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Rimini: la sfida della nuova religiosità
Movimenti neospiritualisti, sètte e realtà border line nel territorio riminese

Nuovo saggio a cura del G.r.i.s. di Rimini

 

INDICE


Don Aldo Amati, Prefazione

Introduzione

Adolfo Morganti, Perché questo studio?

Sette, movimenti neospiritualisti e realtà border line nel territorio riminese.

a) Di derivazione cristiana

b) Di derivazione orientale

c) Aggregazioni magico-esoteriche

d) Movimenti e aggregazioni New Age e “Movimenti del Potenziale umano”

e) La superstizione diffusa

f) Il rischio settario


Appendice: Samuele Zerbini, Educazione per ragazzi. I Sogni Grandi & i Sogni Avvelenati.


Bibliografia


Prefazione

 

Leggendo il presente volume viene in mente la prima Lettera di Pietro, scritta nel I secolo, rivolta a cristiani che vivono in province remote dell’Impero Romano, stranieri e dispersi, perché esigua minoranza in un mare di popolazioni pagane.
Pietro, a sua volta, scrive da “Babilonia”: un termine per indicare la Roma di allora, crocevia di popoli, patria di un paganesimo imperante, pervasivo di tutta la vita civile e personale.
Anche noi, senza fare del vittimismo, molte volte abbiamo l’impressione di abitare in una terra di esilio e di confusione, dispersi in un mondo sempre più globalizzato, babele di lingue e soprattutto di credenze, di opinioni, di modi di vivere.
Anche in campo religioso. Oggi si confrontano non solo le grandi religioni storiche – un confronto reso necessario e fecondo dalla mobilità delle persone, dai fenomeni migratori, dalla globalizzazione mediatica – ma si assiste anche all’incessante proliferazione e diffusione di religioni “fai da te”, di gruppi devianti, di culti e pratiche che si rifanno ad antiche forme pagane o a filosofie e visioni della vita maturate in altri contesti storici e culturali. Per non parlare della diffusione di superstizioni e di pratiche esoteriche che si penserebbero retaggio dei secoli più bui della storia e che invece trovano folle di adepti, sia pure spesso occasionali, anche in quest’epoca che si vorrebbe più colta e preparata sul piano critico e scientifico. Ma così va il mondo.
La prima lettera di Pietro, tuttavia, non solo ci testimonia un contesto culturale per tanti versi simile al nostro, ma ci offre anche importanti indicazioni: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con franchezza e rispetto”.
L’apostolo Pietro invita i cristiani a non chiudersi in se stessi, ma a dialogare con tutti, a fare luce, a ragionare e a confrontare. Per fare questo, nel caso nostro, occorre anche andare alla radice delle varie credenze e pratiche, spesso pseudoreligiose, per denunciarne le contraddizioni interne e le mistificazioni, che spesso vanno contro la dignità dell’uomo e contro la verità.
Il metodo è quello del discernimento, dello studio approfondito, della documentazione rigorosa, del dialogo, del rispetto per tutti e dell’amore per la verità.
E’ l’opera che svolge da anni il GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa) nella nostra Diocesi, con un’azione capillare competente e apprezzata, attraverso conferenze cittadine, incontri nelle sale di comunità nelle parrocchie, interventi sui media, pubblicazioni.
Anche la presente pubblicazione “Rimini: la sfida delle nuove religiosità” risponde a domande diffuse sul nostro territorio dalla presenza di sette, di movimenti neospiritualisti, di realtà che si pongono ai margini delle forme religiose ufficiali e riconosciute.
Ringrazio il GRIS per la sua opera e auguro a questa pubblicazione il successo che merita.

Rimini, 25 aprile 2006, S. Marco Evangelista
Sac. Aldo Amati
Vicario Generale
della Diocesi di Rimini

Introduzione

 

Questo testo nasce dall’incontro di persone, organizzazioni e sensibilità diverse, laici e cattolici, accomunati dall’esigenza di dire una parola chiara attorno ad un fenomeno che sempre più dilaga anche nel territorio della Provincia di Rimini, coinvolgendo migliaia di persone e famiglie: la diffusione delle sètte e dei più diversi movimenti neospiritualisti.
A questo fine, in un’ottica di servizio al cittadino, è maturata la convinzione che per poter inquadrare questo fenomeno, e difendersi efficacemente degli aspetti patologici e truffaldini dello stesso, bisogna prima di tutto conoscerlo.
Le fonti sono diverse, ed in realtà alla portata di tutti: la cronaca della nostra zona, le pubblicazioni delle sètte e dei movimenti neospiritualisti, gli studi che affrontano questo tema sia a livello nazionale ed internazionale che nello specifico del nostro territorio, l’esperienza concreta di chi ha sperimentato personalmente i rischi del neospiritualismo.
La complessità di gestire questa massa di informazioni e di seguire il costante mutamento di sigle, nomi e modi di agire tipico del mondo neospiritualista, ha fatto ritenere utile la stesura di un breve testo introduttivo, che da un lato con la dovuta chiarezza specifichi l’imponenza di questo fenomeno ed i contorni del neospiritualismo nel nostro territorio, e nel contempo inviti il cittadino ad approfondire personalmente e criticamente questo aspetto della nostra cultura, sempre più importante.
Nella convinzione che solo la verità ci rende e renderà liberi.

Neospiritualismo, sètte e “nuove religioni”: l’etichetta non è neutra.


Sempre più si parla di sètte, maghi e “religiosità alternative”; attorno a questo fenomeno, non bisogna nasconderselo, si muove un giro d’affari milionario (in Euro) che crea interessi assai forti; dalle grandi sètte multinazionali come i Testimoni di Geova, Scientology e le sigle che travestono gli adoratori del Reverendo Moon, fino alla pletora delle strutture new age, agli organizzatori dei Convegni di Parapsicologia e sulle “esperienze di confine” che puntualmente sono organizzati nella provincia di Rimini, ai mille maghi, cartomanti e veggenti, un vero fiume di denaro scorre nascosto, sottratto spesso sia al fisco che, in molti modi, ai legittimi proprietari.
Gli interessi, si sa, sanno proteggersi. Ma noi riteniamo che non abbiano minor importanza i diritti delle persone concrete, delle famiglie, delle comunità.
Ecco perché è necessario partire dalla comprensione di che cosa si stia parlando.
Con “Neospiritualismo” si intende l’insieme delle tendenze contemporanee verso la creazione di forme di “spiritualità” alternative sia alla tradizione religiosa del nostro territorio, sia alle altre tradizioni religiose dell’umanità.
Il termine Sètta deriva dal latino, e definisce i gruppi umani che “si tagliano fuori” dall’esperienza religiosa tradizionale del proprio territorio, creando gruppi tendenzialmente chiusi, sovente fortemente gerarchici e autocentrati attorno alla condivisione del verbo di un guru o fondatore carismatico. Gli apologeti delle sètte cercano di cancellare l’utilizzo di questo termine, chiaro e compreso da tutti, sostenendone il carattere diffamatorio. Per quanto ci riguarda esso è solamente descrittivo: il giudizio sui contenuti del messaggio di ogni singola setta giunge successivamente, e non è deformato da pregiudizi lessicali.
Infatti, non tutto il mondo neospiritualista si organizza in sètte: si pensi ad esempio al new age, o ai mille cartomanti che operano sul nostro territorio o nelle TV private. E’ però vero che spesso dietro ad una facciata non settaria, come ad esempio un Centro Yoga, si possono nascondere “secondi livelli” chiusi che hanno tutte le caratteristiche delle sètte. Il rischio settario appartiene all’uomo in quanto tale, e rende necessaria un’attenzione a tutto tondo.
Infine, il termine “nuove religioni” è utilizzato spesso come alternativa “politicamente corretta” al termine “sètte”. Senza volerlo questa diplomazia verbale genera l’equivoco più pericoloso: sostenere che i movimenti neospiritualisti siano assimilabili alle Religioni dell’umanità (sia pure con l’epiteto “nuove”) mescola cose diverse in un contenitore unico ed indistinto, una “notte nera” in cui solamente chi ha interesse a mestare nel torbido si muove a proprio agio. Negli Stati Uniti d’America qualsiasi struttura acquisisce la qualifica di “Chiesa” iscrivendosi ad un apposito Albo pubblico e divenendo così – per inciso - esente da tasse; in questa concezione tutto diviene eguale a tutto, le Chiese cristiane, le grandi Religioni non cristiane e le “Chiese di Satana”, che non a caso oggi possono colà vantare anche i propri “cappellani” militari. Questa vacua e pericolosa genericità fortunatamente non appartiene alla cultura giuridica e scientifica europea.

Esigenze e deformazioni del bisogno religioso.

Esperienze religiose eterodosse sono sempre esistite, ma non con la stessa distribuzione nel tempo: in alcuni tempi della storia si concentrano, ed è facile constatare che questi sono sempre periodi di profonda crisi socio-culturale.
Dalla crisi dell’impero romano d’Occidente (II-V secolo d.C), alla parte terminale di quello che siamo usi chiamare Medioevo (dalla fine del XII secolo fino al XIV), al Rinascimento (in cui accanto alla rinascita delle arti, delle lettere ecc. si assisté a un grande risveglio di queste pratiche: si pensi a Giordano Bruno e alla reinvenzione dell’ermetismo) al Settecento illuminista (con l’invenzione del ritualismo massonico e del “magnetismo” mesmerista) questi periodi di esplosione di neo-spiritualismi sono oramai stati studiati approfonditamente; infine, l’ultimo periodo di grande diffusione di quello che Roger Bastide ha chiamato «il sacro selvaggio» è stato il XX secolo: proprio perché in esso non è difficile ripercorrere la storia di questi movimenti, visto che di documentazione ne abbiamo a sufficienza, è abbastanza facile constatare come proprio nel secondo dopoguerra si abbia avuto una crescita esponenziale di questi movimenti, con una dinamica ben precisa.
Non si capisce il motivo della diffusione crescente delle esperienze neospiritualiste e settarie anche nel territorio della Provincia di Rimini senza comprendere che il bisogno religioso, di senso della vita personale e comunitaria, costituisce un bisogno fondamentale dell’essere umano e come tutti i bisogni, se non viene adeguatamente soddisfatto e correttamente elaborato sul piano culturale ed esistenziale, produce reazioni patologiche. Su un piano puramente storico-scientifico l’antropologia culturale e la storia delle religioni hanno evidenziato l’eternità del bisogno religioso umano: non bisogna quindi stupirsi se la frustrazione del bisogno religioso umano anche nella nostra società individualista e postmoderna continua come sempre a produrre mostri.
Dietro alla diffusione delle sètte e dei movimenti neospiritualisti c’è quindi una buona domanda, di senso e profondità di vita, cui questi movimenti danno delle cattive risposte. Senza alcun bisogno di confessionalismi, questa buona domanda merita risposte migliori.
Ma perché la risposta settaria è inadeguata? Il punto è chiaro e semplice.
Non solo l’esperienza cristiana, ma tutta l’esperienza religiosa dell’umanità è concorde nel viverla come un dono, una rivelazione, che l’uomo non fabbrica ma riceve, sovente con grande sacrificio, per sovrabbondanza d’Amore.
Uno dei punti essenziali comuni dell’insieme delle sètte e dei movimenti spiritualisti è, al contrario, la pretesa della novità (anche se presentata a volte come salto all’indietro nel tempo, un presunto ritorno alle origini): il leader carismatico è colui che, unico, ha compreso il senso del cosmo e della vita, rigettando con nettezza il lungo processo storico che ha costruito l’identità culturale e religiosa del proprio territorio: egli è l’originale fondatore di una Via nuova, uomo privilegiato e superiore che è in grado di aprire le porte del sacro; oppure egli è l’unico ad aver compreso come gli altri abbiano errato e come si possa recuperare la purezza del messaggio originario dopo secoli, talvolta millenni. In realtà di questa originalità non si ha traccia, e le varie sètte si limitano quasi sempre a fare del banale sincretismo, mescolando assieme parti indistinte di tradizioni religiose precedenti.
Ora, la comune ragione ci fa comprendere come:
a) se la Religione non è creazione umana ma dono, ogni pretesa umana di fondarne una “nuova”, autonomamente, non può essere che falsa. L’uomo non trascende se stesso e non può volare tirandosi per i capelli.
b) viceversa, se la Religione può essere creata da uno o più esseri umani essa si riduce ad illusione consolatoria, secondo la lezione di Karl Marx e Sigmund Freud; a meno che non si pensi che taluno custodisca davvero il segreto per non morire, come qualche setta continua a promettere ai propri adepti, a dispetto ovviamente dei fatti.
La religiosità umana o è segno della presenza nella storia di un Divino che si china verso l’umanità ed origina così una trasmissione di esperienza, o non è; soprattutto non è un articolo che possa essere ammucchiato sugli scaffali del supermarket delle religioni. Come ha lasciato scritto il massimo storico delle religioni del XX secolo, Mircea Eliade, le “mitologie personali”, quelle che ognuno di noi può inventare e modificare a proprio piacimento, non salvano nessuno.

