferenza vengono rimossi: la persona si convince
che è in grado di eliminarli, che per lei non esisteranno.
E’ inutile sottolineare quanto siffatte pretese siano
destinate a rovinare al primo serio urto emotivo.
Molte forme aggregative new age si presentano in modo sfuggente
e mimetico, non rivendicando la propria identità culturale
e spirituale ma “mimetizzandosi” dietro sigle neutre
e apparenze altrettanto di basso profilo, di modo che moltissime
persone non si rendono conto di avvicinarsi a siffatti ambienti.
Di seguito, alcuni fra i luoghi in cui viene diffusa l’ideologia
new age nel territorio riminese: si tratta di un elenco del
tutto parziale, che ognuno può integrare sulla base della
propria personale esperienza.
Testi new age si trovano oramai in tutte le librerie del territorio (alcuni fra questi anche in quelle cattoliche), ma alcunelibrerie nascono all’interno del mondo new age: a Rimini opera in pieno centro “Il Giardino dei Libri” connessa alla ditta Macro, una vasta catena di strutture editoriali e “culturali” new age, che organizza come di prammatica anche innumerevoli corsi e seminari a pagamento attorno ai vari articoli del “supermarket delle religioni”.
Anche nella nostra Provincia e nei territori limitrofi rappresentano in troppi casi il canale più efficace per la promozione di corsi, seminari e tecniche new age soprattutto connesse al mondo della “medicina naturale”, grazie al basso profilo di una “normale” attività commerciale; è tuttavia necessario sottolineare come questa attività spesso si configuri come un esercizio abusivo delle professioni medica e psicologica, sanzionato dalle leggi vigenti e su cui a lungo si è “chiuso un occhio”. Fino a quando?
Da alcuni anni anche all’interno di alcune palestre del nostro territorio inizia a diffondersi la pratica di tecniche e corsi new age. I gestori di questi spazi accettano questi corsi – proposti da “esperti” che nel nostro territorio evidenziano un’estrazione rajneesh per evidenti motivi di lucro, sovente senza rendersi conto dei rischi connessi alla pratica di meditazioni fai-da-te e tecniche di psicoterapia esercitate al di fuori di un dovuto controllo scientifico e delle garanzie di legge.
parimenti accade all’interno di alcuni Centri Sociali del circondario (e della Repubblica di San Marino); fra le numerose attività da questi proposte ai propri frequentatori è purtroppo divenuto “normale” vedere corsi gestiti da “esperti”, sovente in collaborazione con associazioni new age che diffondono la pratica di meditazioni fai-da-te, esperienze “esoteriche” e tecniche di psicoterapia esercitate al di fuori di un serio controllo scientifico e delle garanzie di legge.
I riminesi ricorderanno ancora bene una rivista inviata tempo fa gratuitamente a domicilio, La Natura & La Città, la quale, accanto ad una base di informazione locale e di consigli pratici, era letteralmente infarcita di “rubriche” di consulenza che in realtà erano semplici canali promozionali di corsi ed iniziative new age.
La provincia di Rimini e la Repubblica di San Marino da anni ospitano regolarmente (nelle cittadine di Bellaria, Riccione, San Marino Città) dei “congressi” dedicati al paranormale, al neospiritualismo ed alle medicine alternative che in realtà costituiscono momenti organizzati di promozione e diffusione di esperienze new age, pseudosciamaniche, spiritistiche, con sovente annesso un florido mercato di prestazioni a pagamento la cui entità e correttezza fiscale permane – questa sì – uno dei misteri più profondi, e che hanno attirato l’attenzione dei grandi media nazionali i quali hanno smascherato la natura truffaldina delle prestazioni “paranormali” vendute ai partecipanti a questi Congressi dalle star del circuito internazionale new age e spiritista ivi convenute. Appartengono a questa rete i Convegni internazionali di parapsicologia di Bellaria, i Cinque giorni della psicofisica di Riccione e i Congressi Internazionali di studi delle esperienze di confine, promossi nella Repubblica di San Marino.
Stupisce che anche questo Centro Studi internazionale abbia chiamato come ospite in uno dei suoi Convegni annuali, nel 1997, il guru new age statunitense d’origine indiana Deepak Chopra, già stretto collaboratore del guru Maharishi fondatore della sètta della “meditazione trascendentale”, ed autore di romanzi new age sul mago Merlino, il quale si presentò all’assemblea dichiarando di aver nientemeno scoperto il segreto per bloccare l’invecchiamento cellulare: in breve, le porte dell’immortalità. Lo stesso Chopra successivamente organizzò a Rimini un seminario a pagamento… in cui insegnava a camminare sulle braci ardenti.