Imparare a discernere.


Le scienze umane, nell’affrontare in modo scevro da ideologismi lo studio delle culture altre dalla nostra, hanno da decenni compreso l’importanza di rispettare un criterio di fondo, quello dell’autocomprensione. Non si possono comprendere le culture diverse dalla nostra imponendo loro principi e schemi culturali a loro estranei, ma è necessario comprendere e rispettare la loro visione del mondo a partire dal loro modo di vedere se stessi.
Parimenti, per comprendere il limite che separa una Religione da una setta, in questo volumetto si è utilizzato questo medesimo criterio: per rispetto a tutte le tradizioni religiose dell’umanità, e come garanzia da ogni forzatura eurocentrica, anche inconscia. E nel medesimo modo ci si è comportati per quanto concerne la tradizione cristiana.

Insomma: perché occuparsi di queste cose?


Sarà bene, in conclusione di queste poche righe, ripeterlo. Lo scopo di questo volumetto è del tutto positivo: non nasce per diffamare alcuno, ma vuole prima di tutto sconfiggere il peggiore nemico della libertà concreta di ogni singolo cittadino della nostra zona: l’ignoranza, e nello specifico l’ignoranza religiosa. Non è – forse - colpa di nessuno, ma di fatto siamo tutti orrendamente ignoranti su tutto ciò che concerne la cultura religiosa dell’umanità, cristiana e non cristiana allo stesso livello. D’altronde, se non fossimo così ignoranti e – spesso – assetati di spiritualità non esisterebbero le sètte, i maghi e i medium, e nessuno si arricchirebbe alle spalle di un pubblico vasto quanto ingenuo.
Informare per formare. Questa è la nostra scommessa. Se questo testo farà fare nel nostro territorio un passo in avanti alla discussione su questi temi sempre più cruciali per la nostra società, la nostra fatica, come si suol dire, non sarà stata vana.


Adolfo Morganti
Responsabile Diocesano del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa - Rimini.

Perché questo studio?

 

Prima di arrivare allo specifico del territorio della Provincia di Rimini può esser utile capire perché questo tipo di esperienze sono così diffuse nell’Italia del secondo dopoguerra, ed in particolare negli ultimi 30 anni.
In termini più precisi esse vi giungono in concomitanza con un fatto culturale di interesse generale che possiamo chiamare convenzionalmente “crollo dell’ideologia”; è inoltre abbastanza facile cogliere le origini di quest’ultima ondata di nuovi movimenti religiosi in un luogo e in un tempo preciso, esattamente all’interno degli Stati Uniti degli anni ‘50.
All’interno di questo contesto che in quel periodo viveva una forte crisi economico-sociale per motivi del tutto concreti (a causa della fine della grande espansione economica provocata, strano ma vero, dalla Seconda Guerra Mondiale) parallelamente si è generata una crisi spirituale e culturale molto ampia, che in parte ancora continua e che portò a profonde ristrutturazioni di tutto l’equilibrio produttivo statunitense. Aggiungiamo a questo scenario il dato di fondo del background culturale e religioso statunitense che è l’individualismo d’origine protestante, per il quale è del tutto scontato e naturale che sia il singolo ad avere un rapporto esclusivo, personale e non mediato con il divino, e che nessuna istituzione comunitaria possa limitarlo in questa assoluta libertà.
Tutto questo ha fatto sì che ci fosse una prima esplosione di ricerca religiosa che si poneva prima di tutto contro l’establishment religioso esistente, quindi contro quelle forme di protestantesimo popolare vissute non a torto come chiuse, paesane, moralistiche, e per contrasto si volgevano alla ricerca di altro, tutto l’altro possibile, tutto l’altro immaginabile, mantenendo però la medesima mentalità individualista ed incapace di riconoscersi in una Comunità.
Da un punto di vista letterario abbiamo un buon esempio di quest’ondata d’interesse per l’esperienza religiosa senza mediazione nella beat-generation, dove (in autori come Jack Kerouac e soprattutto Allen Ginsberg) possiamo già vedere sintetizzate e riunite le linee di fondo di questo neo-spiritualismo sorgente.
Per riuscire ad “espandere la coscienza”, per riprendere un termine caro alla beat generation e carico di profondi errori antropologici, ci si rivolse quindi alle culture orientali o alle culture pre-cristiane del luogo, ad esempio lo sciamanesimo del Centro e Sud America, si ricercò prendendo dall’armamentario delle scienze umane (neurofisiologia, psicologia) ciò che poteva essere utile allo scopo, che era quello di creare ex-novo, cioè di inventarsi, vie dirette, vie tecnologiche verso lo stesso obbiettivo, un’esperienza del divino da farsi in prima persona, che superasse tutte le mediazioni religiose e culturali preesistenti.
Ed è un altro dato di fatto che questa ricerca si coniugò con una grande crisi della cultura borghese, così come la beat generation e tutto il movimento che poi si chiamerà hippy si presentò come una grande negazione della morale e della società borghese. Questo è un dato di cui bisogna tenere costantemente conto, nel senso che l’obbiettivo polemico di tutta questa ondata di nuova religiosità fu prima di tutto quella rilettura e volgarizzazione, nel senso proprio etimologico di “perdita di profondità” dell’esperienza religiosa cristiana perpetratasi nella cultura borghese nell’Europa e negli Stati Uniti a partire dall’Ottocento. Quel tipo di scimmiottatura superficiale della religiosità in mera morale, contro cui già si scagliava Friedrich Nieztsche e che trovava nello scenario riformato anglo-americano lo spazio ideale e sgombro da radici precedenti dove realizzarsi senza nessun tipo di mediazione, come invece accadde in Italia, in Francia e in altri paesi di maggior radicamento cattolico tradizionale.
Quest’impronta anti-borghese connota l’espansione di questa ventata di ricerca religiosa anche altrove.
È interessante seguirne l’espansione: oramai sappiamo che le mode culturali che provengono dagli Stati Uniti, come questa di cui stiamo parlando, si sviluppano tutte con una sorta di percorso obbligato: dapprima sbarcano in Gran Bretagna, isola che da secoli ricopre la funzione di ponte sospeso tra l’Europa e gli Stati Uniti; successivamente sbarcano nel continente privilegiando alcune aree, ad esempio l’Olanda, dove dal punto di vista storico-religioso vi sono secolari radici protestanti e individualiste quindi omologhe al clima spirituale e culturale d’oltreoceano; e poi pian piano si diffondono in tutt’Europa. È poi interessante notare come questa diffusione stia ancora proseguendo: dopo il crollo del muro di Berlino i paesi dell’ex cintura sovietica fin dai primi anni ‘90 sono stati immediatamente investiti da una grande ondata di proselitismo settario; ancora oggi vi sono in Europa alcuni paesi dove il problema è relativamente recente, come la Grecia ed Israele, in cui da alcuni anni si sta cominciando a fare i conti col “sacro selvaggio”.
Per quanto riguarda l’Italia, fino alla fine degli anni ‘70 la penetrazione di massa nel neo-spiritualismo venne limitata da un dato che occupò prepotentemente la scena culturale, politica, sociale: l’egemonia e lo scontro tra ideologie contrapposte.
Finché fu dominante questa egemonia e la relativa contrapposizione la proliferazione di esperienze religiose eterodosse sarà ristretta ad ambienti molto limitati, che si riallacciavano ad esperienze preesistenti, ad esempio di tipo teosofico o massonico. Ad esempio l’utilizzo del termine “nuova era”, traduzione dell’inflazionatissimo new age, in Italia è tutt’altro che recente: era stato diffuso per tutti gli anni ‘30,’40 e ’50 da gruppi estremamente limitati di teosofi.
Questo significa che in Italia le ideologie, aldilà della loro contrapposizione, hanno avuto esattamente la stessa funzione di questi nuovi movimenti religiosi: creare modi artificiali di ridare un senso, evidentemente prima già perduto, all’esistenza di chi vi si identificava. Il fatto che le ideologie possano essere interpretate come pseudo-rivelazioni, una sorta di religioni immanenti, non è nuovo: vi sono diversi sociologi, storici delle religioni e politologi che si sono addentrati in questo tipo di analisi, fra i quali citiamo solamente Eric Voegelin, Mircea Eliade e Jean-Pierre Sironneau. Infatti, non è difficile constatare come le ideologie operanti in Europa abbiano assunto all’interno del proprio edificio dottrinale uno schema di evidente tradizione cristiana che comprendeva una purezza originaria, una “caduta”, la conseguente esigenza di un ricollegamento alla purezza perduta (e quindi un “sacerdozio” laico ad esso deputato), addirittura la secolarizzazione di una vita futura.
È oramai sufficientemente noto come si possa analizzare da questo punto di vista il marxismo (lo ha appunto già fatto Mircea Eliade), con la sua dottrina del comunismo originario (il “paradiso terrestre”) che viene poi corrotto – ecco la “caduta” – dalla proprietà: la corruzione provoca la creazione delle classi e la dialettica storica fra esse, fino alla rivoluzione che deve riportare il novello Popolo eletto, il proletariato, alla purezza originaria, grazie all’azione incorruttibile dell’élite del Partito, novello sacerdozio rivoluzionario.
Ma anche l’Illuminismo conserva esattamente le stesse strutture di pensiero, e rispetto ad esso Marx non innova nulla. Come ha notato anni addietro Pierfrancesco Zarcone, esso procede presupponendo uno “stato di natura” originario e paradisiaco assunto in mera via di ipotesi, come ci racconta Rousseau; la caduta da questo “stato di natura”, sempre causato dal peccato originale dell’egoismo, rende necessario il ritorno, quindi l’utilizzo della legge, per restaurare questa purezza originaria perduta; gli intellettuali radunati nelle “società di pensiero” costituiscono quindi il nuovo sacerdozio che deve “rigenerare” il popolo corrotto, ad esempio con la ghigliottina.
E se vogliamo soffermarci un attimo sulle ideologie nazionaliste, tutto il filone del razzismo europeo condivide ugualmente quest’idea della purezza originaria della razza (il “paradiso terrestre”), del successivo meticciato (la “caduta”) che si infiltra e comincia ad annullare i valori primordiali, da cui nasce la necessità di un’azione risoluta per riportare la razza alla purezza originaria, con il Partito come casta sacerdotale incaricata di operare questa re-ligio, questo ricollegamento.
Non diversamente d’altronde si comporta il liberalismo classico, col mito della “mano invisibile del mercato” recentemente riproposto da un Dario Antiseri come parodistica ed idolatra “innocenza del mercato”.
È un dato di fatto che in effetti le ideologie usurpavano questa pregnanza simbolica profonda, pretendendo di avere una risposta per tutto.
In effetti questo è esattamente quello che fanno tutte le pseudo-religioni: essendo creazione umana, “miti personali” come afferma Mircea Eliade, costituiscono un’imitazione, talvolta una parodia, un’imitazione smaccata del modello originario, cioè del mito universale; però a differenza di quello i miti individuali non posseggono senso e quindi non riescono a trasmetterlo. I “miti personali” non salvano nessuno.
Possiamo sostenere con chiarezza questa conclusione facendo esclusivo riferimento a studi antropologici e storico-religiosi, perché per analizzare il fenomeno dei nuovi movimenti religiosi è spesso superfluo adottare un punto di vista confessionale: è già sufficiente la conoscenza del fatto religioso in sé per poterli comprendere nel loro valore di sintomo epocale, ed anche per demistificarne le pretese e le ambiguità.
Comunque, il crollo delle ideologie nella seconda metà degli anni ‘80 ha provocato il passaggio di intere generazioni a determinate esperienze religiose border-line, non convenzionali.
Due esempi di ciò, all’insegna della massima equanimità: in primo luogo la grande fuga ad Oriente che sconvolge il mondo giovanile italiano legato alla sinistra a partire dal 1977, dal famoso “non contate su di noi” lanciato da Andrea Majid Valcarenghi. Si tratta di un fenomeno che ha molteplici esiti, ma si presenta proprio come rifiuto dell’onnipotenza della politica e ricerca di altri sogni. Da un lato c’è un recupero di una parte della tradizione precedente del movimento hippy, che in Italia era stata completamente emarginata negli anni dell’ideologismo duro, e nel contempo ci si rivolge ad Oriente in termini più tecnologizzati e si cerca, e spesso si inventa, un Oriente a propria misura, perfetta proiezione di sé e storicamente inesistente: un “oriente per occidentali”.
Lo stesso avviene in quegli anni anche in ambienti giovanili sicuramente molto più ristretti e connotati da un’impostazione ideologica del tutto diversa, dove altro tipo di letture e di influenze spingono alla ricerca tipicamente romantica, posticipata di duecent’anni, della nostra ur-identität, l’identità originaria prima della “decadenza” incarnata dal cristianesimo: è il filone del neo-paganesimo contemporaneo, che una volta era di destra, ma oggi non è più né di destra né di sinistra perché è condiviso e diffuso dalla maggior parte del new age.
È un dato di fatto che in generale in Italia, e nello specifico a Rimini, nel momento in cui la dittatura dell’ideologia ha iniziato a cedere è rovinata in brevissimo tempo, e nel contempo si è scatenata la ricerca del “sacro selvaggio”. È anche abbastanza semplice seguire i percorsi dell’espansione di questa ricerca, e qui ci soffermeremo un poco sulla funzione che hanno avuto i media.
Molti ricorderanno come fecero a sbarcare in Italia i primi guru indiani: per via musicale, grazie ad alcuni complessi musicali che li avevano adottato come “maestri” ed i cui fans, nel consueto modo del tutto acritico e modaiolo, a loro volta adottarono come tali. Ma non ci si limitò all’India.
Se i Beatles e Carlos Santana hanno lanciato sul mercato alcuni pseudo guru che, come l’inventore della cosiddetta “meditazione trascendentale”, Maharishi, hanno fatto veramente milioni di dollari alle spalle degli occidentali, altri gruppi rock, ad esempio i Led Zeppelin, venivano attirati da filoni di tipo magico-esoterico con esplicite venature sataniste, che grazie a loro conosceranno a loro volta una notevole espansione di massa.
Ma anche in questo caso la realtà si complica, e questi celebri complessi vagando lungo i corridoi del labirinto del “sacro selvaggio” sembrano interessarsi a diversi filoni neo-spiritualisti il cui unico punto di contatto sembra il rifiuto, con toni anche aspri e violenti, della tradizione cristiana; ad esempio i Beatles, nel loro pantheon personale, accanto ai guru indiani posero anche “la grande Bestia 666”, Alistair Crowley, il rifondatore del satanismo del XX secolo: nella grande folla di volti che riempie la pagina interna di un loro celebre album, il Sergeant Pepper…, in alto a sinistra si trova il volto di un omino calvo: quello è appunto Crowley, collocato in una posizione di elevata e simbolica importanza. Nello stesso tempo è vero che un altro effetto impazzito della corsa ad Oriente della beat-generation è stato l’uso di massa delle droghe, che si mescolò a questa nuova cultura del “sacro selvaggio” e ancor oggi è ben viva ed operante ad esempio in tutto il “satanismo acido”.
Attraverso i media si sono create le mode. E benché possa inizialmente sembrare strano sono state veramente le generazioni che hanno fatto il ‘68 e il ‘77 ad esser state le protagoniste di quest’esplosione di religiosità non conformista, poi allargatasi in tutte le direzioni. L’unica rivoluzione realizzata è stata, forse non a caso, quella neo-spiritualista.

Venendo ai nostri giorni, quando si parla di sètte o “nuovi movimenti religiosi” abbiamo di fronte fenomeni estremamente variegati e diversi fra di loro, difficilmente comparabili sul piano esteriore: cosa può avere in comune un movimento satanista come i vari frammenti dell’Ordo templi orientis con gli Hare Krishna, con i Testimoni di Geova, con Scientology? Questa molteplicità rende difficile una sintesi superficiale, che d’altronde non sarebbe di nessuna utilità.
Andiamo quindi un po’ più in profondità. Dietro a queste diverse esperienze un primo aspetto in comune fra esse è il bisogno diffuso che esse si sono trovate ad interpretare ed a cercare di colmare.
Durante i due secoli del predominio dell’ideologia nella cultura occidentale (XIX e XX) era oramai dato per scontato da tutti, laici e cattolici, che il mondo marciasse nella direzione di un’affermazione definitiva del grande sogno ottocentesco del trionfo della scienza e della tecnica, che avrebbe definitivamente ricacciato nel passato i bisogni religiosi dell’umanità bambina.
La scienza e la tecnica avrebbero trasformato il volto del pianeta e la vita umana; la morte sarebbe stata sconfitta dalla tecnologia, e di fronte a patologie ancora oggi incurabili sarebbe stato sufficiente farsi congelare - come ancor oggi accade negli Stati Uniti – per farsi curare e guarire nel futuro. Come scrisse Lev Trotzkij, i progressi della scienza e della tecnica avrebbero cambiato il mondo, sotto il comunismo realizzato si sarebbero spianate le montagne e si sarebbe fatto della terra un paradiso, si sarebbe sconfitta la malattia e l’uomo sarebbe diventato immortale. Un altro aspetto letterario – che ci ricorda la grande fantascienza statunitense degli anni ’60-’80 e mette assieme comunismo e capitalismo - dello sforzo umano di costruirsi paradisi in terra.
Un necessario corollario di queste previsioni vedeva il bisogno religioso destinato a scomparire: benché questo messianismo laicizzato abbia per qualche tempo largamente influenzato lo stesso mondo cattolico, queste previsioni si sono rivelate fragorosamente sbagliate. Quello che si è constatato è compendiato in una battuta icastica e molto centrata del penultimo Arcivescovo di Bologna, S.E. il Cardinale Giacomo Biffi, il quale ha scritto che «smettere di credere a Cristo non ha significato iniziare a non credere a nulla, ma cominciare a credere a tutto».
Cerchiamo di capire assieme in che consista questo bisogno di fondo.
Una cosa fondamentale che le scienze umane ormai hanno accettato da decenni grazie al concorso di ricercatori cattolici, ebrei o agnostici, è che il bisogno di senso, cioè il bisogno religioso, è una dimensione costitutiva dell’essere umano.
Senza sapere per quale motivo uno esiste qui ed ora, nel momento in cui una persona si rende veramente conto dei significati ultimi del non avere un senso nella propria vita, semplicemente si ferma. Nel secondo dopoguerra sono state addirittura create delle categorie di disturbi mentali specifici che hanno dovuto inquadrare tutte queste patologie create dalla mancanza di significato. Il più noto e sicuramente il migliore interprete di questa mancanza di significato contemporaneo nel suo aspetto medico- psicologico è uno psichiatra ebreo austriaco, Viktor Frankl, che ha appunto codificato la definizione di “nevrosi noogene”, causate appunto da mancanza di significato nella vita. In effetti da un punto di vista clinico il panorama che gli operatori hanno quotidianamente di fronte è ampiamente permeato da questo tipo di disturbi: basti pensare alla diffusione delle depressioni, delle nevrosi alimentari, della rinascita dell’alcoolismo, della diffusione delle nuove droghe.
Questo bisogno fondamentale, anche quando viene rimosso per via culturale ovvero viene negato dai canali ufficiali di formazione di una certa cultura dominante, rimane lì come prima e, frustrato, si comporta come tutti i bisogni frustrati, comincia a ricercare delle soddisfazioni allucinatorie e crea delle patologie.
Un esempio semplicissimo: durante le grandi carestie dell’inizio dell’Ottocento, anche in Romagna quando la gente aveva veramente fame abbandonava la città e andava verso la campagna a cercare qualche cosa da mangiare; e in preda alla fame si metteva in bocca qualsiasi cosa, l’erba di un fosso che sembrasse più o meno commestibile. Sovente queste erbe invece erano velenose, per cui queste persone morivano lungo i fossi, dove si erano riempiti la pancia.
Col bisogno di senso accade la stessa cosa. Se togliete il senso dell’esistenza all’uomo concreto, questo alla fine si attaccherà a chiunque gli dica o più ambiguamente gli faccia capire di possedere la ricetta per soddisfare questa fame e sete di significato.
La sete di significato e il comportamento coattivo che essa genera accomuna esperienze pseudo-religiose molto diverse fra loro, a partire dal comune profilo sociologico dell’utente medio dei “nuovi movimenti religiosi”, delle sètte e del new age.
Un buon numero di ricerche sociologiche, come quelle condotte in Romagna qualche tempo addietro dalla ricercatrice cesenate Barbara Riva, hanno sottolineato come la generazione che ha dato vita e continua ad essere protagonista di questi fenomeni sia prima di tutto una generazione tipicamente urbana e colta, con una grandissima percentuale di laureati, con un età media che oscilla verso i 50-55 anni, con una leggera preponderanza di donne sugli uomini: si tratta di ceti che nella società hanno un peso notevole.
Più si esce dalle città e si va nelle campagne, più si scende di ceto sociale, queste esperienze in maniera evidente si rarefanno.
È così anche nel nostro territorio. Più ci si allontana dal capoluogo della provincia di Rimini e ci si dirige verso le campagne, più la presenza di questo tipo di esperienze diminuisce, e al massimo si rivela essere un riporto dalla città.
All’inizio degli anni ‘90, ad esempio, l’ISPES ha pubblicato un’interessante inchiesta sulla diffusione dei gruppi, sette, associazioni in Italia, chiudendo un lavoro articolato per regioni e dividendo il composito mondo del “sacro selvaggio” in quattro categorie: la parapsicologia, l’esoterismo, le religioni varie e l’ufologia. È interessante constatare come l’Emilia-Romagna non sia tra le regioni che vedono la maggior diffusione di queste realtà: lo sono infatti quelle che ospitano le grandi città: Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana. Poi, in seconda fila, l’Emilia-Romagna assieme col Veneto e la Liguria. Il nesso tra diffusione neo-spiritualista e cultura urbana ne viene ancora una volta confermato.
Il limite di fondo di questa indagine è che, limitandosi ad una constatazione quantitativa, ha rischiato di confondere fra loro le esperienze più diverse: quando si crea una categoria che si chiama genericamente “religione” si rischia di mettervi dentro - come l’ISPES ha fatto - Scientology e l’Islam, due realtà del tutto differenti, in un modo del tutto inutile.
Il problema è quindi come inquadrare questo tipo di realtà. E un inquadramento è possibile solo a partire da un’interpretazione di questi fenomeni: non esiste nessun inquadramento di un fenomeno scientifico che non proceda da una particolare visione dello stesso che precede e da’ senso all’osservazione.
Chi ha studiato in questi anni la diffusione delle sette, dei nuovi movimenti religiosi e del new age prima di tutto ha tracciato una differenza fondamentale tra queste esperienze e le grandi Religioni, che in Europa sono tradizionalmente scarsamente rappresentate ma cominciano ad esserlo (si pensi alla presenza islamica) legate a fenomeni come quelli migratori. Insomma: un conto sono le grandi religioni dell’umanità (l’Islam, il Buddhismo, l’Induismo, l’Ebraismo), un’altra cosa sono le sètte.
Posta questa prima divisione, nell’area del “sacro selvaggio” si isolano d’abitudine tre grandi gruppi: il primo riunisce le aggregazioni di derivazione cristiana, largamente diffuse negli Stati Uniti, la più nota delle quali nel nostro territorio sono i Testimoni di Geova. A rigore le si definisce non “cristiane”, ma “di derivazione cristiana” perché - proprio come nel caso dei Testimoni di Geova - spesso accade che all’interno di esse si realizzi una deriva dottrinale progressiva per cui l’aggettivo “cristiano”, così come viene vissuto all’interno del movimento ecumenico mondiale, diviene sempre più inadeguato e fuorviante, se non proprio abusivo.
Il secondo gruppo, altrettanto variegato, raduna le esperienze di derivazione orientale, che pretendono di ricollegarsi alle grandi religioni orientali (Induismo, Buddhismo, Taoismo) ma in realtà ne rappresentano delle imitazioni ad uso degli occidentali. Fra esse ricordiamo solamente gli Hare Krishna e gli “Arancioni” di Osho Rajneesh.
Il terzo gruppo, ancora più variegato, riunisce i gruppi di derivazione magico-esoterica (dallo spiritismo al satanismo, ai gruppi magici), al cui interno, cosa che può sembrare strana ma che si fonda su motivazioni storiche precise, si annoverano alcuni fra i cosiddetti “movimenti del potenziale umano” o “psicosette”, cioè quei gruppi che adottano un linguaggio pseudo-scientifico per promuovere un contenuto che è normalmente desunto della tradizione teosofica, con ricerca di poteri particolari, l’insistenza sulla reincarnazione e la ricerca di “vite passate”, pretese di immortalità ecc.; fra essi ricordiamo solamente Scientology e i suoi frammenti. Esistono anche in italiano veri e propri repertori che elencano centinaia di denominazioni all’interno di questi tre gruppi, cui rimandiamo (vedasi la Bibliografia finale).
La cosa interessante è che, a dispetto delle diversità che separano questi tre gruppi, esiste un pubblico sufficientemente ampio che vaga da un gruppo all’altro in modo estremamente mobile, passando attraverso esperienze diversissime fra loro senza porsi evidentemente grossi problemi di coerenza ma cercando caparbiamente una risposta ad uno stesso bisogno di fondo. È interessante sottolineare questo fatto perché in teoria dovrebbe essere il contrario, dovremmo assistere semmai ad un cammino di approfondimento, di specializzazione, di restringimento dello spettro delle esperienze personali in una gamma esperienziale sempre meno dispersa e più approfondita. Sta avvenendo esattamente il contrario anche qui da noi, e questo sottolinea da un lato la natura consumista del neo-spiritualismo contemporaneo, e nello stesso tempo la vitalità del bisogno che si cerca di soddisfare, senza poterci riuscire.
Quali sono i bisogni che in questa città, nella nostra regione, in Italia spingono le persone a rivolgersi a questo tipo di esperienze? In sintesi, sono bisogni di:
- identità
- senso
- realizzazione.
Il concetto di identità ha un significato molto forte, perché non esiste un uomo genericamente inteso, illuministicamente astratto, che non viva in un “qui” ed in un “ora”. Per comprendere meglio il valore dell’identità, cominciate a pensare a cosa succederebbe ad ognuno di noi se domani mattina svegliandosi avesse perso la propria identità, trovandosi in uno stato di amnesia totale. Non ricordarsi ciò che si è significherebbe vedere alterato il proprio rapporto con il mondo intero, non saper più fare il proprio lavoro, non riconoscere la propria moglie, i propri figli ecc.: un’autentica tragedia. La stessa cosa avviene al livello dell’identità collettiva, comunitaria: nel momento in cui si perde la coscienza di una precisa identità di sé, si scatena una crisi che produce delle patologie personali e sociali. Ad esempio un meccanismo consimile è percepibile oggi dietro la larga diffusione di esperienze distruttive come l’utilizzo delle droghe, in particolare quelle “nuove”, che si diffondono avendo definitivamente lasciato alle spalle tutto quell’apparato ideologico libertario di cui invece si è nutrita la grande diffusione della droga negli ambienti “alternativi” degli anni ‘70. Aldilà degli esiti di questa ricerca di sballo, che è lo stato alterato di coscienza dei poveri (nel senso culturale del termine) è interessante sottolineare in essa la forza del bisogno di evasione, di fuggire da una situazione esistenziale priva di senso, letteralmente ad ogni costo.
Il secondo bisogno, come abbiamo visto, è quello di senso. Come si è già detto una sopravvivenza anche opulenta evidentemente all’uomo non basta. Ognuno è costruito per un fine, e questo ha rappresentato una vera rivoluzione copernicana per le scienze umane contemporanee; ha significato uscire da quella concezione atomistica dell’uomo e della società che aveva dominato fino a tutto l’Ottocento. Noi non siamo delle masse di creta plasmate dall’ambiente, né siamo degli anonimi ingranaggi sostituibili all’infinito all’interno dell’immortale macchinario della società produttiva. Da un punto di vista esistenziale noi abbiamo bisogno di vivere in un cosmo ordinato, in cui l’unicità della nostra persona si rifletta in un progetto di vita: esiste nell'universo un posto fatto su misura per ognuno di noi (all’interno della cultura cattolica quest’ordine esistenziale viene espresso col termine “vocazione”). Nel momento in cui questo bisogno non trova delle risposte oggettive, universali, esso stesso si crea dei surrogati di risposta e questi surrogati sono irrimediabilmente, in quanto tali, patogenetici, ossia generatori di malattia.
Con “bisogno di senso” alludiamo all’orizzonte ultimo definito dalle famose domande di fondo della filosofia: Chi siamo? Dove andiamo? Perché c’è il male? Cosa succede dopo la morte? Senza riuscire a dare una risposta a queste domande il nostro senso si scompone in una assurdità globale. Di fronte all’impatto di questa assurdità le persone più coerenti si uccidono subito, quelle un po’ meno coerenti si uccidono in maniera lenta e graduale.