Alcuni anni fa una Scuola elementare della Repubblica di San Marino ha ospitato presso i suoi locali un “Percorso Esperienziale” a cura di una Associazione di evidente impostazione rajneesh (vedi). Sarebbe interessante sapere cosa conoscevano della realtà di questo gruppo sincretistico le competenti Autorità scolastiche, così come sarebbe sempre opportuna una maggior oculatezza nella concessione dei propri locali anche in orario extrascolastico.
Come si è già sottolineato, attorno alle sètte ed ai movimenti neospiritualisti organizzati esiste un “brodo di coltura” composto da maghi, cartomanti, medium, pseudoterapeuti il cui proliferare è significativo della diffusione di massa di un atteggiamento di “superstizione diffusa” nella nostra provincia. In generale, il territorio della Diocesi di Rimini è da almeno vent’anni noto come estremamente permeabile da questi fenomeni, ospitando un gran numero di “operatori dell’occulto” ognuno dei quali può contare su una significativa clientela locale: il settimanale Diocesano Il Ponte già nel luglio 1995 pubblicava un’inchiesta intitolata significativamente “Rimini, più maghi di Napoli”. Chi voglia farsi un’idea dell’ampiezza di questo fenomeno è sufficiente che scorra i programmi “commerciali” delle televisioni locali o legga le apposite colonne di annunci economici ospitati dai settimanali a distribuzione gratuita della nostra Provincia: pur tenendo conto della tendenza di questi “professionisti dell’occulto” di cambiare spesso “nome d’arte” e recapiti, abbiamo a che fare con un’offerta che coinvolge numerose decine di maghi, medium, astrologi e cartomanti. In ogni caso, al di là dei numerosi casi di cronaca nera in cui maghi del nostro territorio sono stati coinvolti, appare significativa l’ampiezza di questa diffusione, segno di un’ignoranza religiosa coriacea e pervicace, particolarmente diffusa nei ceti medi e medio-alti della nostra provincia, afflitti da una povertà culturale che non sembra comunque arrestarsi al profilo religioso.
La diffusa presenza delle sètte è certamente un segno di crisi culturale e sociale del nostro territorio, che non si è rivelato estraneo – anzi, sotto più di un profilo ne è stato all’avanguardia – al processo di disgregazione delle ideologie ed al conseguente boom di un “bisogno di sacro” istintivo e selvaggio. La proliferazione di esperienze neospiritualiste, sètte e maghi non deve tuttavia far dimenticare che il “rischio settario” esiste per ognuno di noi. Non solo le ideologie storiche del ‘900 hanno costruito delle vere e proprie “sètte laiche”, ma anche le religioni tradizionali non sono esenti da tali rischi. Più volte abbiamo assistito, nello scenario di apostasia di massa che tutti condividiamo, al progressivo rinserrarsi in sé stessi di gruppi religiosi, anche cristiani e cattolici, e talvolta questo processo di alienazione è giunto fino al taglio delle relazioni con la tradizione e la Chiesa d’origine: da un gruppo religioso in tal modo nasce un’altra setta. In ambito cristiano è evidente che ciò accade quando ci si allontana dalla sintonia e dalla piena sinergia con la Chiesa d’appartenenza, quando, cioè, si rinuncia consciamente o meno all’universalità del messaggio e della comunità cristiana. E si pretende “di avere più Spirito Santo degli altri”. La pretesa di vantare particolari càrismi, doni spirituali rarissimi, fino alla produzione ed alla diffusione di rivelazioni private, costituisce solamente la conseguenza di questa perdita di pensiero e vissuto comunitario; man mano si diluisce il senso di appartenenza ad un organismo universale più crescono orgoglio, supponenza, disprezzo degli altri e del mondo. Una costante memoria della propria pochezza personale e dell’immenso valore della sinergia ecclesiale per i cristiani ed un maggiore rispetto della saggezza contenuta nel celebre verso pascoliano “piccolo il mio, grande il nostro” per i non credenti, accanto (per entrambi) ad una maggiore attenzione verso la concretezza della storia dell’esperienza religiosa dell’umanità, al di là di ogni barriera confessionale, costituirebbe il miglior vaccino nei confronti dei rischi e delle truffe del “supermarket delle religioni”.
1. S. Milani e F. Sangiorgi, Sette più di sette. Una ricognizione delle sette nelle tre province romagnole: quali, quante, dove e come, pro manuscripto, 2004. 2. F. Perez, La notte oscura della religione, Rimini 200_. 3. Autori Vari (a c. del GRIS di Rimini) , Al supermarket delle religioni, Rimini 1994. 4. Archivio GRIS – Diocesi di Rimini. 5. Archivio FAVIS, Rimini.
In generale, è impossibile non citare la Rivista nazionale del GRIS. Religioni e sette nel Mondo, in cui è possibile rintracciare una bibliografia costantemente aggiornata attorno alle diverse manifestazioni del neospiritualismo contemporaneo (www.gris.org ).
Vedi anche le pagine web sul sito del Telefono Antiplagio
www.antiplagio.org