Quindi il discorso sull’identità e sul senso ci spinge all’orizzonte della realizzazione personale. Se è vero che la dimensione spirituale è costitutiva in ogni uomo, verità che può essere attestata da un punto di vista puramente storico ed antropologico, questo bisogno è altrettanto importante dell’esistenza fisica e dell’equilibrio emotivo, psicofisico, perché dà il senso della limitazione personale e nello stesso tempo rompe il muro dell’assurdo che la limitatezza personale di per sé non può fare a meno che suggerire.
Questo senza scappare, come fa larga parte della cultura contemporanea di fronte a questo problema. Dal “pensiero debole” alle anfetamine abbiamo oggi a che fare con una lunga serie di tecniche per evadere dal problema; che non lo risolvono semplicemente perché hanno rinunciato a risolverlo, non perché questo possa scomparire.
Di fronte a questi bisogni diffusi, la maggior parte di questi nuovi movimenti religiosi si presenta con una struttura molto moderna, soprattutto dal punto di vista del marketing, tant’è che si può tranquillamente affermare che il vero motivo per cui abbiamo assistito ad un crescente successo di queste esperienze è stata un forte utilizzo delle strategie di marketing. Questo è tutt’altro che casuale.
Nella stessa provenienza storica prettamente statunitense della maggior parte di queste esperienze (sia pure, come già abbiamo sottolineato, molto diverse fra loro) dai Testimoni di Geova a Scientology, c’è un forte ricorso all’organizzazione e al pragmatismo: l’unica cosa che conta è vendere il proprio prodotto, e per questo bisogna comportarsi in un certo modo che accomuna nella prassi esperienze settarie ideologicamente assai diverse fra loro.
Nella preistoria della psicologia del lavoro contemporanea, una stagione di un certo interesse è costituita dai manuali degli anni ‘50 con cui i venditori porta a porta di spazzole, nell’America della crisi economica, venivano preparati per riuscire a vendere qualcosa a chi non ne aveva bisogno: venivano loro suggeriti una serie di atteggiamenti e trucchi che ritroviamo utilizzati da questi movimenti, oggi, qui da noi, mezzo secolo dopo.
Nello stesso tempo, da un punto di vista pragmatico la parte più interessante del nostro discorso è il grandioso successo commerciale che il marchio new age è riuscito ad ottenere nel mondo per una trentina d’anni. A parte la Coca Cola, quello new age è senz’altro il marchio commerciale di maggior successo nella storia recente, perché è riuscito a far vendere pressoché qualsiasi cosa. Se andate in un’edicola e vedete cosa viene venduto con la scritta “new age”, troverete dischi, libri, riviste che vi spiegano la dieta e che tipo di moquette acquistare per la casa, musica etnica tibetana o rifrittura di musica cosmica tedesca degli anni ‘70, pezzi di cristalli, artigianato etnico, tinture per capelli. Tutto questo viene avvolto dall’aura commercialmente vincente del marchio new age e vende, o ha venduto fino ad un certo punto. È infatti interessante notare che negli Stati Uniti da almeno 8-10 anni il vento è cambiato, e questo sta già accadendo anche da noi, malgrado i tentativi di inventarsi altri marchi commerciali come la next age.
Al di là dei prodigi del marketing, il tipo di risposte che questi movimenti pseudo-religiosi danno alle grandi domande di cui sopra è la tipica pseudo-risposta, facile, standard, de-responsabilizzante. De-responsabilizzante significa che espropria, magari con l’ampio consenso della persona, la persona stessa della propria responsabilità di fronte ai problemi legati alla vita di ogni giorno.
Dal mago che fa le carte o butta le conchiglie o i sassolini nei teatrini delle TV commerciali di provincia, alle grandi organizzazioni che hanno costruito veri imperi economici vendendo fumo, è interessante notare che qualsiasi problema venga portato di fronte ad essi il meccanismo è il medesimo. C’è sempre qualcosa di precedente, di esterno, di estraneo alla persona che agisce, che opera, a cui viene fatto risalire il problema, dal malocchio del mago agli engrammi di Scientology. La persona è una vittima, quindi non ha responsabilità, e gli serve solo qualcuno che con qualche tecnica gli risolva il problema; ovviamente costui si trova alla svelta perché “casualmente” è la stessa persona o organizzazione che propone la diagnosi.
Analizzando i modi di proselitismo delle grandi sètte operanti sul nostro territorio parallelamente ai metodi usati dai piccoli “operatori dell’occulto” che rappresentano l’area più nazional-popolare del neospiritualismo contemporaneo, è interessante notare come il meccanismo sia sempre lo stesso. In realtà non dobbiamo stupircene, perché con la massima indifferenza nei confronti dell’unicità delle persone concrete e della varietà delle problematiche presentate, la soluzione è sempre una, il fine ultimo non è altro che mantenere in vita ed allargare la struttura stessa (il bilancio del piccolo mago, la curva dei profitti della grande organizzazione). Questa constatazione può essere tranquillamente accettata, perché è attestata dalle organizzazioni stesse: conosciamo un buon numero di circolari interne di Scientology che attestano che lo scopo finale del lavoro del gruppo e di ogni suo singolo adepto è rinforzare la struttura dell’associazione aumentandone i profitti, così come è piuttosto evidente che i nostri maghi locali non credono in quello che fanno, ma lo fanno solo per lucro.
È ovvio che si crei un mercato che produce con ritmi sempre maggiori pseudo-risposte sempre nuove a questo bisogno. Proprio perché sono pseudo-risposte e perché si consumano molto rapidamente, il mercato offerto dalle sètte è in costante evoluzione, gli autori salgono e scompaiono dalle bancarelle durando mediamente un anno, le sigle dei gruppi si trasformano costantemente perché una sigla dopo un po’ passa di moda o viene screditata dai propri “risultati”: il consumo della nuova religiosità obbedisce, a differenza delle esperienze religiose autentiche, a ritmi veramente convulsi. Se pensate alla resistenza con cui l’Islam si mantiene all’interno del mondo dell’immigrazione e lo confrontate col mutare vorticoso delle sigle e degli orientamenti che continua a verificarsi nel mercato della “nuova religiosità”, potrete cogliere istintivamente la differenza.
Il motivo è molto semplice: il prodotto vacuamente consumato deve essere rapidamente sostituito da uno diverso e l’unico modo di eternare una pseudo-risposta ad un bisogno è quello di fornirne un’altra. Questo è noto in psicologia, essendo un’applicazione delle teorie del condizionamento operante di B.F. Skinner (1904-1990) risalenti agli anni ‘50, per cui è sufficiente mantenere uno stato di bisogno e dare una serie di stimoli successivi per far sì che uno venga frastornato e portato a ripeterli, anche se viene frustrato dalla mancanza di risultati forniti da quello precedente: la persona è portata a tentare e ritentare ancora esattamente a causa dei fallimenti subiti.
Questo ci riporta alla profondità ed alla visceralità di questo bisogno di senso che è completamente pre-razionale, e che se non è coltivato in modo culturalmente evoluto talvolta si esprime in modo irrazionale e perverso.
Si pensi che in Italia esiste addirittura un movimento pseudoreligioso di matrice indù che insegna a volare, organizzando corsi della durata di alcuni giorni e del costo di alcune migliaia di euro in cui si insegnerebbe l’arte della levitazione; la cosa singolare e significativa non è che una setta proponga amenità del genere, ma che qualcuno caschi nella rete e si iscriva ad un corso siffatto. Il problema di fondo è che quando si toccano questi tasti profondi la nostra povera razionalità va spesso e volentieri in vacanza, come le recenti prodezze dei falsi medium inglesi colti in pieno fallo dai reporters di Striscia la notizia all’interno del Convegno sul “paranormale” di Bellaria nel 2005 confermano.
Rimini da questo punto di vista è sempre stata una città “all’avanguardia”: ad esempio è stata all’avanguardia di quel passaggio dalla politica militante, ed erano gli anni del terrorismo e dei carri armati a Bologna nel 1977, di intere generazioni di giovani alle esperienze neospiritualiste e settarie. Per la sua struttura sociologica, per il tipo di vita che vi si conduce, per il suo passato recente, Rimini è una città opulenta connotata da uno sradicamento culturale diffuso (ognuno di noi infatti ha un nonno che viene dall’entroterra o addirittura da più distante), un ritmo di vita estremamente diverso dall’estate all’inverno, che vive una notevole vacuità di contenuti profondi ed ha condotto un gran numero di persone a ricercare questo tipo di esperienze.
Rimini ha ospitato nel tempo le esperienze neospiritualiste più disparate; la maggior parte sono scomparse dopo qualche tempo, qualcuna è rimasta.
Ma al di là della curiosità che spinge a fare l’elenco delle sigle delle aggregazioni operanti in zona, sembra più importante verificare che tipo di risposte migliori si possono dare a questo bisogno di senso, di realizzazione e di identità. Volutamente, da cattolico, prescindo da ogni considerazione confessionale, e parto da un piano il più possibile comune.
Un recente saggio di Franco Ferrarotti, che ho scelto proprio per la sua connotazione assolutamente laica, si intitola La verità? E’altrove. All’insegna del New Age (Roma, 1999). In questo suo saggio, Ferrarotti sostiene che tutte queste esperienze sono il sintomo della caduta della ricerca di una verità certa e possibile, quindi la messa in crisi dello stesso concetto di razionalità. Cito una sua frase: «Con il New Age si è confinato nel capitolo dell’inutile rigidità la ricerca della coerenza interiore dell’essere umano, generando così una irresponsabile fiera dei comportamenti, un ottimismo adolescenziale, una fuga verso la regione indistinta dell’irresponsabilità. Come in una protratta adolescenza nel New Age non c’è dramma vero, non c’è scadenza, non c’è momento del decidere, del tagliare, del prendere posizione. Il suo limite invalicabile consiste nel non riconoscere il dolore e la morte» Cosa significa tutto ciò? Che, come tutte le fughe da quella che è una caratteristica fondamentale della vita umana, l’essere impastata di dolore e comunque proiettata verso la morte, anche il new age che si presenta come una vendita di soluzioni prêt-à-porter, da un lato è tecnicamente parlando una truffa, cioè un millantato credito perché vende ciò che non ha, ma nello stesso tempo ricopre una funzione culturalmente pericolosa, che è quella del disabituare le persone a confrontarsi con una nozione seria, che è quella di verità.
Siccome si sta parlando dei fondamenti esistenziali della vita umana, bisogna esser seri. I casi sono allora solo due: o l’esperienza religiosa è una invenzione umana (e allora aveva ragione Feuerbach, e quindi la cosa migliore da fare è distruggerla perché è una presa in giro che l’uomo fa di sé stesso, è come pensava Freud una sorta di sublimazione di figure concrete ed immanenti e come tutte le illusioni patologiche che impedisce di affrontare i problemi veri va superata se si vuole diventare grandi), oppure se non è questo esige che ognuno di noi si confronti con un orizzonte veritativo, cioè che ci rimanda caparbiamente a qualcosa che ci trascende, di più grande e più importante del nostro parere personale attorno alla vita ed alla realtà: l’orizzonte della trascendenza si misura con la categoria dell’oggettività.
Ripeto: siamo ampiamente al di qua del problema di “svelare il nome” di questa verità, ad individuare una tradizione religiosa specifica che dia concretezza al cammino verso la trascendenza, problema che è successivo. Non – è ovvio - nel senso che non sia importante e nemmeno nel senso che sia evitabile, ma perché esige un minimo di maturità, e si presenta alla persona solamente dopo che si è superata questa forma di “materialismo spirituale” adolescenziale, questa superficialità diffusa per cui da un lato ci si vuole costruire una religione personale – fatta a proprio uso, consumo e misura - e nello stesso tempo si attende da questa costruzione personale la propria salvezza, il miglioramento della propria vita. Questo è impossibile come lo è – lo ripetiamo - l’imparare a volare tirandosi per i capelli.
Questa immaturità interiore è, nella sua realtà profonda, il sintomo di una crisi culturale enorme.
Prima ancora di pensare a che tipo di esito sicuro, vero, possa avere questa risposta bisogna comprendere che la nostra è una cultura che sta decadendo, è in crisi proprio perché è incapace di misurarsi con una posizione certa, con la sfida della Verità, e che questa sfida passa attraverso ognuno di noi.
È apparentemente molto comodo delegare ad altri la soluzione, a qualcuno che sostiene di aver scoperto la chiave di tutto, ma in realtà nulla viene in questo modo risolto. Il mio dolore personale viene semplicemente rimosso, accantonato, io posso anche sprofondare nella nevrosi persuadendomi che l’unico problema è che c’è qualcuno che mi vuole del male, ma ciò nonostante la realtà della mia vita non cambia.
Ecco perché ha senso affrontare questo tipo di problemi proprio in chiave educativa, non nel senso che si debba suggerire alle persone il sentiero di un’adozione confessionale, perché queste sono scelte personali, che ognuno fa alla luce della verità che sente e che gli parla; ma una cosa è certa, quello che è assolutamente intollerabile è la banale e becera superficialità dell’adolescente che non cresce mai che è veramente convinto di trattare con questo tipo di problemi come si tratta con un distributore automatico di lattine. Dove basta inserire il soldino, poi con la pulsantiera si sceglie la mistura che piace di più. Perché tutto ciò è falso e la falsità va smascherata come tale. Questo è il primo servizio alla verità che ognuno di noi può fare.

Adolfo Morganti


GRIS (Gruppo di Ricerca ed Informazione Socio-Religiosa) – Diocesi di Rimini, c/o Parrocchia di San Girolamo, Viale Principe Amedeo 65, 47900 Rimini. E-mail info@grisrimini.org . Sito internet www.grisrimini.org .

GRIS nazionale: www.gris.org

 

Movimenti neospiritualisti, sètte e realtà border line presenti nel territorio di Rimini


Nota bene:

Per facilitare la classificazione delle sètte, dei movimenti neospiritualisti e delle realtà ambigue e potenzialmente introduttive a questo mondo (che pertanto abbiamo definito border line, sulla “linea di confine” fra fisiologia e patologia religiosa) operanti nel territorio della Provincia di Rimini abbiamo mantenuto una suddivisione per “generi” che, pur con alcune differenze, è normalmente utilizzata dagli studiosi: si sono pertanto divise queste esperienze con il seguente criterio:

a) Movimenti e sètte di derivazione cristiana.
b) Movimenti e sètte di derivazione orientale.
c) Movimenti e sètte magico-esoterici.
d) Movimenti new age e “del potenziale umano”
e) Realtà esemplari della “superstizione diffusa” nella nostra provincia.
f) Infine, si è aggiunto un breve paragrafo sul “rischio settario” all’interno delle Religioni storiche.

Ovviamente si tratta di una suddivisione non netta: vi sono numerosi casi “grigi”, a cavallo fra una e l’altra delle categorie elencate sia dal punto di vista della struttura organizzativa che dei contenuti dottrinali; tuttavia l’esperienza ha dimostrato che si tratta di una suddivisione utile soprattutto a fare chiarezza attorno all’articolazione del fenomeno, ed in quanto tale l’abbiamo mantenuta. Spesso è stato necessario inserire nella nostra trattazione realtà che di per sé non obbligatoriamente identificabili con una sètta, ma che nel concreto della realtà possono servire da veicolo promozionale per nuovi movimenti religiosi, sètte, etc.: in questo caso le abbiamo distinte sotto la designazione collettiva di “realtà border line”. Ogni denominazione è accompagnata da una breve nota storica e da una valutazione del numero di adepti nel territorio di Rimini; per ogni ulteriore approfondimento storico e dottrinale si rimanda alla Bibliografia in fondo al volume.


A) Aggregazioni di derivazione cristiana.

Si considerano “di derivazione cristiana” quelle organizzazioni o gruppi che, spesso al termine di un periodo di evoluzione dottrinale, pur dichiarandosi “cristiani” o facendo largo uso di terminologia cristiana non accettano o de facto rigettano l’architrave della tradizione cristiana condivisa, cioè la fede in Gesù Cristo, unico figlio di Dio, e nella sua Parola, unica e definitiva Rivelazione.

A1) Testimoni di Geova.

Fondata negli Stati Uniti nel 1879 da Charles T. Russell (1895-1916), è la più diffusa sètta pseudocristiana in Italia. In provincia di Rimini conta alcune sedi e circa 500 adepti. Ne è nota l’aggressività proselitistica.


A2) Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni).

Fondata negli Stati Uniti nel 1830 da Joseph Smith (1805-1844). In provincia di Rimini conta una sede e circa 15 adepti, nonché un fiorente missionariato internazionale proveniente dagli USA (Stato dell’Utah).


A3) Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

Fondata negli Stati Uniti, sostiene il duplice avvento di Cristo e l’imminenza della sua seconda Venuta sulla base di una serie di “rivelazioni” particolari. In provincia di Rimini conta meno di dieci aderenti.

A4) I “Bambini di Dio” (Children of God, poi The Family).

Gruppo d’origine statunitense uscito dagli ambienti più liberal del protestantesimo, presente nella città di Rimini negli anni ’80 con una sede ed una massiccia opera di proselitismo anche sessuale; ora non più attivi.

A5) “Forza per vivere”.

Nella città di Rimini a più riprese è comparsa una massiccia propaganda di questa organizzazione, appartenente al protestantesimo estremo dei “telepredicatori” statunitensi.

A6) “Chiesa Neo-apostolica”

Trattasi di una sètta di radice protestante, diffusasi fra alcuni gruppi di emigrati latino-americani.

A7) Discepoli di Gabriel Basmahdji.

Si tratta di uno pseudo-sacerdote probabilmente di origini siriane che a più riprese ha sostato nella provincia di Rimini negli anni ‘80 ingannando anche istituzioni religiose, poi allontanato da tutte le strutture cattoliche locali a causa della propria “predicazione” quantomeno fantasiosa e della propria condotta altrettanto discutibile. Durante la sua permanenza in zona aveva attirato un gruppo di alcune decine di adepti e simpatizzanti, pressoché dissoltosi dopo la netta presa di posizione della Chiesa Cattolica locale.

AA) Gruppi scismatici.

A8) Sedevacantisti (Istituto Mater Boni Consilii, Associazione Federici).

Frutto di una scissione del Priorato Lefevfriano di Rimini, raduna quei “tradizionalisti” già vicini al movimento fondato da Mons. Marcel Lefebvre che non credono che il Papa sia realmente tale, a causa dei suoi supporti “errori dottrinali”, in conseguenza dei quali la sede papale sarebbe appunto “vacante”. In provincia di Rimini conta una sede ed una decina di adepti.

AB) Forme border line connotate da forte confusione dottrinaria.

A9) Il “Movimento della speranza”.

Gruppo che si definisce “cristiano” ma in realtà pratica istituzionalmente diverse forme di spiritismo, dimostrando una notevole confusione dottrinale, tanto da aver provocato una reazione ufficiale della Chiesa cattolica nel Documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna dal titolo “La Chiesa e l’Aldilà” (maggio 2000). Ha in provincia la sua sede nazionale, una ventina di adepti e un centinaio di simpatizzanti; la città di Cattolica ne ospita annualmente i Convegni nazionali.

A10) “Gente in Armonia”.

Organizzazione che si presenta come un “gruppo di preghiera”, in realtà segue rigidamente le rivelazioni sincretistiche di una “veggente” in cui si mescolano metodi spiritistici, superficiali richiami cristiani e credenze nella reincarnazione, provocando anche prese di posizione pubbliche da parte dei sacerdoti cattolici della città. Chiusa ufficialmente una propria sede a Riccione, risulta spostata nel comune di Onferno. Conta una ventina di adepti.

B) Aggregazioni di derivazione orientale.

Si considerano “di derivazione orientale” quelle organizzazioni o gruppi che pur dichiarandosi tali o facendo largo uso di terminologia proveniente dalle tradizioni religiose orientali (buddismo, induismo, shintoismo, etc.) rigettano, anche de facto, i fondamenti delle tradizioni di cui sopra, e pertanto non sono riconosciuti come appartenenti alle tradizioni suddette dagli organi – laddove questi esistano - deputati alla loro tutela.

B1) Chiesa dell’Unificazione o ASUMC (seguaci del Reverendo Moon)

Gruppo sincretista fondato dal coreano Sun Myung Moon nel 1954 dopo “rivelazioni private” ricevute da Cristo, Buddha, Mosè etc. È una vera e propria multinazionale con forti addentellati politici nell’area della destra conservatrice statunitense. Altre sigle con cui lo stesso gruppo fa proselitismo sono la Women's Federation for World Peace e il Council of the World Religion. Presente nella Repubblica di San Marino grazie ad una famiglia di convertiti ed è ciclicamente presente nella provincia di Rimini grazie ai propri ”missionari”, studenti giapponesi e coreani che si presentano fraudolentemente come “cristiani”.

B2) Associazione Soka Gakkai International.

Fondata in Giappone nel 1930, è un’associazione laica buddhista attualmente presieduta da Daisatsu Ikeda, ed esprime il partito politico Komeito attualmente al governo di quel paese. Sostiene di essere erede dell’insegnamento del Maestro buddista Nichiren (XIII secolo), ma l’organizzazione monastica che custodisce l’eredità spirituale di questo Maestro l’ha ripetutamente negato. Nella provincia di Rimini conta un centinaio di adepti, che si radunano in case private.

B3) Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna o «Hare Krishna»

Fondata nel 1966 negli Stati Uniti dall’indiano Swami Prabhupada, propone agli occidentali l’adesione ad una serie di codici culturali e comportamentali di tradizione induista, ignorando la natura strettamente etnica e non universale di questa religiosità. Raduna i propri adepti in comunità sufficientemente chiuse, sovente controverse per il tipo di vita imposto agli adepti, ed anche ai minori. Nella provincia di Rimini, dopo la fine della “moda dell’oriente” degli anni ‘70 conta solo pochi simpatizzanti.

B4) Organizzazione Sri Satya Sai Baba (Seguaci di Sai Baba).

Riunisce gli adepti del santone indiano che si è proclamato avatar, ossia manifestazione di Dio, e raduna grandi folle di occidentali nel suo Tempio in India grazie ai “miracoli” ed alle materializzazioni con cui stupisce l’uditorio occidentale. Nella Provincia di Rimini, dopo un periodo in cui anche molti cattolici erano stati affascinati dai suoi “prodigi” risiedono alcune decine di simpatizzanti, e gli alberghi della riviera riminese hanno ospitato importanti raduni nazionali della setta.

B5) Rajneesh Foundation International, o Seguaci di Osho (Bhagwan S. Rajneesh).

Questa sigla si articola in realtà in una serie di Centri largamente impregnati di ideologia new age, fondati dai discepoli del controverso guru “per occidentali”. Nel territorio riminese se ne contano due, a Cattolica ed a Gemmano, assieme ad una decina di adepti effettivi e ad un centinaio di simpatizzanti. Rimini vantò anche la presenza storica della prima Discoteca Rajneesh d’Italia, Zorba the Buddha (1984), che chiuse dopo un’estate.

BB) Forme border line.

B6) Un fenomeno “normale”: le scuole di Yoga a Rimini e dintorni

Anche nel territorio della Provincia di Rimini operano numerose palestra di yoga, ma attorno all'oggetto di questo insegnamento vige una sistematica confusione che non di rado da’ spazio a dinamiche settarie. Non si può capire lo yoga estrapolandolo dal contesto religioso indiano più antico: Patanjali, il primo, celebre estensore degli Yogasutra (2° secolo d.C.) fissò una tradizione senz'altro più arcaica, e dopo di lui si inaugurò una trasmissione secolare, psicofisica e religiosa assieme, giunta fino ad oggi. Lo yoga indiano classico influenzò direttamente anche il buddhismo. Ma lo yoga che viene insegnato a casa nostra cosa ha conservato dell'ampiezza metafisica e spirituale di Patanjali? In primo luogo va ricordato un fatto essenziale: lo yoga è una via spirituale interna all'induismo, e l'induismo non è una religione universale (aperta cioè a tutti gli uomini, come il Cristianesimo, l'Islam ed il Buddhismo) ma a base etnica: non può definirsi induista chi non è indù e si è tali solo se figli di padre indù (la discendenza per linea femminile non essendo accettata). Questo significa che, semplicemente, ogni forma di religiosità induista che si rivolga agli occidentali si pone da sé stessa fuori dalla propria ortodossia, ed è quindi una sètta (appunto, una "trappola per occidentali”).
Raramente lo yoga in occidente viene proposto immediatamente come Via religiosa: solitamente si fa perno sulla dimensione psico-fisica, l'equilibrio emotivo, la salute del corpo ottenuta e difesa con metodi naturali. E per quanto concerne il suo millenario bagaglio di conoscenze attorno al corpo ed alla mente dell'uomo, l'ingresso della pratica yoga nella cultura occidentale può essere scientificamente utile e foriera di interessanti sviluppi nella nostra conoscenza psicologica e medica, così come avvenuto in precedenza con la medicina classica ed araba. Ma non sempre accade questo, e talvolta all'insegnamento della tecnica psico-fisica si sovrappongono due tendenze perniciose:

a ) l'imitazione fraudolenta, conscia o inconscia, delle strutture linguistiche e concettuali tipiche dell'induismo religioso.

b) il confluire della pratica yoga "per occidentali” in quel calderone sincretistico che è il new age.

Nel primo caso l'insegnante yoga si atteggia a Maestro, a guru, creando attorno a sé quel clima emotivo da discepolato che in Italia ha dato vita a migliaia di guru per polli: è il primo passo verso la creazione di una sètta. Così accanto alle tecniche dello yoga fisico (o hatha yoga) si diffondono recitazioni di mantra (sillabe o parole sacre) cui viene attribuita una esplicita valenza ”esoterica”; si sente parlare spesso, volentieri e a sproposito di termini religiosi quali "Illuminazione", "insegnamento", "Maestro", che con una pratica psico-fisica hanno sempre e comunque poco a che spartire. Inizia a crearsi quel clima vischioso di esclusivismo e falsa accoglienza tipico di ogni esperienza settaria: chi vi partecipa è portato a coltivare l'illusione di far parte di un'élite di privilegiati, che grazie alla pratica ed al gruppo si separa da un mondo falso e cattivo. Nel secondo caso lo yoga viene affogato nel mare magnum delle psicoterapie selvagge, delle meditazioni fai-da-te, nella superficialità delle mode culturali genericamente sincretiste, reincarnazioniste, salutiste, pacifiste, vegetariane che rappresentano oggigiorno il nocciolo duro dell'ideologia della new age: un calderone ribollente in cui spezzoni malcompresi di oriente si mescolano a spiritismo, teosofia, occultismo ottocentesco, cascami massonici. Anche nel territorio della provincia di Rimini abbiamo tracce di questa involuzione, che talvolta ha creato “secondi livelli” nascosti dietro il paravento di “innocui” corsi yoga: vere e proprie sètte che hanno mietuto il loro carico di mistificazione e dolore, i cui frutti sono d’altronde già giunti al vaglio della Magistratura.

B7) Il Reiki

Di per sé il Reiki è una delle tecniche insegnate negli ambienti new age, consistente nell’imporre le mani sopra alcuni punti del corpo corrispondenti ai chakra della tradizione indo-buddhista: un mix di pranoterapia e medicina orientale. Esso però possiede una evidente struttura pseudo-religiosa, che lo rende emblematico di come le persone sprovvedute si trovino ad esser risucchiate in strutture settarie magari solo per aver cercato una soluzione per il proprio mal di testa. Il Reiki pretende cioè di essere tramandato attraverso iniziazioni, termine che appartiene al lessico religioso e che non si concilia con alcuna pretesa medica. Chi pretende di “iniziare” qualcuno si colloca nella posizione di chi possiede una conoscenza religioso-esoterica non trasmissibile razionalmente. Ovviamente quale legittimità abbia questa pretesa, su quale deposito si fondi, non è dato sapere: si tratta quindi di una mera invenzione pseudo-religiosa.

 

C) Aggregazioni magico-esoteriche.

Si considerano “magico-esoteriche” quelle organizzazioni o gruppi che pretendono di custodire, tramandare o praticare tecniche, dottrine e culti di tipo “esoterico” (“riservate a pochi”, distaccati da ogni tradizione religiosa “essoterica”, o comune a tutti gli uomini) o di tipo magico.

C1) La Massoneria.

È la più antica setta esoterica esistente in Europa; fondata nel 1717 in Inghilterra, giunse in Italia con l’invasione napoleonica, sull’onda della diffusione delle ideologie illuministe. Attualmente è frammentata in diverse “obbedienze” in aperta polemica fra loro. Nella provincia di Rimini si contano Logge appartenenti al Grande Oriente d’Italia e alla Massoneria “di Piazza del Gesù”, e da qualche tempo Rimini ospita l’annuale Gran Loggia Aperta del G.O.I. I punti essenziali di incompatibilità con la dottrina cristiana, come rimarcato da inoppugnabili documenti del Magistero della Chiesa, riguardano la concezione di Dio, le pretese esoteriche, e l’avversione assoluta verso la Chiesa Cattolica. Benché gli elenchi degli adepti siano segreti, se ne stima il numero attorno al centinaio.

C2) Horus – Comunità di Damanhur.

Si tratta di una delle più celebri comunità magico-esoteriche d’Italia, con sede in Piemonte e fortemente intrisa di spiritualità new age; i suoi adepti si distinguono perché prendono il nome di animali, e ritengono di essere il prossimo stadio dell’evoluzione dell’umanità. Nella provincia di Rimini risiedono qualche adepto ed una decina di simpatizzanti.

C3) Antroposofia (seguaci di Rudolf Steiner).

L’Antroposofia è una scissione tedesca ottocentesca della sètta Teosofica inglese, fondata in Germania da Rudolf Steiner, che ha lasciato agli adepti migliaia di pagine di conferenze sugli argomenti più svariati, dalla coltivazione alla storia dell’arte, dalla “scienza dell’iniziazione” al “cristianesimo esoterico”. Nella provincia di Rimini si ha notizia di alcuni “circoli culturali” che negli anni hanno cercato di organizzare una presenza stabile di questo gruppo senza peraltro riuscirvi. Dietro alle diverse sigle usate nel tempo si ritrovano probabilmente gli stessi 4-5 adepti.

C4) Satanismo.

La storia del satanismo nel nostro territorio inizia nel 1988, quando un gruppo di satanisti iniziò a profanare numerose tombe alla periferia sud della diocesi di Rimini, quindi a cavallo tra Provincia di Rimini e quella di Pesaro-Urbino. Le indagini della polizia portarono rapidamente all’arresto dei membri di un gruppo di rock satanico di Pesaro (i Death SS); uno dei loro membri si pentì e raccontò tutto sui giornali, di modo che Rimini vanta anche il primo satanista pentito d’Italia, mentre a dispetto di tutto il gruppo è ancora operativo e si è da anni trasferito in Toscana. Successivamente la vicenda dei “Bambini di Satana”, celebre setta satanica bolognese, sfiora anche le nostre zone: Dimitri, il capo carismatico della setta, nel 1996 fu arrestato a Savignano nello studio di un mago locale e nel bel mezzo di un rito di “magia sessuale”; inoltre per un breve periodo vi fu un tentativo dei “Bambini di Satana” di creare una filiale a San Marino, contatti che con l’arresto di Dimitri si interrompono.

C5) Dianetics/Scientology e Narconon.

“Movimento del potenziale umano” in realtà profondamente impregnato di gnosticismo, è una delle sètte più discusse e controverse a tutti i livelli d’Europa. Nella provincia di Rimini si conta un’assai modesta presenza di adepti dopo il 1999, ma ciclicamente moltissima pubblicità ai libri del fondatore, Ron Hubbard, e alle sigle parallele come Narconon, “Comunità di recupero” per tossicodipendenti fondate sulla più rigida adesione ai dettami del gruppo, cui i “recuperati” finiscono troppo spesso – ovviamente - per aderire.

C6) Movimento Realiano.

Setta ufologica (fondata sulla pretesa del capo carismatico di aver ricevuto una rivelazione diretta dagli extraterrestri) nota per aver millantato per mesi di esser riuscita a clonare una bambina, venendo poi screditata a livello internazionale. Nella provincia di Rimini si sono avute episodiche “missioni” di questo gruppo, che non hanno portato ad evidenti conversioni.

C7) La setta di Zantac.

A lungo operante a Santarcangelo di Romagna; travolta dallo scandalo sollevato da alcune famiglie di adepti che avevano visto i propri figli gradatamente rinchiudersi dentro il perimetro della setta fino a restarvi completamente invischiati, dopo il 2003 si trasferisce in Veneto.

 

D) Aggregazioni New Age e “Movimenti del Potenziale umano”

Questa definizione raccoglie la gran copia di sigle, centri e movimenti che condividono in maniera anche non completa ma significativa la visione del mondo new age o “dell’Età dell’Acquario”, sovente a cavallo fra il libero mercato, l’abuso della professione medico-psicologica e il semplice occultismo. Rispetto alle sètte sopra elencate, il new age si presenta in maniera assai più sfrangiata, come una “galassia” di realtà diverse, riunite dalla diffusione dei medesimi temi e concezioni.
Nel contesto della Provincia di Rimini il fenomeno del new age attraversa ora una prevedibile fase di stasi. A fronte di una diffusione di massa dei suoi temi oramai giunta al suo livello terminale, e perciò stesso oramai sfrangiati e dispersi aldilà di ogni capacità degli ambienti organizzati new age di controllarli in termini organizzativi e di proselitismo, iniziano a verificarsi i sintomi di quell’esaurirsi della “moda” del new age che già negli USA si è verificata anni addietro. Va considerato che Rimini, per le sue peculiarità sociali e culturali, è stata una delle prime città in cui le diverse espressioni che sono use riunirsi sotto il comune denominatore di new age hanno raggiunto un livello di organizzazione sociale percepibile già nella prima metà degli anni ’80. Dopo 20 anni il ciclo di questa moda culturale tipicamente made in USA sembra quindi raggiungere il suo naturale svuotamento.
Le principali manifestazioni che rivelano l’ampiezza della diffusione del pensiero new age nella Provincia di Rimini sono:


a) La diffusione a livello di massa – quindi con connotati di spiccata superficialità e volgarità - di un generico sincretismo religioso, per il quale la religione è una “libera scelta” individuale, che liberamente viene presa, consumata e cambiata secondo un gusto puramente individuale, del quale si rigetta qualsiasi limite: al di là dell’individuo e delle sue scelte, non esiste nulla.

b) Parimenti, la diffusione a livello di massa di un relativismo etico diffuso, per cui la singola persona è l’unica fonte di legittimazione morale per sé stessa e per l’ambiente che è in grado di controllare, nel rifiuto di ogni oggettività e nel nome della difesa della libertà individuale. Ne deriva una concezione della libertà unicamente negativa e quantitativa (“libertà di fare quello che mi pare”; “nessuno può dirmi cosa devo o non devo fare, in cosa devo o non devo credere”), che cancella come inconsistente ogni attenzione al vero.

Il mondo new age non è una setta perché non ha alcuna struttura centralizzata di controllo: è una galassia di realtà diversissime che propagandano a diversi livelli l’ideologia e gli autori new age; tuttavia in mezzo a questa galassia operano anche delle vere e proprie sètte, e molti movimenti neospiritualisti.
Una delle caratteristiche essenziali del new age è comunque il consumismo: tutto è acquistabile grazie a corsi, seminari e conferenze; lo scopo di lucro è un segno largamente distintivo di questo mondo, assieme al sincretismo e all’insistenza su diverse forme di terapie “naturali” (cristalloterapia, lettura dell’aura, fiori di Bach etc.).
Nella vasta gamma di offerte dell’area New Age molto numerosi sono i centri che propongono la possibilità di sviluppare il proprio “potenziale umano”. Si presentano sotto svariate forme: centri culturali con corsi, seminari, stages, scuole per migliorare le capacità manageriali, anche centri sportivi con palestre per acquisire maggior efficienza corporea.
Di solito, due sono gli scopi fondamentali di questi centri: intervenire sull'anima (o spirito, o mente) per guarire il corpo, sviluppando di conseguenza quelle capacità straordinarie dalla mente che vengono normalmente ignorate.
L'approccio avviene quasi sempre con l'offerta di sottoporsi ad un test psicologico offerto gratuitamente. Si fa presente alla persona che è carente di armonia, equilibrio, padronanza di sé, a motivo di limitazioni sia proprie, che derivanti dalla società. La si invita quindi a sottoporsi ad una seconda seduta che approfondirà i problemi. Da qui in poi tutto diventa a pagamento.
Purtroppo però si possono verificare pesanti conseguenze sul piano psicologico: psicoterapeuti, psichiatri, psicologi che per motivi professionali hanno esaminato documenti interni a certe aggregazioni e curato ex-adepti, testimoniano spesso di effetti deleteri a livello fisico, emozionale, mentale, spirituale. E non è poi raro che, quando le tecniche adottate riescono ad aumentare l'autostima e l'ottimismo della persona e a favorire il miglior uso di doti e qualità, per i modi e i tempi in cui vengono proposte spingano al narcisismo, all'egocentrismo, ad una enfatizzazione delle capacità della persona che si sente amplificata nelle proprie possibilità e finisce per perdere la consapevolezza dei limiti inerenti alla propria natura di essere umano, esponendosi anche perciò, inevitabilmente, a penose frustrazioni di fronte alle normali difficoltà e inevitabili sofferenze della vita.
Costante del comportamento dell’adepto diventa quasi sempre la de-responsabilizzazione: il proprio perfezionamento è più importante di tutto, dai rapporti familiari al lavoro, dagli affetti ai doveri nei confronti di chi è a noi legato da vincoli di sangue, di vita, di amicizia. Anche il dolore e la sofferenza vengono rimossi: la persona si convince che è in grado di eliminarli, che per lei non esisteranno. E’ inutile sottolineare quanto siffatte pretese siano destinate a rovinare al primo serio urto emotivo.

DD) Forme border line.

Molte forme aggregative new age si presentano in modo sfuggente e mimetico, non rivendicando la propria identità culturale e spirituale ma “mimetizzandosi” dietro sigle neutre e apparenze altrettanto di basso profilo, di modo che moltissime persone non si rendono conto di avvicinarsi a siffatti ambienti. Di seguito, alcuni fra i luoghi in cui viene diffusa l’ideologia new age nel territorio riminese: si tratta di un elenco del tutto parziale, che ognuno può integrare sulla base della propria personale esperienza.

D1) Librerie specializzate

Testi new age si trovano oramai in tutte le librerie del territorio (alcuni fra questi anche in quelle cattoliche), ma alcunelibrerie nascono all’interno del mondo new age: a Rimini opera in pieno centro “Il Giardino dei Libri” connessa alla ditta Macro, una vasta catena di strutture editoriali e “culturali” new age, che organizza come di prammatica anche innumerevoli corsi e seminari a pagamento attorno ai vari articoli del “supermarket delle religioni”.

D2) Centri di alimentazione naturale, erboristerie, negozi di estetista

Anche nella nostra Provincia e nei territori limitrofi rappresentano in troppi casi il canale più efficace per la promozione di corsi, seminari e tecniche new age soprattutto connesse al mondo della “medicina naturale”, grazie al basso profilo di una “normale” attività commerciale; è tuttavia necessario sottolineare come questa attività spesso si configuri come un esercizio abusivo delle professioni medica e psicologica, sanzionato dalle leggi vigenti e su cui a lungo si è “chiuso un occhio”. Fino a quando?

D3) Alcune palestre

Da alcuni anni anche all’interno di alcune palestre del nostro territorio inizia a diffondersi la pratica di tecniche e corsi new age. I gestori di questi spazi accettano questi corsi – proposti da “esperti” che nel nostro territorio evidenziano un’estrazione rajneesh per evidenti motivi di lucro, sovente senza rendersi conto dei rischi connessi alla pratica di meditazioni fai-da-te e tecniche di psicoterapia esercitate al di fuori di un dovuto controllo scientifico e delle garanzie di legge.

D4) Centri Sociali del circondario:

parimenti accade all’interno di alcuni Centri Sociali del circondario (e della Repubblica di San Marino); fra le numerose attività da questi proposte ai propri frequentatori è purtroppo divenuto “normale” vedere corsi gestiti da “esperti”, sovente in collaborazione con associazioni new age che diffondono la pratica di meditazioni fai-da-te, esperienze “esoteriche” e tecniche di psicoterapia esercitate al di fuori di un serio controllo scientifico e delle garanzie di legge.

D5) Riviste di “informazione” locale

I riminesi ricorderanno ancora bene una rivista inviata tempo fa gratuitamente a domicilio, La Natura & La Città, la quale, accanto ad una base di informazione locale e di consigli pratici, era letteralmente infarcita di “rubriche” di consulenza che in realtà erano semplici canali promozionali di corsi ed iniziative new age.

D6) Il grande business dei “congressi”.

La provincia di Rimini e la Repubblica di San Marino da anni ospitano regolarmente (nelle cittadine di Bellaria, Riccione, San Marino Città) dei “congressi” dedicati al paranormale, al neospiritualismo ed alle medicine alternative che in realtà costituiscono momenti organizzati di promozione e diffusione di esperienze new age, pseudosciamaniche, spiritistiche, con sovente annesso un florido mercato di prestazioni a pagamento la cui entità e correttezza fiscale permane – questa sì – uno dei misteri più profondi, e che hanno attirato l’attenzione dei grandi media nazionali i quali hanno smascherato la natura truffaldina delle prestazioni “paranormali” vendute ai partecipanti a questi Congressi dalle star del circuito internazionale new age e spiritista ivi convenute. Appartengono a questa rete i Convegni internazionali di parapsicologia di Bellaria, i Cinque giorni della psicofisica di Riccione e i Congressi Internazionali di studi delle esperienze di confine, promossi nella Repubblica di San Marino.

D7) Il Centro “Pio Manzù”

Stupisce che anche questo Centro Studi internazionale abbia chiamato come ospite in uno dei suoi Convegni annuali, nel 1997, il guru new age statunitense d’origine indiana Deepak Chopra, già stretto collaboratore del guru Maharishi fondatore della sètta della “meditazione trascendentale”, ed autore di romanzi new age sul mago Merlino, il quale si presentò all’assemblea dichiarando di aver nientemeno scoperto il segreto per bloccare l’invecchiamento cellulare: in breve, le porte dell’immortalità. Lo stesso Chopra successivamente organizzò a Rimini un seminario a pagamento… in cui insegnava a camminare sulle braci ardenti.

D8) Anche nelle scuole?

Alcuni anni fa una Scuola elementare della Repubblica di San Marino ha ospitato presso i suoi locali un “Percorso Esperienziale” a cura di una Associazione di evidente impostazione rajneesh (vedi). Sarebbe interessante sapere cosa conoscevano della realtà di questo gruppo sincretistico le competenti Autorità scolastiche, così come sarebbe sempre opportuna una maggior oculatezza nella concessione dei propri locali anche in orario extrascolastico.

 

E) La superstizione diffusa.

Come si è già sottolineato, attorno alle sètte ed ai movimenti neospiritualisti organizzati esiste un “brodo di coltura” composto da maghi, cartomanti, medium, pseudoterapeuti il cui proliferare è significativo della diffusione di massa di un atteggiamento di “superstizione diffusa” nella nostra provincia. In generale, il territorio della Diocesi di Rimini è da almeno vent’anni noto come estremamente permeabile da questi fenomeni, ospitando un gran numero di “operatori dell’occulto” ognuno dei quali può contare su una significativa clientela locale: il settimanale Diocesano Il Ponte già nel luglio 1995 pubblicava un’inchiesta intitolata significativamente “Rimini, più maghi di Napoli”. Chi voglia farsi un’idea dell’ampiezza di questo fenomeno è sufficiente che scorra i programmi “commerciali” delle televisioni locali o legga le apposite colonne di annunci economici ospitati dai settimanali a distribuzione gratuita della nostra Provincia: pur tenendo conto della tendenza di questi “professionisti dell’occulto” di cambiare spesso “nome d’arte” e recapiti, abbiamo a che fare con un’offerta che coinvolge numerose decine di maghi, medium, astrologi e cartomanti. In ogni caso, al di là dei numerosi casi di cronaca nera in cui maghi del nostro territorio sono stati coinvolti, appare significativa l’ampiezza di questa diffusione, segno di un’ignoranza religiosa coriacea e pervicace, particolarmente diffusa nei ceti medi e medio-alti della nostra provincia, afflitti da una povertà culturale che non sembra comunque arrestarsi al profilo religioso.

F) Il "rischio settario" all'interno delle Religioni storiche.

La diffusa presenza delle sètte è certamente un segno di crisi culturale e sociale del nostro territorio, che non si è rivelato estraneo – anzi, sotto più di un profilo ne è stato all’avanguardia – al processo di disgregazione delle ideologie ed al conseguente boom di un “bisogno di sacro” istintivo e selvaggio. La proliferazione di esperienze neospiritualiste, sètte e maghi non deve tuttavia far dimenticare che il “rischio settario” esiste per ognuno di noi. Non solo le ideologie storiche del ‘900 hanno costruito delle vere e proprie “sètte laiche”, ma anche le religioni tradizionali non sono esenti da tali rischi. Più volte abbiamo assistito, nello scenario di apostasia di massa che tutti condividiamo, al progressivo rinserrarsi in sé stessi di gruppi religiosi, anche cristiani e cattolici, e talvolta questo processo di alienazione è giunto fino al taglio delle relazioni con la tradizione e la Chiesa d’origine: da un gruppo religioso in tal modo nasce un’altra setta. In ambito cristiano è evidente che ciò accade quando ci si allontana dalla sintonia e dalla piena sinergia con la Chiesa d’appartenenza, quando, cioè, si rinuncia consciamente o meno all’universalità del messaggio e della comunità cristiana. E si pretende “di avere più Spirito Santo degli altri”. La pretesa di vantare particolari càrismi, doni spirituali rarissimi, fino alla produzione ed alla diffusione di rivelazioni private, costituisce solamente la conseguenza di questa perdita di pensiero e vissuto comunitario; man mano si diluisce il senso di appartenenza ad un organismo universale più crescono orgoglio, supponenza, disprezzo degli altri e del mondo. Una costante memoria della propria pochezza personale e dell’immenso valore della sinergia ecclesiale per i cristiani ed un maggiore rispetto della saggezza contenuta nel celebre verso pascoliano “piccolo il mio, grande il nostro” per i non credenti, accanto (per entrambi) ad una maggiore attenzione verso la concretezza della storia dell’esperienza religiosa dell’umanità, al di là di ogni barriera confessionale, costituirebbe il miglior vaccino nei confronti dei rischi e delle truffe del “supermarket delle religioni”.

Fonti:

1. S. Milani e F. Sangiorgi, Sette più di sette. Una ricognizione delle sette nelle tre province romagnole: quali, quante, dove e come, pro manuscripto, 2004. 2. F. Perez, La notte oscura della religione, Rimini 200_. 3. Autori Vari (a c. del GRIS di Rimini) , Al supermarket delle religioni, Rimini 1994. 4. Archivio GRIS – Diocesi di Rimini. 5. Archivio FAVIS, Rimini.


Appendice

Samuele Zerbini

Educazione per ragazzi. I Sogni Grandi & i Sogni Avvelenati

Io, se fossi un educatore (come sono e fui) mi preoccuperei.
La diffusione ed il fascino delle filosofie e religioni orientali - spesso trasformate e deformate da opuscoli dozzinali ed interessati maestri - è un fenomeno di vecchia data. Oggi, sui ragazzi in età di educazione ha assunto forme e proporzioni difficilmente percettibili, ma profondamente preoccupanti per le caratteristiche di unico riferimento morale e religioso che stanno venendo ad assumere. Infatti, seppure non siano ancora venute meno i tradizionali percorsi d'educazione alla religiosità (Catechismo per la Prima Comunione, ora di religione a scuola) queste lasciano poco il segno, di fronte al totalizzante messaggio nichilista (niente vale, quindi vivi ciò che accade) ed edonista (nel nulla, solo il tuo piacere conta, qui ed ora) della società. Lo scarto fra la percezione del fenomeno è dovuto alle caratteristiche stesse dei nostri giovani e giovanissimi: hanno interessi mutevoli, cercano e sono cercati da innumerevoli stimoli, proposte, attività. Il risultato è quello di una generazione fortemente frammentata, dove la ricerca della quiete personale è intensissima, ed al tempo stesso c'e' una fortissima ricerca di comunicazione nel sottobosco delle chat, delle email, degli sms. E'davvero una generazione di fenomeni, per i quali mai nella storia si sono create così tante opportunità, possibilità, occasioni di sviluppare le proprie doti. Ogni ragazzo fa due o tre attività extrascolastiche: calcio, pianoforte, tennis, ginnastica, nuoto, teatro... Ma il prezzo che si è pagato è stato a scapito dell'unità della proposta, ed i ragazzi sono segnati da questa frammentazione. Attraverso la pluralità delle morali, degli sport, delle appartenenze passa una sorta di marmellata, per cui ogni proposta è uguale ad un'altra, per cui si passa da un'appartenenza ad un'altra anche magari nella stessa settimana. Uno dei mali di quest'impostazione è l'assenza di un progetto: ovvero, l'incapacità di progettarsi dentro un orizzonte più ampio di un anno. Talvolta di un mese. Conseguenza diretta: di fronte al presente continuo e frenetico si dimentica il futuro. Non si è più capaci di sognare in grande, di costruire cattedrali. Non è più pensabile un piccolo sacrifico oggi per un sogno grande da costruire nel tempo: il tempo è frammentato. Ma chi non sogna cattedrali non sa nemmeno più costruire soffitte confortevoli. Parlate con i ragazzi che avete vicino, approfondite se oltre al corpo - idolo moderno - curano altrettanto bene lo spirito. Approfondite con loro: molti a scuola iniziano a studiare le filosofie orientali, ed il fascino è forte, perchè spesso sono in sintonia con la postmodernità di oggi, dove nulla è vero, esiste solo l'opinione. E chi non lo studia a scuola, è circondato da questo mellifluo "spirito dei tempi", dalle riviste per adolescenti alla televisione trionfa l'opinione, il momento, il frivolo. E quando arrivano le domande serie, un dolore, ecco che come corvi planano le risposte facili, che talvolta portano alla chiusura al mondo. Ero ragazzo, al liceo, ed un nostro compagno di classe morì in un incidente. Durante i mesi successivi i Testimoni di Geova provarono più volte a convincere i miei compagni di classe a passare fra di loro. E' questo rumore di niente che rende permeabile l'animo, suadente sussurra a ciascun ragazzo che la vita va consumata nel niente di ogni giorno, perchè tutto quello che è importante è qui ed ora, e lo sforzo per un progetto più lungo è sprecato. Provate a chiedere ai vostri ragazzi qual'è l'aspirazione più grande: spesso è soltanto "avere soldi per non dover far più niente", "andare in televisione, cantare, fare la velina". Notare: nell'aspirazione non si percepisce la necessità di un impegno, di uno sforzo, di un'operosità necessaria a raggiungere lo scopo. Anzi, la prospettiva di uno sforzo prolungato talvolta fa oscurare anche la volontà di raggiungere un obiettivo. Chi è educatore deve fare i conti con queste due tendenze sopra indicate: frammentazione delle proposte, relativismo sulle morali e sulla realtà. La ricerca della Verità viene considerata un errore. Dal momento che ogni verità è soggettiva, lo sforzo di un dibattito è inutile. Paradossalmente l'unica Verità accettata è che essa non esiste, e la frammentazione delle proposte diventa anche la frammentazione della realtà. Ma la necessit&ag rave; di una guida per scoprire cose vere non viene meno, l'attesa di cose che non passano, la ricerca di riferimenti fermi attorno ai quali costruire la propria vita si sposta in altri luoghi apparentemente meno cogenti, più in linea con la moda d'essere alternativi, che non è altro che il più diffuso travestimento dei veri conformisti. Ecco che a questo punto scatta la trappola. L'assenza di Verità che viene proclamata non cancella la domanda di Verità. Così -per un curioso scherzo del destino- per non rifornirci più ad una fonte tradizionale la si va a cercare ovunque, anche dove è inquinata da interessi, da fraintendimenti e da fiumi di denaro e potere. Talvolta gli stessi educatori, per un malinteso senso di libertà di coscienza e religiosa, evitano di coltivare l'amore per il vero, per il definito, e virano per un moralismo buonista da due soldi. E' in questa melma che -sul fondo- s'annidano i parassiti. Le Sette sono proposte forti, chiare, nette, che hanno proprio questo pregio: dove si è lasciato spazio all'arbitrio, al chiaroscuro, esse danno risposte dagli spigoli ben delineati. Ad un educatore non deve sfuggire l'ansia di Verità di un ragazzo, la necessità di Giustizia -che dalla Verità discende- che è aspirazione di ciascuno, prima che la vita l'addormenti, prima che la frammentazione delle giornate lo spezzi, prima che l'affollamento di proposte lo addormenti. Prima che arrivi qualcun altro a proporgliene una inquinata, che s'infila nelle crepe che noi stessi abbiamo lasciato vuote. Bisogna lasciare libero il pensiero, per trovare la Verità, si sostiene. Ma non esiste niente di meno libero al mondo della Verità: per questo essa è in grado di liberare. Essa è Verità, ed è incatenata a sé stessa in ogni suo dettaglio, in ogni angolo, in ogni luogo e spazio. Non se ne può spostare neppure un punto, altrimenti non sarebbe più Verità. Se io non la presentassi uguale a se stessa anche solo per una virgola, essa precipiterebbe da Verità a falso: è pericoloso trattare con la Verità, è materia esplosiva se spostata di appena un grado. Essa è in grado di liberare solo se è legata a sè stessa. Per cui il libero pensiero viene dopo la Verità, non prima: non è tramite di esso che si è in grado di raggiungerla, ma si può pensare liberamente solo se ci si incatena ad essa. Chi ha l'ardire di fare l'educatore lo deve sapere per potersi preparare al meglio. Per questo nei luoghi dove educhiamo ragazzi dobbiamo far rientrare le proposte grandi, quelle per cui valga la pena di giocarci la vita sopra. Sono i Sogni Grandi quelli di cui dobbiamo parlare. Sono quelli che riempiono il cuore, che sanno far crescere. La sfida con il falso si vince soltanto con il vero. Il messaggio, nell'assenza dei pensieri forti, dei sogni grandi è: divertiamoci, ora, a qualunque costo. Ridere, ridere, ridere ancora, ora la guerra, la morte, il dolore più paura non fa. Ma ridere non scaccerà la morte, il dolore: anzi c'era tra la folla quella Nera Signora, che continua a guardare con malignità. Di fronte alla solitudine, al dolore, alla scelta se piegarsi all'alcol, alla canna, ciascuno è solo. Dobbiamo puntare lì: sull'educazione di ciascuno. Perchè il male, il dolore, la frammentazione è dentro ciascuno, non fuori. Ed il compito di educare i ragazzi, è della famiglia in primis, dei mondi che frequentano in secundis. In questo modo possiamo dare gli strumenti a ciascun ragazzo per decifrare la post-modernità che viviamo, e sostanzialmente per trovare la cartina topografica della propria vita. Le sette religiose proliferano nel mondo destrutturato che abbiamo descritto. Questo scritto ha lo scopo di spiegare nel dettaglio i percorsi ed i rischi che ci sono nel fritto misto dell'offerta religiosa e spirituale contemporanea, con la speranza che una conoscenza più approfondita del fenomeno possa aiutare a combatterlo meglio. E soprattutto a sapere che ciascuno di noi, nessuno escluso, può caderci dentro: basta un niente, un momento di dolore, un po' di solitudine. Bisogna quindi essere sempre pronti.

Bibliografia

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  • G.F. Lami (a c.), Trascendenza e gnosticismo, Roma 1974.
  • C. Mongardini, Il magico e il moderno, Milano 1983.
  • A. Morganti, L'immagine e il nulla. Metamorfosi contemporanee dello gnosticismo di massa, ne “I Quaderni di Avallon” n°30/1993.
  • E. Samek Lodovici, Metamorfosi della Gnosi, Milano 1979.
  • E. Voegelin, Il mito del mondo nuovo, Milano 1990. P. Zarcone, Il lato oscuro della democrazia. Rousseau totalitario, Rimini 1990.

- Attorno alle sètte di derivazione cristiana:

  • Autori Vari, Il Tradizionalismo, “Sette e Religioni nel mondo” n°16/1998.
  • d. B. Cadei, Testimone di Geova mio fratello, EDB, Bologna 1996.
  • d. B. Cadei – P. Santovecchi, Da Testimone di Geova a… ? Un aiuto per chi vuole uscire, EDB, Bologna 2002.
  • Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana, Roma 1989.
  • P.A. Gramaglia, Confronto con i Mormoni, Piemme, Casale Monferrato 1985.
  • A. Lorenzi, I Testimoni di Geova. Scritti, dottrine ed evoluzione storica, Il Cerchio, Rimini 2004.
  • J.G. Melton, Dai Bambini di Dio a The Family, Elle Di Ci, Leumann (TO), 1997.
  • A. Morganti, Al di là della tempesta. I fondamentalismi, l’Europa, il cattolicesimo, in “Avallon” n°54, Rimini 2005.

- Attorno alla “moda dell’oriente” ed alle sètte pseudo-orientali:

  • Autori Vari, Movimenti neo-induisti, “Religioni e sette nel mondo” nn°1-2, Bologna 1995.
  • M. Bergonzi, Inchiesta sul nuovo misticismo, Laterza, Roma-Bari 1980.
  • A. Morganti, Moda dell’Oriente e tramonto dell’Occidente, ne “I Quaderni di Avallon” n°4, Rimini 1984.

- Sulle radici, la pratica e le possibili deviazioni dello Yoga:

  • Sullo yoga classico:
    • M. Eliade Lo yoga. Immortalità e libertà, Sansoni, Firenze.
  • Sull'uso parodistico dello yoga:
    • M. Dharmamentha, Lo yoga e lo spiritualismo contemporaneo, Edizioni Archè, Milano.
    • A. Morganti, Di fronte allo yoga: una ginnastica o una setta?, in M.R.A., n°17, Bologna 1999.

- Sul new age, i movimenti magico-esoterici e i “movimenti del potenziale umano”:

  • Autori Vari, New Age, “Religioni e sette nel mondo” n°6-7, Bologna 1996.
  • Autori Vari, Medicine e terapie alternative, “Religioni e sette nel mondo” n°15, Bologna 1998.
  • Autori Vari, Massoneria e Chiesa cattolica, “Religioni e sette nel mondo” n°27, Bologna 2004.
  • Autori Vari, L’incanto di Circe. Magia e sortilegi dall’antichità al nuovo millennio, “Avallon” n°40, Rimini 1996.
  • M. Antonello, Le psicosette, in “Religioni e sette nel mondo” n°7, Bologna 1992.
  • Centro Aletti (a c.), Dalla Sofia al New Age, Lipa, Roma 1995.
  • p. F. Dermine OP, Mistici, veggenti e medium. Esperienze dell’aldilà a confronto, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2002.
  • M. Di Fiorino, A proposito di Dianetica, “scienza moderna dello sviluppo mentale”, “Religioni e sette nel mondo” n°7, Bologna 1992.
  • M. Introvigne, Il cappello del Mago, Sugarco, Milano 1990.
  • V. Marcozzi, Fenomeni paranormali e doni mistici, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1993.
  • A. Morganti, L’Angelo ribaltato. Il messaggero del culto dell’Io nella New Age, ne “I Quaderni di Avallon” n°42, Rimini 1997.
  • A. Olivieri Pennesi, Il Cristo del New Age. Indagine critica, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1999.
  • A. Pavese, Comunicazioni coll’aldilà, Piemme, Casale Monferrato 1997.
  • Pontificio Consiglio della Cultura – Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, Gesù Cristo portatore di acqua viva. Una riflessione cristiana sul “new age”, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2003.
  • B. Riva, Il New Age fra secolarizzazione e nostalgia, Il Ponte Vecchio, Cesena 1997.
  • C. Trungpa, Aldilà del materialismo spirituale, Ubaldini, Roma 1976.
  • J. Vernette, Il New Age, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1992.

- Sul satanismo:

  • Autori Vari, Il Satanismo contemporaneo, “Religioni e sette nel mondo” n°8, Bologna 1996.
  • P. Baroni, I prìncipi del Tramonto. Satanismo, esoterismo e messaggi subliminali nella musica rock, Il Cerchio, Rimini 1997.
  • A. Buonaiuto, Le mani occulte. Viaggio nel mondo del satanismo, Città Nuova, Roma 2005.

- Attorno all’utilizzo “rituale” di droghe , vedi:

  • Camilla G.; Le piante sacre. Allucinogeni di origine vegetale, Ed. Nautilus Torino
  • Camilla G.;Psicofunghi italiani, Stampa Alternativa
  • Mc Kenna T.; Apocalisse Gioiosa, Stampa Alternativa
  • Samorini G.; Funghi allucinogeni. Studi etnomicologici, Ed. Telesterion
  • Samorini G.; Gli allucinogeni nel mito, Ed. Nautilus Torino
  • Sforza A.; La religione del pelote, Xenia tascabili

In generale, è impossibile non citare la Rivista nazionale del GRIS. Religioni e sette nel Mondo, in cui è possibile rintracciare una bibliografia costantemente aggiornata attorno alle diverse manifestazioni del neospiritualismo contemporaneo (www.gris.org ).


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